Australian Open: (s)punti tecnici da bordocampo, meno uno

(S)punti Tecnici

Australian Open: (s)punti tecnici da bordocampo, meno uno

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Ultimo giorno di allenamenti: Stan Wawrinka anticipa, David Goffin mostra i muscoli, e Sergiy Stakhovsky non ce la fa contro il mago

Ventiquattro ore all’inizio del primo Slam dell’anno, nessun match in programma (qualificazioni finite ieri), l’intero meraviglioso complesso di Melbourne Park attivissimo, funzionante alla perfezione, e chiuso al pubblico. Su ognuno dei 25 campi a disposizione, dalla mattina alla sera, i migliori 300 e rotti tennisti del mondo, maschi e femmine, doppista più doppista meno, che si allenano tra loro alla massima intensità, con la naturalezza e la spontaneità anche scherzosa e goliardica derivante dall’assenza totale di spettatori. Questa è stata la domenica di vigilia degli Australian Open 2015: per un tecnico di tennis, praticamente il paradiso.

Mi sembra giusto celebrare tale favolosa giornata andando a raccontare come se la stia cavando il campione in carica, Stan Wawrinka, che ho raggiunto alle 11 sul campo 23 (“training court”che mi sto accorgendo essere uno dei preferiti dai giocatori in quanto è l’ultimo in fondo dietro la Hisense Arena, quindi appartato e tranquillo. Oltre al 23, gettonatissimi dai top-player per la vicinanza a palestra, ristorante giocatori e spogliatoi, sono il 16, 17 e il 18, su quest’ultimo c’era Rafa Nadal con l’amico Marc Lopez a ora di pranzo).

Sempre esplosivo e spettacolare con i due fondamentali, “Stan The Man”, e da vicino la cosa che si nota è il rumore degli impatti, secco e ovattato allo stesso tempo: sembra quasi di poter “ascoltare” la potenza e lo spin dei drittoni e del clamoroso rovescio a una mano suo marchio di fabbrica. Ma il buon Severin Lüthi, che vi assicuro, vedendolo lavorare in campo, si rivela essere un coach molto meno condiscendente di quanto non possa sembrare, non era affatto contento. La ragione, ovviamente, era quello che forse è l’unico problemino tecnico/tattico di Wawrinka, cioè la tendenza a stare troppo indietro. Ma un’oretta di anticipi e allenamento all’aggressione del rimbalzo fa miracoli, per il numero 4 del mondo così come per un “nc” qualsiasi, e alla fine Stan entrava sulla palla che era un piacere.

Nel frattempo, ho avuto l’occasione e il piacere di fare finalmente di persona i complimenti a Ivan Ljubicic per i miglioramenti di Milos Raonic nel footwork (li avevo analizzati in occasione di Roma e Wimbledon), e nel concordare con me sul fatto che “adesso finalmente il ragazzo va giù di brutto sulle gambe”, con esemplare modestia (e il suo tipico sorrisetto furbo) il campione di Indian Wells 2010 mi ha detto che era tutto merito del preparatore fisico. Mitico “Ljubo” (“Quando arriva Ubaldo, domani?” è stata la conclusione…).

Poco più in là, Diego Nargiso sovrintendeva al riscaldamento atletico di Filip Krajinovic, giovane talento serbo dalle interessantissime prospettive, mentre David Goffin (che visto dal vivo ha tirato su un bel fisico davvero, addio al “biondino magretto”) e Jeremy Chardy si prendevano a pallate con notevolissima determinazione.

Chicca” finale, dopo essermi intrufolato al “court level” della Rod Laver Arena (in teoria non si potrebbe stare in campo, ma come detto la giornata a porte chiuse si è svolta all’insegna del relax da parte di tutti, security compresa), ho dovuto trattenermi dallo scoppiare a ridere nel vedere Sergiy Stakhovsky – un tipetto dalla “manina” sensibile a dire poco – surclassato dal suo coach Fabrice Santoro in una sorta di garetta a chi faceva la stop-volley più corta e con più taglio all’indietro. Arbitro della sfida, Lleyton Hewitt, che tirandogli passanti a tutto braccio nelle caviglie decideva chi dei due li addomesticava meglio. Ma se uno viene chiamato “The Magician”, un motivo ci sarà…

Domattina (11 a.m. di lunedì a Melbourne, una di notte tra domenica e lunedì in Italia), però, si smette di scherzare: nel giro di un paio di giorni, la “popolazione” tennistica di questi Australian Open sarà dimezzata, e nonostante questa sia una sacrosanta legge del nostro sport, non posso non pensare che mi dispiacerà per ognuno di coloro che avrà perso.

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