Interviste
Viaggio al Parioli di Roma, dove Magnelli sogna lo scudetto in Serie A1

TENNIS INTERVISTE – Il TC Parioli di Roma sfida il Tennis Club Genova per un posto in finale di Serie A1. Un anno fa i romani evitarono la retrocessione solo grazie al doppio di spareggio. Come è stato possibile tutto ciò? Ne parliamo con Vittorio Magnelli, capitano della squadra, e Matteo Fago, giocatore storico del club
Nominare “Parioli” a Roma vuol dire nominare un pezzo di bella vita nella Capitale. Non può essere da meno il Tennis Club Parioli, di fianco a Villa Ada, il Central Park di Roma. Villa Ada divide la Salaria in due: in alto, verso il centro, c’è il quartiere Salario-Trieste, emblema della signorilità residenziale che trova la sua sublimazione in zona Coppedè, nella serie di palazzi progettati dall’omonimo architetto fiorentino, mentre la parte bassa è quella nota come Prati Fiscali, un tempo vero e proprio “Prato della Signoria” (esiste ancora questa via), terre adibite a pascolo del bestiame dei ricchi e oggi quartiere gentrificato grazie all’arrivo della metropolitana B1.
Passata la guardiania che controlla gli accessi al circolo, riservati ai soli soci o ospiti, il colpo d’occhio è puro relax visivo. Varie tonalità di verde si alternato e miscelano al bianco d’ordinanza dei tennisti in campo sui campi in terra rossa. È scritto proprio nello statuto: al Parioli non puoi giocare con la maglietta gialla fluo. Fa caldo, ci sono quasi 20 gradi, si gioca in t-shirt e pantaloncini in questo prolungamento dell’ottobrata romana, mentre in cielo splende il sole, senza nuvole a minacciare il tennis all’aperto. Mi sistemo sulle tribune del campo centrale, il primo dei quattro allineati di fronte alle vetrate a parete piena dei tre piani dell’edificio che ospita ristorante, palestra e spogliatoi. Riconosco subito Matteo Fago. Nato a Ceprano, nel Frusinate, Fago è arrivato ai Parioli grazie a Stefano Pescosolido, un istituzione da queste parti. Ne ha raccolto il testimone quando Pescosolido ha deciso di lavorare per la Federtennis (ora è responsabile degli under 16 italiani). Matteo Fago è cresciuto nel circolo La Vignola di Ceprano, comune del Frusinate circondato dalla boscaglia della macchia locale. Oggi, mentre carica il rovescio a due mani, sullo sfondo ha i pini affusolati di Villa Ada. Non male. Lo guardo mentre fa un set d’allenamento con Potito Starace, tennista che cerca di riprendersi dopo un’annata non gratificante e che il Parioli sta ospitando per prepararsi in vista della trasferta australiana del prossimo gennaio. I due fanno blocchi di quattro game e poi si riposano, uscendo dal campo e refrigerandosi. Vittorio Magnelli, capitano della squadra maschile di serie A1 e direttore tecnico del circolo, dà consigli a Matteo Fago durante i cambi di campo; lo guarda mentre arriva in leggero ritardo sui colpi di Starace, più bravo del 2.1 del Parioli a usare il campo in tutte le sue dimensioni.

Fago e Starace si allenano al TC Parioli di Roma
I due finiscono il set ed escono dal campo. Magnelli parla con Fago (oggi classificato 2.1 e 865 Atp) mentre in campo entrano Caruso, Bessiré e Valenti, altri membri della squadra che domenica sfiderà proprio il Tennis Park Genova di Potito Starace. Gli assenti sono Dustov (n.128 ATP impegnato nel Challenger ATP di Brescia), Riccardo Grassi e Gianmarco Moroni.
Cammino con Magnelli e Fago verso l’ampio balcone ad angolo ristorante del circolo, al piano alto del fabbricato. Sotto di noi da un lato c’è la piscina scoperta con l’acqua leggermente sporca, dall’altro ci sono i campi da tennis e i prati con l’erba tagliata perfettamente, dove un bambino tira quattro calci ad un pallone con la sua mamma. Magnelli non può sottrarsi a una prima, banale domanda. Gli chiedo come si fa a passare dalla salvezza al doppio di spareggio del 2013 alla vittoria del girone tre e conseguente semifinale del 2014. Lui è onestissimo: “Il regolamento di quest’anno che prevede la presenza in campo di almeno due giocatori fra vivaio e vincolato ci avvantaggia. Tutti i giocatori hanno poi giocato benissimo, e poi, va detto, abbiamo avuto anche un pizzico di fortuna”.
È importante capire la figura di Vittorio Magnelli al Parioli. Ex numero 280 ATP dal fisico ancora statuario, il Capitano della A1 ha avuto anche un passato da coach nel circuito WTA. Matteo Fago gli deve molto, ed è forse per questo che rende molto meglio nei campionati a squadre, quando ad ogni cambio campo vicino a lui in panchina ritrova proprio Magnelli. “Essere presenti in campo è d’aiuto a quei giocatori che non si rendono conto che qualcosa sta cambiando all’interno dei loro match. Matteo ad esempio è uno di questi: magari sta giocando bene e poi d’improvviso cambia maniera di giocare. Allora io lo riporto sul binario”. Mentre Magnelli parla, Matteo gioca con i lacci della sua felpa con cappuccio e lo ascolta come un figlio ascolterebbe un padre. “Per me oltre che un aiuto dal punto di vista tattico è soprattutto un aiuto psicologico. Si gioca da soli a questo sport, e avere un coach con cui parlare, con cui decidere come affrontare l’avversario è una cosa che mi aiuta molto”. L’allenatore può parlare in Coppa Davis e a ogni fine set del tennis femminile. Sarebbe interessante anche vedere nel maschile, nel circuito, la presenza dell’allenatore in campo. Alcuni giocatori potrebbero giovarsene. Magnelli è ovviamente favorevole: “Di fatto i coach si fanno sentire dalle tribune, con gesti o suggerimenti mirati. I giocatori di prima fascia magari non hanno bisogno di tutto ciò, ma altri sì, e visto che succede sempre perché non permetterlo ufficialmente?”.

Vittorio Magnelli del TC Parioli di Roma (foto C. Giuliani)
Quello che colpisce di questa squadra, è l’organizzazione. Il Tennis Club Parioli di Roma, uno dei circoli più antichi e blasonati della Capitale, affronta il campionato come una provinciale affronterebbe la serie A di calcio. “C’è uno spirito di gruppo che va al di là del tennis” spiega Magnelli. “Ci sono giocatori che ospitano i compagni a casa propria, usano la lavatrice assieme, cenano insieme. Il gruppo è lo stesso da molti anni e Caruso (che ha sostituito Arnaboldi NdR) si è inserito ottimamente”.
Ritrovarsi in semifinale è un po’ una sorpresa. Non è un mistero – e i trofei FIT per il miglior circolo in base ai risultati di tutte le competizioni sono lì in bacheca a testimoniarlo – che al Parioli puntano molto sui giovani. La vittoria del 2013 è stata la quarta consecutiva. Spiega il direttore tecnico del circolo: “Il nostro obiettivo è stato sempre quello di crescere i giovani e valorizzare i nostri talenti. Matteo è con noi da sempre. Gianmarco Moroni, un altro dei giovani emergenti italiani, il prossimo anno festeggerà addirittura il suo quattordicesimo anno di permanenza nel circolo”. Questa strategia lungimirante pagherà ancora di più il prossimo anno, quando Dustov diventerà anch’egli un “8+”, ovvero potrà essere schierato in formazione essendo tesserato per lo stesso circolo da almeno otto anni. Domando a Magnelli, considerato questo prossimo salto di qualità a costo zero, perché il circolo non investa nell’acquisto di un giocatore per rafforzare ulteriormente la squadra e puntare al tricolore. “Quando dovremo programmare la nuova stagione valuteremo con la dirigenza del circolo questa possibilità”. Gli ricordo che il Parioli non vince la serie A da 72 anni. Il titolo però è passato di recente a Roma, nel 2010, quando a vincerlo furono i rivali dell’Canottieri Aniene. “All’epoca non so neanche se si chiamasse Serie A. Ne è passato di tempo certo”. Intanto, mentre parliamo sul terrazzino del ristorante, c’è una autentica processione di persone che si fermano al tavolo e fanno i complimenti a Magnelli per la semifinale conquistata. Lui stringe le mani mosce dei soci più anziani, elegantissimi, e sorride ringraziando fieramente.
Fago è stato uno dei primi tennisti italiani a profittare di una borsa di studio sportiva negli Stati Uniti. Si è laureato in economia giocando a tennis il campionato NCAA con i Volts, nell’università del Tennessee, vincendo per due volte la Conference. Quest’anno vanta uno straordinario sei su sei in quanto a vittorie su match giocati in serie A1. Gli chiedo delle principali differenze fra i due campionati a squadre. “Giocare a tennis per il college è diverso perché lì si vive assieme, e quindi si gioca, ci si allena e ci si diverte sempre con i compagni di squadra. In Italia una cosa del genere non esiste”. Gli chiedo quindi se si può crescere anche tecnicamente in un ambiente del genere. “Dipende dal college. Il mio mi ha permesso di migliorare, perché i nostri allenatori erano molto preparati dal punto di vista tecnico e avevano voglia di fare bella figura in campionato. Altri college giocano giusto per partecipare”. Magnelli interviene ricordando la sua esperienza da allenatore nella WTA. “Quando girai l’America da coach rimasi impressionato dalle strutture enormi a disposizione dei tennisti. Erano presenti in tutte le città, anche nelle cittadine di provincia. In Italia noi non abbiamo niente del genere. E poi i giocatori americani sono venuti fuori dal college. Ricordo che al torneo di Cincinnati, quando ero al seguito di Stefano Pescosolido nel suo periodo migliore, il suo avversario al primo turno era Todd Martin, una giovane wildcard proveniente dal college. Era solo uno studente (Martin sarebbe diventato numero 4 ATP nel 1999) ma già aveva avuto una possibilità del genere. Ed era pronto, tanto è vero che vinse”.

Matteo Fago del Tennis Club Parioli di Roma
Dopo queste divagazioni torniamo alla stretta attualità. Due sono i problemi immediati di Magnelli e quindi del Parioli: Dustov e il tempo. Farrukh Dustov è impegnato nel torneo di Brescia. Dovesse arrivare in finale non sarà della semifinale. Domenica inoltre le previsioni del tempo danno pioggia su Roma. In tal caso, l’incontro si giocherà sul veloce. Chiedo quindi chi si avvantaggerebbe del cambio di superficie. “A me piace giocare sul veloce; in America si giocava solo su campi duri” dice Matteo Fago. Magnelli invece spera di avere a disposizione Dustov. “Il nostro numero uno è giocatore da campi duri, ama giocare sul veloce dove sicuramente potrebbe avvantaggiarsi della superfice contro il numero uno avversario Potito Starace, noto amante del rosso”.
I volti di Magnelli, Fago, e degli altri giocatori del team sono distesi. Puntavano al secondo posto del girone al via della Serie A1, quello che garantisce la salvezza senza passare per le forche caudine dei playoff, e invece è arrivata la vittoria del raggruppamento, con la finale di dicembre ad un passo, seppur impegnativo. È ora di pranzo, e fra qualche ora si torna in campo. “Oggi pomeriggio lavoriamo sul servizio e proviamo un po’ di volée, anche in vista dei doppi” ordina Magnelli a Fago, che ascolta attento. “Ok. Prima vado un po’ in palestra, poi doccia, pranzo e torno in campo”. Al Parioli ci credono.
ATP
ATP Miami, Fritz: “Ora almeno 10, 15 tennisti possono vincere i grandi tornei, è fantastico”
Il tennista americano Taylor Fritz vuole essere protagonista: “Mi sento di avere le stesse possibilità di chiunque altro”

Taylor Fritz vuole essere grande protagonista in questo Masters 1000 di Miami. Si sente abbastanza bene e vuole continuare a dimostrarlo strada facendo. Il suo debutto nel torneo è stato positivo e ha eliminato Nava in due set. Ad eccezione di quel break iniziale subito dopo aver commesso due doppi falli, la sua gara è stata straordinaria. “Sono stato bravo – afferma l’americano – a recuperare prontamente il break di svantaggio nel primo set e ritengo di aver giocato un ottimo tennis. Soprattutto nel secondo parziale, quando ero molto più rilassato, ho giocato una gara solida. Per essere l’inizio va bene”.
Fritz si sente a suo agio sui campi di Miami e ha sentito tanto tifo in occasione del suo esordio ed è felice di essere protagonista in questa fase del tennis in cui c’è un ricambio generazionale doveroso, con Djokovic e Nadal assenti e Federer ritirato: “Sono felice del momento, un’Era nella quale posso ancora crescere tanto per continuare il mio percorso. C’è davvero la sensazione che tutti possano vincere. Io direi almeno 10, 15 tennisti hanno queste chance, si tratta solo di vedere chi gioca meglio quella settimana. È cambiato molto per me nell’ultimo anno e mezzo o giù di lì perché ho sempre voluto vincere tornei, e molte volte mi è sembrato altamente improbabile che ciò sarebbe accaduto con molti di questi ragazzi nei sorteggi visto quanto erano imbattibili. Quindi è fantastico sentire di poter partecipare a questi tornei e rendersi conto di avere le stesse possibilità di chiunque altro di vincere“.
Il derby tutto americano con Nava ha segnato il suo esordio. Si sente, ovviamente veterano, nei confronti del classe 2001 e n. 187 del ranking: “E’ sulla strada giusta e deve solo giocare più gare di questo livello per scalare la classifica. Contro di me ha cercato di vincere ogni punto, ma poi è calato, perché non puoi avere questo ritmo per tutta la gara. Ma il suo livello è molto buono. Sono errori che si fanno quando sei giovane e giochi poco”.
Morgan, la ragazza di Taylor Fritz, sta spopolando sui social mostrando contenuti del dietro le quinte dei tornei. Era qualcosa che i tifosi cercavano, visto il gran successo che lei ha riscontrato su TikTok e Youtube: “È sempre stato uno dei suoi obiettivi rendere il tennis più popolare al di fuori del circuito e dei suoi appassionati. Con i social riesci davvero a raggiungere tutti senza limitazioni, è davvero straordinario. Nella nostra generazione di tennisti la comunicazione è molto importante, ti rende ancor più popolare oltre ai risultati che ottieni sul campo. Non c’è niente di sbagliato nel voler solo giocare a tennis e avere la tua vita e far vedere quello che fai. E’ un modo prezioso per far crescere il tennis”.
Flash
WTA Miami, Andreescu: “Mi sento all’80% di ciò di cui sono capace”
Così Bianca Andreescu sul match con Sakkari: “Penso di aver giocato un po’ meglio i punti importanti oggi, ma sarebbe potuta finire con il successo di entrambe”

Era uno degli slot più complicati del tabellone femminile del Miami Open presented by Itaù 2023. Ad uscirne indenne è stata Bianca Andreescu che ha avuto la meglio al primo turno contro Raducanu per poi regolare al termine di una dura battaglia la greca Sakkari. Tennista canadese alla ricerca della migliore condizione per ritornare nelle posizioni importanti e nelle fasi importanti di un torneo, per colei che è stata anche campionessa Slam. Nella conferenza stampa post partita la tennista canadese parla della sfida con Sakkari, del suo percorso e di cosa è cambiato nel suo modo di approcciarsi alle sfide e non solo.
IL MODERATORE: Bianca, grande partita oggi. Una dura battaglia. Parlaci della partita e di come ti senti.
ANDREESCU: “Penso che sia stata davvero una buona partita da parte di entrambe. Maria ha giocato alla grande, in maniera molto aggressiva. Mi sentivo come se fossi alle sue calcagna per la maggior parte del tempo durante la partita, ma ho giocato bene ogni palla. Ho lottato fino alla fine e penso di aver giocato un po’ meglio i punti importanti oggi, ma sarebbe potuta finire con il successo di entrambe.”
D. Hai ottenuto due vittorie consecutive contro due avversarie di alto profilo. Quanto sono importanti o significativi questi risultati per te considerando che stai cercando di fare progressi per tornare al vertice?
ANDREESCU: “Penso che si tratti solo un altro passo per acquisire di nuovo ancor più fiducia in me stessa. Mi sento davvero bene in campo. Sto cercando di essere la più impavida possibile. Non è sempre facile, ma mi sento come se mi ci stessi avvicinando, e vittorie come questa ovviamente mi aiutano perché a questo punto penso che sono in grado giocare partite difficili come questa e so che posso vincere.”
D. Voglio chiederti dei tuoi game in risposta. Nel complesso, hai risposto abbastanza bene alla sua seconda di servizio. Hai puntato sul fatto di attaccare la seconda di servizio o semplicemente sul giocare la palla?
ANDREESCU: “Dipende davvero da come mi sento. Mi piace cambiare marcia cercando di anticipare la palla, oppure fare un passo indietro e semplicemente rimettere la palla in gioco. Dipende davvero da me, cerco di seguire il mio intuito ma non c’è un piano di gioco specifico per i game in risposta.”
D. Penso che quest’anno tu abbia vinto quattro dei tuoi cinque match giunti al tre set. So che l’anno scorso molte di quelle partite giunte al terzo hanno avuto un esito diverso. Alcune dure sconfitte in tre set. Quale pensi sia stata la differenza in questo inizio di stagione?
ANDREESCU: “Sto spingendo un po’ di più i miei colpi nei momenti importanti e non sto lasciando che la tensione abbia la meglio su di me perché anche oggi sentivo che avrei potuto attaccare forse un po’ di più anche sui punti importanti. Ma ho giocato partite molto combattute e ravvicinate nel punteggio e nel circuito sono tutte molto brave. Quindi potrei giocare forse il 70% delle mie capacità e ci sarebbe persone in grado di battermi. Penso che allo stato attuale nel WTA Tour alcuni punti possono davvero cambiare la partita.”
D. Sono abbastanza sicuro che tu non abbia mai perso una partita su quel campo. Hai perso solo per ritiro. È un campo davvero unico perché è uno stadio nello stadio. Cosa c’è che forse tira fuori un po’ del tuo tennis migliore?
ANDREESCU: “Mi piacciono i grandi palcoscenici. Immagino che sia quello. Gioco in un campo importante e mi piace e dopo il mio meglio o almeno ci provo.”
D. Nulla di specifico sulle condizioni di gioco?
ANDREESCU: “Mi piace che sia al chiuso perché il vento non è davvero d’intralcio, e mi piace che non ci sia il sole. Verso l’una il sole se ne va.”
D. Guardando al turno successivo, giocherai contro Sofia Kenin. Puoi parlare della sfida tra due grandi campionesse che cercano di ritrovare quella forma vincente che avevano quando hanno vinto lo Slam. Quanto siete pericolose come avversarie in questo momento?
ANDREESCU: “Penso che stia giocando un ottimo tennis. Ho visto alcune delle sue partite quest’anno. So che potrebbe non andare bene come spera, ma lo stesso vale per me. Quindi penso che sarà un incontro interessante. Ha ottenuto risultati straordinari e l’ho già affrontata un paio di volte in passato. Quindi spero di poter fare bene.”
D. A che livello pensi di essere al momento sia dal punto di vista mentale sia da quello fisico? Quanto margine di miglioramento c’è ancora?
ANDREESCU: “Sento che c’è sempre spazio per migliorare anche quando mi sento come se fossi al 100%, ma so che non sono mai al 100% perché c’è così tanto che so di poter imparare. Ho imparato molto anche sul mio corpo nel corso degli anni e sto solo cercando di sfruttare il momento. Penso che sia un aspetto molto importante, e mi sento come se stessi iniziando a comprenderlo solo adesso. Quindi mi sento come se fossi al 75%, all’80% di ciò di cui so di essere capace.”
D. Stavi parlando un po’ dei chakra prima del torneo. Sono curioso di sapere dove sono arrivati questa settimana e se sai come mantenerlo al meglio per continuare il successo?
ANDREESCU: “Dedico decisamente molta attenzione a questo argomento. Mi sento davvero bene. Anche a Indian Wells mi sono sentito davvero bene. Vibrazioni positive tutt’intorno a me. E questo aiuta anche le persone intorno a me a mantenere una visione positiva. Faccio molta meditazione su come bilanciare tutta queste cose. È super facile, basta cercare come bilanciare i tuoi chakra su YouTube. Questo è ciò che faccio. Mi sento come se dessi continuamente il 100% di quello che ho quel giorno. In qualsiasi modo, forma in campo o fuori dal campo, con le persone, con la mia squadra, con chiunque, so che il mio i chakra sono equilibrati. Si posso definirmi zen.”
ATP
ATP Miami, Alcaraz: “Vincerò un altro Slam”
Il tennista spagnolo dopo il successo contro Bagnis parla dell’importanza della vita fuori dal campo: “Devo prendermi cura di me stesso un po’ di più, sinora non l’ho fatto così bene come avrei voluto”

Si rivela poco più che una formalità l’esordio del numero 1 al mondo Carlos Alcaraz al Miami Open presented by Itaù 2023. Il tennista spagnolo ha lasciato solo due game al malcapitato Facundo Bagnis in una sfida durata poco più di un’ora di gioco. Nella conferenza stampa post partita il tennista spagnolo ha ribadito la voglia di conquistare un altro torneo del Grande Slam, focalizzandosi sull’importanza di ciò che accade fuori dal campo.
D. Hai detto che l’anno scorso questo è stato un torneo molto importante per te. Quando hai vinto qui, forse hai pensato di poter vincere un Grande Slam. Ad un anno di distanza, quanto ti senti cambiato rispetto a quella persona che ha giocato il suo match di primo turno qui l’anno scorso?
ALCARAZ: “è diverso tornare qui come campione in carica. Penso che quando ho detto lo scorso anno non è sbagliato, ero pronto a vincere un Grande Slam. Adesso dirò la stessa cosa: vincerò un altro torneo del Grande Slam. Ovviamente è fantastico giocare qui. Giocare un primo turno qui non è diverso rispetto allo scorso anno. L’unica differenza è che quest’anno ho giocato sul Campo Centrale, non è stato così lo scorso anno.”
D. Pensi di essere cambiato come persona?
ALCARAZ: “Sono cresciuto molto dall’anno scorso. È stato un anno fantastico per me come giocatore ma anche come persona. Ho imparato molte cose, non solo in campo ma anche fuori.
D. Ti stai approcciando a questo torneo come campione in carica o lo stai affrontando come se fosse un nuovo torneo?
ALCARAZ: “Come un nuovo evento. Cerco di non pensare al fatto di essere campione in carica. Sto cercando di non pensare che ho vinto qui nella passata edizione. Dico sempre la stessa cosa quando gioco la prima partita in un torneo: per me è sempre qualcosa di nuovo. Vivo la cosa giorno dopo giorno, turno dopo turno, cerco di giocare al meglio ogni giorno e provo anche a divertirti in ogni partita. Questo è l’unico obiettivo e l’unico pensiero nella mia mente in ogni partita.”
D. Lo US Open, è stato uno sforzo fisico enorme per te. Si è trattato di vincere match al meglio dei cinque. Hai giocato fino a tarda notte. Guardando indietro, pensi che ciò abbia contribuito ai problemi fisici che ti hanno fatto saltare l’Australian Open?
ALCARAZ: “Direi di no. Non ha avuto impatti sul mio problema fisico. Era passato molto tempo dallo US Open e il mio primo infortunio è stato a Parigi. Mi sono ripreso molto velocemente e molto bene. Direi che si tratta solo sfortuna. Probabilmente non mi sono preoccupato abbastanza di tutti gli aspetti fuori dal campo. Ma lo US Open non ha influito su questo.”
D. Questa settimana abbiamo parlato di te con Andy Murray. Ha detto che gli piace il modo in cui giochi senza pensieri. Nella sua carriera, ha detto che poteva giocare così solo quando aveva 18 o 19 anni. Quando è cresciuto, è diventato più difficile perché aveva molti più pensieri nella sua testa. Pensi che questo possa accadere?
ALCARAZ: “Probabilmente sì. Devo approfittare di questo momento, visto che sono abbastanza giovane. Sono d’accordo con quello che ha detto. Sono giovane e non mi preoccupo di nient’altro se non di giocare e divertirmi in campo. Questa è l’unica cosa. Probabilmente quando sei più grande, pensi di più.”
D. Ad Eurosport, hai dichiarato che hai dovuto cambiare alcune cose per proteggerti dagli infortuni. Puoi dirci cosa hai dovuto cambiare? Devi essere a letto ogni sera alle 9:00, non puoi bere qualcosa con i tuoi amici o cose del genere?
ALCARAZ: “Ho detto che devo prendermi cura di me stesso un po’ di più fuori dal campo, preoccupandomi di andare a letto presto, riposare meglio, mangiare bene, prendermi cura di me stesso fuori dal campo. Questa è la cosa più importante per me. Direi che sinora non l’ho fatto così bene come avrei voluto. Ma dopo l’infortunio di gennaio ho iniziato a gestire meglio le situazioni fuori dal campo.”