Fed Cup: l'Italia affonda Serena, è stata impresa vera

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Fed Cup: l’Italia affonda Serena, è stata impresa vera

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Il successo di Brindisi non appariva affatto scontato alla vigilia, e a conti fatti la vittoria sulla squadra della n. 1 del mondo certifica il valore di un gruppo che ha fatto la storia del tennis italiano

“E’ storia di ieri, ma scritta con caratteri d’oro, il modo superbo con cui il reggimento marina ebbe a opporre un argine alla tracotanza avversaria superando ostacoli che parevano insormontabili”, così recitava il decreto ministeriale con cui, quasi un secolo fa, all’indomani delle imprese realizzate nella prima guerra mondiale, veniva istituito il glorioso Reggimento San Marco, fiore all’occhiello della Marina Militare, che oggi porta il nome di Brigata e trova sede proprio qui a Brindisi.
Mutatis mutandis, e con le dovute proporzioni per circostanze e poste in gioco, quelle parole rispecchiano in buona sostanza quanto avvenuto nel fine settimana sul terreno del locale Circolo Tennis, dove la nazionale azzurra femminile è riuscita in quella che non appare esagerato chiamare impresa, visto che dall’altra parte della rete non c’era solo quella nazione il cui nome di solito già suggerisce rispetto, ma vi si accompagnava la sostanza di una numero uno manifestatasi in carne, ossa e cattivissime intenzioni.

Che Serena Williams, vero centro di attrazione di questo evento (a quando un’altra n. 1 a queste basse latitudini?), non fosse venuta in Puglia per vacanza, è sensazione che si è percepita per tutta la durata dell’incontro. Sintomi evidenti, i vigorosi grugniti di liberazione con cui accompagnava la riemersione graduale dalle sabbie mobili in cui aveva tentato di affondarla una straordinaria Sara Errani e, ancora di più, la frustrazione sincera e devastante che ha manifestato in un paio di smash al corpo delle avversarie durante il doppio, quando ha capito di non essere in grado di trascinare l’onesta compagna al successo. All’americana va perciò dato atto, al di là del risultato sportivo, di aver recitato all’altezza della sua fama quel ruolo di villain che la produzione di questo film azzurro le aveva assegnato sin dalla vigilia.

E le azzurre, dal canto loro, potranno finalmente vantarsi di aver battuto gli Stati Uniti con Serena, la cui assenza in altre occasioni valeva come un asterisco sulle qualità del nostro gruppo di Fed Cup. La gran cerimoniera Flavia Pennetta, in particolare, ha avuto il gran finale che aveva sognato, trionfando nella sua terra, in un evento alla cui (riuscita) organizzazione si è dedicata la sua famiglia, confezionandosi una sorta di meritato premio alla carriera, che ancora può riservarle, comunque, altre soddisfazioni.

Una parola la merita, in conclusione, l’oscuro artefice di questa vittoria – che, ricordiamolo, allunga un ciclo ormai decennale di grandi soddisfazioni – quel Corrado Barazzutti del quale uno dei grandi meriti è probabilmente quello di farsi benvolere e rispettare da un gruppo nel quale cambiano le interpreti ma mai lo spirito sereno e collaborativo. Gli incoraggiamenti delle colleghe più anziane a Camila Giorgi, quando il suo match ha cominciato a farsi più duro, e il clima di festa e di sostegno reciproco che ha coinvolto il numeroso pubblico brindisino sono le immagini più importanti di questa avventura, che lascia pensare che il rinnovamento, necessariamente prossimo, di questo gruppo possa avvenire in maniera tranquilla – e soprattutto in prima classe.

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