I dolori del tennista qualunque: circoli, classifiche e tornei

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I dolori del tennista qualunque: circoli, classifiche e tornei

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TENNIS CLUB PARIOLI, ROMA
 

TENNIS FOCUS – Per guadagnare e vivere grazie al tennis è necessaria una classifica da fenomeno. Ben diverso è il discorso per i giovani giocatori dei circoli di tennis, che vivono in un mondo talmente lontano dal top tennis da sembrare quasi un altro sport, ma che in fondo rappresenta la manifestazione più pura dell’arte di giocare. Come funzionano le classifiche dei circoli e quali sono le possibilità di successo?

A cura di Simone Maselli

Se entrate in un circolo di tennis qualunque e domandate ad un ragazzo qualunque di un paese qualunque cosa sia per lui il tennis, la risposta che riceverete sarà ben lontana dal classico stereotipo Nadal-Federer-Djokovic. E d’altronde non può che essere così, per un ragazzo qualunque di un paese qualunque che nella vita coltiva forse la stessa passione per il tennis del numero 1 del mondo, ma che condivide poco altro con lui. Però ha scelto di coltivarla, questa passione. Entrare a far parte di un circolo di tennis, anche il più piccolo, è per tanti l’imprinting primordiale di una lunga storia d’amore.

In Italia ci sono circa 3500 circoli associati alla FIT, il cui numero di iscritti è estremamente variabile (il circolo FIT Mario Belardinelli di Roma è quello che ne vanta di più, 3305, ma non di rado si trovano circoli con sole decine di iscritti!). La vita nei circoli di tennis è una drastica riduzione in scala del tour mondiale. C’è il tennista talentuoso e di belle speranze che primeggia rispetto agli altri tanto da prendersi impropriamente l’epiteto di Federer del circolo, oppure c’è il classico giocatore che non riesce a fare a meno di colpire mille palline a settimana anche se novecentonovanta finiscono fuori dal campo. Esistono ovviamente circoli e circoli: quelli in cui la competizione è alta e vengono fuori giocatori da destinare ai palcoscenici del professionismo o quelli in cui il giocatore più forte può al massimo aspirare a vincere il torneo natalizio organizzato all’ultimo istante.

Un microcosmo particolarmente variegato che per alcuni può rappresentare un ‘per aspera ad astra’ tennistico. Il primo passo per entrare in un circolo è richiedere la tessera di affiliazione alla segreteria di competenza; un giocatore che segue questa procedura assumerà automaticamente un punteggio di classifica federale denominato 4.NC (non classificato) e verrà assegnato ad una categoria in base a sesso ed età.

Le classifiche federali vengono aggiornate annualmente e seguono un criterio ben diverso dall’ATP Ranking. I punteggi di classifica sono, dal più basso, al più alto: 4.NC – 4.6 – 4.5 – 4.4 – 4.3 – 4.2 – 4.1 – 3.5 – 3.4 – 3.3 – 3.2 – 3.1 – 2.8 – 2.7 – 2.6 – 2.5 – 2.4 – 2.3 – 2.2 – 2.1 – 1.categoria. Avere una classifica dal 2.7 in su vuol dire essere professionisti. Più precisamente fanno parte della 1.categoria i 20 uomini meglio piazzati dei primi 500 giocatori del ranking ATP e le 10 migliori donne delle prime 400 di quello WTA.

Ma muovere la classifica per un 4.NC è compito duro per un semplice motivo: più che il numero di partite vinte, conta la qualità (l’attribuzione dei punteggi ricorda in parte alcuni bonus che venivano dati in passato a livello ATP quando si batteva un giocatore di classifica più alta). Un giocatore che si iscrive e si tessera riceve un punteggio di base chiamato capitale di partenza (che varia dagli 0 per i 4.NC ai 600 per i 2.1). Il cosidetto coefficiente di rendimento, che determina la classifica del giocatore, è ottenuto sommando il capitale di partenza e i punteggi ottenuti in un certo numero di partite vinte che varia in base alla categoria di appartenza (il numero di partite conteggiate varia dalle 5 per i 4.NC – 4.6 – 4.5 – 4.4 alle 14 per i 2.1).

Il punteggio di una vittoria è discriminato dalla differenza di classifica rispetto all’avversario che si è battuto. Vincere su un giocatore di quattro o più gruppi inferiori, ad esempio garantirà ben… 0 punti, mentre 120 saranno quelli attribuiti quando si batterà un giocatore di due gruppi o più alti in classifica, 60 se si batte un pari classificato e così via. La compilazione delle classifiche è annuale ed è ottenuta seguendo e rispettando anche altri cavilli ed eccezioni che generano piccoli bonus di interesse prettamente burocratico. ‘Promozione’ e ‘retrocessione’ in una categoria superiore sono asserviti appunto al coefficiente di rendimento. Al termine dell’anno agonistico (che solitamente coincide con la fine di novembre), il giocatore si posizionerà nel gruppo di classifica a cui appartiene il valore del proprio coefficiente. Mentre non vi è limite per salire, si può retrocedere solo di un gruppo all’anno.

I giocatori possono acquisire punti solo in partite ufficialmente riconosciute dalla FIT. L’attività nazionale è sostanzialmente divisa in Campionati Affiliati (tornei organizzati dalla Federazione) e Campionati Individuali (organizzati dai singoli circoli con massimali di monteprimi stabiliti per regolamento). I Campionati per gli Affiliati sono divisi in diverse categorie come A1, A2, B, C, fino ad arrivare ai livelli di competizione più bassi quali D1, D2, D3 e D4.

Il tennista qualunque pensa che se da un lato il sistema del punteggio è obiettivamente meritocratico, dall’altro l’assenza di garanzie per il futuro e le difficoltà che si possono incontrare nell’avanzare in classifica sono problemi con cui dovrà probabilmente lottare. Non ultimo, le spese sono gravose sin dal principio della carriera: attrezzature, quote associative, iscrizione ai tornei, affitti dei campi, trasporti. Ovviamente le Federazioni offrono il loro sostegno economico solo ai giocatori abbastanza talentuosi da essere ritenuti meritevoli. E quelli che non sono considerati tali, i nostri tennisti qualunque, devono abbandonare.

Ma i circoli sono alla base di un’ipotetica piramide del tennis. E dato che una piramide senza base è destinata a crollare è giusto che non diventino un problema ma siano una risorsa e perché ciò avvenga sono necessari investimenti sia nei circoli principali che in quelli minori.

Aumentare gli investimenti nei primi è ciò che hanno fatto Germania e Francia, le cui competizioni equivalenti alla nostra Serie A, attirano sempre più giocatori di prima fascia, principalmente per montepremi appetitosi. Ovviamente, uno spettacolo migliore genera ricavi maggiori e investimenti più sostenibili. Migliorare la Serie A, dove il fiore all’occhiello dei nostri circoli si mette in mostra, è la prima ruota di un ingranaggio che deve concludersi negli investimenti sui circoli minori. Per dare la possibilità a tutti di emergere se c’è talento.

E perché in fondo anche il numero uno una volta era un tennista qualunque.

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