Cilic, una marcia trionfale. Serena: «lo sono nata per vincere gli Slam» (Martucci), Williams «Vivo un sogno e sono felice» (Zanni), Serena a 18 carati e...4 milioni(Valesio), Williams regina tra le regine New York si inchina alla più forte (Semeraro)

Rassegna stampa

Cilic, una marcia trionfale. Serena: «lo sono nata per vincere gli Slam» (Martucci), Williams «Vivo un sogno e sono felice» (Zanni), Serena a 18 carati e…4 milioni(Valesio), Williams regina tra le regine New York si inchina alla più forte (Semeraro)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

 

Cilic, una marcia trionfale

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 9.09.2014

 

Una volata, Marin Cilic doveva giocare in fretta, tirare in fretta e vincere in fretta, proprio come il maestro, Goran Ivanisevic. E, favorito dalle gambe molli di Kei Nishikori — che s’è trovato col serbatoio vuoto proprio a un passo dal traguardo degli Us Open — ha vinto il primo Slam, alla prima finale di un Major, a 25 anni, da appena numero 16 del mondo. Ma ce l’ha fatta in modo degnissimo, dopo aver dato una lezione di tennis in tre set a Berdych e Federer, tirando fuori quella rabbia agonistica che tutti credevano non possedesse, accumulata in 4 mesi di sospensione per doping, e scaraventandola in campo insieme alla potenza dei suoi obici nel momento più importante, condendola col coraggio dei forti. Bombardieri Perché Marin dal talento cristallino e dalle lunghe leve (è alto 1.98) non è un signor nessuno, era già salito al numero 9 del mondo nel 2010, ma era poi rimasto in penombra rispetto al «gemello» del settembre 88. Cioè l’altro bombardiere del circuito, Juan Martin Del Potro, uno dei soli due picchiatori (con Wawrinka agli Australian Open di gennaio) capaci dal 2005 di interrompere l’abbuffata di tornei Slam dei Fab Four. Non è un caso se la favola degli Us Open 2009 del potente trampoliere argentino si ripete, sul cemento di New York, col primo successo in un Major di un altro omone potente, nella prima finale fra neofiti dagli Us Open 97, Rafter-Rusedski. Freddezza Così, con il suo gioco essenziale e la ricerca continua del vincente, Cilic non ha dato tregua al piccolo, scattante Kei, primo asiatico a raggiungere una finale Slam, ricalcando le gesta di mastro Ivanisevic, l’ultimo croato finalista in un Major con l’incredibile trionfo di Wimbledon 2001, guarda caso, anche quello ottenuto di lunedì. Bravissimo a tenere subito il pedale dell’acceleratore premuto, Cilic non ha avuto alcun problema nel primo set dopo il 4-2, volando al 6-3 col 91% di punti con la prima. Nel secondo parziale si è disunito solo sul 5-2, quando ha restituito uno dei due break, ma poi, favorito da uno smash sballato del giapponese, ha chiuso anche la seconda frazione per 6-3. Poi, con l’aiuto del net il ragazzo di Medjugorje ha salvato tre palle-break da brivido, chiudendo infine con un altro 6-3 in un’ora e 54′.

 

Serena: «lo sono nata per vincere gli Slam»

 

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 9.09.2014

 

Gli italiani fanno festa con la lasagna da Giò a Via della Pace, Serena Williams festeggia nella banca più famosa d’America l’ultimo assegno da 4 milioni per il sesto trionfo agli Us Open, il terzo di fila, il 18 dello Slam, e si concede a pochi intimi. Che cos’ha provato in campo, quando Evert e Navratilova le hanno consegnato il braccialetto a 18 carati? «Mi sono detta: “E’ reale, è successo davvero, sono entrata nel club dei 18”. Ho qualcosa in comune con le leggende. Io non lo sono, di certo». Se si guarda indietro, da dove è partita, le sembra un sogno? »Non finirò mai di ringraziare i miei genitori per averci messo tanta disciplina e tanto lavoro, io nemmeno porto a passeggio il mio cane tutti i giorni, loro si sono dedicati totalmente e hanno fatto sacrifici immensi, non ci sono parole. Li onoro». Ha detto che pensa già al numero 19, agli Australian Open di gennaio». Ma non ho altri numeri in testa, non penso a quelle che hanno vinto ancora tanti Majors di più, anche perché ci sono tante altre giocatrici fortissime che vengono su, tante facce nuove, anche se spero di vedere sempre la mia faccia alla fine. Forse nel 2007 ho pensato: “Ehi, hai vinto 8 Majors!”. Mai avrei immaginato di arrivare a 18. Almeno finché non ne ho vinti 17…». Al di là dei 18 Slam, come si vede nella storia del tennis? »Non ci penso perché sto ancora giocando, penso solo a vincere titoli e Slam, non mi paragono mai con nessuna. Io non ho un ego. Venus e io abbiamo portato un nuovo stile di tennista, potente, atletica, offensiva». Quant’è stata dura quest’ultima battaglia? »Tanto, la pressione in finale era tanta, dopo tre fallimenti, quest’anno». Cosa l’ha aiutata nei momenti difficili? «Sono sempre stata una grande lavoratrice, sono sempre stata modesta e ho sempre cercato di trovare un sistema per vincere e migliorare il gioco perché le altre lavorano tanto per battermi». Quant’è stata dura questa stagione senza Slam fino a New York? »Non riuscivo a credere a quanto stavo male in Australia, la schiena mi ha completamente abbandonato. Dopo i French Open mi sono detta: “Devi assolutamente essere molto più forte”. E ho lavorato 6 ore al giorno, al massimo, solo per perdere Wimbledon… Ma gli Us Open mi ripagano di tutto. Vincere i piccoli tornei, lottare nei set, nei match, mi ha restituito la fiducia per vincere qui. Non vinci da zero. Sarei stata incredibilmente dispiaciuta se non avessi avuto uno Slam nel 2014, anche se qui puntavo davvero al terzo-quarto turno e questo mi ha tolto tensione». Secondo la sua amica Caroline Wozniacki, Serena è di un altro pianeta e sfidarla quando gioca così non è divertente. «Che carina Caroline, dolce, quando sono con lei abbasso il muro e sono quella che sono. Ma … ieri notte alla nostra cena mi ha rubato il cellulare… Io mi sento meglio ogni anno, sempre più forte, sempre più in forma. Quando gioco al meglio è difficile battermi perché servo piuttosto bene, ho una discreta risposta e sono piuttosto veloce». E come persona, come si definirebbe? »Molto, molto, divertente, super carina e protettiva». E’ innamorata? »Non ho tempo per l’amore, ora c’è Wuhan, poi Pechino e le finali Wta di Singapore. Nel ’98, quando guardavo Venus, pensavo: “Voglio vincere gli Slam, sono nata per questo…”. Non per l’amore». Che altri interessi ha? «Adesso alla Fashion Week espongo le mie creazioni. Poi sto costruendo una casa, mi sto spostando da mia sorella, ma resterò nella stessa strada, con quest’ultimo assegno posso confermare il progetto che avevo studiato con l’architetto di San Francisco e i miei amici del Nord Italia che mi aiutano per gli interni, la voglio più europea che tipica della Florida, diversa da quella di Venus che è tutta moderna e riflette la sua personalità». Ha esaurito i sogni? «Oddio, le ultime due notti sono stati incubi: ho perso con la Azarenka nei quarti, ho perso un match perché sentivo di non poter giocare, e un’altra volta ho perso l’aereo. Erano reali, mi sono svegliata così stressata… Che bella, invece, la realtà!».

 

Williams «Vivo un sogno e sono felice»

 

Roberto Zanni, il corriere dello sport del 9.09.2014

 

È l’era Serena. Cominciata quindici anni fa, non si sa per quanto tempo continuerà ancora. Ma se New York non mente, sotto il segno della Williams jr il tennis ci starà ancora per molto. «Sto già pensando al 19», ha detto appena conquistato il 18. Sì, c’è già un nuovo Slam tra gli obiettivi della più grande di oggi e forse anche di sempre. Gli US Open l’hanno lanciata, era il 1999, primo Slam m carriera e domenica l’hanno incoronata regina, anzi imperatrice della racchetta. Rimanendo all’era Open solo Steffi Graff (22) per ora ne ha vinti di più, dei quattro grandi tornei (Australian Open, Roland Garros, Wimbledon e US Open), Serena con 18 ha raggiunto Chris Evert e Martina Navratilova. Poi ecco le sei volte a New York, tre consecutive, altri due primati che deteneva la Evert e che sono stati eguagliati. Ha vinto Slam in tre decadi diverse, ne ha conquistad quattro consecutivi, tra il 2002 e il 2003, ultima tra uomini e donne, a riuscire nell’impresa. Numero 1 al mondo in sei periodi differenti (ovviamente è ancora saldamente al primo posto della classifica Wta), è diventata anche la più anziana a raggiungere la vetta del mondo. La sua media-vittorie negli Slam raggiunge il 31,5%, superiore anche a tutti i connazionali uomini, a cominciare da Pete Sampras (26,9%). Solo la Evert (32,1%) ha fatto leggermente meglio, ma non aveva le avversarie che Serena ha dovuto affrontare. E la donna dei record: 4 milioni di dollari il totale incassato domenica, mai prima d’ora, uomini o donne, c’era stato un premio complessivo così elevato. E il record precedente lo condivideva con Nadal, 3,6 milioni a New York l’anno scorso. È la tennista che ha vinto di più in carriera: 60.881.179 dollari. E il suo percorso a Flushing Meadows è stato senza macchie, il massimo che ha concesso alle avversarie in un set sono stati tre giochi. SENZA ETA. Compirà 33 anni il 28 settembre, ma nemmeno chi ha quasi nove anni di meno, come Caroline Wozniacki, è riuscita a contrastarla. «E stato come vedere un peso massimo che combatte contro un medio», ha sottolineato Martina Navratilova. «Poche ore dopo la vittoria e già ho detto 19 – ha sottolineato Serena, parlando di Slam – non 22: ne prendo uno per volta. Ma mai avrei potuto immaginare che mi sarei affiancata con Chris Evert e Martina Navratilova. Ero solo una bambina con un sogno e una racchetta, vivendo a Compton una cosa del genere non era mai successa prima». Ma Il, dalla California dove la famiglia Williams si era trasferita da Saginaw, nel Michigan, dove Serena era nata, il sogno è diventato realtà. PERCHE GIOCO. Da un ghetto di Los Angeles alla vetta del mondo. Ecco Serena. «Quello che faccio voglio farlo bene e amo il tennis – ha aggiunto – Gioco perchè alla fine della giornata voglio sedermi tenendo il trofeo, oppure stare in piedi e abbracciarlo….

 

Serena a 18 carati e…4 milioni

 

Piero Valesio, tuttosport del 8.09.2014

 

E’ un po’ come palate della regina di Saba. Troppo forte per le avversarie sul campo Serena Williams è destinata, se continuerà così (ma non c’è motivo per non ritenere che riesca nell’intento), ad ascendere al ruolo di personaggio mitologico, ricchissima e magari relegata in un eremo in qualche atollo di sua proprietà. Serena ha vinto New York, già lo sapete. Ha massacrato la Wozniacki e pone questo, ormai, è storia. Ma è uscita dal campo a 18 carati non in senso letterale del termine e questo invece non è successo a molti o a molte. Quello conquistato ieri a Flushing Meadows è il titolo Slam numero 18 della carriera di Serena: tanti quanti ne hanno vinti Martina Navratilova e Chris Evert. Ovvero non due giocatrici di tennis ma un immaginario collettivo. Più in alto di lei ormai ci sono solo Steffi Graf con 20 titoli e Margareth Court Smith con 22. Ma chi può sostenere oggi che Serena non abbia i mezzi per agganciare e superare tali e tante campionesse che l’hanno preceduta? Comunque si diceva dei 18 carati: Martina e Chris hanno regalato alla neocampionessa un braccialetto d’oro griffato T5ffany (e come se no) a 18 carati che avrebbe fatto la felicità di Audrey Hepburn. Con un numero 18 inciso sopra, ovviamente. ll tutto dopo che Serena aveva di fatto messo in banca la cifra di 4 milioni di dollari raggiunta grazia al successo di Flushing sommato al fatto di aver conquistato il bonus derivante dal successo nella serie dello Us Open, ovverto i tornei americani che precedono lo Slam newyorchese. Mai nessuna giocatrice era uscita da un campo da tennis così più ricca di quanto ci era entrata. Una regina di Saba per l’appunto. Che impone la sua legge su uno sport intero con un senso di superiorità che non 6 possibile mettere in discussione; e che solo le sue (agilità interiori (perché ci sono anche quelle, per fortuna sua) possono mettere talvolta in discussione. C’è da credere che Serena sia sinceramente gioiosa dopo ogni successo: proprio perché quelle fragilità di cui sopra non la rendono così granitica nella sue certezze come la sua fisicità potrebbe far pensare. E si può anche essere convinti che pur non essendo più in tenerissima età il suo regno posa durare molto a lungo. Anche perché è un regno che potremmo definire totale nel senso che resiste anche quando, di fatto, la regina non vince. E’ la più forte sotto ogni profilo, sempre: quando qualcuna tenta di avvicinare il suo livello (Sharapova, Azarenka, forse Wozniacki nel prossimo futuro) ciò rappresenta per lei uno stimolo eccezionale. E di conseguenza fa viaggiare il suo motore ad un regime ancora più alto. Quando perde (e quest’anno è successo più del solito) è come se le sue sconfitte siano frutto del caso, di situazioni contingenti, di tempeste solari che influiscono sul suo rendimento. Nel suo caso perdere una o più partite è un incidente di percorso che però viene subito accompagnato dalla seguente considerazione: se fosse stata giusto un po’ meglio avrebbe vinto. Quando, l’anno scorso, un giornalista americano ebbe a domandarle se per caso non avesse già programmato il suo ritiro, lei lo guardò attonita e gli rispose con un sorriso spiazzante: «Ma sei matto?» rispose. Ecco: il tennis femminile ha una regina che magari va in overdose da lavoro e da Mouratoglu come è successo a Wimbledon: ma dal suo giocane a tennis trae linfa vitale. E pure linfa per il suo conto in banca, a ben vedere.

 

Williams regina tra le regine New York si inchina alla più forte

 

Stefano Semeraro, la stampa del 8.09.2014

 

A Serena stavolta è riuscito tutto, anzi di più. Tutto quello in cui ha fallito Roger Federer – vincere il sesto titolo agli Us Open, il primo del 2014 e il 18esimo dello Slam in carriera – e molto di più di quanto sperava all’inizio del torneo. La Williams è un’attrice consumata, ma stavolta appena dopo aver frantumato l’amica del cuore Caroline Wozniacki sul centrale di Flushing Meadows (6-3 6-3) la felicità gliela si leggeva negli occhi. «Dopo Wimbledon ero molto delusa, non speravo più di vincere uno Slam in questa stagione – ha raccontato – qui pensavo di arrivare al massimo al quarto turno. Invece cogliere il 18esimo Slam agli Us Open, e raggiungere due miti come Chris Evert e Martina Navratilova, ha un grande significato per me». Proprio Chris e Martina si sono presentate in campo per festeggiarla con un braccialetto d’oro – a 18 carati, obviously – di Tiffany’s, che si va ad aggiungere ai 4 milioni di dollari che la nd del mondo ha in- 6 24 Titoli Serena Williams ha vinto gli Us open per sei volte Tre successi sono di fila cassato (uno di bonus in quanto vincitrice delle Us Open Series), un record per un torneo di tennis. «Da piccola a Compton ero una ragazzina con una racchetta e un sogno – ha detto Serena, 33 anni il 26 settembre – quello di vincere a New York. Non avrei mai immaginato di fmire con 18 tornei dello Slam. Anzi, non finire: per me questo è l’inizio. Ora punto al numero 19». A quota 22 c’è Steffi Graf, a 24 la recordwoman Margaret Court – che però alcuni li ha vinti prima nell’Era Open, e 11 solo agli Australian Open. «Be’, 22 sono tanti- ha sorriso la Panterona – meglio pensarci uno alla volta». Dopo la (male Serena e una Caroline abbattuta ma realista («giocare con Serena non è divertente») si sono concesse un selfie, poi sono uscite in coppia e la Williams, come promesso, ha pagato da bere. In cambio Caroline l’accompagnerà da oggi alla Fashion Week di New York, alla quale Serena partecipa per la prima volta come stilista, presentando la sua linea di abitini «street style», leopardati o mimetici. Dal 16settembre saranno in vendita, costo fra i 26,9 e i 79,9 dollari. Per un braccialetto di Tiffany’s, invece, bisogna sborsare un po’ di più.

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