Federer non fa sconti. Tre set a zero anche a Fognini (5 BP ma nessun break)

Editoriali del Direttore

Federer non fa sconti. Tre set a zero anche a Fognini (5 BP ma nessun break)

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TENNIS COPPA DAVIS – Chi lo avrà fatto soffrire di più dei due azzurri? Fognini ha fatto 3 games in meno, ma al tiebreak è approdato al terzo set. Perché Fabio è un front-runner

Roger Federer ha battuto Fabio Fognini più o meno allo stesso modo in cui aveva battuto Simone Bolelli, vale a dire tre set a zero senza mai cedere il proprio servizio.
Fognini ha fatto tre games in meno di Bolelli (76 64 64 in 2h e 19) ed è stato in campo 20 minuti in meno (62 63 76, sette punti a quattro in 1 h e 59m). Fognini è riuscito a conquistare 2 pallebreak in più, cinque contro le tre di Bolelli, ma ha subito un break in più, 3 contro 2.
Ho appena parlato con René Stauffer, uno de biografi di Roger Federer e mi ha detto di essere rimasto più sorpreso dalla performance di Bolelli che di quella di Fognini ma – ha precisato – “forse perchè Bolelli lo conosco meno”.
Fognini ha fatto molte cose di più per farsi conoscere, nel bene e nel male, e poi è comunque arrivato ad essere n.13 del mondo, mentre Simone non è andato oltre il n.36.
Noi italiani sappiamo molto più di più sui nostri giocatori, gli avversari battuti, illustri e meno, come quelli che li hanno invece sconfitti. Sappiamo di infortuni (e Bolelli ne ha avuti tanti), di situazione psicologicamente difficili (ne hanno attraversate entrambi, sia pure di diversa consistenza e sostanza: il periodo di Bolelli in conflitto con la FIT, fino al “divorzio” da Pistolesi, non è stato facile da gestire per un ragazzo semplice come lui), di cambi di allenatori, di fidanzate e mogli, di tutto un po’.
Ma così come noi sappiamo magari poco di un n.75 straniero, i colleghi stranieri sanno poco del nostro n.76.
In attesa che arrivi Federer, cui intendo chiedere se abbia trovato più pericoloso – pur nell’ambito di due partite chiuse per tre set a zero e senza perdere il servizio – Bolelli o Fognini, vi dirò che cosa penso io (e non lo cambierò qualunque cosa dica Roger…che ha annunciato che verrà in conferenza stampa soltanto dopo la conclusione dell’inutile match d’esibizione giocato da Seppi e Lammer, insieme a tutta la squadra svizzera).
Però vi anticipo un distinguo: Federer potrebbe dire di aver temuto oggi di più Fognini, pur avendo valutato come migliore la prestazione di Bolelli con un’ottica di prospettiva. Potrebbe ritenere il potenziale di Bolelli superiore a quello d Fognini.
E’ anche assai possibile, anzi probabile, che Roger, non si sbilanci affatto. Lui è sempre molto politically correct, sa che ogni sua frase può essere riportata un domani con accenti diversi da quelli che lui voleva porre.
Mentre non so che cosa potrebbe dire sul tema del potenziale di Bolelli e Fognini, penso che in relazione ai due singolari giocati qui lui si sia preoccupato più oggi che venerdì, perché se avesse perso il terzo set il match poteva incarognirsi.
Un giocatore infatti normalmente “soffre” di più chi lo mette in difficoltà nel finale. E se lo “ricorda” di più. Quindi Federer, senza essersi probabilmente preoccupato a dismisura in nessuno dei due incontri, ha probabilmente – a mio avviso – “sofferto” di più Fognini che non Bolelli perchè il match poteva prolungarsi al quarto set, con le incognite del caso.

Fognini è arrivato a giocarsi tutto nel tiebreak del terzo set, Bolelli al tiebreak c’è arrivato nel primo, ma poi Federer ha potuto giocare abbastanza tranquillo sia il secondo set (il break lo ha fatto sul 3 pari, nel settimo game, anche se poi ha rischiato 2 volte il 5 pari per le due pallebreak conquistate da Simone sul 4-5) sia il terzo in cui il break che ha praticamente deciso il set e il match è arrivato già nel terzo game, sull’1 pari. Dopo di che gli è bastato mantenere il break di vantaggio servendo un numero sufficiente di prime palle – di aces ne fece solo 9 in tutto per scelta tattica: preferiva tenere alta la percentuale di prime palle per sottrarsi ai drittoni di Simone cui le “seconde palle” lo avrebbero esposto, piuttosto che cercare il servizio immediatamente vincente.
Oggi invece Roger nel terzo è un pochino calato, mentre – come spesso accade – Fognini era cresciuto. Non per caso.

Quella che sto per esporre sarà una teoria cervellotica ma io la credo sensata.
Fabio Fognini è un giocatore molto emotivo. Si esalta nei momenti positivi, quando è avanti nel punteggio e le cose gli vanno bene, ed allora è capace di fare i…bambini con i baffi. Cioè di tutto. Perché la mano – e i piedi – ce li ha, eccome (Bolelli ha sicuramente più mano che piedi…).
Come sanno tutti ormai, il problema di Fabio Fognini – se di problema si può parlare per uno che comunque è approdato a n.13 del mondo, come non era accaduto più a nessun italiano da fine anni Settanta – è semmai nella testa.
Ci sono giocatori che hanno un equilibrio mentale solidissimo, prescindere dal punteggio. Altri no. Fognini è uno di quelli che non ce l’ha. Se le cose girano male si lascia spesso travolgere da un atteggiamento negativo. E quando gioca un match due set su tre a volte non riesce proprio a riprendersi in tempo, se si è imbufalito con se stesso, un arbitro, un net.
In un match sulla lunga distanza ha più tempo per recuperare.
Per me lui è il tipico front-runner. Lo sono stai anche grandi campioni. Agassi era uno di quelli. Rispetto a tanti altri campioni irriducibili, un Connors per esempio, ma anche un Wilander, Agassi si è prodotto in molte meno rimonte, anche se chiaramente in 20 anni di tennis ne ha fatte anche lui.
Analizziamo il match di oggi con Federer, che è e resta un giocatore di categoria superiore anche se a 33 anni non è più, sugli scambi prolungati da fondocampo, quel “mostro” di rapidità e lucidità che era a 27/28 anni.

Nel primo e nel secondo set Federer ha servito per primo, Fognini per secondo. Federer è sempre stato tranquillamente avanti nel punteggio dunque. Ha salvato la prima pallabreak sull’1 pari con il suo primo ace.
Attenzione adesso: la classe del campione la si vede e la si misura quando questi riesce a giocare alla grande i punti importanti. Federer ci riesce quasi sempre, Bolelli e Fognini molto meno (e non dico quasi mai).
Oggi su cinque palle break tre di quelle Federer le ha annullate con altrettanti aces. Ma non è tutto qui. Nel tiebreak del terzo set, quando i punti valgono il doppio, Roger ha messo a segno altri due aces. Insomma di 11 aces complessivi messi a segno oggi, Roger Federer ne ha fatti 5 – quasi la metà! – proprio quando i punti erano super-super-super importanti.
Ecco che cosa vuole dire avere classe. Ecco perchè Federer è Federer.
Un Fognini meno tranquillo, costretto a inseguire nel punteggio dei games sia nel primo sia nel secondo set cede 2 volte il servizio nel primo set, per un totale di 15 punti lasciati per strada e solo 16 fatti, e lo cede una volta nel secondo set, nel quale fa 16 punti ma ne perde 11, che sono sempre tanti. Perché? Perchè Federer gioca bene, e perché lui soffre a stare indietro.
Guarda caso nel terzo set le cose cambiano. Fognini infatti serve per primo. E tiene il primo turno di servizio a 30, il secondo a 15, il terzo e il quarto a zero, il quinto a 15, il sesto a 30: ed è normale, se ci pensate, che quelli in cui avverte maggiormente la tensione, il primo e il sesto per garantirsi quantomeno il tiebreak, siano quelli in cui perde più punti, due per ciascuno di quei games.
Ma in costante vantaggio nei games, il servizio funziona meglio, e anche quando risponde Fabio si sente di osare di più: infatti si procura tre palle break sul 2-1 per lui, due consecutive 15-40 (ma ha sfiga, perché Federer gli fa due aces sulla prima e la terza, e lo ha ben attaccato sulla seconda costringendolo ad un passante sbagliato) e un’altra sul 3-2 quando può rimpiangere un errore di rovescio non proprio impossibile.
Si arriva al tiebreak con Fabio che in questo set è stato pessimo in un solo aspetto: il ricorso al Falco. Non ne ha azzeccato uno. Ne ha chiesti 4 nel terzo set, tre fino al tiebreak e poi si è giocato un altro falco in modo sciocco sull’1-1 nel tiebreak quando lo invoca a seguito di un suo passante incrociato che illude ma è decisamente fuori. Così rimane senza “challenge” quando gli potrebbe proprio servire: probabilmente l’ace con cui Federer si porta sul doppio matchpoint, sul 5-4, è fuori. Ma Fabio ha esaurito la scorta.

Accanto a me una signora svizzera tutta vestita di rosso che ha implacabilmente mostrato il cartoncino rosso con su scritto BREAK ogni volta che Roger aveva il breakpoint e per il resto non ha mancato di sbattere quello stesso cartoncino sulle sue cosce facendo un frastuono insopportabile; mi dice, con un sorriso fra l’ironico e il comprensivo: “Il faut qu’il achète des lunettes!” “Si dovrebbe comprare un paio di occhiali!”.
Quando sul 4 pari Fabio ha sbagliato la “prima”, in tribuna stampa ci siamo stretti le spalle: “Speriamo che non faccia doppio fallo adesso!”. Non lo ha fatto ma è stato come se lo avesse fatto. La seconda palla è stata un assist a 132 km orari, come quelli fatti contro Wawrinka venerdì. Federer non si è fatto pregare due volte a tirare una gran botta di dritto. Imprendibile. 5-4 Roger con due servizi dopo quel minibreak.
Poi quell’ace n.11 che forse era fuori, quindi arriva sul rovescio in back di Federer l’ultimo dritto in rete di Fognini. La Svizzera è in finale 22 anni dopo Fort Worth, ma a Lille ha più chances di vincere contro Tsonga, Gasquet, Monfils, Bennetau (o Simon?) di quante ne ebbero Rosset e Hlasek nel Texas nel ’92 contro lo squadrone americano che schierò Agassi e Courier nei singolari e McEnroe e Sampras in doppio. Roger Federer viene sollevato in trionfo a sorpresa dai compagni, da Wawrinka e Luthi, mentre la bionda intervistatrice della tv svizzera gli stava facendo le primissime domande in un bailamme infernale.

Se la mia tesi di un Fognini capace di esprimersi meglio quando è in vantaggio fosse valida – non tutti saranno d’accordo, figurarsi – Fabio dovrebbe ricordarsi di cercare di cominciare sempre i set con il servizio a disposizione, quando possibile. Ricordo che contro Robredo non lottò nel finale del quarto set un game di battuta che poteva essere importante proprio per cominciare il quinto con il suo servizio.

Leggi l’editoriale di Ubaldo Scanagatta sulla sconfitta di Fognini contro Mannarino e la vittoria di Pennetta contro Gibbs agli US Open

 

Barazzutti e Seppi in italiano

Barazzutti: “Fabio ha giocato molto bene, a tratti anche meglio di Federer. Questa è una squadra che ha meritato di arrivare in semifinale

La squadra svizzera dopo la vittoria (in francese)

La squadra svizzera dopo la vittoria con l’Italia (in inglese)

 

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