Serena Williams queen agli US Open per la sesta volta e la terza di fila

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Serena Williams queen agli US Open per la sesta volta e la terza di fila

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TENNIS US OPEN – Si lascia alle spalle, con 18 Slam come Chris Evert e Martina Navratilova, Roger Federer. Ed ha molte più chances di incrementare il bottino. Arriverà ai 22 di Steffi Graf? Neppure Caroline Wozniacki ha fatto più di 3 games per set

 

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NEW YORK – Non aveva mai perso più di 3 games per set nel torneo e Serena non ha fatto sconti neppure all’amica del cuore. Ha trionfato con un doppio 6-3, coronando un’estate che dopo Wimbledon l’ha vista perdere soltanto dalla sorella Venus: 19 vittorie e quella sola sconfitta.
18 sono gli Slam che le permettono di entrare nel quasi esclusivo club di chi li ha vinti(ci ha pensato molto Chris Evert, più che Martina Navratilova, a pubblicizzarlo), un club del quale non è ancora socio Roger Federer e chissà se, a questo punto, lo sarà mai. Questa di New York, assente Nadal, sconfitti Murray e Djokovic prima della finale, era davvero una grandissima occasione.

Serena Williams, che pure quest’anno non era mai andata oltre i quarti in uno Slam, ha un tale margine di superiorità sulle altre ragazze che a meno che diventi più grassa di Oracene – il peso è il suo vero, unico avversario, e io so quanto sia difficile combatterlo, e non mangio le porcherie che negli Usa vanno per la maggiore  – potrà avvicinare i 22 Slam di Steffi Graf, se non i 24 di Margaret Court (che la Wta tende a non pubblicizzare troppo un po’ perché ritiene che non siano raggiungibili, e un po’ perché 13 di quegli Slam furono colti prima dell’era open. Il data base della Wta è pessimo, prima dell’era open hanno migliaia di errori, e finché non si decideranno di metterlo a posto, fingeranno di ignorare tutti i tornei precedenti l’era Open!).
Il caso e la superiorità di Serena non è paragonabile a quella di Federer che ha avversari molto più competitivi sia all’interno dei Fab Four, sia con i newcomers, Cilic, Nishikori e tutti quelli che prima di questo sorprendente US Open erano molto più “temuti”: Raonic e Dimitrov in testa.
Mi aspettavo, e speravo anche, che Caroline Wozniacki riuscisse a dare un po’ più di battaglia e suspence in questa finale che invece non la avuta affatto.
Era più emozionata lei di Serena, che dopo il rovescio lungo di Caroline sul matchpoint si è sdraiata a terra (sul cemento), neanche fosse la prima volta. Grande attrice. E francamente insopportabili, almeno per me, quei soliti complimenti che tutti i giocatori/trici fanno ormai invariabilmente alla folla locale “fantastic audience, best crowd…wonderful New York” che sì, è carino dire, però alla fine stufano tutti, salvo gli spettatori americani che si eccitano e gridano tutti insieme come se avessero vinto alla lotteria!
D’altra parte va tenuto conto del fatto che se per Serena questa era la 22ma finale (solo 4 perdute…), per Caroline era soltanto la seconda, e la prima l’aveva persa nel 2009 contro Kim Clijsters.
A vedere il match, insieme 22.712 spettatori, anche tante celebrità, fra le quali l’ex sindaco di New York David Dinkins cui non cesserò mai d’essere grato per aver imposto all’aeroporto di la Guardia, da cui decollava un aereo ogni 35 secondi facendo un frastuono che ricordo benissimo perché non riuscivi a sentire quel che diceva il tuo vicino di posto nei primissimi anni qui a Flushing Meadows – e sì che io sono venuto la prima volta soltanto nel 1984, ma l’Armstrong Stadium e il cosiddetto “Inferno di cemento” di FlushingMeadows sul quale Kevin Curren aveva suggerito di lanciare una bomba (ma non erano ancora i tempi di Al Qaeda, attenzione, non l’avrebbe mai detto dopo il 2001) era entrato in funzione già nel 1978, dopo aver abbandonato il West Side Tennis Club di Forest Hills, troppo angusto ma infinitamente più suggestivo anche se dal ’75 non si era giocato più sui magnifici campi in erba (e difatti quell’anno aveva vinto Orantes su Vilas).
C’erano anche Andy Roddick e , fra le celebrities qui tanto corteggiate, Gladys Knight. E nei posti presidenziali, come sempre purtroppo in tutti i tornei, tanti posti vuoti. Meno male avevano trovato modo di invitare almeno il grande Vic Seixas, il giocatore che ha disputato più US Championships di tutti (e ha vinto qui sei titoli: ancora un bell’uomo!)

Certo il povero Vic Seixas si sogna i 4 milioni di dollari che ha vinto Serena Williams solo quest’estate, 3 milioni qui per il primo premio (senza contare gli spiccioli del doppio per il quarto turno, k.o. con Makrova e Vesnina che poi avrebbero vinto il torneo su Pennetta e Hingis) più un milione per le US Open series…
Più facile che li abbia guadagnati, in carriera, Eva Longoria, anche lei qui applauditissima, anche se io so a malapena che ha recitato in “Desperate Housewives”. Quando Rod Laver vinse il suo secondo US Open ricevette un assegno di 16 mila dollari. Oggi, chi perde al primo turno, prende 2 volte e mezzo tanto
A proposito di US open series, che di fatto costituisce un bell’incentivo, ma perché in Europa non pensano a fare un European Open Series basato sui tornei che da Montecarlo in poi precedono il Roland Garros?
E’ tanto difficile mettersi d’accordo fra noi europei? Oddio la BCE direbbe di sì.
Tornando alla finale per tutto il primo set la Wozniacki era riuscito a mettere un solo “vincente” ufficiale, e quello era stato un ace. Era stata un tantino sfortunata nei primi games, quando era finita sotto 3-1 e avrebbe potuto essere un 2-2, ma insomma quando nell’arco di un match fai meno punti sul tuo servizio di quanti ne fa la tua avversaria (3 breaks in 4 turni di battuta nel primo set, 2 su 5 nel secondo) c’è poco da sperare. Punti fatti 32, persi 33. Serena, che ha servito molto meglio nel secondo set, 32 punti fatti sul proprio servizio (2 break subiti nel primo set, nessuno nel secondo quando ha concesso soltanto 4 punti in 4 turni di battuta) e 17 perduti.
D’altra parte la Woz non riusciva a superare le 104 miglia l’ora fino al quarto game, e una sola volta ha raggiunto le 110, poco più della media della velocità dei servizi di Serena (107), che però ha battuto anche a 120, poco sotto i 200 km orari.
Quando Serena ha vinto il primo set c’era qualcuno che ancora sperava che la Woz potesse recuperare e magari addirittura vincere in questo che è stato l’US Open delle sorprese. Ma forse non sapeva che in 75 partite in cui Serena aveva vinto il primo set in uno Slam, l’unica che c’era riuscita era stata Jennifer Capriati in Australia 2004.
Con Serena irresistibile al servizio a cominciare dal secondo set non c’è stata storia. La Woz ha dovuto abbozzare, l’amica non ha avuto la stessa  misericordia che le aveva usato quando, ancora a Parigi insieme al suo fidanzato e coach Patrick Mouratoglou, l’aveva sostenuta al momento dell’abbandono del promesso sposo Rory McIlroy.

Facendo soltanto  11 punti anche quando Serena metteva la seconda palla di servizio ( e appena 6 quando ha messo la prima), per la Woz non c’erano chances di rimonta. Non ci credeva nemmeno lei, secondo me.
La sola speranza per tutte le ragazze, e per la stessa Woz che è la tennista più amata negli spogliatoi femminili da quando ha smesso di giocare Kim Clijsters, è che Serena sotto Natale faccia bagordi e arrivi, come le è successo spesso, mal preparata in Australia
woz

In aggiornamento ed in attesa delle conferenze stampa

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