Tra le lacrime della Date e quelle della Jankovic in attesa dei grandi match

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Tra le lacrime della Date e quelle della Jankovic in attesa dei grandi match

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Primo turno tutto sommato positivo per il tennis italiano. Cadono 11 di teste di serie tra le donne, tre sole tra gli uomini, tra cui, purtroppo, l’unica italiana. Bravo (e fortunato) Lorenzi 

Non siamo gli slovacchi che hanno portato sei giocatori/trici su sei al secondo turno, ma il bilancio azzurro dopo il primo turno non è disprezzabile, perché almeno una sconfitta era inevitabile, quella nel derby Giorgi-Pennetta.
Non è nemmeno niente di straordinario però. L’inattesa sconfitta di Fognini (una delle tre teste di serie eliminate nella seconda giornata: le altre due il n.25 Benneteau sconfitto da Benjiamin Becker e il n.21 Dolgopolov) con Alejando Gonzalez n.107 del mondo è bilanciata dall’inattesa vittoria di Paolo Lorenzi con Dolgolpolov.
Altre due sconfitte, la Schiavone che non si arrende all’età e che ha preso 62 62 dalla Vandeweghe, e lunedì la Knapp con la n.3 Halep, erano francamente prevedibili.

La sconfitta di Fognini non ha troppi alibi, anzi nessuno. La vittoria di Lorenzi , al secondo turno di uno Slam per la seconda volta dopo una serie infinita di sconfitte al primo, è la migliore della carriere in termini di classifica -”Dolgo” è n.23 – ma è un po’ offuscata dalla condizione fisica dell’ucraino che ha detto di essere stato incerto fino all’ultimo se scendere in campo o meno.
Lorenzi ha giustamente sottolineato che all’inizio del terzo set l’ucraino ha mandato a raccordare due racchette “un segno che non aveva tanta intenzione di mollare”. Ma insomma la buona sorte, matrigna con pessimi sorteggi in tante altre occasioni, stavolta gli ha dato una mano.

I guai cominceranno al secondo turno, perché Bolelli non è davvero favorito con Federer (0-3 i precedenti) e nemmeno la Vinci scesa a n.45 (pohi mesi fa era n.11) con la Makarova che è proprio n.11 Wta. Anche per Seppi (46) con Chardy (31, 0-1 i precedenti; proprio qui due anni fa Chardy impedì al nostro Andreas di raggiungere il risultato più prestigioso della sua carriera) sarà dura. Forse in terza giornata dovrebbe vincere soltanto la Errani n.14 contro la Soler Espinosa n.69. E giovedì ha più chances di arrivare al terzo turno la Giorgi con la Smitkova – match tutt’altro che facile comunque – che Lorenzi con Pospisil (che ha battuto Querrey).
Ma degli italiani abbiamo scritto in abbondanza e in diretta. Dovreste sapere tutto.

Nel singolare femminile dopo le 8 teste coronate cadute nella prima giornata ne sono “precipitate” altre tre: la nostra Pennetta n.12, la Petkovic n.13 e la Jankovic n.16 che sembra più pronta per il ritiro della Schiavone: “Ho sempre problemi fisici, non ne posso più”.
Addirittura in lacrime è scoppiata Kimiko Date: “Per la prima volta ho sentito che il mio corpo mi aveva abbandonato. E mentalmente non sono riuscita a trovare dentro di me il fuoco per lottare”. Beh insomma a 44 anni, l’ex n.4 del mondo che oggi è n.101, si può capire no?

Oggi sui giornali australiani Kirgios e Kokkinakis troneggiavano in prima pagina di The Age e dell’Herald Sun, due giornali politici. Che dovrebbe succedere in Italia perché il Corriere della Sera o La Repubblica mettessero in prima pagina un nostro tennista anche? C’erano sei pagine di tennis e due di calcio oggi su questi giornali.
E i risultati degli australiani, giovani come i due citati, o anziani come Leyton Hewitt che a 34 anni ha giocato il suo diciannovesimo Australian Open -un record – sono certo confortanti per questo Paese dalla grandi tradizioni…un po’ annacquate. Al punto che dopo Jarmila Gajdisova hanno “australianizzato” anche Aila Tomljanovic che sul tabellone dell’Australian Open figura come croata e nei programmi orari invece come australiana. Così i “fanatics” in maglietta gialla che avevano fatto un tifo di inferno per Hewitt nel primo match serale contro il cinese Zhang l’hanno fatto anche per lei che dopo aver perso il primo set con l’americana Rogers, ha vinto 6-0 al terzo chiudendo la serata che aveva visto anche Monfils imporsi al quinto set sul connnazionale Pouille.

Per il resto la giornata non ha offerto granchè, salvo aver aperto la strada a due sfide femminili di secondo turno di sicuro fascino: Wozniacki- Azarenka (entrambe alle prese con problemi sentimentali di un certo rilievo nel 2014, ma la danese ne è uscita fuori molto meglio della bielorussa che qui ha vinto il torneo nel 2012 e nel 2013 e oggi è solo n.44) e Zvonareva-Serena Williams che è stata una finale a Wimbledon nemmeno troppo tempo fa. La russa sta cercando di riprendersi da una serie di infortuni pesanti mentre Serena sembra preoccuparsi soprattutto del suo peso: “Sento che non dovrei mangiare troppo. Una nocciolina e rompo il vestito”. Nel senso che potrebbe esplodere.

Tomas Berdych ha annunciato che presto si sposerà e così facendo si avvererà una previsione del …Mago Ubaldo. Sembra che Ester Satorova, la modella che diventerà sua moglie, dovrà ingaggiare un fisioterapista per abituarsi a sopportare il peso dell’anello.
Djokovic ha vinto in due ore sul giovane sloveno Bedene, che non è male, e aspira a vincere il suo quinto Aus Open almeno quanto Roger Federer (Bolelli permettendo…ma “Ci vorrebbe un intervento della Madonna di Lourdes” ha detto Fognini che pure dice di aver sempre scommesso sul ritorno ai risultati di un tempo di Simone). Bolelli, dal canto suo, ha per obiettivo quello di tornare più su della sua miglior classifica, n.36 sei anni fa ai tempi di coach Pistolesi. “Gioco certamente meglio oggi di allora. E sono più maturo, meno discontinuo”.

Isner ha messo a segno il solito numero impressonante di aces, 31, per battere Wang e ingaggia un duello a distanza con Karlovic che dai suoi 2 metri e 08 tiene alta la bandiera croata. Anche l’australiano Groth però non scherza, 24 aces. Mentre Raonic con Pospisil e la Bouchard mantiene il Canada in pole position al 100%: tre atleti e tutti al secondo turno. Meglio pochi ma buoni. La pensano così anche in Giappone: il loro n.1 Nishikori ha fatto fuori Almagro, uno che al primo turno avrebbero evitato volentieri in parecchi.

Ah dimenticavo, prima di chiudere questo stanco editoriale dopo una giornata molto stancante: Julien Bennetau, battuto da Benjamin Becker (ricordate il tennista tedesco che ha messo fine alla carriera di Andre Agassi?) aveva sulla maglietta una scritta “Je suis Charlie”. Bravo, chapeau.

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