Timea Bacsinszky, la forza della normalità

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Timea Bacsinszky, la forza della normalità

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Timea Bacsinszky sin da giovanissima è sempre sotto la luce dei riflettori. Di lei si dice un gran bene, che sia la nuova Martina Hingis. Ma presto deve fare i conti con la troppa notorietà, accompagnata da due lunghi infortuni che la spingono sul ciglio della depressione. La normalità le fa riscoprire l’amore per il tennis

La svizzera Timea Bacsinszky ieri ha ottenuto un risultato importante riuscendo ad estromettere dal torneo di Shenzhen la ceca Petra Kvitova con un duplice 6-4. Non si è ripetuta in finale contro la rumena Simona Halep (6-2, 6-2), ma resta un risultato che può essere osservato con soddisfazione da tutti gli appassionati di tennis che vedono nel talento cristallino di questa ventiquattrenne svizzera una ventata di novità nel troppo omologato mondo del tennis fatto di giocatrici “robottine” che non sanno più accarezzare la palla, ma che utilizzano la racchetta come un poliziotto utilizza il manganello per sedare i bollenti spiriti dei facinorosi. Al di là del risultato di oggi, la giovane svizzera ha un passato particolare e una storia molto interessante che meritano un piccolo approfondimento per permettere a tutti di conoscerla ed apprezzare le sue indubbie qualità morali oltre che tennistiche.

Timea Bacsinszky nasce a Losanna l’8 giugno del 1989 da Suzanne, una dentista, e da Igor, un maestro di tennis, entrambi ungheresi. Inizia a giocare all’età di 3 anni, spinta dalla madre che la incoraggia a dedicarsi a tempo pieno a questo sport, forte anche dei complimenti lusinghieri di chi la vede giocare. Il suo talento anno dopo anno si manifesta in modo sempre più prorompente, chi la vede giocare e schiacciare le malcapitate avversarie non può far altro che azzardare paragoni ingombranti.

Dicevano fossi la nuova Martina Hingis. Dominavo le avversarie proprio come succedeva a lei. Da qui sono iniziati i miei problemi, il talento è stata la mia rovina. Mi sentivo schiacciata dalla notorietà”.

In poco tempo il giovanissimo talento svizzero inizia a sentirsi a disagio, vorrebbe una vita senza i riflettori sempre accesi, vorrebbe semplicemente divertirsi a praticare lo sport che ama. Ma non è possibile. I media iniziano ad interessarsi a lei, il suo nome inizia sempre più a circolare tra gli appassionati ed in breve, la vita di questa giovane ragazzina diventa difficile. Troppo difficile per un’anima sensibile come la sua.

“Non è stato facile. Io non volevo né fama né ricchezza, volevo semplicemente giocare a tennis, ma le aspettative erano troppo alte. E’ difficile spiegare, ma sentivo che stavo diventando lentamente un automa: allenamento, partita, conferenza stampa. A quindici anni ero stata privata della mia gioventù, avevo perso gran parte dell’interesse che avevo per questo sport”.

Eppure il talento è di primissima qualità ed anche se inizia a non apprezzare quello che sta facendo, i risultati continuano ad arrivare. Nel 2009 si qualifica per la prima volta al suo primo torneo WTA: in Lussemburgo. Ma i risultati non sono certo un elisir di felicità, ed è così che la Bacsinszky inizia a sentirsi sempre più triste. Triste e scontenta della propria vita tanto da guardare con soddisfazione al referto medico che le imponeva un lungo stop per i problemi al piede nel 2011.

“L’infortunio è stata la mia salvezza. Ben presto non avevo più gli occhi di tutti puntati addosso e mi sentivo lentamente tornare a vivere. Vivere finalmente una vita normale“.

Tornata dall’infortunio però i riflettori si riaccendono e inizia pericolosamente a camminare sul ciglio della depressione, tutto ciò anche a causa di un nuovo infortunio che la costringe ad una nuova operazione, questa volta è la spalla a cedere. Ritornata nel circuito, ritorna a scalare la classifica, (si isserà fino al numero 37 delle classifiche WTA), nonostante giochi poco concentrata e con un corpo zavorrato da qualche chilogrammo di evidente sovrappeso.

«Mi sentivo triste, molto triste. Non sapevo il motivo e questo mi stava portando in una forte crisi personale. Ero arrivata a chiedermi cosa volessi realmente fare della mia vita».

In quel momento Timea non chiedeva di meglio che essere una donna normale… una donna…senza qualità!

Ma generalmente per tutti la cosa non è poi molto diversa. Negli anni della maturità poche persone sanno, in fondo, come sono giunte a se stesse, ai propri piaceri, alla propria concezione del mondo, alla propria professione, al proprio carattere e alle proprie inclinazioni, ma sentono di non poter più cambiare di molto. Si potrebbe addirittura addurre che sono stati ingannati. Infatti, in molti casi, è impossibile scoprire una ragione sufficiente per cui tutto sia andato proprio così come è andato. Avrebbe anche potuto andare diversamente, essi hanno influito magari marginalmente sugli avvenimenti che per lo più sono dipesi da circostanze svariate: dall’umore, dalla vita, dal desiderio di emulazione, dalla volontà dei propri cari; e solo in quel dato momento si sono abbattuti su di loro condizionando il loro futuro.

Per la Bacsinszky il gioco del tennis era paradossalmente un semplice gioco e non voleva dedicargli un’importanza eccessiva. Quando si è giovani la vita ci si presenta dinanzi come un meraviglioso gioco, in cui possiamo iniziare a nostro piacimento e passare ad un altro passatempo quando più ci aggrada, ed ecco che all’improvviso proprio quando Timea si è vista catapultata in un qualcosa di più grande, un qualcosa che gli altri chiamavano lavoro, professione, mentre per lei era un meraviglioso intrattenimento, ha avuto paura. Semplicemente paura di deludere. Ecco probabilmente come si è sentita Timea ed è facile intuire come una giovane donna, probabilmente non propriamente conscia di tutti i contro che una carriera ad alto livello obbliga, forse non felicemente supportata, si è sentita disorientata e si è sentita in diritto di vivere la propria vita e non quella che desideravano gli altri. Ed è proprio questo il motivo per cui, forse, ha deciso di dire basta. Piangere, ridere, sorridere, imbarazzarsi, esaltarsi, incoraggiarsi, crederci. Rinnegarsi, riallacciare un discorso interrotto con se stessa. Tutto fuori da un campo da tennis. Non avere paura di perdere tutto perché lo hai già perso, perché lo hai già voluto perdere. Non possedere nulla pur potendo avere tutto quello che (generalmente) desiderano “gli altri”. Vivere una vita normale, è questo ora l’obiettivo di Timea che cerca di raggiungere dedicandosi ad una sua grande passione: la ristorazione.

Lo fa a Villars-sur-Ollon, una cittadina turistica non lontana da Losanna, sua città natale. Qui Timea ha iniziato a fare la barista presso lo Chalet RoyAlp Hotel & Spa, senza però rivelare nulla della sua precedente vita. Finalmente libera di ritornare nell’anonimato. Ed è proprio da questa esperienza che Timea capisce che il tennis non era solo un gioco, ma un grande amore che ora che non ha più, le manca terribilmente. Fortunatamente il destino per lei è stato benevolo e i risvolti della sua storia sono da libro cuore. Nel Maggio del 2013 ricevette una mail:

Erano le 8 del mattino quando lessi che mi avevano accettato per partecipare alle qualificazioni del Roland Garros. Mi veniva da piangere. Avevo preso tutte le mie cose e mi sono fiondata giù dalle scale urlando di gioia come una scalmanata. Dissi a mia madre, visibilmente emozionata, che volevo davvero giocare a tennis, che sarei andata a Parigi anche da sola in macchina e senza un giorno di allenamento, vincere o perdere non m’interessava. E così feci”.

Ed è così che Timea si è riconciliata con se stessa. E’ ricominciata la sua avventura, tra mille incertezze, ma finalmente senza l’ansia dei primi anni. Il clamore mediatico nei suoi confronti si è affievolito sempre più, fino a quasi scomparire. Era quello che chiedeva Timea per esprimersi e anche grazie all’aiuto di Dimitri Zavialoff, l’uomo che ha fatto crescere tennisticamente Stanislas Wawrinka fino ai diciassette anni, non ha impiegato molto tempo a ricostruirsi una classifica decente.

Inizia a giocare nel circuito minore dei tornei ITF raggranellando una vittoria dopo l’altra.

“La gente pensa sempre che questi tornei non sono importanti, ma non è vero. Naturalmente potrei dire: ho giocato il torneo a Kreuzlingen, i raccattapalle, le palline e l’arbitro mi davano l’idea di essere regredita, tornata indietro nel tempo a quando gareggiavo a livello giovanile. Questo ambiente poco stimolante non fa per me ed è per quello che ho perso. Ma se lo fai, semplicemente non sei professionale, non sei onesta con te stessa“.

Affermazioni che denotano quanto sia maturata e quanto sia determinata la nuova Timea.

“Per la prima volta in vita mia sono felice. Ho un obiettivo, il mio personale obiettivo che è quello di giocare a tennis semplicemente perché né ho terribilmente voglia. Non gioco a tennis perché ho tanto talento o perché gli altri si aspettano che io giochi a tennis. Nel passato qualche volta ero affranta ogni qualvolta dovevo tornare in campo, odiavo il tennis e tutto ciò che comportava, e questo avveniva sistematicamente. Ma oggi provo solo gioia: dall’allenamento, alla partita. Sono davvero contenta ora. Per la prima volta in vita mia, sono davvero felice”.

Poco meno di un anno dopo eccola battere Maria Sharapova nel torneo di Wuhan. Pochi mesi dopo la vittoria sulla campionessa russa, il 2015 le riserva subito uno scalpo importante: Petra Kvitova.

Non si sa dove potrà arrivare Timea Bacsinszky, probabilmente non riuscirà a vincere mai un torneo Major, probabilmente non riuscirà mai a realizzare pienamente le ingombranti previsioni che le avevano attaccato addosso con troppa fretta, probabilmente non riuscirà ad entrare tra le top 10, ma di una cosa siamo certi: Timea Bacsinszky oggi è una meravigliosa donna consapevole della sua vita e, finalmente, felice.

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