Luci azzurre. Giorgi di regolarità Errani col mestiere (Martucci); Errani, se non c'è Serena si vince (Valesio); Il ritorno di Sara «Come giocare alla lotteria» (Piccardi); Arnaboldi, ko e felice «Giocare uno Slam un regalo per i miei» (Sonzogni); Au revoir, piccola Li battuta dalla Francia dell'integrazione (Clerici); Wozniacki peggio di così... (Semeraro); La Wozniacki è distrutta, impari dalla Pennetta (P.V.) Lacrime francesi. Mladenovic felice Garcia arrabbiata (V.M.); Sono Karlovic il miracolato (P.V.); Ma Agassi odiava davvero il tennis? (Arturti / Ranzini); Sergio Tacchini di nuovo in campo per riavere il logo (Parola)

Rassegna stampa

Luci azzurre. Giorgi di regolarità Errani col mestiere (Martucci); Errani, se non c’è Serena si vince (Valesio); Il ritorno di Sara «Come giocare alla lotteria» (Piccardi); Arnaboldi, ko e felice «Giocare uno Slam un regalo per i miei» (Sonzogni); Au revoir, piccola Li battuta dalla Francia dell’integrazione (Clerici); Wozniacki peggio di così… (Semeraro); La Wozniacki è distrutta, impari dalla Pennetta (P.V.) Lacrime francesi. Mladenovic felice Garcia arrabbiata (V.M.); Sono Karlovic il miracolato (P.V.); Ma Agassi odiava davvero il tennis? (Arturti / Ranzini); Sergio Tacchini di nuovo in campo per riavere il logo (Parola)

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A cura di Davide Uccella

Luci azzurre. Giorgi di regolarità Errani col mestiere (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 28-05-2014)

“C’è Disney”. Basta la parola, e anche Camila Giorgi dallo sguardo sempre triste s’illumina ricordando i cinque anni in Francia nel lungo vagabondare alla ricerca di una casa tennistica fino all’approdo al centro tecnico federale di Tirrenia: «Mi ci trovo bene, è vicina a Firenze, è Italia». Disney è Parigi ed è Orlando: «Ho vissuto anche lì vicino, il mio personaggio preferito è Minnie. Non lo dimostro, ma mi diverto». Ci vuole un po’ per stuzziccare la timidezza della ragazza di Macerata col nasino all’insù, i vestitini pastello preparati da mamma Claudia, muscoletti giusti e potenza veloce, idee chiarissime nel vincere il braccio di ferro con la virago Jovanovski e nella sfida con la prossima, Kuznetsova: «Io gioco sempre uguale, penso sia positivo non cambiare perché cambi campo. Sulla terra dovrei giocarci un po’ di più, intanto sono contenta di aver vinto il primo match, giocando bene i punti importanti».

 

Grinta L’esperienza salva una Sara Errani perfettamente guarita dal professor Parra (i guai muscolari di Roma) contro Madison Keys. Fino al 5-1 sembra una passeggiata, come da classifica (numero 11 contro 40 del mondo). Ma, appena la romagnola accorda lo scambio e non carica più il top di dritto, l’americana prende fiducia e spara qualsiasi colpo a tutto braccio, cedendo il parziale solo per 7-5, ma non l’iniziativa che le vale il secondo parziale. Al terzo set, però, ci arriva con la lingua di fuori. E così, dopo due ore a correre, crolla 6-1, sommersa dai 68 errori non compensati dai 53 vincenti. Per la felicità dell’italiana promossa al secondo turno ma beccata dal pubblico quando ha protestato per il terreno scivoloso. Troverà Dinah Pfizenmaier, che deve il 90 del mondo al terzo turno a Parigi 2013, partendo dalle qualificazioni.

Cattiveria Andreas Seppi sta ritrovando le «sensazioni del 2012, quando, per 2-3 mesi, da Bucarest a Wimbledon, ho giocato con continuità al livello più alto, toccando l’apice forse coi 5 set con Verdasco al Roland Garros». Rispetto ad allora, rimpiange «la cattiveria, e quindi lo stimolo per riavvicinarmi ai primi 20». Intanto, domina in tre set Giraldo un po’ a sorpresa, malgrado il colombiano sia il primo degli esclusi fra le teste di serie e vicinissimo in classifica (n. 35 contro 33): «Quando ho visto il sorteggio non ero contento, sapevo che stava facendo bene quest’anno». Così sfida Juan Monaco: «Che non è quello di tre anni fa, ma ti fa giocare tante palle, sulla terra, e io dovrò essere aggressivo a comindare dal servizio. Ho perso partite di poco, che magari avrei dovuto vincere: con Berloq, da 4-1 al terzo, con Haas a Monaco, e ancora a Dusseldorf, con Istomin, devo metterci un più energia».

Primo passo Vincere il derby con Andrea Arnaboldi—ex promessa juniores esplosa a 26 anni dopo un anno con coach Albani a Bergamo —, ricorda a Simone Bolelli che non passava un turno Slam dal terzo turno di Wimbledon 2011. «Avevo bisogno di questo, sto servendo bene, sono aggressivo col dritto, sto cercando di impormi per primo, anche grazie alla racchetta Babolat con meno corde e più maneggevole che uso da settembre». Risalire in 30 giorni dal numero 380 al 150 (52 nella Race, la classifica stagionale), rilancia il 28enne dopo la seconda operazione al polso: «Non voglio mettermi pressione ma punto a rientrare prima possibile nei 100». Migliorare in difesa si può: «Non ho il primo passo di Fabio (Fognini), so che devo muovermi prima sulla risposta, ma col rovescio a una mano non è facilissimo e io tendo ad aspettare». Battere Ferrer, col quale ha già perso 4 volte su 4 si può: «Spingendo sempre, cercando il punto, non aspettando, lui copre il campo meglio ed è più veloce». Intanto l’Italia sorride con 3 donne e 3 uomini al secondo turno.

Errani, se non c’è Serena si vince (Piero Valesio, Tuttosport, 28-05-2014)

Sara Errani è tornata per riprendere il filo del discorso in un torneo di fondamentale importanza per l’azzurra visto che l’anno scorso arrivò alla semifinale. Senza i fattori destabilizzanti di cui sopra Sara, che comunque è reduce da una settimana di allenamento certo non perfetto, ha rischiato di perdere il filo del discorso quando era avanti 5-1 nel primo set e si fatta raggiungere; oppure dopo aver perso il secondo. Ma poi, tira che ti ritira, si è elevata a buoni livelli di sè stessa. Camila Giorgi ha avuto ragione della Jovanovski e ora è attesa da un test match probante contro la Kuznetsova. Applausi ad Andreas Seppi che ha vinto il match contro un Giraldo che era dato in grande condizione. E Boleili ha fatto suo il derby azzurro con Amaboldi. Sara è guarita dall’infortunio (forse da stress) che l’ha frenata in finale a Romacontro la Williams: Seppi supera Giraldo e Camila Giorgi la Jovanovski Sara Errani toma in campo dopo la sfortunata e per certi versi drammatica finale romana contro Serena e tutti a domandarsi: sta bene? lia smaltito l’infortunio alla coscia che le impedì di tenere testa alla regina? Ma certo che l’ha smaltito quell’infortunio. Anche perché non bisogna essere dei figli adottivi di Freud per sapere che nella testolina di Sara, così minuta nelle dimensioni e educata nei modi, si agita sempre un qualcosa, forse indotto dall’ansia, che a volte le provoca dei brutti scherzi. In quella domenica romana aveva uno stadio che le pesava sulle spalle: e la fatica di una settimana di torneo duro che le induriva i muscoli. I due fattori moltiplicati dal fatto di avere di fronte la più forte giocatrice del mondo hanno portato la sua gamba a inchiodarsi di colpo. Ieri nella umida sera parigina, lo Chatrier era popolato da manipoli di appassionati, non da una folla oceanica. E di fronte sara aveva un’altra americana che però non era Se-rana ma bensì Madison di cognome Keys: vogliosa di emulare la regina per la violenza dei colpi ma senza disporre la stessa costanza e la stessa lucidità tecnica. Condizioni tutto sommato ottimali (umidità a parte).

Il ritorno della Errani «Come giocare alla lotteria» (Gaia Piccardi, Il Corriere della Sera, 28-05-2014)

Sara è viva, sbendata dopo il deprimente infortunio alla coscia nella finale degli Internazionali dItalia, e lotta insieme a noi per sbucare al secondo turno di un Roland Garros grigio, freddo e uggioso, diventato subito palude per i vincitori dell’Australian Open: dopo la testa di serie numero 3 Wawrinka, travolto dallo spagnolo Garcia-Lopez (6-4, 5-7, 6-2, 6-o), a sorpresa esce dal torneo anche la numero 2 del mondo Li Na, fallosissima e crollata alla distanza (7-5, 3-6, 6-i) con l’enfant du pays Kristina Mladenovic, 21 anni, grande speranza del tennis francese. Su un campo pesante, contro un’avversaria che non le ha dato ritmo, l’americana Madison Keys, Sara Errani ha buttato al di là della rete cuore e fegato, soffrendo quasi due ore contro pronostico e contro ogni previsione (7-5, 3-6, 6i), «ma affrontare la Keys è come giocare alla lotteria, ti fa un punto pazzesco e poi sbaglia una palla facile, giocatrici così non sono facili da gestire tatticamente, fanno e disfano, costruiscono e smontano — spiega Saretta, lieta di aver portato a casa la ghirba —; nel secondo set, con il vento e la pioggia, si è complicato tutto ed è stato un disastro, ho anche chiesto Tema Il Í itomo della Erravi «Come giocare alla lotteria» all’arbitro di interrompere la partita e il pubblico mi ha fischiato, ma in quelle condizioni era pericoloso per chi, come me, corre tanto… Lei si limitava a sparare fucilate da fondocampo». Più facile il compito di Camila Giorgi, che a 22 anni affronta lo Slam parigino per la terra volta in carriera (solo la seconda partendo dal tabellone principale). Due set (6-4, 6-3) le sono bastati per aver ragione della serba Jovanovski, ma il vero test per Camila sarà il secondo turno contro la russa Svetlana Kuznetsova, un trionfo (2009) e una finale (2006) a Parigi. Vince Seppi, numero 2 d’Italia, che regola con autorevolezza un rivale scomodo (il colombiano Giraldo, Ico. 6-3, 7-5, 6-3) e dal derby italiano di seconda fascia esce a testa alta il più forte, Simone Bolelli, killer di Andrea Arnaboldi (6-4, 6-4, 6-2), 26enne di Cantù al debutto nel tabellone principale di un Grande Slam C’è sempre una prima volta Quella della Wozniacki da single (lasciata dal golfista Mcfroy sull’altare) è già finita. Forza Caroline, meglio eliminate al primo turno che male accompagnate.

Arnaboldi, ko e felice «Giocare uno Slam un regalo per i miei» (Cristian Sonzogni, Gazzetta dello Sport Milano & Lombardia, 28-05-2014)

«Questa settimana, la prima in uno Slam, è un regalo che faccio a mamma e papà. Mi sono sempre stati vicino, mi hanno aiutato nei momenti di difficoltà e se ora sono qui è soprattutto grazie a loro». Andrea Arnaboldi ha appena perso per 6-4 6-4 6-2 con Simone Bolelli nel primo turno del tabellone principale del Roland Garros, quando dedica il primo pensiero ai genitori, Alberto e Mannella, presenti a bordo campo a tifare. «In fondo è quello che sogni da bambino, no? Vedere la famiglia che ti segue nei tornei più importanti del mondo». Poco importa che, dopo la cavalcata trionfale delle qualificazioni, sia arrivato lo stop sul più bello, peraltro non del tutto inatteso visti i due precedenti di poche settimane fa in favore di Bolelli.

Servizio «Non sono deluso, perché in fondo non ho giocato male, sono stato molto vicino al mio avversario nei primi due set e persino nel terzo, quando non ho sfruttato diverse occasioni per rientrare». Il momento decisivo è arrivato nel secondo parziale. «Sicuramente: quando ho recuperato il break, portandomi sul 4-4, l’inerzia del confronto poteva Arnaboldi, ko e felice «Giocare uno Slam un regalo per i miei» II canturino fuori al 1 turno del Roland Garros con Bolelli: «Ora punto a entrare tra i top 100 Atp» girare dalla mia parte, ma ho perso subito la battuta e in seguito è stato tutto più complicato». Proprio nel rendimento al servizio sta il rammarico maggiore del ventiseienne di Cantù, che resta comunque il primo giocatore lombardo in grado di entrare nel main draw di Parigi undici anni dopo Giorgio Galimberti. Un po’ di autocritica c’è, ma senza dimenticare i meriti altrui: «Potevo essere più aggressivo, sì, ma Simone ha giocato alla grande. Si vede che è in ottima condizione, me lo aspettavo e lo ha confermato».

Sull’erba Il futuro adesso è più sereno: meno timori e ambizioni importanti, per esempio entrare tra i top 100 Atp: «Certo, come dice il mio allenatore Fabrizio Albani, è il mio obiettivo. Ma lo era pure prima di Parigi. Nelle prossime settimane giocherò i Challenger di Mestre e Caltanissetta, poi le qualificazioni di Wimbledon. Sull’erba potrei divertirmi, ho il gioco adatto per fare risultato anche lì». Ma che voto merita, Arnaboldi, per questo Roland Garros? «Sette e mezzo nei primi tre incontri, sei per la sconfitta con Bolelli. Sono felice, sì. E torno in Italia con tanta fiducia in più».

Au revoir, piccola Li battuta dalla Francia dell’integrazione (Gianni Clerici, La Repubblica, 28-05-2014)

Avrei desiderato sentire l’opinione della Signora Marine Le Pen sull’apoteosi patriottica che ha seguito il successo della francese Kristina Mladenovic, ma una segretaria squisita, con la quale mi ero spacciato per il Professore che diede la laurea al figlio di Bossi, mi ha annunciato che, oggi, Madame era occupata. La mia curiosità derivava anche dal fatto che, a seguito dell’amicizia con alcuni giornalisti locali, ero venuto a sapere che non uno solo, ma entrambi i genitori della splendida ragazza dalla biondissima treccia erano serbi, tutti e due pallavolisti, felicemente integrati in un paese che già aveva accolto i non meno noti Goldoni e Rossini.

Al di là di una ovvia ammirazione, il mio interesse per la Mladenovic derivava dal fatto che l’ avevo vista nella vi ttoriosa partita contro la mia cara Lina, seconda favoritadel torneo, che da Roma non fa che incespicare sulle gambe tatuate di funebri cerotti color nero . Ho già scritto in proposito il proverbio di un antichissimo allenatore della Juventus, Eraldo Monzeglio, il quale affermò »sono le squadre vincenti a rendere famosi gli allenatori». Sta accadendo il contrario a Lina da quando, come già pronosticavo, si era affidata a Carlos Rodriguez. Allenatore dell’impareggiabile Herein, e ritenuto dunque – a torto – un grande grazie all’allenata. La mia curiosità sull’ origine de i genitori della Mladenovic è stata alfine soddisfatta da un collega che aveva votato contro l’Europa, e che mi ha annunciato soddisfatto la generosa filosofia del suo schieramento: »Non offriresti la cittadinanza a Naomi Campbell?».

Confortato nei miei dubbi, mi sono allora rivolto ad un altro incontro femminile, quello della Wickmayer contro la Wozniacki, precipitata, nei due anni di attesa matrimoniale, dal ni al n.13. E mi è stato spiegato da un intimo amico che la poverin a ancora non si era riavuta dall’abbandono del golfista Mcllroy, recente vincitore del PGA di Wentworth, che aveva avuto il coraggio di dichiarare: Alla vista dei bigliettini per il party matrimoniale, mi Sono reso conto di un equivoco del tipografo».

Mancava, a questa giornata poco felice per le campionesse, un paventato inciampo di Sara Errar contro un’americana dal nome fatidico di Madison (lo stadio) e Key (laChiave). Un’incredibile colpitrice di punching balls tennistiche, che avrebbe terrorizzato noi patrioti, ma non Sarita, capace una volta di più di salvataggi dovuti a grande intelligenza umana. Sara è dunque ancora tra noi, cosi come Camila Giorgi e Andreas Seppi, vincitori di match non facili, e con molto merito.

Errani lotta e vince, Li Na torna a casa (Alessandro Nizegorodcew, Il Tempo, 28-05-2014)

Sara Errani vince ma non convince. Reducedall’infortuniooc-corsole a Roma, la romagnola ha superato la statunitense Madison Keys 7-5 3-6 6-1 sudando le proverbiali sette camicie. Dopo un vantaggio iniziale di 5-1, la Errani si è fatta rimontare sul 5-5 chiudendo però abilmente 7-5. Nel secondo set le redini del gioco sono passate nelle mani della 19enne dell’Illinois, che ha tirato vincenti su vincenti conquistando il parziale meritatamente 6-3. Grande equilibrio nei primi giochi del set decisivo, prima dell’allungo decisivo della Errani, che con il passare dei minuti è tornata imbrigliare tatticamente il potente gioco della giovane «yankee». Ad attendere «Salita», che ha portato a 6 il numero degli italiani al secondo turno, ci sarà la tedesca Pfizenmaier.

Prima vittoria in carriera a Parigi per Camila Giorgi. La marchigiana, seguita al Roland Garros da papà Sergio e dal tecnico Daniele Silvestre, ha superato la serba Jovanovski 6-4 6-3 disputando nel complesso un ottimo match ricco di colpi spettacolari. Intrigante sfida al prossimo turno contro Svetlana Kuznetsova, vincitrice al Roland Garros nel 2009. Ottima affermazione anche di Andreas Seppi, bravissimo a battere 6-3 7-5 6-3 il colombiano Giraldo, uno dei tennisti più informa del momento. Il derby azzurro tra Simone Bolelli e Andrea Arnaboldi è finito nelle mani del primo, abile afarvalere la maggioresperienzae pesantezza di palla. Bolelli, che non vinceva un match in uno Slam da Wimbledon 2011, se lavedrà al secondo turno con Ferrer. Non era mai accaduto al Roland Garros che i vincitori degli Australian Open uscissero lo stesso anno al primo turno a Parigi. L’eliminazione a sorpresa di Li Na (7-5 3-6 6-1 dalla Mladenovic) e Wawrinka (6-4 5-76-2 6-0 daGarcia-Lopez) rappresenta dunque un nuovo record negativo. Fuori anche Dimitrov e Wozniacki, mentre avanzano Monfils, Murray, Ivanovic, Jankovic e Halep. Oggi per l’Italia in campo solo la Pennetta, che se la vedrà al secondo round contro la svedese Larsson.

Wozniacki peggio di così… (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport, 28-05-2014)

La fine di un amore fa sempre male, ma raramente in parti uguali. Prendete Rory Mcllroy e Caroline Wozniacki, la ex coppia d’oro dello sport mondiale finita in frantumi alla fine della scorsa settimana. Lui ex n.1 del golf, lei ex regina del tennis, dopo due anni di flirt e bisticci in Australia si erano ufficialmente fidanzati e Rory aveva anche sganciato 15.000 dollari per l’anellone rituale. I1 matrimonio era già fissato e (quasi) organizzato, ma alla vista degli inviti che partivano Rory si è sentito i “piedi freddi’; come dicono gli anglosassoni, e si è tirato indietro («Ho capito che non ero pronto a tutto ciò che comporta il matrimonio»), lasciando la sua bella in lacrime a Parigi alla vigilia del Roland Garros. Solo che lui nel week end, nonostante fosse «distrutto dal dolore», se ne è andato a Wentworth a vincere un trofeo pesantissimo, il Bmw PGA Championships, mentre la bella “Caro” ieri si è fatta battere al primo turno (7-6 4-6 6-2) dalla manesca belga Yanina Wickmayer.

Lui di nuovo single, vincente e in risalita nel ranking – da n. 10 a n. 6 – anche se dopo aver alzato la coppa ha rinunciato allo champagne proprio per rispetto all’ex-promessa sposa. Lei, che nell’ambiente del golf era sempre stata vista come una “rovinacarriere”, alla fine sedotta e abbandonata, umiliata e offesa, insomma eliminata (in tutti i sensi). Gli uomini, anzi i golfisti, che mascalzoni.

«La rottura è stata un bello choc», ha ammesso dopo essere uscita con qualche luccicone dal campo la biondissima danese, oggi n.14 Wta, che nei giorni scorsi ha incassato la solidarietà di quella che avrebbe dovuto essere la sua damigella d’onore, Serena Williams – con la quale si è anche concessa un’uscita parigina fra donne puntualmente immortalata su Instagram. Da tifosa sfegatata del Liverpool, “Caro” aveva commentato che i messaggi d’affetto (di fanno capire che non camminerai mai sola», ma dietro l’allegria dei cori resta la ferita del cuore. «Quello che capita nella vita privata deve restare nel cerchio delle persone che mi sono vicine – ha aggiunto – ora devo ripartire. Prima del match ho cercato di concentrarmi solo sul tennis, e sul mio ginocchio che non è al cento per cento. Non so cosa farò la prossima settimana, ma devo prepararmi a Wimbledon».

Per ora le andata proprio buca, povera “Caro’: Fra l’altro non è neanche la prima volta che finisce cosl fra court e green, vista la fine ingloriosa di altre love story simili fra numeri 1 delle due discipline: la serba Ana Ivanovic e l’australiano Adam Scott, la leggendaria Chris Evert e il mitico Greg Norme, “aussie” pure lui. Anche Martina I lin-gis ebbe un fugace flirt con lo spagnolo Sergio Garcia, campione sì ma di lignaggio inferiore.

SUPER MURRAY? Per una coppia che si disfa, una che si sta formando, anche se qui si tratta di un rapporto professionale. John McEnroe pare sempre più vicino a diventare il coach di Andy Murray, il campione di Wimbledon che ieri ha passato il turno superando con qualche incertezza Golubev in quattro set. Per allenarsi Supermac ha ripreso a toccare le corde: quelle della chitarra, non della racchetta, da musicista ospite di “Stockholm; il nuovo album da solista di Chrissie Ilynde, ex leader dei Pretenders. Meglio il rock dell’amore?

La Wozniacki è distrutta, impari dalla Pennetta (Piero Valesio, Tuttosport, 28-05-2014)

Ci sono brutti che piacciono e belle che ad un certo punto non piaccono più Ieri Caroline Wozniaclá ha giocato il suo primo match dopo che il suo promesso sposo Rory Mcllroy l’ha piantata con un comunicato. La bionda danese la botta l’ha accusata, eccome se l’ha accusata. Ha perso contro la Wickmayer lottando ma ha perso comunque ed è uscita dal campo con un volto che tradiva i suoi pensieri: furia e rabbia contro il mondo o quasi. Anche perché, dopo la rottura, il suo ex- nubendo golfista ha pensato bene di vincere domenica a Wenthwort; fatto sportivo che può riuscire solo se, brutalmente detto, ti sei tolto un peso. Caro invece il peso l’aveva tutto sulle spalle quando è uscita dal campo, delusa e sconfitta. I più ricorderanno la frequentemente citata Flavia Pen-netta che dopo la dolorosa rottura con Moya si proscigò nel senso leterale del termine: un romanziere di fine ottocento avrebbe detto che si era consumata. Per fortuna sua e nostra Flavia è tornata splendida, anzi più splendida di prima. La Wozniaclà avrà davanti a sé un cammino non facile, dovrà rimettere assieme i pezzi. Ma poi, alla fine, il tennis aiuta.

Lacrime francesi. Mladenovic felice Garcia arrabbiata (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 28-05-2014)

Piangono le speranze di Francia. Piange felice, Kristina Mladenovic, 2lenne, numero 103 del mondo, dopo l’impresa di 2 ore contro Li Na, 2 della classifica e del torneo, e regina del Roland Garros 2011; piange inconsolabile, fra le braccia di papà, Caroline Garcia, 20enne, 43 del computer, dominata in un’oretta da Ana Ivanovic. Secondo i numeri e i pronostici, l’epilogo poteva essere opposto. Ma così è il tennis, così è lo sport, dove bisogna cogliere l’attimo.

Riscatto Kiki, la bionda dai denti radi, col sangue da campionessa di mamma Dzenita (pallavolo) e papà Dragan (pallamano), già campionessa, da junior, di Parigi, e, da pro, di doppio misto a Wimbledon 2013 ed Australian Open 2014, dopo tanti balbettii in singolare, trova una giornata super proprio a Porte d’Auteuil, davanti alla folla che ringrazia, commossa, sul Suzanne Lenglen dov’era finita da vittima predestinata: «Che vittoria, davvero grande, non batti Li Na Tutti i giorni, la rispetto, mi piace tanto, è un esempio e una campionessa Slam, ho sempre creduto in me stessa e ho dimostrato che col lavoro posso migliorare». Il successo nasce dall’ostinazione: «Mi sono concentrata su servizio e risposta, ho spinto tanto col mio dritto sul suo, e l’ho presa alla gola».

Pressione Caroline la brunetta flessuosa, concittadina di Amelie Mauresmo, arriva motivatissima dal primo titolo Wta (a Bogotà) e dai quarti a Madrid, battendo, da qualificata, la 7 del mondo, Kerber e la 10 Errani, prima di cedere con Radwanska in 3 set, e invece naufraga: «È stato un po’ troppo, per me, nelle ultime settimane ho sentito la pressione e non sono potuta essere la persona che sono di solito. Qualche volta lo stress è positivo, stavolta non l’ho gestito: in campo ero come un trattore, ferma. Non m’era successo su un campo così grande di sentirmi sola». Confusa e fallosa, cede contro l’Ana Ivanovic che non t’aspetti: «Temevo molto questo match, ho insistito da subito nell’attaccarla, sono andata in vantaggio, ho preso fiducia». Ana, campionessa a Parigi a 19 anni, riesplosa a 26, dopo qualche problema d’assestamento.

Sono Karlovic il miracolato (Piero Valesio, Tuttosport, 28-05-2014)

L’eterno mito del brutto che piace non passa mai di moda. E per piacere, Ivo Karlovic, deve proprio mettercela tutta. Perché madre natura con lui è stata schizoide: da un lato gli ha donato un servizio spaventoso (Ivo è il recordman del numero di ace messi a segno in una sola partita, 78) che potenzialmnte poteva fare di lui un ostacolo insuperabile per chiunque. Dall’altro però non è stata generosa sul piano dell’appeal, se non proprio del fascino fisico puro e semplice. Come già successo ad un altro non bellissimo del circuito, Davydenko (che a Wimbledon non giocherà a sta seriamente pensando di appendere la racchetta al chiodo), Ivo ha trascorso lunghe fasi della sua carriera indossando magliettino no-logo Lappa «Mi sono svegliato un mattino e non ricordavo nemmeno il mio nomee non già perché seguace dei movimenti ispirati da Naomi Klein; ma perché semplicemente nessuna azienda era disposta ad aprire i cordoni della borsa per dotarlo di abbigliamento tecnico adeguato. Nessuno che mai abbia detto esplicitamente il perché, ovvio: c’era da perderci la faccia (la loro). Ma la realtà era questa: Ivo non era così seducente da consentire un investimento di livello. Una cosa è fare di Sampras (avete notate che pare il separato alla nascita di Tsipras, il politico greco protagonista che in Italia nelle elezioni di domenica scorsa?) di Agassi, di Nadal o di Federer dei testimonial dei propri marchi: altra cosa è farlo di un lunga-gnone croato che spara servizi a 251 l’ora, che non vince poi tantissimo e che soprattutto ricorda, in parti-colar modo quando è sotto sforzo, un rapace che ti guarda minaccioso.

Sindrome Il brutto che piace quest’anno piace di più perché sta vincendo, e manco poco, sulla superficie che dovrebSponsor spietati A bingo nessuno voleva vestido: tira a 250 all’ora ma non è glamour be favorirlo di meno: la terra. Segno che in età avanzata (in perfetta controtendenza con il resto del circus) siè scoperto capace non solo di botte da fermo e di smash di chiusura; ma anche di tocchi morbidi e di pazienza. Dopo aver perso due forali (a Memphis e la settimana scorsa a Dusseldorf) ieri si è concesso il vezzo di mandare a casa (piazzando comunque 21 aces) Grigor Dimitrov che proprio non vuole saperne di sfondare quella fragile parete che lo separa da un fulgido futuro. E’ ipotizzabile per lui qualcosa di simile alla sindrome di Coulthard. Quando il pilota di F1 usci salvo da un incidente aereo, prese a vincere a gare e fors’anche a godersi la vita più di quanto ave-se fatto prima. Perché il rischio di perderla la vita tela fa assaporare in un modo diverso, quando esci dal tunnel. Nell primavera dell’anno scorso Ivo si svegliò un bel mattino senza nemmeno ricordare il proprio nome. Con un gran mal di testa e il braccio destro bloccato. La prima diagnosi (si trovava a Miami) fu, ovviamente di ictus. Poi di conseguenze da morso di insetto. Alla. fine fu chiaro che si trattava di un attacco tremendo di meningite virale. «Roba da non crederci, non sapevo se sarei mai più tomato a giocare. Ora mi sento senza nessun tipo di stress, essere tomato a giocare ha rappresentato per me una specie di bonus. I dottori non sapevano se mi sarei ripreso al 100%, è stata molto lunga, soprattutto quando ero senza conoscenza. Se la crisi fosse durata ancora un po’ ci sarebbero state gravi conseguenze» racconta lui. Va da sè che quando puoi riprendere a giocare a tennis, anche girovagando per i challenger, ti senti una sorta di dio. E il buon Ivo (che tra l’altro è un bonaccione) ora può concedersi il lusso di vivere giornate come quella di domenica e quella di ieri con un gusto ad altri sconosciuto. Scusate se è poco. Per lui, soprattutto.

PortoFranco – Ma Agassi odiava davvero il tennis? (Franco Arturti / Domenico Ranzini, La Gazzetta dello Sport, 28-05-2014)

Ma Agassi odiava davvero il tennis? Da grande appassionato di tennis, vivo giorni e settimane di fibrillazione: Montecarlo, Madrid, Roma e adesso Parigi. Sono convinto di seguire il più affascinante degli sport, in grado di tirar fuori tutto dai protagonisti, anche dal punto di vista umano. Vedo la rabbia agonistica di Nadal, la voglia di Federer nonostante gli anni, quella di Serena Williams, e poi Djokovic, il rampante Raonic… Vedo la loro dedizione e la confronto con quell’«io odio il tennis»» letto in un libro che ho peraltro divorato, «Open»», di Andre Agassi. Ma è possibile che proprio lui odiasse davvero questo sport per cui soffriva e gioiva? Domenico Ranzini (Bergamo)

Mi fa piacere che mi dia lo spunto per parlare di uno dei più bei libri mai scritti nell’ambiente dello sport, venduto nel mondo a milioni di copie, ben 400 mila delle quali in Italia (dove è stato pubblicato da Einaudi), il Paese fuori dagli Usa dove ha avuto il maggior successo. Pensate che a tre anni dall’uscita «Open»» figura ancora nelle classifiche dei più richiesti. Successo meritatissimo: un testo da non perdere per la maestria del racconto, la profondità di analisi dei personaggi, la ricchezza di dati, la raffica di giudizi mai banali.

Ma per tornare alla sua domanda, la risposta è un secco no. Si è trattato di un artificio letterario per attirare l’attenzione. Probabilmente un consiglio del «ghost-writer», lo scrittore e giornalista americanoJ.R. Moehringer, il cui nome per vezzo non compare sulla copertina, ma che è chiaramente individuato e ringraziato nella postfazione di Andre. Nel campo della costruzione del racconto, Moehringer (vi raccomando i suoi romanzi «Il bar delle grandi speranze» e «Pieno giorno») vale l’Agassi tennista. Perché mostro tanta sicurezza sull’odio? La ragione, senza cadere in psicanalisi fai-da-te, è chiarissima dal contesto: Andre non odiava il tennis ma il padre-padrone, nel terrore che il genitore non lo amasse in quanto tale ma soltanto in quanto possibile campione di tennis. E’ una situazione umana insostenibile, da cui si cerca di fuggire in ogni modo, spostando il sentimento negativo su qualche altra cosa, nel nostro caso il tennis.

Del resto, chiunque ha seguito almeno in parte la parabola umana e tecnica di Agassi, una carriera durata vent’anni, piena di exploit, cadute, ritorni, trionfi, ha notato tutt’altro nelle espressioni genuine di questo ragazzo sensibile e problematico, che cercava di manifestare il suo disagio interiore con improbabili tenute punk. Dal suo gioco emanava, al contrario, grande amore per la racchetta e piena sintonia con i gesti del campione. Altro segnale evidente che le cose stavano così il suo matrimonio con Steffi Graf, una ragazza che aveva dovuto subire condizionamenti non molto dissimili dai suoi a sua volta dal padre: un vissuto comune che certamente li ha uniti ancor di più. Divertente e significativo nel libro il primo incontro-scontro dei consuoceri, che stava per finire a pugni. Un’altra prova? II bellissimo epilogo della vita sociale di Andre, vale a dire la realizzazione della sua «Andre Agassi Foundation for Education», splendida impresa rivolta a dare una scuola d’avanguardia e un ambiente protettivo a bambini meritevoli e poveri di mezzi. II ragazzo di Las Vegas ha voluto dare ai più piccoli le cure, l’assistenza e l’affetto di cui si era sentito privato.

Dunque un piccolo trucco giornalistico che scusiamo volentieri: il libro trasuda grandi verità, almeno tutte quelle che si possono raccontare, e splendidi scorci sulla vita del campione. Un’altra scivolata, un po’ gratuita, è l’aggettivo «ottuso» speso ingenerosamente per il grande rivale Sampras, che più avanti è, al contrario, ricoperto di stima, ammirazione e anche affetto. Si sa, nei titoli delle recensioni, finiscono le frasi più forti, magari staccate dal contesto. Il libro non ne aveva bisogno perché è un capolavoro di suo e nessun appassionato di sport dovrebbe privarsene.

Sergio Tacchini di nuovo in campo per riavere il logo (Stefano Parola, La Repubblica, 28-05-2014)

Oltre che per i suoi colpi imprevedibili, un po’ ci si ricorda del grandeJohn McEnroe pure per quella fascetta in mezzo ai ricci e per quella “T” cerchiata sui suoi completi da tennis. È il simbolo della Sergio Tacchini, l’azienda d’abbigliamento di Novara fondata dall’omonimo tennista. Oggi quel logo esiste ancora, ma è finito un po’ nell’ombra. Fu la stessa famiglia Tacchini a cederlo a ungruppocinese nel 2007. Adesso, a sette anni didistanza,l’imprenditore novarese continua a occuparsi di vestiti sportivi con la sua Sandys, però rivuole indietro la sua “creatura”: «Desideriamo ripartire dalle nostre origini e rilanciare il marchio», spiega suo figlio Alessandro, amministratore delegato dell’azienda di famiglia.

Da quando il logo è finito in mano orientale, la Sergio Tacchini ha perso diversi “pezzi” per strada prima è toccato alla storica sede di Caltignaga, poi alla rete dei negozi e ora sembra traballare pure lo stabilimento di Bellinzago, dove ormai la forza lavoro è un ventesimo di quella dei tempi d’oro e si occupa soltanto di aspetti commerciali. Oggi il marchio è infatti nelle mani della Sergio Tacchini International, una società italiana di proprietà cinese che è in liquidazione e che un anno fa ne ha concesso la licenza alla Wintex Italia, che fa capo allo stesso gruppo Sergio Tacchini di nuovo in campo per riavere il logo Proposta al gruppo cinese che controlla il marchio “Potremo riportare la produzione a Novara” orientale. E in questo intreccio societario che la Sandys vorrebbe inserirsi: «Abbiamo presentato – racconta Alessandro Tacchini – una proposta d’affitto di ramo d’azienda funzionale all’acquistodel marchio. Parliamo di cinque milioni, più un pacchetto di altre risorse che investiremoperilrilancio. Sappiamo chela nostra offerta è migliore rispetto ai contratti oggi in essere con la Wintex». Dove sta l’inghippo? «Abbiamo dato come scadenza il 30 maggio, ma a due giorni di distanza non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta», risponde l’amministratore delegato.

La famiglia dell’ex tennista novarese ha predisposto un piano ambizioso: «Appena avremo modo di riprendere la gestione delle licenze – spiega Alessandro Tacchini – cercheremo di centralizzare e coordinare la produzione, che in parte potremmo anche riportare a Novara, dove c’è un comparto tessile interessante. Soprattutto, vogliamo dare nuova visibilità al marchio con una serie di sponsorizzazioni e sfruttarlo nel tennis ma pure nello sci e nel tempo libero in generale». Insomma, è «un’operazione di tipo sia economico che affettivo, perché mio padre è legatissimo all’azienda che ha creato nel 1966», dice Alessandro Tacchini. II sindaco di Novara Andrea Ballarè incrocia ledita: «Qui ci sono professionalità, tradizione, competenze. E anche gli spazi. Il percorso intrapreso della famiglia Tacchini va sostenuto».

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Non è solo uno Slam (Crivelli). Sinner e Fognini Parigi come ci piaci (Ercoli). Cocciaretto firma l’impresa (Giammò). Fognini dà spettacolo a Parigi (Azzolini). Sinner domina (Strocchi). Fognini show (Martucci). Dalla Errani a Fognini: terra senza età a Parigi (Tiseo).

La rassegna stampa di martedì 30 maggio 2023

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Non è solo uno Slam Parigi mette in palio la corona di Alcaraz (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Una normale giornata in ufficio, che si complica soltanto nel terzo set, quando il titano e il gigante si rilassano dopo la gita di piacere e allungano la fatica, fino a rischiare un quarto set che avrebbe pesato inutilmente sulle gambe in un torneo di cui giustamente vorrebbero vivere l’apoteosi. Novak Djokovic e Carlos Alcaraz approdano dunque in scioltezza al secondo turno, perché l’americano di radici serbe Kovacevic e il nostro Cobolli sono germogli troppo teneri per la fame dei mostri. Flavio, che ha un anno in più di Carlitos, per un’ora sembra un bambino impaurito, poi reagisce d’orgoglio fino al 5-5 del terzo set, si prende gli applausi del Lenglen ma nei due game che restano si inchina alla assai differente abitudine del numero uno del mondo a gestire i momenti caldi. […] Già, il primo posto in classifica, che Alcaraz ha rioccupato a Roma e che torna in palio al Roland Garros, coinvolgendo anche Medvedev, il più vincente di stagione, e da lontano pure Tsitsipas, malgrado una fase della carriera non certo smagliante. È il tennis del post Big Four, signori, che apre ventagli di possibilità sconosciuti fino a 5 anni fa. Ovviamente, l’attesissima, eventuale, semifinale tra Carlos e Novak, apparecchiata dal computer che li ha messi dalla stessa parte, pronuncerebbe una parola decisiva nel loro duello, anche se Medvedev si è guadagnato di essere padrone del suo destino se arriva in finale con uno dei due. Intanto il murciano, primo del ranking, preferisce ragionare sul breve periodo: «Mi concentro su un torneo per volta se voglio stare vicino a Djokovic in classifica, anche se essere dove sono è già un privilegio; per me lui è il migliore al mondo. Non posso permettermi di abbassare la guardia. Anche se penso che il primo avversario sia dentro di noi: ogni giocatore deve per prima cosa controllare se stesso e le proprie emozioni, quindi giocare contro l’avversario. In ogni momento un tennista deve saper prendere la decisione corretta ed è molto difficile, perché hai poco tempo tra un punto e l’altro». […] Ma in materia, Alcaraz è decisamente più preparato di quanto raccontino i suoi vent’anni: «Quando ero più piccolo, in campo ero completamente diverso. Ero spesso arrabbiato, lanciavo racchette, mi lamentavo. Poi ho imparato a controllare le mie emozioni. Il mio sogno è di diventare il più forte di sempre. So che è un obiettivo molto ambizioso, ma non ho paura di provarci: farò il possibile». Intanto il Djoker gli porta già il rispetto che si deve ai più grandi: «Carlos mi piace per come si gestisce dentro e fuori dal campo, porta energie nuove nel tennis, una bella personalità e ha meritato di tornare numero uno. Ma è anche Il mio obiettivo, insieme agli Slam, perché la continuità sul lungo periodo è la qualità migliore dei campioni». Che la corsa abbia inizio.

Sinner e Fognini Parigi come ci piaci (Lorenzo Ercoli, Il Corriere dello Sport)

 

Al Roland Garros è esordio da manuale per Jannik Sinner. Eccessivi, almeno in prima istanza, gli allarmismi che hanno seguito la sconfitta di Roma contro Francisco Cerundolo. Nella vittoria d’esordio per 6-1 6-4 6-1 sul francese Alexandre Muller è stata netta l’impronta dell’altoatesino, che in sessione serale ha fatto di tutto per finire in tempi celeri. La prima uscita conferma che a Parigi ci sono potenzialmente le condizioni di terra più adatte al tennis del numero uno d’Italia. In suo favore depongono il quarto di finale del 2020 […] e quanto fatto nel 2022 fino al ritiro per l’infortunio al ginocchio sinistro nel terzo set della sfida di ottavi di finale contro Rublev. Al secondo turno ci sarà Daniel Altmaier, vincente per 6-3 6-4 6-4 contro Marc-Andrea Huesler. Con il tedesco Jannik ha già giocato sulla lunga distanza, allo US Open dello scorso anno, spuntandola per 5-7 6-2 6-1 3-6 6-1 in un primo turno da 3 ore e 35 minuti. […] Se il responso serale dello Chatrier è stato scontato, non è accaduto niente di diverso nel pomeriggio quando Carlos Alcaraz ha trionfato su Flavio Cobolli. Dopo la settimana da favola vissuta a Roma, con l’ingresso in main draw davanti al tifo di casa, il classe 2002 azzurro si è ripetuto al Roland Garros dove si è regalato il primo tabellone principale in uno slam. Per fermarlo sono serviti i colpi del numero 1 del mondo, che in poco meno di 2 ore ha chiusa con lo score di 6-0 6-2 7-5. Da una parte lo spagnolo, al pari di Sinner, non si è portato nessuno strascico della delusione capitolina e da subito ha imposto i ritmi folli ai quali ci ha ormai abituati. Dall’altra Cobolli al primo confronto con un giocatore ed un campo così importante è apparso teso e si è sciolto un po’ solo dopo l’ovazione del pubblico francese al primo game vinto per il 6-0 2-1. Il famoso piede dall’acceleratore è stato leggermente alzato solo nel terzo set, lì dove Alcaraz in alcuni frangenti ha esagerato con dropshot e discese a rete. Il controbreak per il 5-5 è forse l’highlight del match dell’italiano, che due game dopo è stato però costretto ad andare a rete per la stretta di mano. Da una partita proibitiva per classifica e caratteristiche, Cobolli prende il buono dell’esperienza e di uno swing del rosso che certifica i suoi miglioramenti dopo un anno di assestamento che ha seguito l’exploit del 2021. […] Sulla scia del Foro Italico si è presentato in fiducia anche Fabio Fognini, che sotto la Torre Eiffel trova la sua seconda casa tennistica […]. Da antologia il quarto di finale, mai giocato per infortunio, del 2011; quando un azzurro tra i migliori otto di uno slam se non era utopia era una fantasiosa suggestione. «Aliassime avrà avuto ciò che ha avuto, ma vincere 3 set a 0 con un top ten non è mai facile». Rifarsi alle parole di Fabio è il modo più facile per analizzare il 6-4 6-4 6-3 con cui ha spazzato via il numero 10 del mondo. I meriti del taggiasco sono soprattutto nel primo set, dove Auger-Aliassime ha fatto partita alla pari prima di calare per gli evidenti problemi fisici. Questa settimana numero 130 ATP, Fabio per infortunio ha saltato tornei dove storicamente ha costruito una grossa parte del suo ranking. Dalla terra passerà tanto della sua risalita, come conferma la scelta di saltare l’erba e giocare a giugno il Challenger di Perugia. La vittoria di ieri vale solo un +5 in classifica […], ma un successo nel secondo turno contro il terraiolo australiano Jason Kubler, varrebbe quanto meno il rientro in top 120. Giornata negativa per Marco Cecchinato, arresosi per 6-1 6-1 6-3 al classe 2004 Luca Van Assche.

Cocciaretto firma l’impresa. Trevisan ko (Ronald Giammò, Il Corriere dello Sport)

Porta la firma di Elisabetta Cocciaretto la sorpresa più grande della seconda giornata del Roland Garros. Una sorpresa che profuma di vera e propria impresa perché l’italiana, che mai aveva vinto prima d’ora un match nello Slam parigino, è riuscita a battere in due set la ceca Petra Kvitova, n.10 del mondo e testa di serie n.10 del seeding. Ex n.2 del mondo con due titoli di Wimbledon in bacheca, la ceca è giocatrice che nonostante le due semifinali colte in carriera al Roland Garros intrattiene da sempre un rapporto con la terra rossa fatto di alti e bassi. E brava si è dimostrata l’azzurra n.44 del mondo, vincitrice di un titolo meno di due mesi fa in Messico sul circuito Challenger, ad esplorarne fin da subito tenuta e dimestichezza. Più agile e brevilinea della rivale, Cocciaretto ha variato nel gioco rubando il tempo alla sua avversaria costringendola di sovente all’errore. «E la vittoria più bella della mia carriera», ha dichiarato radiosa sul Lenglen l’azzurra a fine match. Ed è un successo, che oltre all’intelligenza con cui è stato conquistato, premia anche un carattere che in prossimità del traguardo ha saputo tenere a bada nervi e ultimi ruggiti di una Kvitova che, fallosa e prevedibile con le seconde palle, solo con l’orgoglio ha provato a rimanere aggrappata al match. […] Un orgoglio che non è bastato invece a Martina Trevisan, semifinalista dell’ultima edizione ed eliminata ieri al primo turno dall’ucraina Elina Svitolina. Arrivata a Parigi un anno fa sulla scia di un titolo vinto pochi giorni prima a Rabat, stavolta il Marocco le è stato fatale lasciandole in eredità un infortunio al polpaccio che le è costato il ritiro dal suo quarto di finale. La toscana ha trovato inoltre in Svitolina la peggior avversaria tra quelle che potevano toccarle in sorte al primo turno. L’ucraina ha infatti trascorsi da n.3 del mondo che né la maternità vissuta lo scorso ottobre né l’anno d’assenza dal circuito son sembrati annacquare più di troppo. Il titolo vinto la settimana scorsa a Strasburgo le ha regalato un pieno di fiducia in vista del suo sbanco a Parigi. Al resto hanno pensato le motivazioni, anche quelle extra sportive. «Sapevo che sarei tornata fin da quando ero incinta: lo volevo per me e per il mio paese […] Riuscire a regalare alla mia gente e ai bambini questi piccoli momenti di gioia può aiutarli a guardare il lato bello delle cose e a divertirsi nonostante l’orribile situazione che stanno vivendo». La sconfitta costerà a Trevisan lo status di n.1 azzurra costringendola a ripartire a ridosso della top50. Un percorso che la toscana ha però già dimostrato di saper compiere e che è ora è chiamata a ripetere già a partire dalla stagione sull’erba.

Fognini dà spettacolo a Parigi – Tutto in famiglia Così Fabio rinasce E batte Aliassime (Daniele Azzolini, Tuttosport)

C’è aria di casa in queste vittorie di mezza stagione che restituiscono a Fabio Fognini voglie ormai sopite e titillano l’orgoglio di un ex ragazzo […] che ritiene di avere ancora un compito, in questo tennis che ha percorso in lungo e in largo per oltre venti anni. Quello di essere il rappresentante, il portavoce, di un gioco ancora capace di esaltare, di scuotere dentro gli appassionati, di meravigliare con tante piccole magie che meritano racconti a volo radente sul mito, là dove l’impossibile assume forme realistiche. Un’impresa familiare, la riscossa posta in atto da Fabio. La stagione era cominciata nella difficoltà più gronde che vi sia, quella di attribuirsi un ruolo, per sentirsi ancora competitivo ed evitare di finire nel tritatutto di questo tennis che mescola randellate a colpi proibiti. Fabio ha chiesto aiuto a Corrado Barazzutti, e l’ha ottenuto dai Masters della primavera americana. Ha voluto con sé Flavia, che è consigliera innamorata ma le cose gliele dice in faccia. Non ha rinunciato ai figli. Le foto della festa romana con il giovane Federico tra le braccia, hanno fatto il giro del mondo. Quando le risposte non arrivano, solo chi ti conosce meglio e ti vuole bene in un modo che non è lecito discutere, ha il potere di saldare in un racconto unico, firmato con affetto a più mani, tutti i risvolti positivi. «È vero, la chiave familiare esiste in questa fase della mia carriera, e devo a essa molto del positivo che ho tirato fuori. Con Flavia però siamo convinti che tutto vada fatto nel modo giusto. Abbiamo tre figli, e tutti insieme, noi, i nonni, Corrado e il team potremmo riempire il vagone di un treno. Chi fa il mio mestiere sa che vi sono momenti in cui la testa, le emozioni, devono riposare. Quando ho portato con me Federico nel giro di campo ero felice e sentivo la sua eccitazione, è stato un bel momento e avevo voglia di condividerlo con lui. Non so se la cosa si ripeterà tanto presto, il nostro mestiere vive anche di silenzi, di momenti introspettivi, e necessita di un misurino per determinare in ogni momento le giuste formule. Però, è vero, quando mi è sembrato di aver toccato il fondo, la spinta che ho ricevuto dalla mia famiglia è stata potente e necessaria». Ha battuto Murray e Kecmanovic a Roma, con Rune non è andata come voleva e se ne dispiace, «a me non piace troppo il gioco che praticano questi ragazzi, ma non mi dispiace incontrarli, credo sia interessante anche per loro. Con Rune ero cotto dalla stanchezza e dalle emozioni. Peccato». Ma ha ripreso il discorso sospeso a Parigi, sui campi dove ha ottenuto l’unico quarto di finale in uno Slam. «Ora che il tempo è ridotto, e non so quanto ancora potrò darci dentro, il dispiacere per non essere riuscito a firmare con un bel risultato, almeno una prova dello Slam, lo avverto più di prima. Ma ho giocato contro avversari speciali, che non lasciavano niente a nessuno». Auger Aliassime viene da un lungo stop, e non è al massimo delle sue possibilità. Fognini lo sa bene e lo sottolinea. Ora affronterà Kubler, questo Roland Garros potrebbe diventare davvero interessante. Ma i conti Fabio li fa con se stesso, ormai, e l’interesse va sulla prova in sé, sulle buone sensazioni che continua a ricevere dal suo tennis ritrovato. Gli chiedo se anche lui ritenga il tennis ligure, di cui è il capostipite moderno, il più rispettoso delle antiche regole, delle tradizioni che lo rendono anche nella veste attuale, un gioco di grande efficacia e insieme di estrema pulizia stilistica. Gli ricordo che sono tre, al momento, le vittorie di scuola ligure in questo Roland Garros. La sua, quella di Musetti con Ymer e quella di Arnaldi con Galan […]. «Qualcosa di vero c’è, ma certe liaison è più facile evidenziarle dall’accostamento tra il mio tennis e quello di Musetti, che a me pace moltissimo. Anche Arnaldi è in gamba, ma come taglia fisica è già portato a provare colpi in parte diversi dai nostri. Ha più servizio, ad esempio…Sono ragazzi di valore, mi fa piacere che ci sia un buon rapporto fra noi. Anche se io vengo davvero da un altro tennis, nel quale s’insegnava a entrare nella testa degli avversari. Oggi s’insegna prima di tutto a non farli pensare. Ma io non ci riesco a non pensare. Ho passato una vita con psicologi dello sport, e ho lavorato a lungo su me stesso». Poco importa. La differenza la fanno gli applausi del pubblico. Ieri, terzo set, su una palla corretta dal nastro che Auger Aliassime ha potuto appoggiare di lato, Fabio si è prodotto in uno scatto da autentico centometrista, gettandosi quasi in tuffo sulla sfera. Nel farlo si è accorto che la palla probabilmente l’avrebbe raggiunta, ma non avrebbe poi avuto la forza per trasformarla in punto. Allora ha pensato di giocare un colpo nuovo, lì per lì, colpendo la palla con una torsione accentuata del polso e un disegno simile a una giravolta. Lo stadio gli ha tributato cinque minuti di applausi sinceri. Quattro vittorie italiane, poi la prima sconfitta. Cobolli contro Alcaraz. Dite, avrebbe potuto fare di più? La punizione nei due set iniziali è stata severa, poi Flavio è riuscito a far gioco e ha costretto lo spagnolo ad allungare il set. Non una brutta prova. Battuto e promosso, Cobolli ne è uscito rinfrancato.

Sinner domina Che impresa Cocciaretto (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Mentre su Parigi calavano le prime ombre della sera sugli spalti dei campi principali del Roland Garros sventolavano alte la bandiere verde-bianco-rosse. Se l’affermazione in tre set sul “Philippe Chatrier”, senza particolari paterni, per rompere il ghiaccio ed entrare in modalità torneo, di Jannik Sinner, n.9 del ranking mondiale e 8 del seeding […], sul francese Alexandre Muller […] rientra nella norma vista la differenza di velocità e pesantezza di palla tra i due, ha i contorni dell’impresa di giornata quella compiuta poco prima da Elisabetta Cocciaretto. Sul palcoscenico del “Suzanne Lenglen” la 22enne di Fermo […] ha infatti eliminato, in un’ora e 27′ di partita, la ceca Petra Kvitova, 33 anni, n.10 della classifica mondiale, due volte trionfatrice a Wimbledon […] e due volte semifinalista all’ombra della Torre Eiffel […]. «È stato un onore giocare su questo campo e con una campionessa che è stata uno dei miei idolo […]. Da italiana mi piace tanto giocare sulla terra, voglio dedicare questa vittoria alla famiglia del mio coach Fausto Scolari perché se ottengo questi risultati è anche merito suo». Al sorriso della marchigiana […] fa da contraltare invece la delusione di Martina Trevisan, che a distanza di dodici mesi da una semifinale da favola deve salutare subito lo Slam su terra. A sbarrarle la strada a l’ucraina Elina Svitolina, fresca vincitrice del titolo a Strasburgo dopo essere rientrata nel tour ad aprile dopo un anno di stop per la maternità […]. Tornando al torneo maschile, è stato un esordio sul velluto anche per Novak Djokovic. Per la prima volta dal 2018 non ha il n.1 accanto al suo nome, ma è l’ultima delle preoccupazioni per il 36enne di Belgrado che punta al 23° trofeo Slam per restare da solo in vetta alla graduatoria dei più titolati di sempre nei major. Non poteva rappresentare un reale pericolo lo statunitense Aleksandar Kovacevic, n.114 Atp, alla seconda partita nel circuito maggiore, che si è trovato a condividere il campa con il suo idolo 18 anni dopo aver tifato per lui, al 1° turno degli US Open 2005 contro Gael Monfils, ed essersi fatto scattare una foto insieme al termine di quel match. La condizione fisica, in particolare del gomito destro, era quel che più interessava verificare a Djokovic e la risposta è stata confortante. Anche a livello di numeri: 41 vincenti, tra cui 10 ace, dato significativo in una giornata ventosa, e nessun timore nello scendere a rete, raccogliendo il 73% dei punti. Superando Kovacevic, il campione serbo ha colto il 16° successo in nove partite sulla terra rossa nel 2023. Nole affronterà al 2° turno l’ungherese Marton Fucsovics […]. 

Fognini show: «Vivo giorno per giorno» (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Dopo il 5-0 di domenica, l’Italia del tennis chiude 3-3 la seconda giornata al Roland Garros. La piccola, volitiva, 22enne di Ancona Elisabetta Cocciaretto sfrutta la terra rossa e anche grinta, corsa, tattica e servizio per neutralizzare la palla pesante di Petra Kvitova, differenza di esperienza, qualità e classifica […], eliminarla per 6-3 6-4 e promuoversi contro la qualificata svizzera Waltert. «È la mia vittoria più grande: sul Suzane Lenglen, contro un mio idolo, la mia prima contro una top 10». Poi Jannik Sinner chiude la giornata sullo Chatrier dominando da pronostico il Muller francese per 6-1 6-4 6-1. Al secondo turno torva il tedesco Altmaier: agli US Open di settembre l’ha battuto al 5° set, ed è in vantaggio 70 posti in classifica […]. Vale tanto per il morale, il 6-4 6-4 6-3 di Fabio Fognini su Felix Auger Aliassime. Il 22enne canadese, sia pur menomato, è il numero 10 del mondo, e il veterano azzurro, a 36 anni, nell’esaltare il pubblico con il suo talento, vede uno spiraglio dopo tanti problemi fisici e la discesa al 130 del mondo: «La mia carriera è agli sgoccioli, non so quanti Roland Garros giocherò ancora, potrebbe anche essere l’ultimo. Intanto sono contento di poter giocare un altro match nel mio Slam preferito. Vivo giorno per giorno». Incrocia l’australiano Kubler, non certo un asso della terra come il re di Montecarlo 2019. […] I primi favoriti Djokovic e Alcaraz, si distraggono nel terzo set contro Kovacevic e Stefano Cobolli: Nole allunga il match 6-3 6-2 7-6, Carlitos da 6-0 6-2 5-3 e match point si fa agganciare sul 5-5, poi chiude 7-5. Il ventenne spagnolo e il 21enne italiano sono il manifesto di un tennis col sorriso, di due felici di esserci, con il romano che, sotto 0-6 0-2, festeggia col pubblico il primo game come se avesse vinto la partita contro quell’iradiddio di potenza e cambi di ritmo. Perdono male due ex semifinalisti italiani a Parigi. Martina Trevisan, forse preoccupata dai punti in classifica da difendere di 12 mesi fa, non entra mai in partita e cede 6-2 6-2 all’ex numero 3, Svitolina, neo signora Monfils e neo mamma. Marco Cecchinato crolla peggio, per 6-1 6-1 6-3, contro il gioiellino di Francia, il 19enne Van Assche, al primo Major, con rovescio al bacio ma forse non abbastanza centimetri d’altezza. Oggi, contro pronostico, i qualificati Vavassori-Kecmanovic e Zeppieri-Bublik, e le ragazze Paolini-Cirstea e Bronzetti-Jabeur.

Dalla Errani a Fognini: terra senza età a Parigi (Giandomenico Tiseo, Il Giornale)

Lampi di classe e una dedica speciale. La stagione della terra rossa è giunta al suo culmine e il Roland Garros ha aperto le proprie porte già da qualche giorno. In casa Italia, quelli della vecchia guardia hanno fatto vedere di esserci e non c’erano di certo queste attese. Il riferimento è a Fabio Fognini e a Sara Errani. Il ligure aveva avuto in sorte la testa di serie n.10 del tabellone, il canadese Felix Auger-Aliassime. Sulla carta si poteva pensare a un impegno fuori dalla portata per il Fognini attuale, con tanti dubbi legati al suo fisico. Tuttavia, ieri, i pezzi del puzzle erano tutti al loro posto e il tennis dell’italiano è stato scintillante: 6-4 6-4 6-3. Indubbiamente, Auger-Aliassime non era al massimo, visto il suo avvicinamento con problemi alla spalla, ma i meriti del giocatore di Arma di Taggia sono evidenti. «Sicuramente è una sorpresa che io sia ancora qui. A 36 anni, non so quanti Roland Garros giocherò ancora, ma grazie a tutti! Sono vecchio e fortunato, perché gioco con dei giovani fortissimi. Sono felice di essere al secondo turno», ha dichiarato Fognini a caldo. Per Sarita, finalista nel 2012 a Parigi, un’affermazione contro la svizzera Jil Teichmann […] per 3-6 6-4 6-4. Una vittoria con il cuore, trovando dentro di sé la forza di imporsi rispetto a un’avversaria quotata, pensando a chi non c’è più: «Partita difficile, in una giornata difficile. È venuta a mancare mia nonna, mi sono svegliata con questa notizia. Lei guardava tutte le mie partite, ovviamente questa vittoria è per lei. È difficile essere lontano da casa quando succedono queste cose, lontano dai miei, da mia mamma. Mi dispiace da un lato esser qua», aveva detto domenica sera la Errani. Non solo vecchia guardia. Ieri sera il giovane Sinner ha esordito battendo facilmente in tre set […] il francese Muller. Nulla da fare per Cobolli con Alcaraz […] e Cecchinato con van Assche […]. Tra le donne impresa della Cocciaretto con la top ten Kvitova: 6-3, 6-4. Fuori la Trevisan con la Svitolina: 6-2, 6-2.

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Roland Garros al via (Bertolucci, Azzolini, Martucci, Semeraro). Gioia Bronzetti, a Rabat il primo titolo WTA (Giammò)

La rassegna stampa di domenica 26 maggio 2023

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Parigi ora è un rebus (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Siamo pronti ad immergerci nel fascino di Parigi e del regno della terra rossa. È tempo di Roland Garros, il secondo Slam stagionale, quello che richiede una preparazione atletica superiore alla norma e che finisce per esaltare le doti dei grandi maratoneti, purché dotati di talento. L’assenza di Rafa Nadal dopo 18 anni apre il ventaglio dei possibili protagonisti, perché l’assenza di colui che ha alzato per ben 14 volte la Coppa dei Moschettieri toglie al torneo parigino il punto di riferimento sicuro, íl rifugio certo di ogni pronostico. Gli appuntamenti di antipasto sul rosso europeo hanno senza dubbio consolidato delle gerarchie, ma due settimane intense e la fatica fisica e mentale delle partite tre su cinque possono sempre celare delle insidie. Malgrado l’avvicinamento al Roland Garros non sia stato brillante, credo che Novak Djokovic vada considerato il primo favorito. Ha l’esperienza per gestire il logorante cammino di un torneo del genere e la mancanza di Nadal fornisce carburante aggiuntivo alle sue ambizioni: l’11 giugno, giorno della finale, potrebbe ritrovarsi da solo al comando della classifica degli Slam con 23, senza dimenticare che il traguardo del Grande Slam, fallito d’uno soffio due anni fa, rimane in testa ai suoi sogni. L’incognita, ovviamente, riguarda le condizioni del gomito destro sofferente e l’eventuale necessità, per Nole, sceso al numero 3 del mondo, di battere i primi due giocatori della classifica per aggiudicarsi il torneo. A Barcellona e Madrid, vinti in carrozza, Alcaraz ha mostrato di poter trattare la terra rossa come un dominio personale. A Roma si è limitato a timbrare il cartellino per tornare n.1 del mondo, e le quasi due settimane di riposo successive ci restituiranno sicuramente un giocatore al massimo della forma. Con la ritrovata freschezza atletica, la sua completezza tecnica potrebbe esaltarsi, ma lo spagnolo dovrà essere capace di gestire la pressione del primo Slam affrontato da numero uno dei mondo […]. La vittoria agli Internazionali non può essere certo archiviata alla voce fortunato incidente di percorso: a Roma Danill Medvedev ha dimostrato di aver finalmente appreso l’arte del gioco e dei movimenti sulla terra. Del resto, più che di idiosincrasia tecnica, si trattava soprattutto di un blocco mentale. È vero che il rosso probabilmente non sarà mai la sua superficie d’elezione, però le sue enormi doti in difesa, la capacità di far giocar male gli avversari e la fiducia incamerata con gli eccezionali risultati di questo scorcio di stagione lo inseriscono senz’altro nel ristretto novero dei favoriti. […] Sinceramente, ero convinto che Tsitsipas sarebbe arrivato a Parigi con almeno un titolo importante sulla terra: ci andato vicino a Barcellona, ma come ormai è una costante nella sua carriera, gli manca sempre un centesimo per arrivare a un euro. Eppure, per le sue caratteristiche tecniche, non si può non inserirlo tra possibili contendenti al titolo. Sul suo stesso piano, però, metto il ragazzino terribile Rune, anche se resta da verificare sul campo la resistenza alle due settimane: tuttavia per talento e personalità non mi stupirei di vederlo compiere un lungo cammino nel torneo. Dopo la prova opaca a Roma, Sinner è chiamato a un rapido riscatto, per il quale possiede senza dubbio tutte le qualità. Per una volta, il sorteggio sembra dargli una mano, ma sarà fondamentale per Jannik non sprecare energie preziose nelle prime uscite, magari complicando partite già vinte. L’obiettivo sono i quarti contro Medvedev […]. Quanto a Musetti, Parigi è l’occasione per dimostrare che sulla terra il suo gioco vario e spumeggiante può impensierire ogni avversario, ma il sorteggio non è stato così benevolo: Norrie al terzo turno è un osso duro e poi gli ottavi con Alcaraz farebbero tremare i polsi. […]

Alcaraz e Sinner, le stelle più attese all’esame rosso (Daniele Azzolini, Tuttosport)

 

Il ritorno di Carlos Alcaraz nel triangolo più famoso del tennis su terra rossa, là al Bois de Boulogne, serrato tra Avenue de la Porte d’Auteuil e il Boulevard dedicato all’antico comune cui la Porta dava accesso, vive delle stesse attese che 18 anni fa – era il 2005 – quella stessa Francia innamorata di tutto ciò che di magico, e di sorprendente o improponibile si possa architettare con una racchetta, aveva riservato a Rafa Nadal. Tra i due, il campione uscente e il favorito subentrante, stabilito che esistano attinenze ma non vere e proprie somiglianze tennistiche come aveva avallato una stampa spagnola mossa dal frettoloso entusiasmo con cui di norma si sparano le balle più grosse, corre però un filo comune. Quello che il pubblico stesso ha finito per tendere tra l’uno e l’altro, avvicinandoli proprio per la loro capacità di accendere la miccia a colpi che lasciano di stucco. Al solo osservare Alcaraz, pare s’ingeneri un forte bisogno di imitazione, uguale a quello che muoveva Nadal. Una necessità in qualche modo simile alla “sindrome da Cavalcata delle Valchirie” molto ben descritta da Woody Allen.. . «Ogni volta che ascolto il terzo atto dell’Opera di Richard Wagner avverto la necessità di invadere il giardino del mio vicino di casa». Allo stesso modo, i colpi di Carlos, come quelli di Rafa a suo tempo, finiranno in tutti i circoli di Parigi, a uso e consumo di tutti gli appassionati che vogliano scoprire come trasformarsi da tennisti in artificieri della domenica. Eppure, non è la prima volta che Alcaraz gioca al Roland Garros. E sebbene la sua conquista sia giunta – alla stessa età, 19 anni, in cui Rafa vinse Parigi – sul cemento degli US Open, i francesi, e certo anche gli spagnoli, sono convinti che saranno questi i campi del futuro impero di Carlos. L’anno scorso lo videro in una versione non ancora compiuta, poco consapevole della sua forza. Rischiò tanto in secondo turno con Ramos Vinolas, che lo costrinse al quinto set, poi dette il meglio con Korda e Khachanov, ma non con Zverev, che aveva sconfitto in finale a Madrid. Usci nei quarti, lasciando la sensazione chiara che i campi di terra rossa più lenti, non siano adeguati al suo tennis di strappi e rincorse. È da queste osservazioni che Alcaraz è chiamato a riprendere il discorso. E dovrà mostrare altro, se vorrà essere il campione di oggi o dei futuri Roland Garros. «Vergo da un periodo molto intenso. Non ho giocato a Melbourne, dove ero convinto di poter fare bene, ma poi ho ottenuto risultati importanti, a parte Roma, dove pero ho ripreso la vetta della classifica. Ho avuto dei giorni di riposo imprevisti, sono stato un po’ in famiglia, ne sentivo il bisogno. Poi ho ripreso gli allenamenti, che tra una partita e l’altra ero stato costretto a trascurare. Sono qui per giocarmela al meglio. Riposato e pronto a gettarmi nella mischia», ha detto nella prima conferenza stampa parigina, dopo essersi augurato di vedere Nadal presto in campo, ed essere al suo fianco su questi stessi campi per i Giochi 2024. «Io e lui in doppio, sarebbe magnifico». Primo avversario Flavio Cobolli. […] Flavio è alla sua prima qualificazione in uno Slam, e sta crescendo. Vale i primi cento, e questo è l’obiettivo del 2023. Alcaraz ha un altro passo, ma con gli italiani non si è mai trovato a proprio agio. Le ha prese da Berrettini e da Sinner, e ha rischiato di brutto anche con Zeppieri l’anno scorso nei quarti di Umag. Flavio ha intenzione di fare bella figura. «L’idea di sfidare il numero uno sul Centrale, mi dà forza. In fondo, si gioca a tennis per avere queste opportunità, no?». E’ un’Italia di molte risorse, ma stretta a doppio filo a Sinner, alla sua voglia di far bene, che non manca mai. Anche su di lui e il suo tennis, pero, pendono gli stessi dubbi che si coagulano intorno ad Alcaraz, e cioè che si trovi meglio sui rimbalzi regolari e veloci di una superficie in cemento. «Mah, su questi campi mi sono trovato sempre bene», risponde, «stavolta vi giungo rilassato e ben preparato. Non guardo mai il tabellone. Preparo le partite tenendo conto dell’avversario, ma senza andare oltre con lo sguardo. C’è un bel gruppo di italiani quest’anno, addirittura nove. Ci manca Berrettini. Ma ha un gran carattere e sono convinto che presto sarà di nuovo fra noi». […] «Non esistono strade facili per giungere al successo. Manca Nadal, ma non altri tennisti considerati tra i più forti. Anche io mi considero in questo gruppo, punto al numero uno, alle grandi vittorie. Credo anche di aver dimostrato di essere forte dentro. Ogni torneo può diventare quello della grande impresa, lavoro per questo. Intanto, voglio andare alle Finals di Torino. Sono messo bene in classifica. Sta a me continuare così».

Parigi al via. Sinner: voglio diventare numero 1 (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Quarant’anni dopo l’ultima impresa di un francese, con Yannick Noah che domava Mats Wilander, il Roland Garros numero 127 parte oggi sulla terra rossa di Parigi con quasi 50 milioni di euro di premi, nel nome del grande assente, il 36enne spagnolo Nadal, l’infortunato campione uscente e primatista-record 14 volte. In pole position fra favoriti i due ventenni Alcaraz e il danese Holger Rune, quindi l’ultimo dei Fab Four, Djokovic, che s’è spento dopo il 22° trionfo Slam (co-record con Nadal) agli Australian Open di gennaio, lo specialista Tsitsipas, il 21enne italiano Jannik Sinner e due russi, Medvedev, neo campione di Roma, e Rublev, mai protagonista nei Majors. Oggi fanno l’esordio 3 dei 9 italiani: Matteo Arnaldi (n. 109)-Galan (Col, 90), Lorenzo Musetti (18)-Mickael Ymer (Sve, 53) e Lorenzo Sonego (45)-Shelton (Usa, 35). […] Intervistato da Supertennistv, Sinner, confessa: «Se chiudo gli occhi, il mio obiettivo è di andare il più avanti possibile in classifica e come persona. Il sogno è diventare numero 1 del mondo, e darò tutto quello che ho per riuscirci. Poi se non ci arriverò, mi basterà non avere rimpianti, non pensare di non aver dato il 100%». A Parigi, difficile uscire dal trio di favorite Swiatek-Sakalenka-Rybakina, con outsider Krejcikova e Garcia. Oggi debuttano 2 delle 6 azzurre: Giorgi (n. 36)-Cornet (Fra, 50), Errani (70)-Teichman (75).

Senza Federer e Nadal dopo 25 anni (Stefano Semeraro, La Stampa)

Comincia il Roland Garros e, stranissima sensazione, non c’è Nadal. Era dal 2005 che Rafa non marcava visita, dal 1998 che al via non si presentavano né lui né Federer (nel ’99 Roger entrò con una wild card), stavolta il Campeon non ce l’ha fatta a riprendersi dall’infortunio che lo infastidisce dagli Australian Open. L’appello monco certifica la fine di un’epoca, con annesso senso di spaesamento. Chi vincerà? Dopo 14 trionfi del Cannibale, l’ultimo l’anno scorso, non eravamo più abituati a chiedercelo, ma superata la vertigine si aprono prospettive interessanti. I favoriti, anche secondo i bookmaker, sono quattro, guarda caso gli stessi che possono ambire/sperare di ritrovarsi al numero 1 fra due settimane. In ordine di classifica: Carlitos Alcaraz, che n. 1 lo è appena ri-diventato; Daniil Medvedev, l’unico a vincere 5 tornei nel 2023, compreso il primo sulla terra a Roma; Novak Djokovic, che a 36 anni insegue il 23esimo Slam che gli consentirebbe di staccare Nadal; Stefanos Tsitsipas, l’eterno incompiuto ancora alla caccia del primo major. Poi, certo, la meglio gioventù: Holger Rune, i nostri Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, il finalista dello scorso anno Casper Ruud, Felix Auger Aliassime. Dopo anni di quasi dittatura scopriamo uno Slam aperto, programmaticamente incerto, in un tennis che sta scremando la sua nuova classe dirigente ma non ha ancora battezzato un leader maximo – ammesso che sia possibile, fra discontinuità e infortuni agevolati da un groviglio di concause. […]

Gioia Bronzetti, a Rabat il primo titolo WTA (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Quale luogo migliore di Rabat – città “fortezza della vittoria” – per aggiudicarsi il primo titolo in carriera? Per Lucia Bronzetti da Rimini quella di ieri, più che una finale assomigliava a un appuntamento col destino: diabolico tanto nell’individuare la capitale del Marocco quale sede dell’incontro quanto nel metterle di fronte un’avversaria, l’austriaca Julia Grabher, simile per ranking e record stagionale e come lei dalla bacheca ancora sguarnita. Occorreva essere forti. E il percorso fatto nel torneo dall’italiana, da lunedì nuova n.65 del mondo, era di quelli che non potevano certo arrestarsi di fronte aIl’ultimo ostacolo, specialmente dopo una semifinale dominata e vinta in due set contro l’americana Stephens. Momento e condizione avevano, infatti, trovato conferma in un primo set da lei chiuso agevolmente, ma è stato nei successivi due parziali che la riminese ha dato i meglio di sé ribaltando l’inerzia di un match che, complici errori e paure, Grabher era riuscita a riportare dalla sua. Sul 5-4 in suo favore e a due punti dalla vittoria, Bronzetti aveva infatti finito col perdere il servizio due volte regalando il set all’austriaca, cinica nel cogliere al volo l’occasione e lucida nel concretizzarla con un altro break in avvio di terzo set. Scossa e costretta a difendere tre palle break sul 3-1, l’italiana è invece riuscita a inanellare ben quattro game consecutivi ripresentandosi ancora una volta alla battuta per il match inciampando però nuovamente in due gratuiti di troppo. Anziché paralizzarla, la beffa patita poco prima è risuonata invece come un allarme cui la ventiquanrenne ha risposto con maturità aggredendo il servizio della rivale e chiudendo il match nel game successivo alla prima occasione. «Sono felicissima per il mio primo titolo, grazie al mio team: senza di voi non sarei qui oggi», ha dichiarato emozionata l’allieva di coach Piccari a fine match. E lui ha risposto così: «E’ un titolo inaspettato ma era entrata in un buon momento di forma dopo il Foro Italico e Firenze. Bravissima, né la sfortuna e né le difficoltà sono riuscite a scalfire la sua forza di volontà che deve restare il marchio di fabbrica». […]

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Rassegna stampa

C’era una volta Rafa. Parigi è in cerca di un nuovo padrone (Azzolini). Tutti contro Alcaraz (Bertolucci, Nizegorodcew).

La rassegna stampa di venerdì 26 maggio 2023

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C’era una volta Rafa. Parigi è in cerca di un nuovo padrone (Daniele Azzolini, Tuttosport)

L’addio di Rafa, immediato forse no, prossimo di sicuro, accentua nei tennisti quel senso di libertà che viene dall’essersi sottratti al giogo ventennale, e fa sentire amica la democrazia, che in ambiente agonistico è strumento potente sebbene a nessuno sia dato conoscere le ricadute che potrebbe avere. Il Roland Garros indossa la sua miglior veste “open”, e lo fa con accortezza, distribuendo il tabellone nel modo più appropriato, quasi a dare risalto alle possibilità di ognuno dei più alti in classifica, che poi è il tema conduttore di questa edizione senza padroni. Sbaglierebbero i primi, i più forti, a sentirsi già nei quarti, pronti alle sfide che alla fine risulteranno decisive, ma a colpo d’occhio il sorteggio ha offerto spazi di manovra a dir poco invitanti a ognuno di loro. Per una volta, la lista degli ipotetici quarti di finale, potrebbe davvero assumere forme realistiche, senza causare sin dai primi confronti sul campo, eccessive mortificazioni ai giornalisti che l’hanno veicolata. Quest’anno, per la prima volta, (1) Alcaraz-(5) Tsitsipas, (3)Djokovic-(7)Rublev, (6)Rune-(4)Ruud e (8) Sinner-(2)Medvedev, valgono davvero una piccola scommessa (io non posso farle, voi andateci piano, 5 euro bastano) presso il vostro bookmaker preferito. E’ il primo Roland Garros senza Nadal e Federer, che si sono spartiti le prime due piazze sul rosso fino all’arrivo di Djokovic. Hanno giocato quattro finali, due semifinali e le ha vinte tutte Rafa […]. Djokovic entrò compiutamente in scena nel 2006 e ha condiviso con Nadal dieci Roland Garros, finendo per le terre in otto occasioni. Tre finali, quattro semi e tre quarti. Rafa non fu mai sconfitto in finale, ma lasciò al serbo la semifinale del 2021, nell’anno che sembrava destinato a chiudersi con la conquista del Grand Slam da parte del Djoker. Medvedev la pensava diversamente… Mi è capitato spesso di descrivere i tornei come sorretti da un pensiero, e una personalità, quasi umani. Niente di Animistico nel descriverli così, posso assicurarlo, ma la sensazione che seguano un loro disegno, a volte, non riesco a scacciarla. Così, l’idea che dietro questa abbondanza di democrazia rivolta ai molti iscritti alla lista dei possibili vincitori, vi sia un torneo alla ricerca di una nuova iscrizione al Club degli Imbattibili, in modo da ripristinare rapidamente i termini della disputa come una sfida al più forte, al padrone della terra rossa, che devo dire, bussa con forza nella mia testa. Se fosse vera, la domanda sorgerebbe spontanea… Chi dopo Nadal? In due non hanno paura a dichiararlo apertamente. Anzi, l’hanno già fatto. Alcaraz accogliendo la sconfitta a Roma con l’ungherese Marozsan (battuto nelle qualifiche parigine dal diciottenne cinese Juncheng Shang) come un’occasione per «riposare e prepararmi al meglio per Parigi». E Rune, che ha ringraziato Roma per l’affetto e per averlo preparato al meglio per le fatiche del Roland Garros. Djokovic ha le sue chance, ma a Roma è sembrato parecchio lontano dalla forma migliore. Medvedev ha vinto gli Internazionali e mostrato un tennis che può funzionare bene anche a Parigi. Sinner è in quinta posizione, come Tsitsipas, Ruud e forse Rublev. Pronti ad approfittarne, ma di un tanto sotto gli altri. Alcaraz ha Musetti (subito contro Ymer) o Norrie negli ottavi. Tsitsipas chiederà il via libera ad Auger-Aliassime, che in primo turno affronta Fognini. Djokovic potrebbe ritrovare Cecchinato (al via con van Assche, diciottenne francese) o Davidovich-Fokina in terzo turno, Hurkacz negli ottavi, ma sta meglio di altri e punta dritto alle semifinali (contro Alcaraz). Nell’altra metà del tabellone, Rune vede una semifinale con Medvedev. Sinner comincia contro Muller, ma prima di Medvedev potrebbe incrociare Zverev negli ottavi. Tra gli altri italiani, Sonego ha un pessimo avvio contro Ben Shelton, e in caso di vittoria troverebbe Humbert o Mannarino con la Francia intera, sul proprio cammino. Vavassori e Zeppieri, già promossi nelle qualifiche (in attesa di Cobolli), attendono l’assegnazione di un posto in tabellone. Poi le ragazze. Sarebbe interessante se la sfida in atto tra Swiatek e Sabalenka trovasse in finale l’approdo conclusivo. […]

Tutti contro Alcaraz (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

 

Niente sarà mai più come prima al Roland Garros. Non trovare ai nastri di partenza il re della terra battuta che ha alzato il trofeo per ben 14 volte non può lasciarci indifferenti. Rafael Nadal ha provato in tutti i modi a tornare a giocare nel suo regno del Bois de Boulogne, ma il suo fisico, provato dalle mille sfide sostenute, ha detto no. Rafa sul rosso e ancor di più sulla lunga distanza era praticamente imbattibile e toglieva il gusto di pronosticare il vincitore. L’amarezza dei tifosi per l’assenza dello spagnolo sarà comunque bilanciata dal sospiro di sollievo dei colleghi che, finalmente, potranno affrontare le due settimane parigine con prospettive più accattivanti. A partire proprio dal nuovo numero uno mondiale Carlos Alcaraz. Il passo falso di Roma non può sminuire le credenziali di Carlos che, seppur molto giovane, possiede la personalità, II bagaglio tecnico e la gagliardia fisica per disimpegnarsi a dovere. Le quasi due settimane di riposo lo avranno certamente ritemprato, il numero uno nuovamente raggiunto rappresenterà una motivazione in più ma allo stesso tempo lo sottoporrà a pressioni enormi che dovrà essere in grado di gestire mentalmente. La vittoria al Foro Italico e una parte di tabellone meno affollata da nomi pesanti hanno intanto prepotentemente alzato le quotazioni di Daniil Medvedev. Se il russo è stato in grado di domare i campi lenti e le palle pesanti del torneo romano, dovrebbe essere in grado di destreggiarsi a dovere su quelli più rapidi di Parigi. Finalmente adesso dimostra di aver digerito anche la superficie più ostica grazie all’intelligenza tattica e alla tenacia nel voler tornare in alto nel ranking. Lo scivolamento al terzo posto in classifica di Nole Djokovic ha procurato uno sbilanciamento nel tabellone e più precisamente nella parte superiore: il Djoker troverebbe eventualmente Alcaraz già in semifinale, l’ipotesi peggiore per lui. Il campione serbo viene da un periodo avaro di successi e approda al Roland Garros con poca fiducia e un gomito che non mette giudizio, ma se c’è un giocatore nel lotto degli iscritti capace di gestire e risolvere i problemi più complessi e sicuramente lui. Ha puntato la stagione sul raggiungimento del Grande Slam e, dopo aver vinto la prima tappa in Australia, non vorrà di certo farsi sfuggire la seconda e di conseguenza il grande sogno, sfuggito per una sola partita nel 2021. La sfrontatezza di carattere non preclude a tutti noi di ammirare le enormi qualità tecniche e fisiche di Holger Rune. Solo la giovane carta d’identità e la scarsa esperienza potrebbero tarpare le ali al danese dalla debordante personalità. Tsitsipas e Rublev dovranno sgomitare parecchio per farsi largo in mezzo a una concorrenza molto agguerrita. In partenza non conosco sorteggi favorevoli nei tornei importanti, ma in particolare nei tabelloni a 128 si possono liberare spot che al momento della compilazione sembravano impossibili da raggiungere. L’importante è farsi trovare pronti nel momento in cui la strada dovesse presentarsi meno impervia. Questo potrebbe accadere nella parte bassa anche al nostro Jannik Sinner, testa di serie numero 8. Non dovrà però caricarsi di troppe aspettative che irrigidiscono il braccio, tolgono sensibilità e appannano le idee. […]

Tutti contro Alcaraz nell’anno 1 dopo Nadal (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)

L’album più ascoltato fu “Buoni e Cattivi” di Vasco Rossi, l’Oscar per il miglior film andò a “Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re”, mentre la Serie A era stata appena conquistata dal Milan di Shevchenko e Kakà. Nel maggio del 2004 Rafael Nadal, che all’epoca era già un Top 50 ATP non partecipò al Roland Garros a causa della frattura dello scafoide del piede sinistro. Da quel momento, sino a oggi, Rafa non aveva mai saltato il “suo” torneo. Nel frattempo Carlos Alcaraz aveva appena spento la prima candelina. Diciannove anni dopo Parigi è pronta a vivere una nuova edizione senza Nadal. Una sensazione strana, che si respira in ogni angolo dello splendido impianto francese: dalla sala stampa al “Philippe Chatrier” (campo centrale) sino al “Suzanne Lenglen” e, soprattutto, alla Players lounge, dove i giocatori si chiedono chi sarà il prossimo vincitore. Carlos Alcaraz è l’erede designato. Nel circuito ATP e, ancor di più, sulla terra rossa di Parigi. Il paragone, che sia forzato o meno, risulta inevitabile. Rafa aveva compiuto 19 anni da due giorni quando nel 2005 conquistò per la prima volta (alla prima apparizione) lo Slam francese, anche se la vetta del ranking arrivò solamente nell’agosto dei 2008. Ma, in quel caso, c’era un certo Roger Federer a farla da padrone (soprattutto sulle altre superfici) . Carlos Alcaraz al numero 1 è giunto in anticipo. Addirittura da teenager. Oggi, a 20 anni, è il principale favorito per il primo Roland Garros, ma la sensazione è che abbia un margine davvero sottile sui diretti inseguitori, in particolar modo su Djokovic. La pressione dell’erede è una variabile impazzita e il passaggio del testimone è tutt’altro che scontato. Le prove di forza di Carlos Alcaraz nel 2023 sono state impressionanti: sette tornei giocati, quattro trofei alzati al cielo e la miseria di tre match persi su 33 disputati. Ma la sensazione di dominio assoluto, che il miglior Nadal dava sul “rosso”, non è ancora paragonabile al regno di “Carlitos”. I favori del pronostico non sono facili da gestire, soprattutto se gli avversari sono agguerriti, determinati e (almeno alcuni) in grande forma. Lo scorso anno la più grande delusione di Alcaraz arrivò proprio al Roland Garros, quando fu sconfitto in quattro set da Alexander Zverev. Novak Djokovic non arriva a Parigi al top della condizione, ma va considerato che il campione serbo ha ormai come obiettivo solamente i tornei del Grande Slam. In Australia ha vinto e convinto e, nonostante qualche acciacco, la sensazione è che si sia preparato al meglio per alzare il livello proprio al Roland Garros. La nuova classifica ATP che ha visto Djokovic scivolare al terzo posto, ha cambiato le carte in tavola delle teste di serie e la sfida con Alcaraz dovrebbe verificarsi (se non ci saranno sorprese) in semifinale. Una difficoltà in più per lo spagnolo, che dovesse superare l’ostacolo Nole arriverebbe in finale, potenzialmente, con tante energie fisiche e nervose già sprecate. […]

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