Spiace per Federer ma grande Gulbis

Editoriali del Direttore

Spiace per Federer ma grande Gulbis

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TENNIS ROLAND GARROS – Questa volta Roger Federer ha perso da un tennista che può diventare una star. E’ certo un personaggio. Tutti con Sara Errani contro la Jankovic. Leggi tutte le perle di Ernests Gulbis.

Quando perde Roger Federer fa sempre notizia.
E negli Slam dove ha quel record straordinario (che non si riassume soltanto nei 17 Slam vinti) la fa più che in altri tornei dove le motivazioni sono certo minori e dove, fra l’arrivo di un paio di gemelli e un altro, si può ragionevolmente ritenere che la sua determinazione possa anche essere vacillante.
Però è un fatto indiscutibile che da quando Roger vinse Wimbledon nel 2012 negli Slam non è più stato capace di raggiungere una finale. Sono 7 Slam di fila, quindi, che Roger perde prima dell’atto conclusivo che lo ha visto protagonista ben 24 volte.

Stavolta, come già all’ultimo US Open, ha perso prima del solito, negli ottavi. Come si fa a negare ancora quel che avevo scritto l’altro giorno – suscitando una caterva di proteste e non pochi insulti – e cioè che è decisamente calato il suo tennis, anche se certi suoi sprazzi valgono sempre il prezzo del biglietto e naturalmente anche oggi contro Gulbis avrebbe potuto benissimo vincere?
Avrebbe quasi certamente vinto se avanti di un set avesse trasformato uno dei due setpoint che ha avuto sul 5-3 40-15, in particolare quello smash che ha messo proprio in braccio al rovescio di Gulbis.
Chi pensa che Gulbis sarebbe stato capace di recuperare due set di vantaggio a Roger? Tutto è sempre possibile, ma io no, non credo che ci sarebbe riuscito.
“Ho mancato delle opportunità, quelle del secondo set, e poi anche nel quinto potevo giocare meglio”– avrebbe poi detto Roger.

Bisogna che i tifosi di Federer si rassegnino all’idea che purtroppo – e credete che se dico purtroppo penso purtroppo, piantatela con questa storia dell’UbiNadal che non ha nessun senso – Roger non è più lo stesso di una volta, non potrebbe esserlo.
E’ successo lo scorso anno al Roland Garros che ha preso tre set a zero da Tsonga, poi a Wimbledon ha perso dal carneade Stakhovsky eliminato al turno successivo, quindi all’US Open da Robredo.
La sola sconfitta patita da un giocatore di livello, del suo livello di Fab Four intendo, è stata quella australiana con Nadal, peraltro furono tre set a zero, se ricordate.
Ok, il 2013 è stato un anno da dimenticare per lui, anche se già nel 2012 del suo ultimo trionfo a Wmbledon negli altri tre Slam aveva perso prima della finale.
Per chiunque altro sarebbero sempre grandi risultati, ma per uno che al di là delle menzionate 24 finali di Slam aveva un record pazzesco nelle semifinali consecutive negli Slam (23) e nei quarti (36!!!), beh se perdi negli ottavi per la seconda volta in 4 Slam, qualcosa dovrà pur significare. O no?

Non è mai simpatico autocitarsi però qui copio e incollo, prima di riepilogare i dati secondo me più significativi della sua sconfitta con Gulbis, cosa avevo scritto l’altro giorno quando Roger – al contrario di quanto pensavano alcuni lettori, alcuni dei quali me ne hanno scritte di tUtti i colori – non mi aveva fatto una grande impressione di fronte a Tursunov:
Io ho l’impressione che il Federer di oggi sia in grosso, grosso rischio con Gulbis al prossimo turno.
E mentre in passato avrei scritto che il risultato sarebbe stato interamente nelle mani, e nella racchetta, di Roger Federer, oggi mi sento di scrivere che dipende almeno altrettanto, se non di più, dall’imprevedibile Gulbis (che già nel 2008 qui fece intravedere talento da fenomeno ma poi è stato tutt’altro che continuo).
I precedenti risalgono tutti al 2010: Federer conduce 2-1, ma sulla terra rossa il bilancio è in pareggio e in Italia si ricorderà certamente il successo del lettone al Foro Italico.
Ho questa impressione perché quest’anno ho
quasi visto più brutte giornate di Roger che belle. Anche oggi contro Tursunov non mi ha convinto. https://www.ubitennis.com/blog/2014/05/31/federer-vince-non-coinvince-caso-oppure-ormai-inevitabile/

Il match di oggi mi ha rafforzato nelle mie contestatissime convinzioni. E’ più lento, arriva più spesso in ritardo di una volta, subisce di più il gioco degli avversari. Quando gli accade perde in lucidità, commette molti errori, troppi. 59 errori gratuiti sono davvero tanti.
Per cercare di sottrarsi a palleggi al termine dei quali finisce per subire, va più spesso all’attacco di una volta – sulla terra battuta 50 attacchi non sono pochi – ma se perde 31 punti e sbaglia smash come quello del setpoint (e non è stato l’unico smash sbagliato), vuol dire che non è tranquillo, che è in affanno.
Il servizio lo sorregge molto meno di un tempo, anche perché gli avversari hanno imparato a contrarlo, e al di là dello scarso numero di aces (7 contro i 13 di Gulbis) un giocatore del suo stampo non dovrebbe cedere il servizio 7 volte in un solo match.
Questo accade perché per prima cosa la sua velocità di crociera media sulla prima non supera i 186 km orari, mentre Gulbis ad esempio ha viaggiato sui 205. Quasi 20 km di differenza in media sono tanti, davvero.
Rimarchevole se si pensa che il servizio in assoluto più rapido di Federer è andato a 206 km orari, appena un km in più della media di quelli di Gulbis che invece è stato capace di sparare la sua “prima” a 222!
Questo, anche se la velocità non è tutto, spiega almeno in parte perché Federer ha fatto per una delle prime volte in carriera meno del 70% dei punti quando gli è entrata la prima (69%) e soltanto il 51% quando ha dovuto ricorrere alla “seconda” la cui velocità media era di 152 km orari.
Significa che sulla sua seconda praticamente faceva un punto e ne perdeva un altro.
Risultati certo indegni del miglior Federer. Ma di questo Federer declinante – mmm, immagino la stizza che provoco in chi legge quest’aggettivo (e mi copro le spalle dagli insulti ineunti dicendo che soltanto a Wimbledon io vedo Roger in grado di arrivare fino in fondo ad uno Slam, se un tabellone non gli si schiude in modo sorprendente) – quel che mi sorprende di più, tutto sommato, non è davvero l’ineluttabile perdita parziale dell’originale velocità, quanto i suoi evidenti cali di concentrazione in certi momenti topici.

Ricordo l’anno scorso a Basilea con Del Potro e a Bercy con Djokovic, che appena vinto un set si distraeva all’inizio del set successivo. Subiva il break e buona notte.
E’ quello che gli è successo anche oggi, quando – sciupato in malo modo il secondo set della tranquillità – ha vinto il quarto set 6-4.
All’inizio del quinto è andato subito sotto 2-0. E non ha più recuperato.
Non vorrei a questo punto che qualcuno pensasse che Gulbis non abbia avuto meriti in tutto ciò.
Il Gulbis attuale, in fiducia dopo i risultati ottenuti sulla terra rossa che lo hanno portato al suo best ranking (n.17), ha giocato molto bene, ha messo in mostra uno dei rovesci migliori del circuito (11 vincenti da fondocampo a 0 nel bilancio rispetto a Federer) ed è certo un avversario più duro da battere che non Stakhovsky o Robredo.
Se le vittorie di Stakhovsky e Robredo non portavano con i nomi dei protagonisti alcun avvenire, questa di Gulbis invece potrebbe essere la chiave di volta per trasformare un potenziale campione in un campione vero.
Io mi auguro che questo accada, perché Gulbis è sicuramente, oltre che un bravissimo tennista dal gioco anche spettacolare, mai banale, anche un personaggio, cioè un uomo di grande personalità.
Mi spiace qui non avere il tempo di riprodurre e tradurre tutta la sua intervista (che comunque dovreste trovare almeno parzialmente in originale su Ubitennis) ma vi assicuro che è stata divertente, interessante, diversa dalla gran maggioranza delle interviste cui mi capita di assistere.
Il miglior intrattenitore di sempre era Goran Ivanisevic, ma i migliori “competitors” erano Marat Safin e, nelle giornate di vena, Ady Roddick.
Un tipo come Gulbis mi auguro di trovarlo sempre più spesso nelle fasi finali di un torneo.

Per questo, anche se io sono uno dei pochi che trova simpatico anche Berdych perché lo conosco meglio di altri – e perché chi lo segue su twitter vede che ha un sense of humour che non traspare quasi mai dalle interviste e tantomeno dalle conferenza stampa – penso che i giornalisti si augurino che Gulbis batta anche Berdych.
Ci farebbe scrivere sempre di più. Come un Agassi rispetto ad un Sampras, un McEnroe rispetto a un Borg, un Becker rispetto ad un Edberg.

Riporto qui, quasi contraddicendomi, la risposta di Ernests più banale, perché ugualmente significativa: “Questa vittoria è la più importante della mia carriera perché arriva in uno Sam, in una partita tre sets su cinque e vinta al quinto set, e perchè su Federer”.
Non vuol sempre fare lo showman Gulbis, e anche questa è prova di intelligenza.
Maria Sharapova venerdì ha detto: “Siamo onesti non bisogna prendere troppo sul serio quello che dice Ernests, ma è divertente…”.
Peccato non aver chiesto a Gulbis se ritiene che quel che dice Maria Sharapova sia divertente e debba essere presa sul serio. la prossima volta glielo chiedo, se è di buon umore dopo una vittoria.
Ma delle qualità anche tecniche di Gulbis avremo modo di riparlarne, anche in sede di presentazione o di commento al suo prossimo match con Berdych – quella che Rino Tommasi avrebbe chiamato la prova del nove – perché oggi dopo tutta questa ennesima giornata di 12 ore al Roland Garros, correndo da un’intervista ad un’altra (compresa quella non…resa da Sara Errani, ultima superstite azzurra di 13, per quanto riguardava la vigilia del suo match contro la Jankovic) confesso una certa stanchezza.

Accennare alla lezione impartita a Tsonga da Djokovic, coetaneo di Gulbis e compagno di …scuola all’Accademia di Nikki Pilic quando i due avevano 14 anni, non avrebbe molto senso.
Il torneo maschile è vissuto sul match di Gulbis e Federer, non certo sulle passeggiate di Djokovic e Raonic (su Granollers), mentre Berdych ha dato una gran dimostrazione di solidità perché battere Isner, n.11 del mondo e (sembrerò maramaldeggiare..ma capace di battere un anno fa Federer in Coppa Davis sulla terra battuta) senza farsi nemmeno trascinare ad un tiebreak non è da tutti.
Triplice 64 per lui e così niente più americani nel “maschile”. Soltanto la Stephens nel femminile.
E’ vero che la Stephens sembra giocare bene quasi soltanto, o comunque soprattutto, negli Slam, ma con la Halep questo lunedì 2 giugno non riesco ad immaginarla vittoriosa.
Per questo abbiamo pubblicato un profilo della Halep, fra i 20 nuovi articoli che abbiamo messo in pagina oggi. Scusate se sono pochi. Bravi sia gli autori sia gli impaginatori. Sono orgoglioso degli uni e degli altri.
E domani, anche se un lettore più acido di altri – non dico sciocco, il lettore non va mai offeso – ha scritto che a seguito della mia polemicuzza con Sara Errani le seguenti parole che si commentano da sole: “Attendo con ansia un tuo articolo alla prossima sconfitta della Errani, cosicché tu possa prenderti questa piccola e meschina rivincita”.
A questo lettore, ovviamente anonimo, così come Tex ed altri, e per il quale non trovo aggettivi consoni, rispondo dicendo, quel che dentro di me dirò durante tutta la sua partita contro la Jankovic: “Forza Sara!”

 

 

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