Radwanska e Navratilova: un duo da Slam

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Radwanska e Navratilova: un duo da Slam

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TENNIS FOCUS – E’ recente la notizia della collaborazione fra Agnieszka Radwanska e Martina Navratilova. Rivisitiamo, per grandi linee, la grandezza e il coraggio di Martina, in campo e fuori. Dove può far migliorare la polacca?

Partiamo da un’eguaglianza matematica tanto semplice quanto scientifica: Martina Navratilova=Tennis. 59 tornei del Grande Slam vinti, 18 in singolare, 31 in doppio e 10 in doppio misto, ultimo successo a 50 anni meno due mesi (record di anzianità). Numeri, che, com’è solito, definiscono la grandezza di un’atleta che ha travolto il tennis con la sua dirompente emotività. Proprio quest’ultima caratteristica può essere un punto su cui costruire il rapporto tra la pluridecorata Martina e la sua futura allieva Agnieska Radwanska, fredda e compassata in campo, proprio il contrario del suo nuovo coach. Come da noi stessi documentato, la Navratilova appoggerà la numero 6 del mondo, solo in alcuni periodi dell’anno (una quindicina di settimane), permettendo al suo attuale allenatore, Tomasz Wiktorowski di proseguire la collaborazione che ha portato la tennista polacca in finale a Wimbledon nel 2012

La storia della Navratilova (classe 1956) vive una delle sue tappe più importanti durante il 1975: Martina, nata in Cecoslovacchia in piena Guerra Fredda (e dopo aver contribuito alla conquista della Fed Cup), nell’estate di quell’anno, va in America per giocare gli Us Open e decide di restarci. Esce presto dal torneo, ma è affascinata dagli Usa o, quantomeno pensa sia la scelta giusta da fare: “E’ un peccato perchè per un pò non potrò vedere la mia famiglia, ma credo ci siano più vantaggi che svantaggi per me”. Gli Stati Uniti le concedono una Green Card per poter soggiornare nel Paese a stelle e strisce; la Cecoslovacchia non gli perdonerà il “tradimento” boicottando la sua immagine  nel Paese, censurando qualsiasi risultato relativo alle sue imprese (nessun cecoslovacco saprà del suo primo successo a Wimbledon nel 1978), rifacendosi anche sulla famiglia (il padre a seguito della decisione di Martina, perderà il lavoro).

Frenetica ed emotiva Martina, nella vita privata come sul campo da tennis; era impossibile che il suo volto non trasparisse un’emozione. Nella gioia come nella sofferenza, non era in grado di controllare i suoi stati d’animo. Il coraggio di vivere liberamente l’ha sempre dimostrato la Navratilova, anche quando ha deciso di essere una delle prime sportive a dichiarare la propria omosessualità, dopo aver ottenuto la cittadinanza statunitense nel 1981 (“I miei genitori vennero negli Stati Uniti per sapere dove e come vivevo, ma c’era soltanto un problema: loro non sapevano” ha scritto nella sua autobiografia). Prima tennista in assoluto, in campo femminile, ad introdurre i concetti di dieta e palestra, dopo qualche problema con la linea in giovane età. Il giornalista Bud Collins, a metà degli anni ’70, fu uno dei pochi a sottolineare, con enfasi in diretta nazionale, la forma fisica non proprio perfetta di Martina, epitetandola come “the great wide shape”, la grande e larga speranza, giocando sulla pronuncia simile tra wide e white (bianca).

Eleganza sopraffina e gioco da manuale erano i cavalli di battaglia dell’ex tennista statunitense. Genio puro e inimitabile caratterizzato, anzitutto, da un servizio formidabile, principale reo dei 9 titoli in singolare sull’erba sacra di Wimbledon, da colpi da fondo dediti soprattutto al taglio indietro, in modo da poter avanzare più facilmente a rete, parte del campo dove Martina dava il meglio di sè con voleè sopraffine e smash sia di dritto che di rovescio. La rivalità con la Evert è stata una delle più grandi pagine della storia dello sport, per numero di incontri (80 con un bilancio di 43-37 per la Navratilova), di grandi finali (14 finali Slam in giro per il mondo) e per contrasto di stile: più signorile, elegante nel portamento e regolare nel gioco la Evert; focosa, estroversa in campo e offensiva nel gioco Martina.

Con la collaborazione tra Martina e la Radwanska inizia un nuovo capitolo per l’americana, un capitolo, ancora una volta, intriso di tennis, il vero grande amore della sua vita, da cui ha sempre fatto fatica a separarsi (come dimostra l’ultimo Slam vinto a 50 anni) e il ruolo da coach non le dispiace di certo, “se non fosse per le notti insonni che passerò a causa dell’ansia pre match”. Ma dove la Navratilova può davvero aiutare la Radwanska? La polacca, tennista atipica del terzo millennio, senza un’eccessiva forza bruta ma con uno splendido acume tattico, sa fare tutto e bene: colma le sue lacune in potenza, stordendo l’avversaria tatticamente, consapevole del bagaglio tecnico a sua disposizione. Alterna deliziose palle corte a lob millimetrici passando per cross stretti e colpi in controbalzo, per non parlare del colpo in piegamento sulle ginocchia, il quale dimostra, inoltre, la sua ottima capacità e preparazione atletica (ecco i migliori punti del suo 2014).

Ciononostante l’anno di Agnieska non è stato dei migliori, sottolineando l’incapacità della numero 6 del mondo di raggiungere l’apice del successo, pur usufruendo di alcune ghiotte occasione anche nei tornei dello Slam. Quali i limiti della Radwanska? Anzitutto la potenza fisica, perchè è vero che attraverso i mezzi tecnici a disposizione riesce in parte a sopperire allo velocità di palla di una Serena o di una Sharapova, ma è altrettanto palese che manca il colpo risolutivo e lo si vede quando cerca di forzare il dritto, ad esempio, in maniera innaturale con la spalla, per imprimere nel colpo una potenza che non è ancora nelle sue corde.

Altro aspetto su cui la polacca è destinata a migliorare se vuole raggiungere lo Slam è il temperamento. Il che non vuol dire che dovrebbe iniziare a saltellare in campo o a comportarsi come un’ossessa sul rettangolo da gioco, stravolgendo la propria personalità. Sentirsi una campionessa aumenta la credibilità verso gli altri ma soprattutto verso sè stessa, elemento che non in rare occasioni ha bloccato la Radwanska, rea di essersi sentita oberata di pressione da parte dell’ambiente, degli addetti ai lavori o anche (e soprattutto) del suo Paese.

In entrambe le falle la Navratilova può intervenire, sia cercando di cavare dal tennis della polacca un colpo risolutivo con maggior potenza, magari lavorando molto in palestra e sulla tecnica, sia sotto l’aspetto psicologico, vero tallone d’Achille di Agnieska. Il 2015 è l’anno propizio per la vittoria in un torneo dello Slam, vero obiettivo stagionale del duo Navratilova-Radwanska. Riusciranno le due ad emulare gli ottimi risultati delle collaborazioni tra giocatore e coach ex tennista che negli ultimi anni hanno spopolato nel maschile? La nuova stagione sta per ripartire

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