Bolelli che visse due volte (Valesio). Finalmente Bolelli! Con Raonic sfata il tabù dei top-ten (Martucci). Brindisi sogna la super sfida Williams-Pennetta (Cuomo). Burnett, un ace ai brutti ricordi (Paoletti).

Rassegna stampa

Bolelli che visse due volte (Valesio). Finalmente Bolelli! Con Raonic sfata il tabù dei top-ten (Martucci). Brindisi sogna la super sfida Williams-Pennetta (Cuomo). Burnett, un ace ai brutti ricordi (Paoletti).

Pubblicato

il

 

Bolelli che visse due volte  (Piero Valesio, Tuttosport)

E’ un pomeriggio romano del 2009, siamo a maggio e Simone Bolelli passeggia a capo chino, da solo. Chissà a cosa sta pensando: se al suo fallimentare torneo, a cosa fare della propria vita o chissà a cos’altro. In fondo è ancora giovane e la sua carriera non è ancora scivolata via. Bisogna trovare un modo di sfruttare quei mezzi tecnici che ancora ci sono; imparare a faticare, e da lì cominciare a ricostruire, e ripartire. Perché solo ripartendo si possono abbandonare i dubbi e le pesantezze. A proposito: quanto pesava quella maglia azzurra. Che cosa pensasse davvero in quel pomeriggio del 2009 Simone Bolelli, passeggiando per i viali del Foro Italico, è difficile da dire. Se dovessimo fissare, però, un momento in cui per lui è iniziata una seconda vita sportiva, probabilmente quello è stato il momento. Simone era sceso in campo sul Centrale con addosso una maglia azzurra con su scritto “Italia”: un gesto chiaramente polemico nei confronti della Federtennis che lo aveva squalificato per mancata risposta ad una convocazione per la Davis. Una situazione che si era via via aggrovigliata producendo solo danni nella vita di Simone. Quel giorno perse con Kohlschreiber e uscì dal campo fra i fischi. Da quel giorno la sua vita ha preso un’altra direzione. E quella direzione l’ha portato a quanto è successo ieri a Marsiglia: la prima vittoria in carriera contro un top-ten e non un top-ten qualunque: ma Milos Raonic. E non è stata una vittoria qualsiasi sul bombardiere canadese: ma al tie-break del terzo set, quando il giocatore dal servizio devastante è favorito e dove, in genere, la maggiore abitudine a giocarsi la vittoria in pochi minuti e alcuni semplici gesti, favorisce il giocatore di miglior classifica. La strada presa dopo quel pomeriggio romano, una strada costellata di guai, ha portato Simone a vivere un pomeriggio da vero top-ten. Non per caso e, soprattutto, da solo: non cioè con l’amico Fabio Fognini al fianco, con il quale poche settimane fa ha conquistato l’Australian Open in doppio, facendo capire a tutti che quella sorta di cammino che è stata la sua vita tennistica era arrivato al traguardo. Che poi, come tutti i traguardi, è anche una ripartenza. E non è stato un cammino facile. Vavassori, Pistolesi, Rianna, Infantino a Tirrenia, ora Petrazzuolo con tanti passaggi intermedi trascorsi a cercare un coach e un ambiente che gli trasmettessero gli stimoli giusti per portare i suoi piedi a muoversi con maggior rapidità e a convincerlo che la sua avventura tennistica non era destinata a finire nel nulla. Perfino la figura di sua moglie non è stata facile da gestire. Ximena Fleitas, modella uruguaiana, straordinariamente bella. Un amore fulminante di quelli che non ti lasciano scampo. E i più a pensare: come può concentrarsi sul tennis con una donna così al fianco. Una scemenza colossale, perché nella costruzione del nuovo Bolelli pure Ximena ha avuto e ha il suo ruolo. E poi l’infortunio. Perché nulla più della sofferenza ti cambia, tanto per dire qualcosa di originale. Nel 2013 il polso ha fatto crac, che a 28 anni non è una bella cosa. Magari uno potrebbe anche pensare: al diavolo, mi fermo qui. Doveva star fuori tre mesi, è tomato in campo l’anno dopo. Giusto per portare Nishikori al quinto a Wimbledon. Oggi Bole giocherà contro Monfils: a trent’anni (quasi la stessa di Luca Vanni finalista a San Paolo domenica) è un giocatore nuovo, che dopo aver battuto Raonic non ha battuto ciglio, pensieroso come quel giorno a Roma. Già concentrato sul dopo.

———————–

Finalmente Bolelli! Con Raonic sfata il tabù dei top-ten  (Vincenzo Martucci, La Gazzetta dello Sport).

Come nel film Match point di Woody Allen, il destino regala qualcosa di importante a Simone Bolelli grazie a un net, nel tie-break decisivo contro il numero 6 del mondo, Milos Raonic, aiutandolo a battere il primo top-ten dopo 35 tentativi falliti. Partita, questa, che dà ulteriormente fiducia al Bolelli della maturità, in credito da tempo con la buona sorte: dalle due operazioni al polso agli intoppi caratteriali e personali; da anni stava lavorando benissimo prima con il coach Umberto Rianna e poi con Giancarlo Petrazzuolo, migliorando via via le lacune di tattica, reattività, intensità e servizio. Perciò finalmente, a 29 anni, il talento di Budrio (Bologna), trova il suo giorno di gloria, contro un giocatore fra i più giovani e promettenti, ma monotematico come lui, potente al servizio e alla ricerca costante e prima possibile del punto, di forza. Un avversario che non gli crea particolari problemi tecnici. Come annunciavano i 6-3 7-6 in fotocopia con i quali aveva perso l’anno scorso con l’allievo di Riccardo Piatti e Ivan Ljubicic sulla terra di Roma e la settimana scorsa sul veloce indoor di Rotterdam. Del resto, questo è il momento migliore di Simone, capace a gennaio, in coppia con Fabio Fognini, di regalare un trionfo Slam all’Italia (agli Australian Open) dopo 56 anni da Pietrangeli e Sirola al Roland Garros 1959. “Ho giocato davvero bene” ha dichiarato Simone subito dopo la partita, “ho servito al meglio e sono stato aggressivo su tutti i punti. Ho giocato molto meglio della scorsa settimana: e poi c’è stato quel net nel tie-break…. Nei quarti avrò un’altra sfida difficile con Monfils: lo conosco bene, è un combattente, sarà un altro match durissimo, ma spero di divertirmi come con Raonic”. Bolelli è stato bravissimo ad aggiudicarsi la prima frazione salvando 4 palle break e a tener duro nel terzo, a dispetto dell’alta percentuale al servizio del montenegrino di bandiera canadese (88% di punti con la prima, e 21 ace), e quindi di sfruttare il net favorevole del tie-break dopo il primo scatto da 4-1 a 4-3. Con Monfils (n. 21 del mondo) è 1-0, ma non ci gioca da Miami 2007. Per un tabù sfatato, un tabù confermato. Al torneo di Dubai Flavia Pennetta contro Caroline Wozniacki non approfitta delle condizioni fisiche chiaramente imperfette dell’avversaria (influenzata); contro di lei Flavia partiva da 1-6 nei testa a testa. La brindisina non riesce ad uscire dalla ragnatela di colpi violenti dal fondo e non riesce a sfruttare le due opportunità del 4-2 nel primo set e il grande equilibrio degli scambi; soffocata dai palleggi troppo lunghi e duri, non varia il ritmo e non riesce a mettere pressione alla più quotata avversaria. E, una volta perso il primo set, dopo un’ora, crolla, stremata, subendo anche un ingiusto 6-0. L’unico aspetto positivo è che ha confermato i quarti di 12 mesi fa, e quindi si è tolta dalle spalle un po’ di pressione per la classifica. Aspettando Indian Wells, 1’11 marzo, dove difende il titolo.

———————–

Brindisi sogna la super sfida Williams-Pennetta  (Francesca Cuomo, Il Corriere del Mezzogiorno)

C’è anche il Circolo Tennis di Brindisi tra quelli candidati ad ospitare i playoff del gruppo Mondiale di Fed Cup, previsti il 18 e 19 aprile, che vedranno in campo le squadre di Italia e Stati Uniti. Così le sorelle Williams potrebbero sfidare Flavia Pennetta proprio sui campi di casa. Ieri mattina si è svolto un primo incontro tra il sindaco Consales e lo staff del circolo: l’evento, infatti, ha bisogno anche del supporto economico da parte dell’amministrazione comunale. Nelle due giornate si svolgeranno i match di singolare e doppio che individueranno la Nazione che resterà nel gruppo più importante della Fed Cup. Brindisi dispone di campi che hanno la superficie più congeniale alla squadra italiana e in più potrebbe garantire un tifo all’altezza dell’evento, visto che Flavia Pennetta è cresciuta sui campi in terra battuta del Circolo Tennis Brindisi e anche l’altra azzurra Roberta Vinci è originaria della vicina Taranto. L’idea di avere in città le sorelle Serena e Venus Williams – vista anche la posta in palio – è molto suggestiva e ovviamente sta suscitando l’interesse di molte strutture che nei prossimi giorni si candideranno a ospitare l’evento, con partite degne di un torneo del Grande Slam.

———————–

Burnett, un ace ai brutti ricordi (Francesca Paoletti, La Gazzetta dello Sport – Roma).

Fin troppo facile immaginare quale desiderio possa esprimere Nastassja Burnett nel soffiare sulle sue 23 candeline. Ferma dallo scorso luglio per un infortunio al gomito destro, che l’ha poi costretta ad un intervento, la tennista romana prosegue il recupero sui campi del Parioli sotto gli occhi esperti del suo coach Magnelli. E continuerà a farlo anche nel giorno del suo compleanno: “Sto meglio — racconta la tennista romana — il braccio non fa male, non è gonfio. Sono tornata alla mia racchetta, ho ripreso a spingere e sto ritrovando le sensazioni più belle del tennis”. Il periodo più complicato della Burnett, che in carriera ha vinto 4 titoli ITF e vanta un best ranking numero 121, sembra alle spalle: “I primi mesi sono stati difficilissimi. Dal ritmo frenetico dei tennisti mi sono ritrovata a casa: non sapevo se sarei riuscita a tornare ai miei livelli”. Un anno fa Nastassja debuttava in maglia azzurra (a Cleveland per il primo turno di Fed Cup) e giocava la prima semifinale Wta della sua carriera (a Rio): “Ora seguo i tornei alla tv, li vedo con nostalgia ma anche con la determinazione di chi vuole tornare. Mi manca la competizione”. La Burnett al rientro beneficerà del ranking protetto: “La regola vale per 8 tornei e due Slam. Ovviamente il mio primo obiettivo è riuscire ad essere al Foro Italico per gli Internazionali d’Italia”. Casa dolce casa.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement