I 12 campioni che hanno scritto la storia del tennis

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I 12 campioni che hanno scritto la storia del tennis

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Chi è il più grande tennista di ogni tempo? Perchè non esiste? Il mito Rod Laver , il grande Roger Federer, la percentuale di vittorie di Rafael Nadal , i record di Jimmy Connors, il Messia Bjorn Borg, il “meno competitivo” Andre Agassi e altre sei fenomeni. Perchè no Boris Becker, Stefan Edberg e Mats Wilander. E se il GOAT fosse Bill Tilden?

A cura di Luca Bottazzi

In primo luogo va ricordato che il titolo di più grande tennista di tutti i tempi non esiste. I motivi sono ovvi, quanto noti a tutti. Evoluzione del gioco, dei materiali, degli atleti, dell’organizzazione, delle condizioni ambientali e l’impossibilità di avere una percentuale di campioni sempre uniforme in ogni periodo, sono solo un breve elenco di questi motivi. Inoltre, bisogna ricordare che il tennis Open di oggi nasce nel 1968. Prima di allora le competizioni erano separate in due circuiti: dilettanti e professionisti. Pertanto, i dilettanti più forti che passavano al professionismo, non potevano più giocare nei tornei tradizionali, Slam e Davis inclusi. Questa spaccatura ha avuto origine verso la fine degli anni venti del secolo scorso, il momento in cui si è formato l’embrione del tennis professionistico. Prima di quell’evento i tennisti giocavano tutti nello stesso circuito con lo status da dilettanti. In pratica, in quella lontana epoca la competizione era simile a quella odierna, dato che oggigiorno i giocatori sono tutti all’interno del medesimo sistema, anche se con lo status da professionisti. Ebbene, scopriamo in ordine cronologico chi, tra i vari campioni, ha le credenziali per sedersi alla tavola rotonda del tennis, come i dodici cavalieri della mitica Camelot, e perché.

1 – Ken Rosewall: 8 titoli Slam, 4 dei quali nel tennis open, spalmati in epoche diverse e lontanissime. Manca purtroppo all’appello il titolo di Wimbledon cercato da Ken in ben quattro finali. La prima nel 1954, la seconda nel 1974. Le vittorie di Rosewall iniziano negli anni ’50 e finiscono negli anni ’70. Inoltre, questo mitico australiano ha speso anni e anni nel circuito dei professionisti tra gli anni ’50 e ’60 dove si è laureato primatista storico con 16 titoli Pro.

2 – Rod Laver: Il mito, la leggenda, l’unico campione che è riuscito a realizzare il Grande Slam per ben due volte, nel 1962 da dilettante e nel 1969 nel tennis open. Il grande slam del ’69, riscatta il valore della sua prima impresa da dilettante. Inoltre, i quasi 200 tornei vinti, nelle varie epoche, ed i ripetuti successi ottenuti nel tour Pro degli anni ’60, dimostrano l’immensità di Rod Laver.

3 – John Newcombe: 7 vittorie Slam di singolare e secondo campione, nella storia del tennis, per numero di titoli slam conquistati tra singolo e doppio, per un totale di 26 trionfi. Titoli distribuiti sia prima che durante l’era open. Motivo per cui John supera Emerson che è primo a quota 28, ma con un solo titolo open (un doppio). Newk è stato, come Ken e Rod, un campione in grado di ribadire le sue vittorie, anzi di aumentarle dopo il ‘68.

4 – Jimmy Connors: 8 titoli Slam, mai finalista a Parigi, con più di 100 tornei vinti nell’era open tra gli anni settanta e ottanta, sono la presentazione di questo asso della racchetta. Connors ha prolungato le sue performance in età oramai da veterano ottenendo una percentuale vittorie in carriera dell’81,75%. Jimmy ha giocato più di 1.500 incontri ufficiali, un numero ancora ineguagliato nell’era open.

5 – Bjorn Borg: Questo campione è la figura messianica del tennis. Bjorn è, e rimane per tutti, un’icona del nostro sport. Formidabile dominatore dell’erba e della terra, con 6 titoli a Parigi e 5 a Wimbledon, risulta essere secondo solo a Nadal nella percentuale di vittorie che per lo svedese è dell’82,72%, storicamente la terza prestazione di sempre.

6 – John McEnroe: 7 titoli Slam di singolo e 9 di doppio, un giocatore magico e irripetibile che ha saputo rapire l’anima del pubblico. Forse la sua carriera è stata troppo breve, in termini di vittorie slam, ma la sua percentuale vittorie del l’81,55% lo riscatta pienamente.

7 – Ivan Lendl: Al ceco, 8 titoli Slam e principale dominatore degli anni ottanta, manca purtroppo la vittoria a Wimbledon. Da rilevare una continuità al vertice incredibile per un giocatore che, per gli addetti ai lavori, non è stato supportato da un talento all’altezza dei risultati ottenuti. Eccellente la sua percentuale vittorie del 81, 75%, incredibilmente uguale a quella di Connors, quarta nella storia del gioco. Di fatto, Lendl è l’ennesima dimostrazione di come la volontà possa superare i mezzi, addirittura anche a questi livelli.

8 – Pete Sampras: Signore di 14 Slam e di 7 vittorie a Wimbledon, una vetta che condivide con il solo Federer, è il dominatore degli anni Novanta. Due sono le lacune della sua icredibile carriera. La prima è non aver mai raggiunto la finale a Parigi, la seconda è possedere la seconda peggior prestazione di incontri vinti (77,44%). Di fatto, Pete sopravvanza il solo Agassi in questa classifica di rendimento.

9 – Andrè Agassi: Forse è il meno competitivo tra i commensali di questa tavola rotonda. La sua percentuale vittorie del 76,05% è la più bassa della compagnia. Però Andrè è un campione che, a differenza di altri, ha vinto tutto: Career Grand Slam , 8 titoli Slam, Davis, Master Finals, Oro Olimpico. E’ anche vero che molti suoi colleghi non hanno mai potuto partecipare alle Olimpiadi.

10 – Roger Federer: il record di 17 titoli Slam parla da solo. Oltre 1.200 sono gli incontri disputati dallo svizzero. C’è chi ritiene Roger il più grande, c’è chi dice che è una questione tra lui e l’australiano Laver, ma come già detto il titolo di “Più Grande” non esiste. Peccato per Roger, probabilmente sarebbe stato un riconoscimento meritato, anche se la sua percentuale vittorie del 81,43% non è la migliore di ogni tempo.

11 – Rafael Nadal: 14 Slam e Career Grand Slam sono il suo biglietto da visita. Possiede la miglior percentuale tra vittorie e sconfitte dell’era open, 83,45%, seconda miglior performance nella storia. Attualmente, Rafa è l’unico giocatore che può mettere a rischio il primato Slam di Federer. Inoltre, il suo record di 9 vittorie al Roland Garros è semplicemente unico.

12 – Novak Djokovic: Il serbo, attuale numero uno del mondo, è a quota 7 titoli Slam. Gli manca Parigi per fare poker, ma il tempo gioca a suo favore. Nole ha una percentuale vittorie che al momento si attesta all’81,18%, ma possiede tutti i prerequisiti per diventare leggenda.

Importante è sottolineare il fattore, o meglio la vittoria, che unisce questi dodici fenomeni che è la conquista della Coppa Davis. Tutti l’hanno vinta almeno una volta. A titolo di cronaca, altri grandi campioni hanno attraversato la storia del tennis ottenendo strepitosi successi. Ad esempio, Wilander, Edberg e Becker, sono stati molto forti, ma non possiedono i numeri e le vittorie dei magnifici dodici. Non sono riusciti a dominare il gioco con la stessa continuità. Inoltre, non si possono certo dimenticare Fred Perry, Don Budge, Jack Kramer e Pancho Gonzales, strepitosi campioni degli anni trenta, quaranta e cinquanta. Fuoriclasse che invece, avrebbero i requisiti per far parte di questa tavola rotonda. Però, si tratta di campioni che hanno vissuto la loro carriera in una sorta di limbo, ossia, come ho già detto, durante il periodo di separazione tra dilettanti e professionisti. Di fatto, quando gli stessi si sono affermati tra i dilettanti, questo circuito era già stato abbandonato dai protagonisti dominanti che già giocavano nel circuito Pro. Pertanto, sia per loro che per altri campioni di quell’epoca manca una sorta di prova incrociata, di collegamento che possa correlare le prestazioni. Un fatto quest’ultimo, che invece è stato possibile superare per Rosewall, Laver e Newcombe, campioni ponte con il tennis open. Infine, arrivati a questo punto, è giunto il momento di trovare una risposta sulla figura dominante di questa elite di campioni. Dunque mi chiedo: è mai possibile che nel tennis esista una personalità che possa ricoprire questo ruolo? Un personaggio che vada anche oltre l’arte del gioco? Per intenderci, un super campione che sia stato in grado, oltre all’ovvio dominio sul campo, di orientare la secolare storia del tennis fornendo un contributo decisivo in termini organizzativi, statistici, pedagogici, di ricerca, di studio, di insegnamento, e perché no scientifico, al gioco. Ebbene, questo campione dei campioni, maestro dei maestri esiste. Si tratta di un personaggio leggendario che è andato ben oltre lo sport del tennis, sconfinando nel costume e nella cultura. Un uomo, senza il quale, probabilmente il tennis che oggi tutti conosciamo, non sarebbe quello che è diventato. Orbene, questo campione è l’inarrivabile William Tatem Tilden detto Big Bill, formidabile testimonial degli anni Venti. Maestro assoluto che posso senza mezzi termini definire il Leonardo da Vinci del tennis. Un personaggio a cui appartengono record ancora imbattuti. Una personalità, che inoltre, ha saputo distinguersi come eccellente formatore di campioni, nonché come studioso e come autore di numerosi testi metodologici e didattici. Infine, è importante sapere che il potente pensiero di Bill Tilden anticipa e attraversa incredibilmente l’intera evoluzione del gioco, e più ancora, si proietta nel futuro all’incredibile distanza di quasi cento anni dalla sua prima pubblicazione: “The art of lawn tennis”.
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Luca Bottazzi: ex Nazionale, top 130 ATP, tra i giocatori battuti il campione di Wimbledon Jan Kodes. Sparring di Bjorn Borg, allenatore di campioni italiani under 12,14,16,18, e vincitore di un Trofeo FIT. Docente alla facoltà di Scienze Motorie alla Statale di Milano e socio fondatore di R.I.T.A., associazione culturale e di ricerca in ambito motorio e tennistico con all’attivo varie pubblicazioni, alcune riconosciute a livello internazionale dall’ITF. Attuale direttore della scuola di R.I.T.A. Tennis Academy e voce tecnica per SKY ed Eurosport. Autore con Carlo Rossi del libro “Il Codice del Tennis”. “Bill Tilden arte e scienza del gioco”, edito da Guerini Next, sarà disponibile in libreria da febbraio 2015.

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