Gulbis abbatte il monumento (Martucci), Adieu monsieur Federer (Clerici), Gulbis, avanti tutta (Piccardi), Gulbis vince e si scusa (Semeraro), Parigi saluta anche Federer (Mancuso), Trappola lettone (Nizegorodcew)

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Gulbis abbatte il monumento (Martucci), Adieu monsieur Federer (Clerici), Gulbis, avanti tutta (Piccardi), Gulbis vince e si scusa (Semeraro), Parigi saluta anche Federer (Mancuso), Trappola lettone (Nizegorodcew)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

 

Gulbis abbatte il monumento

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 2.06.2014

 

Scusate il ritardo. Dopo 24 Majors infruttuosi, e 3 ore e 42 minuti di una memorabile battaglia, Ernests Gulbis bissa i quarti di uno Slam, proprio qui al Roland Garros, dove esplose nel 2008, a 19 anni, e si fermò davanti a Nole. Adesso, che ha la barba, il fisico e la continuità da uomo di 25 anni ed è salito alla classifica record di 17 del mondo, butta giù dalla torre Roger Federer in cinque set col suo bel mix di potenza e varietà. «Com’era nel 2010, quando ci giocai tre volte e com’è ora? Uguale, col servizio che mette tanta pressione, come il rovescio potente, da fondo», taglia corto RogerExpress, già con la testa all’erba di Halle e Wimbledon: «Molto eccitato di tornare in un posto dove difendo il titolo e poi dove mi rigioco le mie chances». Ma ha ragione: a parte il dritto con un’apertura molto ampia che gli ha dato coach Bresnik (lo stesso del primo Becker e oggi della promessa Thiem), le armi paralizzanti del lettone, che sulla terra di Roma ha battuto sia Roger sia Rafa, sono sempre quelle. «Soprattutto, è chiaramente in fiducia dopo aver vinto due settimane fa a Nizza, e dopo la buona stagione che sta avendo». Infatti ha vinto anche a Marsiglia, sempre in Francia, dove si gioca il Roland Garros… E, con 31-10, è dietro solo a Nadal (37-6) e Federer (31-7) nel saldo vittorie-sconfitte 2014. Timoout Dopo i 59 errori gratuiti, Federer è nero come il cielo di nuovo invernale di Parigi: «Molto deluso per la sconfitta, dopo la chance nel secondo set e la rimonta del quarto, per non aver giocato meglio al quinto». Ma è anche irritato per quei 10 minuti di intervento medico sottocoperta che il lettone gli impone quando lui risale 5-2 al quarto set: eppure, subito dopo, ricomincia a correre e saltare, gli strappa un parziale di dieci punti a uno, anche se non gli impedisce il 6-4, e quindi il quinto set. «E’ il secondo match di fila che mi succede, dopo Tursunov: che posso fare se le regole lo permettono? Poi tornano in campo e non sembrano infortunati per niente. Da junior, andavano tutti alla toilette quando servivo per il match sul 5-4 e poi chiedevano time-out subito prima o subito dopo… Ci sono cresciuto. Ora vanno alla toilette dopo il set, come se dicesero: “Dammi una pausa”. Possono chiamare dottore e fisio in ogni momento e parlarci. Fortuna che sul Centrale è tutto più veloce, ma che problema è sui campi secondari?». Genie Uno che dice «Ho poca tolleranza per la stupidità», merita di più: «L’avevo già battuto in 3 set, riuscirci in 5, come tennista e per la mia fiducia, è davvero una gran cosa, la vittoria più importante di sempre». Una promessa è una promessa: «Avevo detto che ero in fiducia, io non mento. Chi lo fa, poi dimentica quel che ha detto e deve mentire sempre. Perciò dico quel che penso e ne subisco le conseguenze». Tornando sulla sua provocazione: «Le donne non dovrebbero giocare a tennis perché poi sennò fanno i figli tardi». Semplice e diretto: «Con Roger bisogna spingere sul rovescio, è 11 che sbaglia, è umano anche lui e accusa la tensione». La folla? «Qui è dura, bisogna tenersi le emozioni dentro, comunque, meno parlo, meglio gioco». Le racchette che distrugge e regala al pubblico? «E’ sempre questione di scelte: io posso scegliere di romperla ed avere una multa, il bambino pub accettarla o rifiutarla. Lui ha fatto la scelta giusta»…..

 

Adieu monsieur Federer

 

Gianni Clerici, la repubblica del 02.06.2014

anche Gulbis è più forte GIANNI CLERICI PARIGI MA PERCHÉ non si ritira? L’hovisto bambino quando ancora il precettore Carter gli insegnava il rovescio, poi l’ho visto vincere il torneo di Milano 2001, e infine il primo Wimbledon 2003, mentre gli spettatori inglesi non credevano che in Svizzera non si giocasse sull’erba. Al Foro Italico, tre settimane fa, mi era parso in una delle giornate in cui Pavarotti steccava il Do, infastidito per aver accettato una serata in provincia. Mi aveva spiegato, la specialista Marcella Marcone, che un duplice parto è un trauma comune anche al marito, e che un Roger tosi sciroccato non si sarebbe più visto, lontano dal mediterraneo. E, infatti, leggo in una sua intervista, dopo la vittoria dell’altro ieri su Tursunov, «E’ perché sono felice nella mia vita privata, e ciò non può non ripercuotersi nel mio tennis». Ai più creduli era quindi sembrato che le tristezze di Roma, le scoraggianti rincorse sui diritti di un certo Chardy, tutto insomma fosse da attribuire al felice trauma dei gemelli. Oggi l’abitudine ai gemelli avrebbe dovuto essere metabolizzata, e in più c’era un avversario che aveva, sin qui, fallito le grandi imprese, non certo causa diritto e rovescio ma, secondo il suo allenatore e mio amico Niki Pilic «perché è troppo ricco . Oggi, a far del suo rovescio un autentico rovescio, è stato proprio lui, Roger. Gioca, per solito, il mio svizzero, uno straordinario gesto, colpendo la palla di controbalzo, spesso quasi in una mezza voleè. Per far ciò, gli è necessario arrivare con un secondo di anticipo sulla traiettoria di rimbalzo e, insieme, con la schiena e la spalla destra non arcuate all’ indietro. Oggi l’abituale arma era spuntata sino a far temere, a volte, un harakiri. Lo dimostrano anche le statistiche, e l’insolito numero di rimbalzi sbagliati, senza un solo vincente: in un match di 3 ore e 42 minuti. Per riassumere, le maggiori speranze sono tristemente venute a Roger quando Gulbis è stato costretto a lasciare il campo, a 2-5 nel quarto, e si è ritrovato solo per sette minuti, in qualche modo simbolicamente simili alle volte in cui l’avversario sembrava dissolto. Ma il Gulbis rientrato in campo non serviva in modo meno vigoroso, e allentava certi suoi diritti curiosi nella preparazione, il braccio simile ad un’ala ripiegata all’indietro da un rapace. E l’unico palese istante di incertezza sarebbe giunto, ad essere osservatori accaniti, dal suo lancio della prima palla del match point, troppo tardi per individuarvi se non un fuggevole tremore. La professoressa Guidobaldi che siede al mio fianco, sta ora accennando a fenomeni mitici passati, quando i preferiti degli dei venivano rapiti in cielo, per rimanervi fuor dal tempo, come accadde a Ganimede, il celebre coppiere. Ma Ganimede non aveva, come Roger, un agente che lo ha impegnato con banche orologi e quant’altro, in un futuro che non eviterà la nostra tristezza di ammiratori, costretti a ricordare la perfezione creativa di qualcuno che oggi preferiremmo soltanto ricordare. Triste quanto i protagonisti di una gara che inizierà domani, e che viene chiamata a torto il Trofeo delle Leggende. Perché le leggende son cose da leggere, e non esseri umani rosi, ahiloro, dal tempo.

 

Gulbis, avanti tutta

 

Gaia Piccardi, il corriere della sera del 2.06.2014

 

Se sul punteggio di 7-6, 5-3, con due set point a disposizione, Ruggero avesse piazzato meglio lo smash e blindato il passaggio ai quarti di finale del Roland Garros, ora non staremmo qui ad arrovellarci sull’importanza di chiamarsi Ernesto e a Mirka non sarebbe andata di traverso la baguette, insieme al mancato guadagno del suo Federer fuori dal torneo. Ma Parigi quest’anno è così, volubile nel meteo e nei risultati, ragioni storiche indurrebbero a parlare di rivoluzione se non fosse che – oltre a Raonic, classe ‘9o, alla Muguruza (’93) e alla Bouchard (’94) — sono vivi e lottano insieme a noi Nadal e Murray (in campo oggi negli ottavi), Djokovic (che ieri ha mortificato Monsieur Testosterone, Jo-Wilfried Tsonga, lasciandogli 6 game di manda) e Maria Sharapova, la vecchia guardia che resiste alla nouvelle vague, sempre che Ernest Gulbis, Ernesto per gli amici (e i genitori amanti di Hemingway) possa essere considerato una novità. Bon vivant, lettone della capitale (Riga), figlio di uno degli uomini più ricchi del Paese e di una famosa attrice teatrale, nipote di quell’Alvils Gulbis nel quintetto base che vinse l’Europeo di basket ’58-’59-’60, Ernesto fin qui era popolare nel circuito per le sue stravaganze, l’essere apertamente favorevole alla legalizzazione della marjuana («Non per fumarla, ma mi piace questo modo di pensare…» sì vabbé), un fermo in Svezia per aver adescato una prostituta, qualche uscita un po’ sui generis, come quando ha definito Federer noiosetto («Mi cascano le braccia quando lo sento parlare») o ha consigliato alla sorella, aspirante tennista, di restare a casa a fare altro, «perché per le donne è meglio». Tipo non convenzionale, insomma, già capace di battere lo svizzero a Roma nel 2010 al settimo match point («Mi sono ca..to nei pantaloni), sotto i riccetti sufficientemente disinteressato ai soldi («Vengo da una famiglia facoltosa: per me è normale averne») da potersi permettere pause lunghissime dal tennis, tanto è vero che questa è solo la seconda volta in carriera che Gulbis sbuca nei quarti di uno Slam. A 25 anni, conquistati i tornei di Marsiglia e Nizza giusto alla vigilia del Roland Garros, Ernesto ha deciso di darsi un’ultima chance: «In passato ho fatto scelte sbagliate e un sacco di Tavolate. Ho trattato male il mio corpo e trascurato gli allenamenti. Troppa vacanza e poco lavoro… Questo è il mio ultimo treno, lo so, e io voglio salirci sopra». A rimanere giù, in un pomeriggio di scarsa concretezza e ispirazione altalenante (59 errori gratuiti, 63% di prime palle a segno), è stato l’ex numero 1 del mondo, mai fuori così presto da uno Slam negli ultimi dieci anni, anche se la terra di Parigi, storicamente (una vittoria, nel 2oog, su 17 titoli), resiste al suo fascino. La restaurazione è in mano a Rafa Nadal, che ha il mal di schiena ma un avversario (il serbo Lajovic) disposto a sacrificarsi per il blasone del torneo. Questa è Parigi, parbleau.

 

Gulbis vince e si scusa

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 2.06.2014

 

«Lo so che tutti amano Federer, scusate se ho dovuto batterla..». E giù un sorrisetto dei suoi, da prendingiro matricolato. Un sorriso alla Emests Gulbis, n. 17 Atp, viziatissimo figlio di uno degli uomini più potenti della Lettonia, babbo Ainars, che a 25 anni ha finalmente deciso di crescere e per dimostrarlo ha buttato fuori dal Roland Garros il n. 4 del mondo Roger Federer. Il tennista dai mille record che prima dei quarti di finale, negli ultimi 40 Slam, aveva perso solo a Wimbledon (contro l’ucraino Stakhovsky) e agli US Open (contro Robredo) nel 2013. Precoci e rari scivoloni nello Slam che si stanno facendo sempre più frequenti. E malinconici. LO SCONFITTO. Ieri lo svizzero sul 5-3 40-15 del secondo ha avuto l’occasione di portarsi in vantaggio di due set, Ma l’ha sprecata malamente, facendosi ribattere uno smash che in altri tempi avrebbe chiuso sovranamente. Perso il secondo è andato sotto nel terzo, ha vinto il quarto nel quale sul 5-2 Gulbis si è fatto anche trattare negli spogliatoi per un dolore alla schiena (per 7 minuti), e nel quinto ha ceduto il campo alla grande vena dell’avversario. «I miei figli mi aiuteranno a non pensarci più di tanto – ha detto Roger con rassegnazione patriarcale – e poi credo di poter ancora vincere a Wimbledon…. Ovvero il luogo dove ha raccolto il suo ultimo Slam, nel 2012. IL VINCITORE. Per Gulbis invece è Parigi il torneo fatato: qui si rivelò nel 2008, raggiungendo i quarti; qui è tornato a splendere ora nella stagione del suo ravvedimento. Sì, perché Ernests, nipote dell’ex campione europeo di basket Alvils, è un genietto ribelle che dai genitori facoltosi e colti (mamma Milena è una delle più famose attrici della Lettonia) che hanno battezzato così in onore di Hemingway ha ereditato la passione per i romanzi di Dostoevskij e Murakarni, per l’opera e la musica di Philip Glass. Da giovane si allenava a Monaco con Djokovic («Andavamo insieme al night, lui però recuperava in fretta»), odia i selfie e la cultura pop, mentre ama – meglio, amava – le ragazze disinvolte, come la escort che nel 2009 lo inguaiò a Stoccolma, e i festini alcolici. Due anni fa si fece parecchi nemici sostenendo che «Federer è un tipo noiosissimo», l’altro giorno ha scandalizzato tutti sostenendo che «le donne non dovrebbero fare le tenniste professioniste, ma badare a crescere i figli». Capito il soggetto? Federer lo aveva già battuto a Roma, nel 2010, poi si era lentamente perso. Ora, sotto la guida di Gunther Bresnik, l’ex coach di Thomas Muster che segue anche il giovane Thiem, sostiene di aver capito «che per anni ho fatto solo scelte sbagliate. Questo per me è l’ultimo treni l’ho realizzato ne12012 quando mi sono trovato a giocare un torneino a Eckental in inverno, in mezzo al nulla (e da n.159 Atp, ndr)». Mamma Milena gli aveva chiesto di piantare tuno, lui è ripartito pensando «a quello che dice Floyd Mayweather: contano solo lavoro duro e dedizione». La Francia gli porta bene, a Nizza la settimana scorsa ha vinto il suo sesto torneo Atp, domani nei quarti contro Tomas Berdych avrà l’occasione di guadagnarsi un passaporto per la gloria. Ma non chiedetegli di non rompere più racchette. «E una questione di rispetto – dice – devo romperne una su tutti i campi. Potevo non farlo al Roland Garros?». Chissà se ha davvero messo la testa a posto.

 

Parigi saluta anche Federer

 

Angelo Mancuso, il messaggero del 2.06.2014

 

Le volte in cui Ernests Gulbis, 25enne lettone dal braccio d’oro, ha illuso i suoi innumerevoli estimatori non si contano. Sarà la volta buona? L’ex capellone di Riga ha battuto Federer a Parigi negli ottavi: 6-7 (5) 7-6 (3) 6-2 4-6 6-3. Una vittoria in 5 set che poteva arrivare in 4: sul break di King Roger nella quarta partita resta il dubbio che il diritto di Gulbis fosse dentro. Ernests ha rotto una racchetta con una pedata dopo averla scaraventata per terra: sembrava l’inizio della fine. Invece ha mantenuto i nervi saldi e nel quinto e decisivo set è ripartito come un razzo. Lo svizzero, mai fuori così presto a Parigi dal 2004, è franato sotto i colpi del rivale: un servizio devastante e un rovescio, soprattutto lungo linea, che è un prodigio di timing. Il lettone aveva già sconfitto lo svizzero a Roma nel 2010. DI NUOVO NEI QUARTI Due anni prima, sempre al Roland Garros, aveva raggiunto i suoi primi quarti di finale in uno Slam. Sembrava scontato dovessero seguirne altri, invece da allora il suo miglior risultato nei Major era stato il terzo turno a Wimbledon 2013. Tennis brillante e imprevedibile, carattere inquieto e dissacrante. Qualche anno fa, a Stoccolma, passò una notte in cella per aver adescato una prostituta. “Se esco con una ragazza, non le chiedo che mestiere fa. Se loro mi domandano cosa faccio, non dico mai la verità. Racconto che sono un musicista o qualcosa del genere”, fu la sua difesa. Alto, bello e ricco. II padre Ainars è proprietario di uno dei più grandi gasdotti del paese. Quando era un bambino, mamma Milena, affascinante attrice, lo ha fatto recitare in un film. Poi ci ha dato dentro col tennis, trasferendosi in Germania alla corte di Nikki Pilic. Fu li che conobbe Djokovic, proveniente da una realtà ben diversa. E infatti la fame di Nole ha fatto la differenza. «Perché non vincevo di più? Mi allenavo poco. Perché mi allenavo poco? Perché non ne avevo voglia”. A chi gli chiede se non sia pentito di aver sinora buttato via il suo talento, risponde: “Pentirmi? E perché dovrei, la mia vita è bella lo stesso». «VOGLIO FARE SUL SERIO» Da qualche mese Ernests sembra essersi messo a fare le cose per bene lavorando sotto la guida del coach austriaco Gunther Bresnic La svolta è arrivata sul finire del 2012, quando era sprofondato intorno alla 150esima posizione mondiale e si era ritrovato a giocare un paio di challenger in mezzo al nulla «Ho deciso di fare sul serio, di pormi dei traguardi», mc-conta. Adesso vive da professionista e quest’anno, dopo Marsiglia, ha vinto a Nizza proprio alla vigilia del Roland Garros: sesto titolo in altrettante finali. A Parigi si è presentato da n.17 del ranking. «II mio obiettivo? Diventare n.1», sottolinea con quel suo sorso indecifrabile. Nel torneo femminile oggi tocca a Sara Errani, decima testa di serie e unica nostra rappresentante ancora in corsa nella seconda settimana del torneo. Negli ottavi sfida la serba Jelena Jankovic, n.6, che ha battuto due settimane fa a Roma in semifinale.

 

Trappola lettone per Federer.

 

Alessandro Nizegorodcew, il tempo del 2.06.2014

 

Ernests Gulbis infiamma Parigi. Il talentuoso lettone ha superato in cinque set Roger Federer 6-7 7-6 6-2 4-6 6-3 negli ottavi di finale del Roland Garros. Gulbis si è trovato indietro 7-6 5-3 40-15 prima di mettere a segno una clamorosa rimonta. « la vittoria più importante della mia carriera ), ha dichiarato il venticinquenne di Riga a fine match. Lo svizzero non veniva sconfitto prima dei quarti di finale a Parigi dal 2004. Allora fu Gustavo Kuerten a fermare la sua corsa. Gulbis, grazie a questo straordinario successo, giungerà a un passo dalla top ten, con un quarto di finale contro Berdych (6-4 6-4 6-4 a Isner) ancora da disputare. Nessun problema per Novak Djokovic che ha confermato l’ottimo stato di forma palesato a Roma imponendosi agevolmente 6-1 6-4 6-1 su Jo-WilfredTsonga. Al prossimo turno sfida a Milos Raonic, già battuto non senza fatica in semifinale al Foro Italico. Il quarto turno verrà completato nella giornata odierna con le sfide Nadal-Lajovic, Ferrer-Anderson, Garcia Lopez-Monfils e Murray-Verdasco. Nel femminile si salva Maria Sharapova. La siberiana ha dovuto recuperare un set di svantaggio a Samantha Stosur chiudendo con il punteggio complessivo di 3-66-4 6-0. Avanzano ai quarti di finale anche la giovanissima canadese Eugenie Bouchard (6-1 6-2 alla Kerber) e la spagnola Carla Suarez-Navarro (6-3 6-3 alla Tomljanovic), che si sfideranno per un posto in semifinale. Prosegue anche il sogno della ispano-venezuelana Garbine Muguruza, autrice dell’eliminazione di Serena Williams, che ha battuto la rivelazione transalpina Parmentier 6-4 6-2. Oggi torna in campo Sara Errani, che si giocherà l’accesso ai quarti di finale contro Jelena Jankovic. «Santa» ha sconfitto la serba poche settimane fa a Roma 6-3 7-5 e, vista la moria di molte teste di serie, con una vittoria si procurerebbe la grande chance di arrivare nuovamente (finale nel 2012 e semifinale nel 2013) in fondo allo Slam parigino. La romagnola, in coppia con Roberta Vinci, si è anche qualificata per i quarti del tabellone di doppio. Precedente Sara Errani ha sconfitto la Jankovic poche settimane fa a Roma

 

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