Australian Open interviste, Williams: “Sul campo voglio rilassarmi e divertirmi, non devo più vincere per forza”

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Australian Open interviste, Williams: “Sul campo voglio rilassarmi e divertirmi, non devo più vincere per forza”

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Australian Open: S. Williams b. M. Keys 7-6(5) 6-2. L’intervista del dopo partita a Serena Williams

Cosa ti ha impressionato di più del suo gioco? È stata la prima volta contro di lei.
Be’, sono stata impressionata dalla sua capacità di rimanere nel match. Non ha mai mollato fino alla fine del match. Penso che sia una grande qualità.

Cosa ti ha soddisfatto maggiormente del tuo gioco oggi?
Oggi sono stata contenta di avercela fatta. E penso di essere riuscita a servire bene quando ne avevo bisogno, e questo mi ha aiutata moltissimo.

Che sensazioni ti dà la sua palla rispetto a quella delle altre giocatrici che hai affrontato in questo torneo?
Tira molto forte, e anche molto profondo. Però prepara il colpo in un modo un po’ differente. E forse non ero molto preparata a questo.

Come stai? Hai tossito molto durante e dopo il match. È qualcosa che ti porti dietro da molto tempo o solo da questa settimana?
È venuto fuori solo nell’ultima settimana, ma ora va molto meglio. Decisamente meglio oggi. Migliora ogni giorno, e mi sento molto meglio rispetto agli ultimi due giorni.

Nell’intervista post match hai detto di esser sorpresa di aver raggiunto la finale quest’anno, che non pensavi di riuscirvi.
Yeah.

A causa di come hai giocato alla Hopman Cup? Hai vinto Singapore, gli Us Open, perché pensavi di non essere pronta per vincere qui?
Be’, messa in quel modo. Penso di non aver giocato bene, alla Hopman Cup. Ero fuori fase. Mi sembrava di muovermi male sul campo. Non mi sentivo bene. È passato un sacco di tempo da quando ho giocato la finale qui. Pensavo qualcosa del tipo “ci provo”. Ora la mia idea è di rilassarmi e di giocare il prossimo match meglio che posso. La prossima volta che entrerò sul campo e sentirò la voce dello speaker, be’, non dovrò più vincere per forza: solo rilassarmi e divertirmi.

Cosa vedi nel futuro di Madison (Key, la sua avversaria odierna), quanta strada pensi che farà?
Penso che sarà un’ottima giocatrice, che potrà veramente andare lontano. Penso che potrà essere la numero 1. Per come ha giocato oggi, penso che ne abbia davvero le potenzialità, di diventare n. 1 e vincere i tornei dello Slam. Ha un futuro eccitante davanti a sé.

Ovviamente tu sei contenta di vedere giovani giocatrici americane che emergono. Dicci quel che pensi.
Accade al momento giusto, assolutamente. Non è che io pensi di ritirarmi alla fine del torneo o altro, però è sicuramente il momento buono per mischiare un po’ le carte con dei giovani talenti.

Una volta, quando eri una bambina e faceva freddo e c’era vento, la mamma ti diceva di coprirti, di non andare in giro mezza nuda. Però oggi avevi tutta la schiena scoperta e c’era vento. Non pensi che avresti dovuto coprirti di più?
Be’, sai, le donne di oggi si vestono in un certo modo.

Guardando alla finale, hai tutti i numeri dalla tua parte se pensiamo alle statistiche in termini di head-to-head (scontri diretti) e successi qui in finale. Ma poi alla fine questa roba tu la tieni fuori dalla tua mente?
Certamente. Maria sta giocando alla grande. È ancora nel torneo perché è una lottatrice e perché è una che non molla mai. È un nuovo match. Non ha niente da perdere, di nuovo, ha solo da guadagnarci. Ma mi sento nello stesso modo. Ho vinto qui a Melbourne più volte, non devo vincere per forza un’altra volta. Lo voglio, ma non si tratta di vita o morte per me. Penso che mi aiuti a essere rilassata. Quindi lei non ha niente da perdere, io non ho niente da perdere, e penso che sarà divertente.

Da dove arriva quest’idea di giocare rilassati senza l’obbligo della vittoria?
È incominciata l’anno scorso perché tutti dicevano che ero prossima a vincere il 18° Slam e poi ho perso sempre a inizio torneo negli Slam, non raggiungendo neanche un quarto di finale. Dopo Wimbledon ho deciso di lasciar perdere questa cosa, di non prestarvi attenzione, di rilassarmi. E questa scelta ha pagato, penso stia pagando.

Cosa ricordi del tuo primo match contro Maria qui nel 2005? Negli scontri diretti eri sotto, hai salvato dei match point e poi hai vinto.
L’unica cosa che ricordo è il diritto a sventaglio (inside-out) sul match point. Fu un vincente. Ho colpito la palla e poi sono andata verso l’altro lato del campo come se sapessi che sarebbe stato un vincente. È interessante. Ma davvero, è l’unica cosa che io ricordo.

Stai dicendo che ricordi la tua reazione ‘sorpresa’?
Sì, perché l’ho rivista su Youtube un paio di anni fa. Ricordo soltanto di aver giocato questo diritto a sventaglio sul match point, su un buon servizio. non mi sono mossa come sei lei stesse per rispondere. Sono solo andata verso la parte di campo del deuce. Wow!

Quanto sei orgogliosa delle tue statistiche contro di lei? Si tratta probabilmente della seconda miglior giocatrice di quest’epoca sotto molti punti di vista.
Non so. Sono molto fiera. Ma non è una di quelle cose a cui penso ora. Non voglio pensarci. Voglio solo andare in campo e giocare. Penso che il mio gioco si adegui molto bene al suo. Mi piace giocare contro di lei. Penso sia divertente. Mi piace la sua intensità. Per non so quale ragione, ma mi piace affrontarla.

Cosa ricordi della tua ultima sconfitta contro di lei? La ricordi?
Sì, lei aveva 17 anni, giovanissima, e penso che io non stessi servendo al meglio. Era a Los Angeles.

Per il tennis maschile noi parliamo sempre di grandi rivalità. Questi ragazzi ci hanno parlato di come queste si siano modificate nel corso del tempo. Come pensi che sia cambiata la vostra rivalità e i vostri rapporti negli ultimi 10-11 anni?
Non so, non è che giochiamo una contro l’altra così spesso, qualche volta. Negli ultimi due anni abbiamo giocato contro un po’ più spesso. Ma non so.

Quando le è stato chiesto riguardo alla sua fiducia nel match contro di te, lei ha detto: “sono contenta di essere qui, è tutto ciò di cui mi preoccupo”. Pensi sia il modo per approcciare un match come questo?
Penso sia perfetto. Sono contenta di essere di nuovo in finale, e spero di fare ancora meglio.

Come ti senti? Il petto? Ti impedisce di correre?
Spero di no. Ho cercato di tenere brevi gli scambi. Vedremo, ma mi sento pronta per correre e lottare.

Molta gente discute della particolare intensità con cui giochi ogni match, specialmente contro Maria. Come coniughi questa intensità con ciò di cui parlavi prima, il relax e il divertirsi sul campo?
Questa è un ottima domanda. È un bene avere grande intensità, e lo stesso vale per il mantenere la calma e non andare in sovraccarico fisico. Questo è ciò su cui mi sto concentrando, assicurarmi di stare al meglio, di avere intensità, ma non fino al punto di rovinare il mio gioco. Sono sempre pronta, ma allo stesso tempo è come se mi dicessi di stare calma.

Pensi che quella con Maria sia una vera rivalità? Alcuni dicono che è sbilanciata e non la si può considerare tale.
Non posso rispondere. Penso proprio di non poter rispondere a questa domanda.

Parlaci della serie dei match point annullati (9). Cosa stava succedendo nella tua testa?
Non so. Pensavo solo a continuare a servire, nonostante tutto. E a continuare a combattere. Ogni volta che avevo un match point, ho spinto al posto di tirare il colpo giusto. O lei ha fatto un ace o un gran servizio e io rispondevo male perché il suo servizio oggi era davvero grande. Lei colpiva sempre per fare il vincente. Penso che più di tutto lei giocasse ogni colpo senza paura, perché non aveva proprio niente da perdere.

Quale sarà il fattore più importante nel match contro Maria e quanto sarà importante invece partire in maniera solida?
Penso che sia importantissimo per me scendere in campo e iniziare bene, altrimenti devo essere pronta a una battaglia. Penso che lei voglia questo. So che lei vuole fare bene, vuole migliorare il suo gioco, portarlo al livello successivo. So che lei probabilmente vorrà vincere.

Questo è stato un grande torneo per te, anche quando, durante la tua carriera, non hai ottenuto risultati fantastici in altri posti, qui sei sempre stata protagonista. Hai avuto questa sensazione tornando qui, questa volta? Tu dicevi l’altro giorno di come le cose non stessero andando come volevi.
Sì, ho già vinto qui e l’anno scorso ho vinto alcuni tornei. Non è che la mia carriera fosse a un passo dal baratro. Ma non so. Sembra che faccia bene qui in Australia quando la mia carriera è un po’ instabile. Ma ho vinto un paio di volte anche quando le cose erano tutte a posto.

È una lotta per il titolo tra la numero 1 e la 2.
Penso sia fantastico per il tennis femminile. Penso sia bello per me e Maria. Sono eccitata. Come ho detto, adoro giocare contro di lei. Non vedo l’ora. Non pensavo di raggiungere la finale quando sono arrivata qui perché non stavo giocando granché bene, perciò sono felice. Sono contenta di aver superare i quarti. In realtà il quarto turno, al di fuori degli Open.

Cosa pensi del fatto che ci sia un gran numero di giocatrici Afro-Americani nei top 100?
È bello, è meraviglioso. Venus e io siamo nel tour da tantissimi anni. È così bello vedere persone di popoli diversi che giocano uno sport che una volta, be’, si sa, era dominato dai bianchi.

Pensi che ciò sia ispirato dal voi sorelle Williams o che ci sia qualcos’altro?
Be’, non puoi attribuire tutto il merito a noi. Penso ci siano state tante giocatrici Afro-Americane, Althea Gibson, Zina Garrison, Lori McNeil, Camille Benjamin. Ci sono stati tanti sportivi che hanno fatto così tanto per ispirarci. Parlo ancora con Zina, di come lei mi abbia ispirata. Le racconto di quanto lei mi abbia convinta a lavorare sempre più duramente.

Riesci a immaginarti la scena in cui a fine torneo metti le mani sul trofeo e lo alzi al cielo?
L’ho fatto nei primi due turni perché non stavo giocando bene. pensavo, pensi a come sarebbe alla fine, pensa a come sarebbe alla fine. ma sono ancora qui, quindi ora vediamo.

Vedi un futuro da coach per te? Capitano di Fed Cup o qualcosa del genere?
Potrei immaginarmici. Mi piace andare ai Giochi Olimpici, perciò penso proprio di potermi immaginare capitano di Fed Cup.

Traduzione a cura di Maurizio Riguzzi

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