Giocare a tennis in Siria fra cecchini e bombe

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Giocare a tennis in Siria fra cecchini e bombe

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TENNIS – Robert Rand, giornalista americano di stanza a Roma e con moglie a Damasco, in Siria,  racconta una storia di tennis ambientata nello stato mediorientale, con la moglie che prende lezioni da un maestro. Nel mentre i cecchini sono sui tetti e le bombe cadono dal cielo. Traduzione di Rob. Cap. 

Sarebbe stato il colpo più intimidatorio nella storia del tennis. A Sarajevo, durante la terribile guerra dei Balcani, un cecchino serbo-bosniaco nelle colline circostanti prese la mira, sparò e colpì una palla da tennis su un campo da tennis della città sottostante mentre due giovani serbo-bosniache stavano giocando una partita.

Volevamo mostrare che non avevamo paura“, mi ha detto Russ Hadziabdic molti anni dopo. “Ecco perché abbiamo continuato a giocare a tennis, anche allora, nel bel mezzo di una guerra.”

Ho pensato a questa storia l’altro giorno mentre parlava con mia moglie, che lavora a Damasco, in una organizzazione internazionale di aiuti umanitari. (Lavora per una grande organizzazione internazionale, e ha chiesto di non usare il suo nome).

Mia moglie ha portato la sua racchetta da tennis con se quando si e’ trasferta in Siria un anno e mezzo fa. Non ero sorpreso quando, poco dopo il suo arrivo, ha trovato un allenatore di tennis siriano che era disposto a scambiare qualche palla con lei sul campo di un albergo sette giorni su sette.

Per mia moglie è un diversivo dallo stress del lavoro e dal dolore della guerra civile siriana. Quando i convogli di aiuti umanitari non riescono a raggiungere le persone bisognose, c’e’ una delusione e frustrazione generale. I mortai bombardano indiscriminatamente a Damasco, portando distruzione e paura. Un colpo di mortaio è caduto sull’ hotel dove alloggiava mia moglie durante il suo primo giorno lì, facendo sbiancare i capelli e saltare i nervi ma per fortuna senza ferire nessuno.

Colpire una pallina da tennis spinge la frustrazione fuori dal mio corpo così posso andare a lavorare con la mia rinnovata forza mentale“, ha detto.

Per l’allenatore, insegnare a mia moglie è una fonte di reddito ben gradita in un paese dall’economia debilitata dalla guerra. E’ anche espressione di orgoglio, tradizione e normalità, perché proviene da una famiglia di allenatori e appassionati di tennis.

L’allenatore è un uomo sulla cinquantina, molto gradevole, un ex professionista che è in forma, abbronzato e duro. “Non beve acqua per tutto il giorno durante il Ramadan, ma gioca comunque a tennis per ore e ore sotto il sole cocente“, ha detto mia moglie. “I bevo litri e lui neppure una goccia. Dice che è cresciuto in quel modo“.

L’allenatore è circondato da un piccolo gruppo – circa una mezza dozzina – di giocatori locali, che competono e socializzano tra loro. Sono stati insieme per più di 20 anni, giocando sempre su quel campo in cemento dell’albergo. Sono tutti uomini ad eccezione di una donna. Gli uomini giocano in pantaloncini da tennis, a torso nudo.

Il gruppo ritiene che il campo dell’hotel non sia né più né meno sicuro di qualsiasi altro punto della città. E’ improbabile che il posto in sé sia un obiettivo militare ad alta priorità, anche se dei colpi di mortaio qua vicino hanno mandato schegge fin sul campo di gioco. Il campo comuqnue rimane loro territorio. Hanno sempre giocato lì, quindi perché fermarsi ora?

Mia moglie mi ha detto di recente che uno degli habitué non si era fatto vivo per un po ‘.

“Quel giocatore vive nella parte vecchia di Damasco,” ha detto. “Un pomeriggio stava parlando con un vicino di casa, una donna, la cui casa era stata colpita da un mortaio. Lei miracolosamente era sopravvissuta. E proprio durante quella conversazione un altro colpo di mortaio era arrivato proprio dove la donna stava in piedi, uccidendola all’istante e ferendo l’uomo.” Mia moglie mi ha riferito che l’uomo è tornato a giocare a tennis.

Ciò che ha più colpito mia moglie di questa storia non e’ la tragica casualità dell’accaduto, ma il modo spassionato con cui i suoi amici tennisti si raccontato quello che era successo.

“Sono calmi,” mi ha detto mia moglie. “Questo è quanto succede ai civili qui in Siria, che devono sopportare così tanto per così a lungo. Ho incontrato molte di queste persone; non mostrano rabbia, non mostrano paura, continuano semplicemente la loro vita senza darci troppo peso.”

Mia moglie, il suo allenatore e i loro amici continueranno a giocare a tennis a Damasco fino a quando le condizioni lo consentiranno. Vi è il rischio dei mortai, ma finora non hanno dovuto preoccuparsi di cecchini che sparano alle loro vole’.

Quanto a me, mi siedo qui nella comodità della mia casa, sorseggiando un caffè e gustandomi il tennis in TV.

A proposito, per quanto riguarda quel giocatore di tennis bosniaco a cui hanno sparato mentre giocava durante la guerra civile balcanica, ora vive negli Stati Uniti, ma ha visitato Sarajevo quest’estate. Armato di una racchetta, e’ tornato su quel campo da tennis, dove avvenne la sparatoria. Ha giocato a tennis lì, senza patemi, con suo figlio.

Alcuni frammenti di mortaio trovati sul campo da tennis a Damasco

Alcuni frammenti di mortaio trovati sul campo da tennis a Damasco

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