Interrogato Bracciali: quegli sms con Bruni… (Ramazzotti). Panatta perde la guerra, Federtennis risarcita (Palizzotto)

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Interrogato Bracciali: quegli sms con Bruni… (Ramazzotti). Panatta perde la guerra, Federtennis risarcita (Palizzotto)

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Interrogato Bracciali: quegli sms con Bruni… (Andrea Ramazzotti, Corriere dello Sport)

L’inchiesta della Procura dl Cremona sul tennis è decollata. In grande segreto, perché il pm Roberto Di Martino non aveva nessun Interesse a far sapere le date dei nuovi interrogatori. Dal palazzo di giustizia della città sul Po, però, filtra che il magistrato la scorsa settimana ha ascoltato I primi due attori protagonisti di questo nuovo filone: II commercialista bolognese Manlio Bruni (mercoledì) e iI tennista Daniele Bracciali (giovedì). I verbali sono stati entrambi secretati, ma, a quanto pare, i due hanno negato gran parte degli addebiti a loro mossi. Le risposte non hanno comunque scalfito le certezze della Procura che ritiene le chat e gli sms ritrovati sufficienti per ritenere la situazione «lampante» e per sostenere che un’attività Illecita c’è stata anche nel tennis. E non solo a livello italiano. Nelle prossime settimane sono probabili nuovi faccia a faccia a Cremona anche perché ci sono stati diversi nuovi iscritti nel registro degli indagati (alcuni sono atleti in attività). Una figure che desta particolare interesse è quella di Thomas Nydahl, ex tennista svedese in contatto con Bruni. Sarebbe stato lui a “ingaggiare” 5-6 tennisti dei circuito internazionale e a convincerli ad addomesticare i loro incontri In cambio di denaro.

Nelle nuove carte dell’inchiesta intanto è spuntato fuori uno scambio dl sms giudicato sospetto tra il cellulare dl Bracciali e quello di Bruni. Siamo nell’aprile del 2011, per la precisione II giorno 10, a poche ore dalla finale del torneo di Casablanca che il favorito Starace perde contro Andujar, fino a quel giorno battuto 5 volte su 5 dall’italiano. «Mi sono arrivate voci strane sul contratto di oggi, vabbé speriamo non siano vere» scrive Bruni a Bracciali che risponde: «Ma voci di chi?… Impossibile, tranquillo…». «Ma è gente che non sa che lo conosco il tipo. Mi hanno detto che ha venduto appartamento per 300mila. Pazzesco» continua Bruni che incassa la rassicurazione del tennista: «Non ci credo Per me sono balle…».

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Panatta perde la guerra, Federtennis risarcita (Daniele Palizzotto, Il Tempo)

Adriano Panatta sbaglia, la Federazione italiana tennis incassa. La guerra infinita tra la Fit e l’ex campione romano, durata oltre dieci anni, si è conclusa lo scorso 15 ottobre con i due bonifici effettuati da Panatta per saldare il debito accumulato nel tempo. Totale della somma versata: 25mila e 500 euro, che vanno a unirsi ai circa 19mila euro già incassati, o meglio intercettati dalla Federtennis nel luglio 2008 su un conto corrente intestato al romano. Lo scontro nasce nel 2002 quando la Fit risolve unilateralmente il contratto di consulenza e servizi stipulato con Panatta, all’epoca direttore degli Internazionali d’Italia. Il motivo del «licenziamento» sono i comportamenti dell’ex campione, ritenuti lesivi dell’immagine e delle finanze della Federtennis. Più precisamente, secondo l’accusa Panatta ha incassato 20 milioni di lire in nero da un broker pubblicitario per facilitare le trattative con il main sponsor del torneo; 10 milioni sarebbero poi stati versati a una persona vicina all’ex tennista per ottenere la sponsorizzazione della Provincia di Roma e altri 5 milioni dirottati per pagare gli straordinari dei collaboratori. Panatta, naturalmente, non accetta la decisione della Fit e fa ricorso al collegio arbitrale che, però, dà ragione alla federazione ritenendo legittimo il «licenziamento».

Una decisione confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Roma: secondo i giudici, la «non conformità e correttezza e buona fede dei comportamenti di Panatta è acclarata» perché «è palese la dimostrazione dell’intervento indebito del Panatta quale legale rappresentante della PC&M (detta società, per contratto, non si sarebbe dovuta occupare della sponsorizzazione del Tennis Masters Series di Roma) e la sua percezione di una ingente somma di denaro». E oltretutto, sempre secondo i giudici della Corte di Appello di Roma, le dichiarazioni rilasciate a suo tempo da Panatta contro il «licenziamento» devono ritenersi «potenzialmente lesive dell’immagine della Fit». Persa la causa civile rinunciando al ricorso in Cassazione, Panatta soccombe anche davanti ai giudici sportivi. Prima la Corte federale della Fit, poi la Corte di Appello Federale e ancora la Camera di Conciliazione e Arbitrato del Coni (lodo numero 248 del 2005) danno ragione alla federazione presieduta da Angelo Binaghi, squalificando l’ex tennista per cinque anni (in primo grado era stato addirittura inibito avita) e condannandolo a pagare le spese legali. Siamo nel 2005 e da quel momento per la Fit comincia la «caccia al tesoro», o meglio all’ex dipendente, condannato senza esito a rifondere anche gli onorari del collegio arbitrale.

Panatta sparisce, la federazione – obbligata in solido a coprire le spese – salda gli onorari e poi, nonostante i decreti ingiuntivi con esecuzione provvisoria emessi dal Tribunale di Roma, conduce l’ennesima battaglia a suon di atti di pignoramento, riuscendo a recuperare i ricordati 19mila euro nel 2008 e nulla più. Tutto questo fino allo scorso 25 settembre, quando il legale di Panatta, l’avvocato Oreste Michele Fassone, chiede via mail alla Federtennis le coordinate bancarie dove versare il dovuto. Il bonifico, anzi i bonifici arrivano il 15 ottobre (il primo da 25mila euro, il secondo da 500 euro), effettuati dalla moglie di Panatta, «a saldo definitivo di ogni pretesa da parte della Fit in relazione al decreto ingiuntivo numero 8691 de12007 opposto davanti al Tribunale di Roma». Per la Federtennis lo scontro con uno dei miti della racchetta azzurra, il miglior interprete della nostra storia insieme a Nicola Pietrangeli, finisce così. Panatta, contattato da Il Tempo per fornire la propria versione, preferisce invece trincerarsi nel silenzio (…)

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