Us Open: Williams troppo forte, Flavia Pennetta ko

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Us Open: Williams troppo forte, Flavia Pennetta ko

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TENNIS US OPEN – Esce dopo 64 minuti di vani tentativi Flavia Pennetta, l’ultima italiana superstite. Serena Williams vince 6-3,6-2. Flavia ha resistito un minuto in meno di Sara Errani con Caroline Wozniacki ma ha fatto 4 games in più. Ma Flavia ha giocato una bella partita.  Cercherà soddisfazione ora nel doppio con Martina Hingis contro Black-Mirza alle 20 italiane

Il commento di Ubaldo Scanagatta da New York

S. Williams b. F. Pennetta 6-3 6-2

Flavia Pennetta:”Ho giocato bene, ad un livello altissimo. Purtroppo non è bastato”

Flavia Pennetta:”L’ho costretta ad alzare il suo livello”

Ci ha provato in tutti i modi Flavia. Ma non ce l’ha fatta. Ha fatto addirittura anche quattro aces in un game, ma con la  Serena Williams di stasera non c’era proprio nulla da fare. Troppo più forte per la brindisina che, eppure, nel primo set si era portata avanti 3-0, prima di subire il mega parziale di 6 games a 0. Un 6-0 che adesso è anche il bilancio dei loro confronti diretti.

Era una mission impossible.  La ‘Penna’ non era mai riuscita a battere la minore delle Williams e, purtroppo per lei, e per noi, il trend non si ferma. Serenona raggiunge così le semifinali degli US Open per la nona volta. Li ha vinti 5 volte e se li vincerà per la sesta uguaglierà Chris Evert sia per il numero degli US Open che per quello degli Slam, 18. Del club dei 18 fa parte anche Martina Navratilova. Quest’anno Serena si era fermata nella prima settimana negli Slam di Parigi e Wimbledon, e aveva perso in ottavi dalla Ivanovic in Australia.

Se francamente ieri sera Sara Errani avrebbe potuto fare un qualcosina in più, non tantissimo ma un qualcosina in più sì, invece Flavia stasera non ha proprio nulla da rimproverarsi.

Vederla giocre così è uno spettacolo” ha commentato il suo coach Savador Navarro, e un po’ tutto il suo clan, però Flavia era ugualmente molto dispiaciuta di non essere riuscita nemmeno questa volta ad arginare lo strapotere fisico e tecnico (se si pensa all’efficacia del servizio, in particolare, ma anche a certe bordate di dritto com di rovescio) di Serenona, in palla come poche volte quest’anno”.

Potevo avere una percentuale di prime battute un po’ migliore (in realtà 59% è migliore del 57% di Serena…), ma con lei bisogna tirare a tutta forza, perchè sennò sulla seconda ti ammazza!

La mia sensazione è stata che qualche volta Flavia, che ha giocato straordinarie risposte di controbalzo a servizi che filavano a 200 km l’ora, sia stata presa talvolta dall’ansia di dover cercare sempre colpi eccezionali che non avrebbe tentato se davanti avesse avuto una tennista con un altro nome e un’altra qualità di tennis. Ma è inevitabile che questo accada, quando si gioca con qualcuno più forte. Le si provano tutte, a volta rischiando di snaturare un po’ il proprio tennis.

Certo è che Serena stasera è apparsa irresistibile. “L’ho costretta a tirar fuori il meglio di sé -ha detto orgogliosamente Flavia- abbiamo giocato un grande tennis…non sono felice, nessun tennista lo è quando perde, magari fra un paio di giorni sarò più serena e sorridente per aver disputato una partita ad alto livello”.

Il dubbio è che Flavia, con il suo tennis bello e piatto, poco lavorato, abbia messo in palla Serena, dopo i primi tre games che avevano un po’ illuso il clan italiano.

Lei stava giocando così bene che mi sono detta: se continua a giocare così merita di vincere” – ha commentato Serena quando era ancora sul campo e al microfono di Pam Shriver. Poi in conferenza stampa mi ha detto: “Di tutte le partite che Flavia ha giocato contro di me questa è certamente quella che ha giocato meglio”.

Al di là dei due break iniziali riusciti a Flavia, quando si è trovata avanti 3-0, ci sono state altre quattro pallebreak che se trasformate avrebbero potuto dare a Flavia o l’illusione di poter creare maggiori problemi a Serena o comunque un punteggio finale meno netto.

Non fa mai piacere subire un punteggio netto. E soprattutto non fa piacere quando pensi di aver giocato anche bene. E’, a pensarci bene, quasi più dura: hai infatti più netta la sensazione della tua inferiorità di fronte a chi ti ha battuto. Non è una sensazione piacevole, nemmeno quando l’avversaria è la n.1 del mondo e, come ha detto più volte Flavia, “ha giocato da n.1 del mondo reale”.

Nessun atleta vorrebbe mai provarla. Gli atleti, i campioni, preferiscono sempre avere almeno un piccolo alibi, un infortunio, una cattiva preparazione, una situazione climatica, una serie di circostanze sfortunate, per continuare ad avere autostima, fiducia in se stessi, nel prossimo.

Ma stasera Flavia stava bene, ha giocato bene, non ha praticamente nulla da rimproverarsi…”Non sono stata fortunata sul 3-0, perchè lei era ancora un tantino frastornata dal mio avvio e non ha fatto colpi vincenti puliti in quel frangente, ha preso qualche steccata che le è rimasta dentro…sono dettagli però”.

Per forza sono dettagli: quando uno perde 6-3 6-2, il rischio è che una tua frase venga interpretata come quella di una che …”non ci vuole stare, non vuole accettare la superiorità dell’avversaria”.

Flavia non è così ingenua da cadere in quel rischio.

Però se a Flavia fosse riuscito il break sul 3-5, quando anche grazie a due doppi falli di Serena, si è trovata sul 15-40, o nel secondo set quando ha avuto 2 palle per il 2-0, il risultato finale sarebbe apparso meno netto. E lei si sarebbe sentita meno battuta, meno frustrata.

Alla fine ha fatto 20 punti meno di Serena, e non 31 punti meno della Wozniacki come è capitato la sera prima a Sara.

Chiaro che le partite giocate da Wozniacki e Errani e da Williams e Pennetta non siano comparabili. Le prime scambiavano anche 20 palleggi a punto, le seconde cercavano subito il vincente: Serena ne ha fatti 31, Flavia 13. Tiravano tutte e due talmente forti che andare a rete era un po’ come “uscire dalla trincea senza la baionetta” – rubo una frase coniata da Rino Tommasi – e così e tre volte che Flavia si è azzardata a farlo è stata impietosamente e implacabilmente bucata.

A far la differenza ha certo contribuito, non sorprendentemente, il servizio: le prime di Serena filavano spesso intorno ai 200 km orari, quelle di Flavia intono ai 170. Sulle seconde la differenza era di una ventina di chilometri. L’aspetto più positivo della serata, secondo me, è stato che Flavia, pur incontrando quelle paurose bordate, non ha risentito del minimo dolorino al polso operato.

Insomma poteva andare peggio. E, come è giusto sottolineare sia per lei sia per Sara, non sarebbe giusto dimenticare che raggungere i quarti di finale ad uno Slam – e per Flavia è il quinto all’US Open -è un grande risultato, che tantissime pagherebbero per raggiungere. Magari, e lo scriviamo ormai da 15 e più anni, dai primi risultati di Silvia Farina, potessimo ogni tanto parlare di analoghi traguardi raggiunti dai nostri tennisti in pantaloncini. Ancora una volta questo Us Open per il tennis italiano si è protratto alla seconda settimana grazie a loro.

Schermata-1

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