L'ora delle bimbe terribili Ma la Townsend si ferma (Martucci); Le ragazze del '93 comandano la rivolta (Semeraro); Le star si smarriscono a Parigi e Gulbis provoca: "State a casa" (Clerici); La Mauresmo coach di Murray? Che idea (Valesio)

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L’ora delle bimbe terribili Ma la Townsend si ferma (Martucci); Le ragazze del ’93 comandano la rivolta (Semeraro); Le star si smarriscono a Parigi e Gulbis provoca: “State a casa” (Clerici); La Mauresmo coach di Murray? Che idea (Valesio)

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A cura di Davide Uccella

L’ora delle bimbe terribili Ma la Townsend si ferma (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport, 31-05-2014)

Cenerentola non va più di moda. «Perché mai dovrei fermarmi?», chiede la 2lenne Ajla Tomljanovic che, a caccia del record di una croata nei quarti Slam di Karolina Sprem a Wimbledon 2004, butta fuori dal Roland Garros anche la numero 3 del mondo e del tabellone, Aga Radwanska, a far compagnia alla 1, Serena Williams, e alla 2, Li Na. Col suo metro e 80 per 67 chili lancia negli ottavi la «new generation» insieme alla ventenne spagnola Garbine Muguruza (1.82 per 73 chili) e alla ventenne canadese Eugenie Bouchard (1.78 per 61 kg). Mentre la diciottenne di Chicago, Taylor Townsend, s’arena, non a caso, col suo metro e 70 per 79 chili, nella terra scivolosa di questa bagnatissima Parigi, e contro una spagnola, Carla Suarez Navarro. Come una pernacchia a Mats Wilander: «Taylor viene da un altro pianeta, come John McEnroe. Lasciatele fare quello che vuole, sboccerà come un magnifico fiore».

 

Garrison In attesa che Taylor capisca perché debba ridurre la massa grassa, Zina Garrison l’aiuta da coach motivatore, con la sua storia di bulimia, durata 8 anni (dai 19, dalla morte della madre), guarita col numero 4 del mondo e la finale di Wimbledon del ’90. «Non ho cambiato tanto nel mio tennis, ma ho lavorato tanto sulla tattica, sto studiando come abbracciare i punti forti e consolidare i deboli. Ora credo di più in me stessa, so che ho tante armi, tanti talenti non comuni. Non potevo chiedere un primo Slam migliore e una migliore occasione per mostrare al mondo che cosa posso fare. Il tennis è tutto per me». Forse la mancina dal gran dritto avrà una wild card per Wimbledon («Il mio torneo preferito»), con l’eco «Taylòr-Taylòr» del pubblico di Parigi per avergli regalato un tennis diverso e il Nae Nae, la danza hip hop.

Evert Tomljanovic continua la sua marcia di potenza: l’anno scorso, al rientro dopo la mononucleuosi, è stata la giocatrice che ha risalito più posizioni in classifica, dal numero 253 al 78 (ora è 72), grazie a Chris Evert: «D’estate mi sono allenata 2-3 anni in Florida, ma alla Evert Academy mi sono trovata meglio. Così, a 13 anni, la mia famiglia s’è trasferita negli Usa, a Boca Raton: sono stata fortunata ad avere Chris come amica e mentore: ci chiamiamo sempre…». Anche se dall’anno scorso, non s’allena più 11 con papà Ratko (stella della nazionale di pallamano) ma con David Taylor (ex coach Stosur). Derby Muguruza supera anche il derby-giovani con Anna Schmiedlova e spiega la sua, nuova, concentrazione: «Quando sono tornata in hotel, il mio coach m’ha confiscato il cellulare dopo che ho battuto Serena. Non posso parlare e messaggiare con nessuno. Infatti, avevo un match mentalmente molto difficile, contro una coetanea che conosco molto bene, sul Centrale con tanta gente. Ma sono migliorata anche di testa. E, nel profondo del mio cuore, credo di poter vincere il Roland Garros». Come Eugenie Bouchard, che è il solito diesel. Ma, dal 4-5 del primo set, soffoca il rovescio della svedese Johanna Larsson, come purtroppo non aveva fatto la nostra Flavia Pen-netta. Peraltro ancora in gara in doppio in coppia con l’altra giovane rampante, Kild Mladenovic (1.84 per 60 chili), altra figlia di ex sportivi emigrati dell’Est Europa.

Le ragazze del ’93 comandano la rivolta (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport, 31-05-2014)

Ormai non è più un torneo di tennis, è una class action. Un assalto alla Bastiglia del tennis che ogni giorno lascia sulla terra rossa una testa (di serie, per carità) coronata. Nei primi due giorni era toccato a Na Li e Serena Williams, le due favorite del tabellone femminile, eliminate rispettivamente da Kristina Mladenovic e Garbine Muguruza. Ieri alla numero 3 del mondo, Agnieszka Radwanska, ghigliottinata in due set dalla terza delle terribili ragazzine del ’93, Ajla Tomljanovic. Non era mai successo che le prime tre del tabellone evaporassero prima degli ottavi di uno Slam, e l’evento ha tutta l’aria di accompagnarsi a una rivoluzione in progress. Fra i maschi la casta dei Fab Four, attorniata da una robustissima guardia di veterani (quasi il 30% del tabellone di Parigi è composto di over 30), non pare intenzionata a smobilitare in tempi brevi. Fra le donne forse sta per tracimare l’ondata verde: insieme a Danton-Kristina, Marat-Garbine e Robespierre-Ajla, a puntare decisamente al vertice ci sono la statunitense Sloane Stephens, n. 13 Wta, la francese Caroline Garcia (n. 43 ma per l'”opinionista” Andy Murray destinata in fretta al n. 1), la portoricana Monica Puig, n. 41, e la slovacca Jana Cepelova, n. 61, tutte classe ’93. E poi la canadese Eugenie Bouchard, già n. 16 e addirittura di un anno più giovane come la russa Elina Svitolina, n. 33, la tedesca Annika Beck, n. 51, e l’altra slovacca Anna Schmiedlova, che a Parigi ha sradicato Venus Williams. Per non parlare poi delle “bimbette” Donna Vekic (croata, ’96 e n.67) e Belinda Bencic (svizzera, ’97 e n.80).

EMULAZIONE. La rivoluzione si nutre fra l’altro di emulazione. «Dopo aver visto uscire le numero 1 e 2 – ha ammesso la croata Tomljanovic, n. 76 Wta, che a 9 anni ha convinto la famiglia a emigrare negli Usa per farla allenare da Chris Evert – mi sono detta: posso farcela anch’io. Infondo sono cresciuta con le ragazze che le hanno battute». E che come lei hanno in comune un destino da migranti. La Mladenovic in realtà è nata nel Nord della Francia, a Saint Pol sur Mer, ma è figlia di due ex atleti serbi, mamma Dzenita, nazionale di pallavolo, e papà Dragan, pro’ di pallamano. La statuaria Garbine, n. 35 Wta, è spagnola ma è nata a Caracas da mamma venezuelana. A Barcellona è sbarcata a 6 anni, e dopo il col-paccio del primo turno la Federtennis di origine si è svegliata chiedendo al governo che, come nel caso del pilota di El Tomas Maldonado, si muova per sostenerla e per farle cambiare passaporto. Garbine ha fatto sapere che ci penserà, intanto si preoccupa di cogliere l’attimo (ieri ha battuto la Scimiedlova) proprio come la Tomljanovic, mazza tostissima che nel 2012 ha sconfitto anche la mononucleosi che l’aveva fatta precipitare al n.495 del ranking. Allenata oggi da Dave Taylor, l’ex coach della Stosur, nel 2013 ha riconquistato la Top 100, ora è per la prima volta negli ottavi di uno Slam e spera di imitare la connazionale Iva Majoli, che nel ’97 scippb il titolo di Parigi alla Hingis. In Australia Ajla aveva già sfiorato l’impresa, quando aveva servito per il match contro la Stephens: «Stavolta mi sono detta che non dovevo farmi scappare l’occasione. Però per chiamarmi Cenerentola aspettate almeno i quarti…».

SCETTICISMO. La favola della rivoluzione delle ragazze è destinata, comunque, a un lieto fine. Anche se c’è Ernests Gulbis che, interpellato sulle sorelle minori, la pensa così: «Spero che non diventino professioniste, perché è una dura scelta. Una donna deve godersi un po’ di più la vita, pensare alla famiglia. A che bambini puoi pensare se a 27 anni sei una tennista professionista?».

Le star si smarriscono a Parigi e Gulbis provoca: “State a casa” (Gianni Clerici, La Repubblica, 31-05-2014)

VA BEH che era giovedì, quello nero del 24 ottobre 1929, e adesso siamo al giorno dopo, venerdì. Però qualcosa di storico è successo anche nel tennis, perché da] 22 aprile 1968, inizio era Open, non era mai accaduto, mi assicura l’amico statistico Luca Marianantoni, che le prime tre favorite, o cosiddette teste di serie per colpa di un traduttore ignorante, fossero eliminate. Serena, Lina e oggi Radwanska. Hanno, in comune, la primae la terza, il tipo di nascita. Entrambe, l’americanae la polacca, ad esser generate da padri imprenditori del futuro, gente che, come mi ricordava oggi l’ex campionessa Ruzici (Parigi 1978 ) a proposito delle Williams, aveva avuto l’illuminazione alla vista di un grande assegno sventolato in tv, quando i premi per le donne erano una novità che la King avrebbe iniziato a mutare.

Ciò mi ha spinto, mentre la solita parentesi di pioggia costringeva gli spettatori a nascondersi nei corridoi del Centrale, a perdere la mia vana giornata confrontando le origini tennistiche con la professione dei papà e delle mamme, e ne ho trovate qualcosa come 27 tra le prime 100, soprattutto dell’Est, il cui destino avrebbe avuto origini legate agli sport prof di famiglia. Va benissimo che un tempo i primi 3 rampolli aristocratici erano destinati alla manutenzione del Casato, alla Santa Madre Chiesa, e alle Armi. Ma mi domando come il miraggio dei premi possa determinare il destino di tante vite, che spesso subiscono traumi inguaribili ai primi fallimenti, o addirittura ai primi successi. Il mio vicino di banco, occhieggiata la colonnina, mi ricorda che una volta, invece che in campo, le sventurate finivano in convento. Ma, da proto-femminista beneficato da un pasto in casa Thatcher, e da una cravatta da Indira Gandhi, mi domando se non si dovrebbe scoraggiare una quantità di padri al loro ruolodi prosseneta sportivo. Il risultato della loro attività è infatti assai lontano da quanto accadeva in anni di improvvisazioni, certo meno atletiche, meno muscolari, di tempi in cui non era stato ancora inventato il rovescio bimane come arma fondamentale, e fosse quasi indispensabile emettere le stridenti emissioni sonore che hobattezzategrantoli (grugniti più rantoli ). Tempi che gli appassionati di storia ricordano per le mitiche prodezze di Suzanne Lenglen e Helen Wills, o vecchi afionados quali il cronista rivivono nei sogni popolati da Althea Gibson, Maria Ester Bue-no, BillieJean King, Martina Navratilova o la stessa incantevole Henin.

Le rozze presenze delle ultime nascite programmate hanno oggi trovato una critica negativa da parte del tennista più noto per la sua disinvoltura dialettica, Ernests Gulbis, ilquale ha osservato: « Spero che non continuino in questo modo nella loro carriera sportiva. Una donna dovrebbe vivere, come noi uomini, una vita vera, certo dedicata alla famiglia e ai figli, ma anche ad un lavoro che le ispirasse». Giova forse ricordare che Gulbis è figlio della più grande attrice drammatica del suo paese, la Lituania.

La Mauresmo coach di Murray? Che idea (Piero Valesio, Tuttosport, 31-05-2014)

Altro che Matthau e Lemmon; questa sì che sarebbe una strana coppia. Anzi: se vi pareva anomala quella fra Andy Murray e Ivan Lendl pensate a come potreste definire quella fra Andy e Amelie Mauresmo. Lui: lo scozzese con lo sguardo spesso cupo, talvolta attraversato dai fantasmi dell’infanzia, capace di un tennis che Ivano ha reso furiosamente produttivo. Lei, francese, leggiadra nel sorriso e nelle movenze; capace di comunicare oggi con il suo stesso modo d’essere la raggiunta serenità umana. Lui gioca di potenza e di linee, lei giocava di estro: cosa può (anzi, potrebbe) ottenere un’allenza così? Per ora è solo un boatos che è serpeggiato fra i vialoni del Roland Garros nella ultime ore. Ma certo è che dopo il divorzio da Lendl Andy è alla ricerca di un coach come Dio comanda: si è parlato di Wilander fra gli altri. Ma una voce così suggestiva, ovvio, cancella tutte le altre. Perfino quella di qualche tempo fa che riferiva di come avesse sondato niente-popodimeno che Martina Navratilova per sostituire Lendl. La cosa potrebbe anche non essere affatto un’assurdità anche se l’elemento che ha dato la stura alle voci è il fatto che Amelie fosse seduta nel box Murray durante il primo match parigino dello scozzese, vicino a Kim Sears, fidanzata del nostro. Comunque vero è che Amelia, attualmente capitana della formazione francese di Fed Cup, con un uomo ha già lavorato: fu con Michael Llodra, uno che gioca con movenze simili alle sue. Llodra in quella fase raggiunse i quarti al Queen’s e vinse a Eastbourne. In passato solo Istomin è stato per un certo periodo allenato in senso letterale da una donna: sua madre. La suggestione della possibile scelta di Andy è tuttavia un’altra: lui i Championships li ha già vinti, tra l’altro. Ma se fosse invogliato a compiere questa scelta trascinato dal desiderio di «femminilizzare» il suo gioco, magari di ingentilirlo, certo di arricchirlo? Da una persona capace di essergli madre senza esserlo visto che di madre naturale è già dotato? E se volesse imparare a giocare la palla in modo diverso per non sottoporre, tra l’altro, la sua schiena a sforzi eterni? Vedremo.

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Roland Garros al via (Bertolucci, Azzolini, Martucci, Semeraro). Gioia Bronzetti, a Rabat il primo titolo WTA (Giammò)

La rassegna stampa di domenica 26 maggio 2023

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Parigi ora è un rebus (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

Siamo pronti ad immergerci nel fascino di Parigi e del regno della terra rossa. È tempo di Roland Garros, il secondo Slam stagionale, quello che richiede una preparazione atletica superiore alla norma e che finisce per esaltare le doti dei grandi maratoneti, purché dotati di talento. L’assenza di Rafa Nadal dopo 18 anni apre il ventaglio dei possibili protagonisti, perché l’assenza di colui che ha alzato per ben 14 volte la Coppa dei Moschettieri toglie al torneo parigino il punto di riferimento sicuro, íl rifugio certo di ogni pronostico. Gli appuntamenti di antipasto sul rosso europeo hanno senza dubbio consolidato delle gerarchie, ma due settimane intense e la fatica fisica e mentale delle partite tre su cinque possono sempre celare delle insidie. Malgrado l’avvicinamento al Roland Garros non sia stato brillante, credo che Novak Djokovic vada considerato il primo favorito. Ha l’esperienza per gestire il logorante cammino di un torneo del genere e la mancanza di Nadal fornisce carburante aggiuntivo alle sue ambizioni: l’11 giugno, giorno della finale, potrebbe ritrovarsi da solo al comando della classifica degli Slam con 23, senza dimenticare che il traguardo del Grande Slam, fallito d’uno soffio due anni fa, rimane in testa ai suoi sogni. L’incognita, ovviamente, riguarda le condizioni del gomito destro sofferente e l’eventuale necessità, per Nole, sceso al numero 3 del mondo, di battere i primi due giocatori della classifica per aggiudicarsi il torneo. A Barcellona e Madrid, vinti in carrozza, Alcaraz ha mostrato di poter trattare la terra rossa come un dominio personale. A Roma si è limitato a timbrare il cartellino per tornare n.1 del mondo, e le quasi due settimane di riposo successive ci restituiranno sicuramente un giocatore al massimo della forma. Con la ritrovata freschezza atletica, la sua completezza tecnica potrebbe esaltarsi, ma lo spagnolo dovrà essere capace di gestire la pressione del primo Slam affrontato da numero uno dei mondo […]. La vittoria agli Internazionali non può essere certo archiviata alla voce fortunato incidente di percorso: a Roma Danill Medvedev ha dimostrato di aver finalmente appreso l’arte del gioco e dei movimenti sulla terra. Del resto, più che di idiosincrasia tecnica, si trattava soprattutto di un blocco mentale. È vero che il rosso probabilmente non sarà mai la sua superficie d’elezione, però le sue enormi doti in difesa, la capacità di far giocar male gli avversari e la fiducia incamerata con gli eccezionali risultati di questo scorcio di stagione lo inseriscono senz’altro nel ristretto novero dei favoriti. […] Sinceramente, ero convinto che Tsitsipas sarebbe arrivato a Parigi con almeno un titolo importante sulla terra: ci andato vicino a Barcellona, ma come ormai è una costante nella sua carriera, gli manca sempre un centesimo per arrivare a un euro. Eppure, per le sue caratteristiche tecniche, non si può non inserirlo tra possibili contendenti al titolo. Sul suo stesso piano, però, metto il ragazzino terribile Rune, anche se resta da verificare sul campo la resistenza alle due settimane: tuttavia per talento e personalità non mi stupirei di vederlo compiere un lungo cammino nel torneo. Dopo la prova opaca a Roma, Sinner è chiamato a un rapido riscatto, per il quale possiede senza dubbio tutte le qualità. Per una volta, il sorteggio sembra dargli una mano, ma sarà fondamentale per Jannik non sprecare energie preziose nelle prime uscite, magari complicando partite già vinte. L’obiettivo sono i quarti contro Medvedev […]. Quanto a Musetti, Parigi è l’occasione per dimostrare che sulla terra il suo gioco vario e spumeggiante può impensierire ogni avversario, ma il sorteggio non è stato così benevolo: Norrie al terzo turno è un osso duro e poi gli ottavi con Alcaraz farebbero tremare i polsi. […]

Alcaraz e Sinner, le stelle più attese all’esame rosso (Daniele Azzolini, Tuttosport)

 

Il ritorno di Carlos Alcaraz nel triangolo più famoso del tennis su terra rossa, là al Bois de Boulogne, serrato tra Avenue de la Porte d’Auteuil e il Boulevard dedicato all’antico comune cui la Porta dava accesso, vive delle stesse attese che 18 anni fa – era il 2005 – quella stessa Francia innamorata di tutto ciò che di magico, e di sorprendente o improponibile si possa architettare con una racchetta, aveva riservato a Rafa Nadal. Tra i due, il campione uscente e il favorito subentrante, stabilito che esistano attinenze ma non vere e proprie somiglianze tennistiche come aveva avallato una stampa spagnola mossa dal frettoloso entusiasmo con cui di norma si sparano le balle più grosse, corre però un filo comune. Quello che il pubblico stesso ha finito per tendere tra l’uno e l’altro, avvicinandoli proprio per la loro capacità di accendere la miccia a colpi che lasciano di stucco. Al solo osservare Alcaraz, pare s’ingeneri un forte bisogno di imitazione, uguale a quello che muoveva Nadal. Una necessità in qualche modo simile alla “sindrome da Cavalcata delle Valchirie” molto ben descritta da Woody Allen.. . «Ogni volta che ascolto il terzo atto dell’Opera di Richard Wagner avverto la necessità di invadere il giardino del mio vicino di casa». Allo stesso modo, i colpi di Carlos, come quelli di Rafa a suo tempo, finiranno in tutti i circoli di Parigi, a uso e consumo di tutti gli appassionati che vogliano scoprire come trasformarsi da tennisti in artificieri della domenica. Eppure, non è la prima volta che Alcaraz gioca al Roland Garros. E sebbene la sua conquista sia giunta – alla stessa età, 19 anni, in cui Rafa vinse Parigi – sul cemento degli US Open, i francesi, e certo anche gli spagnoli, sono convinti che saranno questi i campi del futuro impero di Carlos. L’anno scorso lo videro in una versione non ancora compiuta, poco consapevole della sua forza. Rischiò tanto in secondo turno con Ramos Vinolas, che lo costrinse al quinto set, poi dette il meglio con Korda e Khachanov, ma non con Zverev, che aveva sconfitto in finale a Madrid. Usci nei quarti, lasciando la sensazione chiara che i campi di terra rossa più lenti, non siano adeguati al suo tennis di strappi e rincorse. È da queste osservazioni che Alcaraz è chiamato a riprendere il discorso. E dovrà mostrare altro, se vorrà essere il campione di oggi o dei futuri Roland Garros. «Vergo da un periodo molto intenso. Non ho giocato a Melbourne, dove ero convinto di poter fare bene, ma poi ho ottenuto risultati importanti, a parte Roma, dove pero ho ripreso la vetta della classifica. Ho avuto dei giorni di riposo imprevisti, sono stato un po’ in famiglia, ne sentivo il bisogno. Poi ho ripreso gli allenamenti, che tra una partita e l’altra ero stato costretto a trascurare. Sono qui per giocarmela al meglio. Riposato e pronto a gettarmi nella mischia», ha detto nella prima conferenza stampa parigina, dopo essersi augurato di vedere Nadal presto in campo, ed essere al suo fianco su questi stessi campi per i Giochi 2024. «Io e lui in doppio, sarebbe magnifico». Primo avversario Flavio Cobolli. […] Flavio è alla sua prima qualificazione in uno Slam, e sta crescendo. Vale i primi cento, e questo è l’obiettivo del 2023. Alcaraz ha un altro passo, ma con gli italiani non si è mai trovato a proprio agio. Le ha prese da Berrettini e da Sinner, e ha rischiato di brutto anche con Zeppieri l’anno scorso nei quarti di Umag. Flavio ha intenzione di fare bella figura. «L’idea di sfidare il numero uno sul Centrale, mi dà forza. In fondo, si gioca a tennis per avere queste opportunità, no?». E’ un’Italia di molte risorse, ma stretta a doppio filo a Sinner, alla sua voglia di far bene, che non manca mai. Anche su di lui e il suo tennis, pero, pendono gli stessi dubbi che si coagulano intorno ad Alcaraz, e cioè che si trovi meglio sui rimbalzi regolari e veloci di una superficie in cemento. «Mah, su questi campi mi sono trovato sempre bene», risponde, «stavolta vi giungo rilassato e ben preparato. Non guardo mai il tabellone. Preparo le partite tenendo conto dell’avversario, ma senza andare oltre con lo sguardo. C’è un bel gruppo di italiani quest’anno, addirittura nove. Ci manca Berrettini. Ma ha un gran carattere e sono convinto che presto sarà di nuovo fra noi». […] «Non esistono strade facili per giungere al successo. Manca Nadal, ma non altri tennisti considerati tra i più forti. Anche io mi considero in questo gruppo, punto al numero uno, alle grandi vittorie. Credo anche di aver dimostrato di essere forte dentro. Ogni torneo può diventare quello della grande impresa, lavoro per questo. Intanto, voglio andare alle Finals di Torino. Sono messo bene in classifica. Sta a me continuare così».

Parigi al via. Sinner: voglio diventare numero 1 (Vincenzo Martucci, Il Messaggero)

Quarant’anni dopo l’ultima impresa di un francese, con Yannick Noah che domava Mats Wilander, il Roland Garros numero 127 parte oggi sulla terra rossa di Parigi con quasi 50 milioni di euro di premi, nel nome del grande assente, il 36enne spagnolo Nadal, l’infortunato campione uscente e primatista-record 14 volte. In pole position fra favoriti i due ventenni Alcaraz e il danese Holger Rune, quindi l’ultimo dei Fab Four, Djokovic, che s’è spento dopo il 22° trionfo Slam (co-record con Nadal) agli Australian Open di gennaio, lo specialista Tsitsipas, il 21enne italiano Jannik Sinner e due russi, Medvedev, neo campione di Roma, e Rublev, mai protagonista nei Majors. Oggi fanno l’esordio 3 dei 9 italiani: Matteo Arnaldi (n. 109)-Galan (Col, 90), Lorenzo Musetti (18)-Mickael Ymer (Sve, 53) e Lorenzo Sonego (45)-Shelton (Usa, 35). […] Intervistato da Supertennistv, Sinner, confessa: «Se chiudo gli occhi, il mio obiettivo è di andare il più avanti possibile in classifica e come persona. Il sogno è diventare numero 1 del mondo, e darò tutto quello che ho per riuscirci. Poi se non ci arriverò, mi basterà non avere rimpianti, non pensare di non aver dato il 100%». A Parigi, difficile uscire dal trio di favorite Swiatek-Sakalenka-Rybakina, con outsider Krejcikova e Garcia. Oggi debuttano 2 delle 6 azzurre: Giorgi (n. 36)-Cornet (Fra, 50), Errani (70)-Teichman (75).

Senza Federer e Nadal dopo 25 anni (Stefano Semeraro, La Stampa)

Comincia il Roland Garros e, stranissima sensazione, non c’è Nadal. Era dal 2005 che Rafa non marcava visita, dal 1998 che al via non si presentavano né lui né Federer (nel ’99 Roger entrò con una wild card), stavolta il Campeon non ce l’ha fatta a riprendersi dall’infortunio che lo infastidisce dagli Australian Open. L’appello monco certifica la fine di un’epoca, con annesso senso di spaesamento. Chi vincerà? Dopo 14 trionfi del Cannibale, l’ultimo l’anno scorso, non eravamo più abituati a chiedercelo, ma superata la vertigine si aprono prospettive interessanti. I favoriti, anche secondo i bookmaker, sono quattro, guarda caso gli stessi che possono ambire/sperare di ritrovarsi al numero 1 fra due settimane. In ordine di classifica: Carlitos Alcaraz, che n. 1 lo è appena ri-diventato; Daniil Medvedev, l’unico a vincere 5 tornei nel 2023, compreso il primo sulla terra a Roma; Novak Djokovic, che a 36 anni insegue il 23esimo Slam che gli consentirebbe di staccare Nadal; Stefanos Tsitsipas, l’eterno incompiuto ancora alla caccia del primo major. Poi, certo, la meglio gioventù: Holger Rune, i nostri Jannik Sinner e Lorenzo Musetti, il finalista dello scorso anno Casper Ruud, Felix Auger Aliassime. Dopo anni di quasi dittatura scopriamo uno Slam aperto, programmaticamente incerto, in un tennis che sta scremando la sua nuova classe dirigente ma non ha ancora battezzato un leader maximo – ammesso che sia possibile, fra discontinuità e infortuni agevolati da un groviglio di concause. […]

Gioia Bronzetti, a Rabat il primo titolo WTA (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Quale luogo migliore di Rabat – città “fortezza della vittoria” – per aggiudicarsi il primo titolo in carriera? Per Lucia Bronzetti da Rimini quella di ieri, più che una finale assomigliava a un appuntamento col destino: diabolico tanto nell’individuare la capitale del Marocco quale sede dell’incontro quanto nel metterle di fronte un’avversaria, l’austriaca Julia Grabher, simile per ranking e record stagionale e come lei dalla bacheca ancora sguarnita. Occorreva essere forti. E il percorso fatto nel torneo dall’italiana, da lunedì nuova n.65 del mondo, era di quelli che non potevano certo arrestarsi di fronte aIl’ultimo ostacolo, specialmente dopo una semifinale dominata e vinta in due set contro l’americana Stephens. Momento e condizione avevano, infatti, trovato conferma in un primo set da lei chiuso agevolmente, ma è stato nei successivi due parziali che la riminese ha dato i meglio di sé ribaltando l’inerzia di un match che, complici errori e paure, Grabher era riuscita a riportare dalla sua. Sul 5-4 in suo favore e a due punti dalla vittoria, Bronzetti aveva infatti finito col perdere il servizio due volte regalando il set all’austriaca, cinica nel cogliere al volo l’occasione e lucida nel concretizzarla con un altro break in avvio di terzo set. Scossa e costretta a difendere tre palle break sul 3-1, l’italiana è invece riuscita a inanellare ben quattro game consecutivi ripresentandosi ancora una volta alla battuta per il match inciampando però nuovamente in due gratuiti di troppo. Anziché paralizzarla, la beffa patita poco prima è risuonata invece come un allarme cui la ventiquanrenne ha risposto con maturità aggredendo il servizio della rivale e chiudendo il match nel game successivo alla prima occasione. «Sono felicissima per il mio primo titolo, grazie al mio team: senza di voi non sarei qui oggi», ha dichiarato emozionata l’allieva di coach Piccari a fine match. E lui ha risposto così: «E’ un titolo inaspettato ma era entrata in un buon momento di forma dopo il Foro Italico e Firenze. Bravissima, né la sfortuna e né le difficoltà sono riuscite a scalfire la sua forza di volontà che deve restare il marchio di fabbrica». […]

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C’era una volta Rafa. Parigi è in cerca di un nuovo padrone (Azzolini). Tutti contro Alcaraz (Bertolucci, Nizegorodcew).

La rassegna stampa di venerdì 26 maggio 2023

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C’era una volta Rafa. Parigi è in cerca di un nuovo padrone (Daniele Azzolini, Tuttosport)

L’addio di Rafa, immediato forse no, prossimo di sicuro, accentua nei tennisti quel senso di libertà che viene dall’essersi sottratti al giogo ventennale, e fa sentire amica la democrazia, che in ambiente agonistico è strumento potente sebbene a nessuno sia dato conoscere le ricadute che potrebbe avere. Il Roland Garros indossa la sua miglior veste “open”, e lo fa con accortezza, distribuendo il tabellone nel modo più appropriato, quasi a dare risalto alle possibilità di ognuno dei più alti in classifica, che poi è il tema conduttore di questa edizione senza padroni. Sbaglierebbero i primi, i più forti, a sentirsi già nei quarti, pronti alle sfide che alla fine risulteranno decisive, ma a colpo d’occhio il sorteggio ha offerto spazi di manovra a dir poco invitanti a ognuno di loro. Per una volta, la lista degli ipotetici quarti di finale, potrebbe davvero assumere forme realistiche, senza causare sin dai primi confronti sul campo, eccessive mortificazioni ai giornalisti che l’hanno veicolata. Quest’anno, per la prima volta, (1) Alcaraz-(5) Tsitsipas, (3)Djokovic-(7)Rublev, (6)Rune-(4)Ruud e (8) Sinner-(2)Medvedev, valgono davvero una piccola scommessa (io non posso farle, voi andateci piano, 5 euro bastano) presso il vostro bookmaker preferito. E’ il primo Roland Garros senza Nadal e Federer, che si sono spartiti le prime due piazze sul rosso fino all’arrivo di Djokovic. Hanno giocato quattro finali, due semifinali e le ha vinte tutte Rafa […]. Djokovic entrò compiutamente in scena nel 2006 e ha condiviso con Nadal dieci Roland Garros, finendo per le terre in otto occasioni. Tre finali, quattro semi e tre quarti. Rafa non fu mai sconfitto in finale, ma lasciò al serbo la semifinale del 2021, nell’anno che sembrava destinato a chiudersi con la conquista del Grand Slam da parte del Djoker. Medvedev la pensava diversamente… Mi è capitato spesso di descrivere i tornei come sorretti da un pensiero, e una personalità, quasi umani. Niente di Animistico nel descriverli così, posso assicurarlo, ma la sensazione che seguano un loro disegno, a volte, non riesco a scacciarla. Così, l’idea che dietro questa abbondanza di democrazia rivolta ai molti iscritti alla lista dei possibili vincitori, vi sia un torneo alla ricerca di una nuova iscrizione al Club degli Imbattibili, in modo da ripristinare rapidamente i termini della disputa come una sfida al più forte, al padrone della terra rossa, che devo dire, bussa con forza nella mia testa. Se fosse vera, la domanda sorgerebbe spontanea… Chi dopo Nadal? In due non hanno paura a dichiararlo apertamente. Anzi, l’hanno già fatto. Alcaraz accogliendo la sconfitta a Roma con l’ungherese Marozsan (battuto nelle qualifiche parigine dal diciottenne cinese Juncheng Shang) come un’occasione per «riposare e prepararmi al meglio per Parigi». E Rune, che ha ringraziato Roma per l’affetto e per averlo preparato al meglio per le fatiche del Roland Garros. Djokovic ha le sue chance, ma a Roma è sembrato parecchio lontano dalla forma migliore. Medvedev ha vinto gli Internazionali e mostrato un tennis che può funzionare bene anche a Parigi. Sinner è in quinta posizione, come Tsitsipas, Ruud e forse Rublev. Pronti ad approfittarne, ma di un tanto sotto gli altri. Alcaraz ha Musetti (subito contro Ymer) o Norrie negli ottavi. Tsitsipas chiederà il via libera ad Auger-Aliassime, che in primo turno affronta Fognini. Djokovic potrebbe ritrovare Cecchinato (al via con van Assche, diciottenne francese) o Davidovich-Fokina in terzo turno, Hurkacz negli ottavi, ma sta meglio di altri e punta dritto alle semifinali (contro Alcaraz). Nell’altra metà del tabellone, Rune vede una semifinale con Medvedev. Sinner comincia contro Muller, ma prima di Medvedev potrebbe incrociare Zverev negli ottavi. Tra gli altri italiani, Sonego ha un pessimo avvio contro Ben Shelton, e in caso di vittoria troverebbe Humbert o Mannarino con la Francia intera, sul proprio cammino. Vavassori e Zeppieri, già promossi nelle qualifiche (in attesa di Cobolli), attendono l’assegnazione di un posto in tabellone. Poi le ragazze. Sarebbe interessante se la sfida in atto tra Swiatek e Sabalenka trovasse in finale l’approdo conclusivo. […]

Tutti contro Alcaraz (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

 

Niente sarà mai più come prima al Roland Garros. Non trovare ai nastri di partenza il re della terra battuta che ha alzato il trofeo per ben 14 volte non può lasciarci indifferenti. Rafael Nadal ha provato in tutti i modi a tornare a giocare nel suo regno del Bois de Boulogne, ma il suo fisico, provato dalle mille sfide sostenute, ha detto no. Rafa sul rosso e ancor di più sulla lunga distanza era praticamente imbattibile e toglieva il gusto di pronosticare il vincitore. L’amarezza dei tifosi per l’assenza dello spagnolo sarà comunque bilanciata dal sospiro di sollievo dei colleghi che, finalmente, potranno affrontare le due settimane parigine con prospettive più accattivanti. A partire proprio dal nuovo numero uno mondiale Carlos Alcaraz. Il passo falso di Roma non può sminuire le credenziali di Carlos che, seppur molto giovane, possiede la personalità, II bagaglio tecnico e la gagliardia fisica per disimpegnarsi a dovere. Le quasi due settimane di riposo lo avranno certamente ritemprato, il numero uno nuovamente raggiunto rappresenterà una motivazione in più ma allo stesso tempo lo sottoporrà a pressioni enormi che dovrà essere in grado di gestire mentalmente. La vittoria al Foro Italico e una parte di tabellone meno affollata da nomi pesanti hanno intanto prepotentemente alzato le quotazioni di Daniil Medvedev. Se il russo è stato in grado di domare i campi lenti e le palle pesanti del torneo romano, dovrebbe essere in grado di destreggiarsi a dovere su quelli più rapidi di Parigi. Finalmente adesso dimostra di aver digerito anche la superficie più ostica grazie all’intelligenza tattica e alla tenacia nel voler tornare in alto nel ranking. Lo scivolamento al terzo posto in classifica di Nole Djokovic ha procurato uno sbilanciamento nel tabellone e più precisamente nella parte superiore: il Djoker troverebbe eventualmente Alcaraz già in semifinale, l’ipotesi peggiore per lui. Il campione serbo viene da un periodo avaro di successi e approda al Roland Garros con poca fiducia e un gomito che non mette giudizio, ma se c’è un giocatore nel lotto degli iscritti capace di gestire e risolvere i problemi più complessi e sicuramente lui. Ha puntato la stagione sul raggiungimento del Grande Slam e, dopo aver vinto la prima tappa in Australia, non vorrà di certo farsi sfuggire la seconda e di conseguenza il grande sogno, sfuggito per una sola partita nel 2021. La sfrontatezza di carattere non preclude a tutti noi di ammirare le enormi qualità tecniche e fisiche di Holger Rune. Solo la giovane carta d’identità e la scarsa esperienza potrebbero tarpare le ali al danese dalla debordante personalità. Tsitsipas e Rublev dovranno sgomitare parecchio per farsi largo in mezzo a una concorrenza molto agguerrita. In partenza non conosco sorteggi favorevoli nei tornei importanti, ma in particolare nei tabelloni a 128 si possono liberare spot che al momento della compilazione sembravano impossibili da raggiungere. L’importante è farsi trovare pronti nel momento in cui la strada dovesse presentarsi meno impervia. Questo potrebbe accadere nella parte bassa anche al nostro Jannik Sinner, testa di serie numero 8. Non dovrà però caricarsi di troppe aspettative che irrigidiscono il braccio, tolgono sensibilità e appannano le idee. […]

Tutti contro Alcaraz nell’anno 1 dopo Nadal (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)

L’album più ascoltato fu “Buoni e Cattivi” di Vasco Rossi, l’Oscar per il miglior film andò a “Il Signore degli Anelli – Il ritorno del re”, mentre la Serie A era stata appena conquistata dal Milan di Shevchenko e Kakà. Nel maggio del 2004 Rafael Nadal, che all’epoca era già un Top 50 ATP non partecipò al Roland Garros a causa della frattura dello scafoide del piede sinistro. Da quel momento, sino a oggi, Rafa non aveva mai saltato il “suo” torneo. Nel frattempo Carlos Alcaraz aveva appena spento la prima candelina. Diciannove anni dopo Parigi è pronta a vivere una nuova edizione senza Nadal. Una sensazione strana, che si respira in ogni angolo dello splendido impianto francese: dalla sala stampa al “Philippe Chatrier” (campo centrale) sino al “Suzanne Lenglen” e, soprattutto, alla Players lounge, dove i giocatori si chiedono chi sarà il prossimo vincitore. Carlos Alcaraz è l’erede designato. Nel circuito ATP e, ancor di più, sulla terra rossa di Parigi. Il paragone, che sia forzato o meno, risulta inevitabile. Rafa aveva compiuto 19 anni da due giorni quando nel 2005 conquistò per la prima volta (alla prima apparizione) lo Slam francese, anche se la vetta del ranking arrivò solamente nell’agosto dei 2008. Ma, in quel caso, c’era un certo Roger Federer a farla da padrone (soprattutto sulle altre superfici) . Carlos Alcaraz al numero 1 è giunto in anticipo. Addirittura da teenager. Oggi, a 20 anni, è il principale favorito per il primo Roland Garros, ma la sensazione è che abbia un margine davvero sottile sui diretti inseguitori, in particolar modo su Djokovic. La pressione dell’erede è una variabile impazzita e il passaggio del testimone è tutt’altro che scontato. Le prove di forza di Carlos Alcaraz nel 2023 sono state impressionanti: sette tornei giocati, quattro trofei alzati al cielo e la miseria di tre match persi su 33 disputati. Ma la sensazione di dominio assoluto, che il miglior Nadal dava sul “rosso”, non è ancora paragonabile al regno di “Carlitos”. I favori del pronostico non sono facili da gestire, soprattutto se gli avversari sono agguerriti, determinati e (almeno alcuni) in grande forma. Lo scorso anno la più grande delusione di Alcaraz arrivò proprio al Roland Garros, quando fu sconfitto in quattro set da Alexander Zverev. Novak Djokovic non arriva a Parigi al top della condizione, ma va considerato che il campione serbo ha ormai come obiettivo solamente i tornei del Grande Slam. In Australia ha vinto e convinto e, nonostante qualche acciacco, la sensazione è che si sia preparato al meglio per alzare il livello proprio al Roland Garros. La nuova classifica ATP che ha visto Djokovic scivolare al terzo posto, ha cambiato le carte in tavola delle teste di serie e la sfida con Alcaraz dovrebbe verificarsi (se non ci saranno sorprese) in semifinale. Una difficoltà in più per lo spagnolo, che dovesse superare l’ostacolo Nole arriverebbe in finale, potenzialmente, con tante energie fisiche e nervose già sprecate. […]

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Flash

“Caro Jannik certe sconfitte fanno bene” (Nizegorodcew). PL Open, c’è la mano di Djokovic (Rossetti). Tre lampi azzurri nel cielo di Parigi (Bertellino).

La rassegna stampa di giovedì 25 maggio 2023

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“Caro Jannik certe sconfitte fanno bene” (Alessandro Nizegorodcew, Corriere dello Sport)

Jannik arriva bene al Roland Garros. Il torneo di Roma non è andato come avremmo voluto, male sconfitte a volte, se ben interpretate, possono essere molto utili». Coach Simone Vagnozzi parla così al termine del primo allenamento parigino di Sinner sul court Philippe Chatrier I’azzurro ha svolto un’intensa sessione con Dominic Thiem, due volte finalista qui. «Sono passati circa 17 mesi da quando ho iniziato a lavorare con Jannik e confermo quanto dissi il primo giorno: è un giocatore ancora in costruzione sotto turai i punti di vista. È un processo “passo dopo passo” che lo sta portando a migliorare tecnicamente, tatticamente, mentalmente e fisicamente».

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Qual è? «Arrivare tra i primi otto della Race per partecipare alle ATP Finals. Oggi è numero 5. Ovviamente non andiamo ai tornei accontentandoci di raggiungere i quarti o la semifinale, ma il percorso è lungo e le sconfitte fanno parte del processo di crescita. Se vissute e analizzate nel modo girato, come per il match perso a Roma con Cerundolo, possono essere importanti». In che modo? «Si devono trarre gli insegnamenti giusti affinché queste sconfitte arrivino il meno possibile. Evitarie del tutto è però impossibile. È il tennis». Jannik riesce a ignorare le critiche eccessive? «Si, è consapevole di dover pensare a se stesso, analizzando i propri errori per cercare di migliorarsi. Anche mentalmente è cresciuto». Un team condue coach coma lei e Darren Cahill è insolito. Come ritrova la quadra? «Non è banale né semplice. C’è bisogno di flessibilità, di dar spazio alle opinioni altrui. Darren è una persona di grande esperienza e intelligenza, non abbiamo mai avuto problemi a trovare l’intesa». L’atmosfera in tutto il team, dall’esterno, sembra sempre molto positiva. «Si, è vero, c’è grande annona nel gruppo di lavoro. Ogni tanto però ci si dà il cambio: credo sia giusto per Jannik non avere sempre le stesse persone intorno per 45 settimane all’anno»

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In che senso? «I mostri sacri non perdevano praticamente mai. Invece oggi le sconfitte arrivano per tutti, è questa la normalità. Sono sicuro che anche nei primi turni qui a Parigi arriveranno sorprese». II Roland Garros di Jannik… «Una partita alla volta. Speriamo inizi bene poi, durante il cammino, capiremo dove potrà arrivare». L’anno scorso a Parigi Jannik festeggiava lo scudetto del suo Milan contro la sua Inter. Ora lei si è preso la rivincita. «Vero, però in finale di Champions c’è il Manchester City. Non voglio mettere le mani avanti, ma più ci penso e più non trovo un modo per cui sia possibile vincerla…»

PL Open, c’è la mano di Djokovic (Giacomo Rossetti, Il Messaggero)

Se un torneo di tennis riceve la benedizione della Novak Djokovic Foundation, non è roba qualunque. Il PL Open International, appuntamento ITF da $25.000 in programma a Roma, al Forum Sport Center di Via Cornelia dal 28 maggio al 3 giugno prossimi, può vantare questa commistione tra agonismo puro e solidarietà, vista la partnership con la fondazione benefica del campione serbo. Il torneo (che avrà l’ingresso gratuito per tutta la settimana) segna il debutto nella Capitale di una nuova competizione maschile internazionale su terra rossa. Ma c’è molto di più. OSPITI SPECIALI Innanzitutto, i tennisti non saranno gli unici protagonisti: domenica 28 maggio (alle ore 19.30) andrà in scena un torneo di beneficenza tra vip. L’ex calciatore Nicola Legrottaglie è tra i partecipanti annunciati. Inoltre, domenica 4 giugno, si terra una cena di gala nell’esclusivo centro eventi ‘La Lanterna’, dove saranno messi all’asta due pezzi unici, oro puro per chi ama lo sport: il completino e la racchetta con cui Djokovic ha conquistato gli ultimi Australian Open.

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«Siamo contenti della partnership con il PL Open e non vediamo l’ora di partire», dice Maja Kremic, direttrice nazionale della fondazione, che si propone di «portare gioia e speranza nella vita di molti bambini». L’altro partner benefico dell’evento è l’Associazione Peter Pan, impegnata da anni nella Capitale con i bambini malati di cancro e le loro famiglie. «Attraverso lo sport si possono promuovere solidarietà, condivisione e integrazione. Siamo molto felici di rinnovare, per il terzo anno consecutivo, la nostra collaborazione con il PL Open», afferma il presidente Roberto Mainiero. L’uomo dietro a tutta la manifestazione è il suo fondatore, Petr Losev, «onorato» di lavorare insieme alla Novak Djokovic Foundation. Secondo Losev, lo sport deve fare da tramite «per un progetto di sostenibilità, solidarietà e beneficenza». II direttore del torneo sarà Clarens Luca, mentre Marco Panichi, da anni preparatore atletico di Djokovic, sarà il project manager.

Tre lampi azzurri nel cielo di Parigi (Roberto Bertellino, Tuttosport)

Tre lampi azzurri nella terza giornata delle qualificazioni al Roland Garros di Parigi. Sono quelli di Giulio Zeppieri, Andrea Vavassori e Flavio Cobolli, che oggi affronteranno il turno decisivo per entrare nel tabellone dello Slam francese. Zeppieri ha regolato in due set l’argentino Taverna, senza particolari affanni. E atteso da un match che sulla carta lo vede favorito contro il 28enne lusitano Frederico Ferreira Silva. Agevole anche il passaggio di turno di Andrea Vavassari. ll torinese ha eliminato in due frazioni l’austriaco Filip Misolic. Un break in suo favore ha deciso R primo set e ben tre nel secondo hanno fatto la differenza. Vavassori ha trasformato quattro delle nove palle break avute e superato un solo momento difficile, sul 2-1 del secondo parziale quando con il servizio a disposizione ha annullato due palle per il contro-break al rivale.

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La campionessa in carica Martina Trevisan è uscita vincitrice dalla sfida con la potente croata Jana Fett, che ha accusato qualche problema fisico nella seconda parte di gara. Trevisan a segno in due set molto laboriosi come dice la lunghezza del confronto (2 ore e 35 minuti). Nel primo parziale la toscana, n.26 del mondo, è partita contratta (0-3) e si è ripresa contro l’attuale n.266 WTA, game dopo game. Dal 5-5 ha piazzato l’allungo decisivo. Nella seconda frazione l’azzurra è stata nuovamente in affanno (13) ma ha saputo ridestarsi e superare l’avversaria, ex top 100 WTA, sul 4-3. Un breve passaggio a vuoto dell’azzurra ha allungato la contesa ma alla fine è stata lei a vincerla. Ora troverà l’austriaca Grabheg avversaria da non sottovalutare che si è messa in evidenza a Roma.

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«Sono abbastanza contenta, abbiamo evitato la Svizzera tra le squadre della prima fascia, Usa e PoIonia della terza – ha detto la capitana azzurra Tathiana Garbin in questa seconda partecipazione alle Billie Jean King Cup Finals arriviamo con un’esperienza diversa e una maggiore consapevolezza delle nostre qualità rispetto all’anno scorso

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