Errani o Giorgi? Tattiche e attesa (Martucci). Papà Giorgi: “Doping? Sia libero, tanto i controlli sono ridicoli” (Valesio). Serena perdona i “buu” razzisti di Indian Wells (Martucci)

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Errani o Giorgi? Tattiche e attesa (Martucci). Papà Giorgi: “Doping? Sia libero, tanto i controlli sono ridicoli” (Valesio). Serena perdona i “buu” razzisti di Indian Wells (Martucci)

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Errani o Giorgi? Tattiche e attesa (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport)

Italia-Francia sta per cominciare. Si svolgerà oggi alle 12 al 105 Stadium il sorteggio che darà l’ordine ufficiale dei primi due singolari di domani sulla terra indoor del palasport di Genova. Meglio cominciare con la nostra numero 1, Sara Errani, contro la 2 francese, Caroline Garcia, per togliere pressione alla 2 di casa, presumibilmente Camila Giorgi, contro la 1 delle ospiti, Alizé Cornet? Come ben sanno gli esperti capitani, Corrado Barazzutti ed Amelie Mauresmo, le partite non si vincono sulla carta: proprio la Garcia, talento annunciato e ancora non sbocciato, è 2-0 nei testa a testa contro Sara: ci ha vinto anche sulla terra, a Madrid, sia pure in altura, in condizioni molto più veloci di Genova. Mentre Camila è 1-2 nei precedenti con la Cornet. Questo solo per le statistiche, anche perché poi domenica si riparte con altri due singolari e l’eventuale doppio di spareggio nel quale la squadra di Corrado Barazzutti gioca il jolly, la coppia numero 1 del mondo, Errani e Vinci, campionesse di tutti gli Slam. In conclusione, l’Italia può dirsi leggermente favorita verso la semifinale del 18-19 aprile, presumibilmente contro la Repubblica Ceca (impegnata in Canada, ma senza il pericolo Eugenie Bouchard, perché la stella di casa era troppo spremuta di energie psico-fisiche dopo la delusione di Melbourne). Sarebbe quindi ancora in casa, con l’amica terra rossa e quindi, anche contro Kvitova e Safarova, con la possibilità di una sesta finale, magari contro la Russia di Maria Sharapova. A proposito: le prime 3 del ranking (Williams, Sharapova e Halep) saranno in campo in questo week end di Fed Cup. Un caso? Amor di patria? O puro calcolo, visto che la Federtennis mondiale prevede almeno tre presenze in Fed Cup nel quadriennio olimpico come condizione per poter partecipare alle Olimpiadi (quindi a Rio 2016)? Sia quel che sia, Maria Sharapova si affiancherà alle sue colleghe Anastasia Pavlyuchenkova, Svetlana Kuznetsova e Vitalia Diatchenko per affrontare, sul cemento di Cracovia, le sorelle Radwanska. Così come la Halep, nuovo eroe del tennis romeno dopo Ilie Nastase e Virginia Ruzici, non può esimersi dal richiamo della patria sul cemento di casa. Dove, con Begu, Niculescu e Dulgheru, sarà battaglia contro Muguruza, Soler Espinoza, Arruabarena e Medina.

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Papà Giorgi: “Doping? Sia libero, tanto i controlli sono ridicoli” (Piero Valesio, Tuttosport).

A movimentare la vigilia di Francia-Italia di Fed Cup ci ha pensato Sergio Giorgi, il padre di Camila, che in un’intervista ha detto la sua sulla questione doping nel tennis. “Il tennis è pieno di doping, qualcuno ha un bravo medico che lo copre, ma basta guardare i muscoli di certe tenniste o quanto corrono certi tennisti. Non è normale. I controlli sono ridicoli, inutili. L’unica soluzione è lasciare il doping libero, la gente deve essere libera di drogarsi, se vuole. Io non permetterei mai che Camila lo facesse perché il doping ti distrugge e nella vita non c’è solo il tennis, è importante stare bene dopo”. Parole forti, non c’è che dire, ma il suo pensiero è condiviso anche da altri commentatori. Di sicuro, in tempi di doping genetico, il vecchio controllo sulle urine (o sangue-urine) serve veramente a poco. Ma c’è la volontà (e soprattutto i fondi) per provare a cambiare direzione?

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Serena perdona i “buu” razzisti di Indian Wells (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport)

Fu vero razzismo. Di quelli che spaventano ancora, in un paese come gli Stati Uniti, in cui si è combattuta una guerra per il colore della pelle. Tutto il pubblico del ricco pensionato bianco in California, Indian Wells, che ti subissa di “buuuuuu”, e ti ingiuria, su un campo da tennis, nella convinzione di aver subito un torto, rappresentò una situazione tremenda per chi ha la pelle nera, figurati per chi era cresciuto a duecento chilometri, a Compton, nel ghetto nero di Los Angeles, nutrendosi di diseguaglianze. La rinuncia di Venus 4 minuti prima della semifinale-derby con la sorella fu davvero architettata da papà Richard per ridare fiducia a Serena? Di sicuro, “fu un giorno che fece vergognare l’America”, come ha scritto lo stesso Richard Williams nel suo libro, “Bianco e Negro”. La rabbia, da quel 15 marzo 2001, è stata una delle molle che hanno spinto Serena Williams, convincendola che, come Venus, sarebbe comunque rimasta una delle “Cinderella ghetto” e sarebbe stata comunque sola, contro il mondo. La conferma l’ha avuta più e più volte. Due anni dopo, al Roland Garros, contro Justine Henin, quando il pubblico francese si mise sfacciatamente dalla parte della sua avversaria e contribuì alla sua sconfitta. O nel 2009, a New York, quando Serena, sotto nel punteggio e di fronte a Kim Clijsters (rientrata dopo la maternità) minacciò fisicamente la giudice di linea di farle ingoiare la palla gialla, e finì alla gogna. Ma, al di là dell’aspetto e della potenza, Serena non è una bulla. Serena è smodata, evidente, eccessiva, come s’è visto chiaramente coi saltelli di felicità di sabato scorso nella Rod Laver Arena. Serena sbaglia, e forse non sapremo mai veramente il perché di certi misteriosi infortuni, del piede ferito coi cocci di un bicchiere, dell’embolia polmonare, del barcollamento di Wimbledon, come di certe insolite sconfitte negli Slam. Per non parlare degli amori. Ma adesso è tra le immortali dello sport, con oltre 200 settimane da numero 1 del mondo, col quinto titolo agli Australian Open, col diciannovesimo trionfo Slam (uno di più delle mitiche Chris Evert e Martina Navratilova) a 3 tacche da Steffi Graf a 6 dal record assoluto di Margaret Court. Adesso Serena può vedere le cose da un’altra prospettiva, dall’alto, anche di 66 milioni 211 mila 528 dollari di soli premi ufficiali. E può perdonare e decidere di giocare, nel week-end, la Fed Cup di gruppo II sulla terra rossa d’Argentina e, a metà marzo, tornare a Indian Wells. “Io e questo torneo abbiamo la possibilità di scrivere una fine diversa”.

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