Le Williams, forti e indistruttibili. Anche Venus rinasce, Giorgi k.o. (Crivelli, Semeraro, Azzolini); Djokovic e quella voglia di crescere sempre (Martucci); Cash incorona Seppi: "Mai visto un passante così" (Crivelli); Boomerang - In Camila si agita un diavoletto (Valesio); Navratilova e le altre "Noi, donne supercoach" (Semeraro)

Rassegna stampa

Le Williams, forti e indistruttibili. Anche Venus rinasce, Giorgi k.o. (Crivelli, Semeraro, Azzolini); Djokovic e quella voglia di crescere sempre (Martucci); Cash incorona Seppi: “Mai visto un passante così” (Crivelli); Boomerang – In Camila si agita un diavoletto (Valesio); Navratilova e le altre “Noi, donne supercoach” (Semeraro)

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A cura di Davide Uccella

Le Williams, forti e indistruttibili. Anche Venus rinasce, Giorgi k.o. (Crivelli Riccardo, 25/01/15, Gazzetta dello Sport)

Le strade di Compton e le loro sanguinose regole d’onore, il ghetto unico mondo, una racchetta per evadere e sognare. Una filosofia di vita che solo chi diventa donna all’ombra di quella giungla d’asfalto, come Serena Williams, pub condensare in una parabola breve ma pungente: «Se riesci a continuare a giocare mentre qualcuno sta sparando intorno a te, quella è concentrazione. Non sono cresciuta scambiando colpi al Country Club». E quindi, estirpati con il talento e una volontà feroce i macigni di un ambiente ostico e ostile, l’antidoto che ti porti dentro ti accompagnerà per sempre, permettendoti, insieme all’amata sorella Venus, di superare i tormenti di infortuni e malattie che altrimenti ti avrebbero messo definitivamente in ginocchio.

ETERNAMENTE GIOVANI Le Williams, perciò, non sono solo un marchio vincente, un segno di classe incancellabile spalmato sulla storia del tennis, ma il paradigma della volontà, dell’orgoglio, del coraggio. Serena ha rischiato di morire nel 2010 per un’embolia polmonare e quando è tornata, un anno dopo, ha ricominciato a triturare le avversarie, raggiungendo vertici di rendimento mai toccati e riprendendosi in fretta il ruolo di regina incontrastata del circuito. Venus, da più di quattro anni, convive con la sindrome di Sjoegren, una malattia autoimmune che atrofizza i muscoli e provoca continua spossatezza, ma non si è arresa a un destino da eterna convalescente ed è tornata a vincere e sorridere, con una dieta solo vegana e una preparazione più mirata. E, nonostante per loro i trent’anni siano passati da un po’, le orde di ragazzine fameliche tutte muscoli e gambe emblemi del tennis ultramoderno che attentano alle loro virtù agonistiche rimbalzano ancora contro due campionesse indistruttibili.

CAMILA A META’ Purtroppo se ne accorge la Giorgi, sublime per un set e mezzo contro Venere, sbatacchiata qua e là sulla diagonale dritto contro dritto e spesso fuori giri nell’inseguire il ritmo dell’oriunda marchigiana. Camila è 4-2 nel secondo set con tre palle break, assomiglia all’apoteosi ma lì la sfida gira perché la vincitrice di 7 Slam modifica la strategia con acume stregonesco: ora ne legge in anticipo le traiettorie del dritto e obbliga la nostra a cercare più spesso il lungolinea, lucrandone errori su errori. E se è vero che la Giorgi serve per il match sul 5-4 del secondo (ma perde la battuta a zero), il terzo set è senza storia, con Venus che concede solo 4 gratuiti a un’avversaria impotente e alla fine frustrata da 62 non forzati. E’ la prima volta dalla diagnosi del 2010 che la maggiore delle Williams va così avanti in uno Slam: «Ho sempre creduto in me, nella possibilità di tornare a vincere tornei, ci è voluto tanto lavoro e tanta perseveranza».

ESEMPIO Quando Venere è sopra 4-1 nel terzo con il match ormai in pugno, la sorella ha appena concesso il primo set all’ucraina Svitolina, numero 26 del mondo già piccolo fenomeno da junior e adesso giocatrice straordinaria in fase difensiva. Uno sguardo al tabellone e quel punteggio è come un elettroshock per Serena: «Mi sono detta che se lei, con tutto quello che ha passato con la sua malattia, era ancora in grado di giocare partite così, io che sono sana dovevo per forza andare oltre i miei problemi del giorno. Mi ha davvero motivata, mi ha dato la spinta per alzare il livello negli altri due set». Elina dal cognome che ricorda un noto lubrificante viene infatti incenerita 6-2 6-0, ma Venus non vuole prendersi meriti: «E’ lei che mi motiva da quando è arrivata sul circuito, non c’è nessuna da cui ho potuto imparare di più». La Giorgi, intanto, confessa che a 34 anni, l’età della Williams che l’ha sconfitta, sarà ben lontana dal tennis, «con un altro lavoro». Eppure, cara Camila, il tennis con quelle due non è ancora un paese per giovani.

Djokovic e quella voglia di crescere sempre (Martucci Vincenzo, 25/01/15, Gazzetta dello Sport)

Sembra facile. Novak Djokovic rimbalza instancabile e sincronizzato di qua e di là del campo impattando qualsiasi palla come se sapesse in anticipo dove arriverà. II fisico super-elastico ce l’ha dalla nascita. Ma lo perfeziona in palestra, da anni, lo allena come con dritto, rovescio e servizio sul campo da tennis: i colpi che soffocano il talento volatile del bel mancino, pigro Fernando Verdasco con la regia della solidità, della concentrazione, della continuità. Altre qualità importantissime che chiunque voglia eccellere deve spingere al limite per battere i propri limiti e le proprie paure. Noie si sentiva carente alla battuta, perciò aveva cercato la soluzione in Mark Woodforde, nel 2007 e ci ha riprovato con Todd Martin, nel 2009. Invano. Poi l’anno scorso ha assoldato il migliore, talmente famoso che lo chiamano «Bum Bum», un mito vivente come Boris Becker. E, con accanto il più giovane campione di Wimbledon, ha rivinto i Championships e si sente sempre più sicuro nel primo colpo dei game, tenendo alte percentuali con la prima, come ieri 1’82% col povero mancino di riserva di Spagna(dopo Rafa Nadal). Quando ha dimostrato al maestro di sostegno che ha imparato anche ad entrare ben dentro il campo dopo il servizio, per dare subito una connotazione più offensiva alla sua azione, o spingersi avanti per chiudere la volée (86% di punti a rete). Nel suo vocabolario non esiste la parola approssimazione, come nella sua squadra di specialisti. Non vuole, e non può. Altrimenti dovrebbe rinunciare anche all’idea di essere il migliore, il numero 1 del mondo. Quello che, quando gli chiedono del prossimo avversario, Gilles Muller, risponde di botto: «E’ stato uno dei migliori juniores, gran servizio, mancino, viene a rete, gran bel servizio slice. Ha avuto qualche infortunio, ma da sei mesi sta giocando il miglior tennis». Sorpresi? «Conoscere i colleghi fa parte del mestiere, soprattutto se devo giocarci contro. Andare in campo e giocare come voglio io contro uno che non ho mai incontrato può essere pericoloso. Così faccio i compiti a casa, mi siedo col team, e mi preparo bene con la video analisi». Da bravo primo della classe. Meditate gente, meditate.

Cash incorona Seppi: “Mai visto un passante così” (Crivelli Riccardo, 25/01/15, Gazzetta dello Sport)

Il passante di dritto che ha chiuso il match con Fede-rer consegnando Seppi all’epica, in rete ormai è diventato oggetto di un video virale e Pat Cash, ex signore di Wimbledon, è arrivato perfino a definirlo «il più bel colpo che si sia mai visto agli Australian Open».

SERENITA’ Certo, devi battere un mito perché la gente, quella che viene al tennis solo per i Roger, i Djokovic e i Nadal, si accorga di te. Così, quando alle tre del pomeriggio del day after Andreas si materializza sul campo 16 per l’allenamento quotidiano, sono almeno in 300 ad aspettarlo sulle tribu-nette cotte dal sole. Neanche un’oretta di scambi senza forzare con coach Sartori, poi all’uscita l’incrocio casuale con Nole, che lo abbraccia e gli fa i complimenti. Sarà la sfida di oggi con il leone di casa Kyrgios (l’inizio non prima delle ore 8.15 in Italia), per certi aspetti ancor più delicata del match di venerdì, a dare la misura della capacità di Seppi di metabolizzare il trionfo. La vigilia, comunque, è trascorsa serena: «Cena tranquilla, telefonata a Michela (la fidanzata, ndr) che è rimasta in Italia e poi sono andato a letto. Mi sono addormentato tardi perché avevo ancora adrenalina in corpo, ma poi ho dormito bene».

CONTROMISURE Il sonno dei forti, prima di una domenica bestiale con il fiato sul collo di un’arena (la Hisense) e di un paese intero che ululerà tifo e passione per il nuovo, giovane idolo: «Kyrgios è un giocatore molto interessante – dice Andreas – e in grande crescita, io arrivo da una vittoria speciale ma dovrò mantenere lo stesso livello di concentrazione». Sarà una delle chiavi del match e coach Max Sartori professa fiducia: «Quando batté Nadal a Rotterdam nel 2008, dopo perse tutta la giornata tra interviste e telefonate. Qui dopo un’ora aveva già resettato tutto, adesso sa come gestire pressione e aspettative. E non era facile, perché battere Federer in uno Slam non è tanto normale». Il precedente di agosto agli Us Open, la vittoria in tre set di Nick Mano Calda, ora è soltanto un episodio lontano da cui trarre qualche lezione per il presente: «Nick è uno dei giocatori del futuro – ammette Sartori – uno dei più forti della nuova generazione e probabilmente un possibile vincitore di Slam già a breve. Serve benissimo, ha un grandissimo fisico e non bisogna farlo giocare troppo di dritto. La chiave sarà la risposta: se Andreas risponderà bene come ha fatto con Fe-derer allora si giocherà le sue chance fino in fondo». Per se stesso e contro tutta l’Australia.

Splendida Giorgi, ti butti via (Semeraro Stefano, 25/01/15, Corriere dello Sport)

Così non va, Camila. Avere la chance di mettere ko. in due set Venus Williams, la ex n.1 del mondo, e farsela scappare per troppa fretta, per poca riflessione, è davvero un peccato. Camila Giorgi ci ha abituato a perdere partite che sulla carta doveva stravincere, e a vincere altre che parevano impossibili: vedi i successi conto due altre ex-regine come Caroline Wozniacki e Maria Sharapova. Ii suo credo tennistico è quello che gli ha trasmesso papà Sergio: tirare, sempre e comunque, senza badare a chi ha di fronte. Senza timori, e va bene. Ma anche senza adattarsi un minimo alla situazione, è meno facile da capire. Come sabato notte: avanti 6-4, 4-2 e 0-40 sul servizio di una Venus, che pareva trascinarsi faticosamente sul campo, quasi (quasi) rassegnata a uscire al terso turno degli Australian Open, Camila nel crocevia più importante del match si è smarrita. Ha consentito a Venus di recuperare, ha poi sprecato la chance di servire per il match sul 5-4, cedendo il servizio a zero. Tre volte si è trovata a due punti dagli ottavi di Melbourne, tre volte è stata respinta da una Venus che ha undici anni più di lei, soffre della sindome di Sjogren che le toglie energie, si muove ormai come può ma rimane una colpitrice sovrana, un monumento all’orgoglio. E comunque un’avversaria pensante. Accortasi di non riuscire a reggere sulla diagonale del dritto il ritmo folle della Giorgi, Venere ha fatto un passo avanti nel campo, tagliando le traiettorie e rubando tempo all’avversaria. Risultato: secondo set vinto al tie-break (dove l’azzurra ha esalato 2 dei 15 doppi falli della giornata) e terzo strappato in un amen a una Camila ormai sfiduciata, sempre più frenetica e imprecisa (62 errori gratuiti alla fine) nel tentativo di cambiare tattica e colpire lungolinea.

ISTINTO « Ho avuto troppa fretta di muoverla, e ho sbagliato troppo – ammette senza abiurare – Mi spiace aver perso ma credo di essere sulla strada giusta, devo solo lavorare per mantenere alto il livello di gioco per tutta la partita I 34 anni di Venus? lo alla sua età non giocherò certo ancora a tennis…». Un po’ più di umiltà a volte servirebbe. A meno che non si tratti di superbia ma di nausea da tennis, alla Agassi per intenderci. Del resto il gioco della Giorgi è nato così. Papà Sergio gliel’ha sbozzato come si fa con un diamante grezzo e rifiuta di chiedere aiuto a chi potrebbe non certo stravolgere – Camila non sarà mai una pallettara – ma raffinare quel tanto che basta il gioiellino. Miglioramenti in verità se ne sono visti da un annetto a questa parte, specie a rete e in un dritto a tratti più lavorato e meno “sparato”, ma l’istinto (e l’orgoglio) prevale comunque sulla ragione. Rassegniamoci: se arriverà davvero al numero 1 a cui sia lei sia papà puntano da sempre (oggi è 33), Camila lo farà a modo suo.

GATTA «Questa vecchia gatta ha ancora qualcosa da dire», ha twittato sorniona invece Venus, che dopo il match, come spesso accade quando si vince, ha riservato carezze all’avversaria. « Camila può arrivare fra le Top 10, perché possiede un “big game’: un grande tennis. Mi ha impressionato al servizio: tira sempre una prima palla, una scelta che può darti più punti ma anche tanti doppi falli. Deve solo imparare a gestire la pressione: la cosa più difficile da fare in campo». D primo passo per risolvere un problema, del resto, è riconosceme l’esistenza.

Nozze e auguri, è Djokovic show (Semeraro Stefano, 25/01/15, Corriere dello Sport)

Forse rassicurato dalla sconfitta di Roger Federer, che uscendo con Seppi ha compromesso le chance di scavalcarlo al n.1, Novak Djokovic è approdato con sicurezza agli ottavi superando in tre set il mancino Verdasco. Durante il match ha anche applaudito uno spettatore che sul centrale ha fatto la sua proposta di nozze (accettata) alla fidanzata, mentre alla fine Nole ha chiesto ha chiesto al pubblico di cantare “happy birthday’ insieme a lui per festeggiare il compleanno della mamma. In campo femminile out a sorpresa la n.3 Wta e campionessa di Wimbledon Petra Kvitova, battuta da Madison Keys che da quest’anno è seguita dalla ex n.1 Lindsay Davenport Bene anche la Radwanska, che invece è “consigliata” da Martina Navratilova, e Madison Brengle che superato il tumore alla pelle ha sorpresa la Vandeweghe nel derby americano.

La Giorgi spara forte ma resta senza colpi (Azzolini Daniele, 25/01/15, Tuttosport)  

Lunga e avventurosa appare la strada per diventare una perfetta killer del tennis, ruolo al quale Camila Giorgi aspira, e lo dice apertamente. Occorre mutare la risolutezza della grande combattente nella cinica inesorabilità di un sicario, e bonificare l’urgenza appassionata e un po’ ingorda del colpo che sazi ogni brama, con la glaciale efficienza di chi sa approfittare di ogni altrui smarrimento. Di sicuro, la nostra piccola Bonnie Parker tennista, seppur priva di un Clyde che la istighi, dovrà fare più attenzione per non esaurire la scorta di pallottole alla prima sparatoria e restare inerme di fronte a un’avversaria più avveduta di lei, ma non meno dotata di istinti omicidi. Ed è questo l’unico insegnamento che giunge dalla disfida con Venus Williams, che Bonnie-Camila aveva vinto, forse stravinto, fino a quando non s’è trovata con la cartucciera inesorabilmente vuota. Sarebbe bastato un colpo, uno soltanto, lasciato prudentemente in canna per l’ultimo assalta. Ma Camila è ancora troppo giovane per fare calcoli. Succede. «E vero, studio per affinare il mio killer instinct», ammette Bonnie, cioè Camila, «e sono convinta che prima o poi tutti i piccoli errori verranno cancellati». Allora sarà difficile trattenerla nei suoi progetti di dominii Prima o poi le annienterai tutte quante, le chiediamo, e lei sta al gioco, lo accetta anche nella ruvida terminologia. Ma quando? «Non sono così lontana», assicura… E chissà perché, ci sentiamo quasi tranquillizzati, dalle sue convinzioni. Ma Venus è maestra e lei forse l’ha un po’ sottovalutata Caveva ammesso solo poche ore prima di non conoscerla, di non averla mai vista sul campo e nemmeno in tivvù- E deve aver pensato di tenera in pugno, quando a forza di raffiche imprendibili è salita svelta fino al 4-2 del secondo set, dopo aver trangugiato il primo in un battibaleno. Meglio ancora, 4-2 e 0-40, tre palle break per i15-2… Venus ciondolava, nel suo vestito a fiorellini azzurri sul bianco, e appariva persino goffa in certi tentativi di recupero su palline troppo lontane, o troppo veloci. Ma era vigile. Aspettava il momento buono, convinta che la santabarbara nella quale Camila l’aveva costretta, prima o poi avrebbe esaurito il potenziale bellico. Ha rischiato, ma da quel 40-0 s’è tirata su, e di fi a poco ha fatto lei, il break, ritrovando gli appoggi in avanti, utili a sfilare centimetri di campo alluna Ha pareggiato i conti ed è scattata in avanti Dopo il tie break è rimasta solo lei in campo. «Colpa mia, mi sono lasciata prendere dalla fretta», si scusa Camila, prima di tutto con se stessa. Ma Venus non avrebbe mai commesso i suoi errori. Lei, un colpo in canna, l’ha tenuto fino alla fine, e le è stato utile. Benedetta esperienza. Trentaquattro anni vorranno pur dire qualcosa, no? Venus è in gara con se stessa, con la sindrome di Sjogren che la minaccia ormai da qualche anno, prostrandola. Fatti due calcoli, dovrebbe essere già risalita intorno alla dodicesima posizione in classifica, ed era dal 2011 che mancava dai vertici «Tonnare in alto mi dà la certezza che sto vincendo la mia battaglia», dice, con orgoglio «Quando avrò la stessa età di Venus spero di essere già da un po’ lontana dal tennis, a vivere tutt’altra vita». Sogna di fare la stilista, la Giorgi, al fianco della mamma che le cuce i bei vestitini ma non viene mai al tennis «perché non sopporta questo ambiente». E lei, Camila, lo sopporta? Meglio non indagare. E nemmeno sul fatto che, assente il padre dalla conferenza stampa, l’abbiamo sentita paria-re a lungo e persino vista sorridere. Anche dei complimenti di Venus, «accidenti come picchia quella ragazza, è incredibile». Anche del nostro consiglio: se prima dei 34 anni vuoi smettere con il tennis, cara Camila, allora è meglio che tu ti sbrighi a vincere.

Boomerang – In Camila si agita un diavoletto (Valesio Piero, 5/01/15, Tuttosport)

Che abbia bisogno di un piano B e pure di un piano C etc etc lo si afferma ormai da anni Ma c’è una domanda che invece è doveroso porsi: perché Camila Giorgi gioca aasì?Anzi• gioca esducivarnente così? Prahenndo un tennis che le permette sì di arrivare tre volte a due punti dal battere Venere Williams; ma poi le presenta irnprowis2rnente un conto salato portandola a mal gestire i punti che contano e condannandola a dolorosa sconfitta. A ben vedere c’è una radice profonda nell’approccio di Camila ad ogni singolo gesto di una partita di tennis: non può trattarsi solo del frutto di una obbedienza ad un credo paterna oppure del risultato di un allenamento costante, oppure ancora di una idiosincrasia a qualunque miglioramenta Deve esserci altra Avete mai fatto caso a come il tennis della Giorgi sia costanternente agli antipodi rispettoa ogni altro aspetto della sua persona? Violenta in campo fino all’eccesso, delicata e timida fuori; tendente al rischio estremo quando deve giocare un punto che conta, maniacolmente attenta ad ogni dettaglio fuori,. protagonista di un tennis urlato nel diabolico rettangolo con lerighe fienataalreccessoquando, fuori dal rettangolo, deve esprimersi con le parole. Vogliamo tirare a indovinar? E’ come se la ingozza Giorgi cercasse continuamente di vincere la propria timidezza. In Camila si agita un diavoletto onda di servizio tirata veloce tanto quanto la prima magari in una circostanza della partita che richiederebbe maggiorcircospezione, è un volerla avere vinta sulle proprie paure e fors’anche sulle proprie incertezze digiovanedonna. Lasensazione è che Camila sia tuttofuorché una machina sparapalle: spara palle nel campo altrui in quel modo (forse senza nerruneno sospettarlo) perché in realtà la sua sensibilità interiore ha bisogno di certezza di rassicurazioni Ecco perché manco prona quando si trota a due punti dal battere una mostro sacra dellastoria del tennis, agestirela situazione in modo magari assai diverso: in ogni singolo punto è come se Camila dovesse vincere prima di tutto una partita contro se stessa. Si può dunque dire che per vedere unaG,iorgidhe scala la classifica davvero bisognerebbe che la nostra scindesse le due partite che gioca ogniqualvolta scende in campo? Una contro un diavoletofoncuto che si agita dentro di lei e una contro l’avversaria? Si, si può ipotizzare Poi magari invece è solo che la ragazza è giocane e ancora non ha capito che ogni tanta come ebbe a dire la Stúavone, per vincere certe partite ad un certo punto bisogna avere a coraggio e l’umiltà di tirare nell’altro campo non già palle violente ma straati bagnati puzzolenti che muoiono sulla riga di mezzo. Ma il diavoletto che abita nella Giorgi non vuole saperne.

Navratilova e le altre “Noi, donne supercoach” (Semeraro Stefano, 25/01/15, La Stampa)

Dopo i supercoach, le superallenatrici. Se l’anno scorso si sono sprecati elogi per i campioni del passato capaci di ritoccare con saggezza il gioco dei big attuali (o secondo i maligni semplicemente di rallegrarli con la loro presenza), ora tocca alle Vecchie Signore. Ivan Lendl – rifinendo il tennis di Andy Murray tanto da fargli vincere Wimbledon, Us Open e Olimpiadi – ha aperto la strada a Edberg, Becker, Ivanisevic e Chang, che oggi seguono rispettivamente Federer, Djokovic, Cilic e Nishikori. L’apripista in rosa è stata Amelie Mauresmo, che ha raccolto la scomoda eredità di Ivan il Terribile e quest’anno è stata riconfermata come consigliera da Murray nonostante un 2014 non esaltante. Dietro di lei ora arrivano Martina Navratilova, che da inizio 2015 segue Agnieszka Radwanska (la maestrina polacca tutta tagli e talento che però non ha mai vinto uno Slam) e Lindsay Davenport, l’ex n1 americana scelta dalla promettente ma fmora inconcludente yankee Madison Keys. Sarà un caso: Aga ha vinto e ieri la Keys, con Lindsay nel suo box, ha eliminato Petra Kvitova, regina di Wimbledon e n. 4 Wta. «Le porte si sono aperte e lo resteranno – ha detto la 58enne Martina -. In genere i maschi giocano in modo più rischioso e le donne sono più caute, ma ora hanno iniziato a capire come funziona. Non dico che per forza le campionesse dovranno allenare dei maschi, l’importante è che ci sia sintonia fra chi gioca e chi allena». La sintonia per ora è mancata clamorosamente in Spagna, dove la nomina di Gala Leon a capitano (o capitana?) di Coppa Davis ha fatto imbizzarrire Nadal e Co. Ma occhio a dire che il tennis non è roba per signorine.

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