Cinque cose che abbiamo imparato da Montecarlo 2015

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Cinque cose che abbiamo imparato da Montecarlo 2015

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Cinque cose che il Rolex Masters di Montecarlo ci ha lasciato per il resto della stagione su terra rossa: la fame di Djokovic, lo stato di Nadal, la testa di Gulbis e Wawrinka, Berdych che non vince e Federer-Dimitrov che faticano

La più bella giornata della settimana qui a Montecarlo, è quella dopo la fine del torneo. Dopo le piogge degli ultimi giorni, il sole splende come non mai in un cielo senza nuvole e la Costa Azzurra non è mai stata più azzurra. Il mare è a chiazze di varie sfumature di blu tutte riconoscibili e definibili, come più pozze confinanti con diverse profondità. La gente approfitta della giornata ed in mattinata i  primi ombrelloni si aprono sulla spiaggia di ciottoli bianchi che abbraccia il Mediterraneo. Le tende dei brand commerciali vengono smontate al Country Club. Un Dimitrov non ancora pago di tennis monegasco si allena sotto il sole cocente delle 12.00 nel deserto del Campo Centrale… pardon, del Campo Ranieri III, come è stato chiamato dopo la finale di domenica. La città s’è alleggerita, il torneo è finito e ha lasciato il suo verdetto. Delle cinque bandiere che sventolano sul Country Club è rimasta solo quella serba che, ondeggiata da un tiepido venticello, gode della vista del mare e poi della città. Il torneo è finito e quindi è tempo di bilanci e di riguardare indietro alle cose che abbiamo imparato in questa settimana.

Djokovic vince ancora: vuole l’all-in?
La domanda è passata per la testa a tutti. Novak Djokovic ha vinto il terzo Masters 1000 della stagione, il quarto di fila contando Parigi-Bercy, e non perde una finale a questo livello dal 2012 ( a Cincinnati, contro Federer). Quest’anno ha vinto anche gli Australian Open. È stato sconfitto soltanto due volte in stagione dagli ultra-trentenni Federer (a Dubai) e Karlovic (a Doha). A voler parlare di altri record e statistiche, si scriverebbe una pagina. Questo Novak Djokovic, può vincere tutti i titoli a livello maggiore (9 Masters 1000 e 4 Slam)? “È soltanto aprile. Proverò a vincere ogni match, ma non voglio pensare troppo in là” – risponde il diretto interessato. Certo è che se nemmeno Nadal riesce a metterlo in difficoltà sulla sua superficie preferita e se vince una finale come quella di domenica senza giocare al massimo delle sue possibilità (“Vincere sporco qualche volta è necessario” commenterà Djokovic), allora porsi la questione è lecito. A questo punto tocca chiedersi, se davvero Djokovic riuscisse un’impresa del genere, sarà perché è davvero troppo forte o perché non ci sono avversari all’altezza?

Il bluff di Nadal: ma quando torna?
“Questa è la mia settimana migliore, spero che questo torneo possa essere la chiave della mia stagione” ha detto Rafael Nadal dopo la sconfitta in semifinale. Sconfitta che è arrivata con il punteggio secco di 6-3 6-3 sul campo che lo ha visto trionfante dal 2005 al 2012, ma comunque con un buon livello di tennis espresso. Rafa è in ripresa, è sotto gli occhi di tutti, ma è così dall’inizio dell’anno. Certo è che gli infortuni, che l’hanno tenuto lontano dai campi alla fine del 2014, gli hanno impedito un’adeguata preparazione nella off-season, ed adesso è ancora più difficile stabilire lo stato di forma del maiorchino. Ci si è messa pure una nuova Babolat, che ha aggiunto una variabile in più da valutare per risolvere l’equazione-Nadal. “Non è come se partissi da zero, ma quasi” ha detto lui, e noi gli crediamo. Ma il manavantismo è specialità di casa a Mallorca e non abbiamo ancora imparato a decifrarlo. Dall’inizio della settimana Nadal ha precisato di non essere il favorito di nulla, poi però ha giocato grandi match contro Pouille, Isner e Ferrer. Che questo Nadal sia lontano da quello che ha dominato le scene negli anni passati, ci crediamo. Ma che chissà quando possa tornare a quel livello è una speranza evanescente. Arriverà il momento che Nadal si dichiarerà in forma prima di raggiungere le semifinali di un torneo? O dovremo aspettare che vinca il Roland Garros per sentire un “sono tornato”“Se continuerò a giocare bene a Barcellona, dove ho un tabellone difficile, potrò dire di stare bene di nuovo”. Occhio a Barcellona, quindi.

Berdych accelera, ma al traguardo non arriva mai primo
Non tutti saranno al corrente che Tomas Berdych è secondo nella ATP Race to London. Il ceco è il solo giocatore che con Djokovic ha almeno raggiunto i quarti di finale in ogni torneo giocato. Tre finali (Doha, Rotterdam, Montecarlo, rispettivamente in un ATP 250, 500 e 1000), tre semifinali (Australian Open, Dubai e Miami), quarti di finale ad Indian Wells. “Sicuramente, è il mio migliore inizio di stagione di sempre, i punti lo testimoniano”, sì, ma i trofei vinti? Berdych è una delle più costanti presenze nella top10 mondiale, ma alla fine quanto gli rimane? Domenica ha avuto una ghiotta occasione di vincere di nuovo un Masters 1000 a distanza di 10 anni dall’ultimo successo a Parigi-Bercy. Se solo avesse avuto un’altra prestazione al servizio e non avesse sbagliato così tanto, probabilmente parleremmo di un altro vincitore, viste le condizioni psico-fisiche di Djokovic. Quarti di finale e semifinale due passeggiate, ma sul più bello Tomas s’è spento. Questo sarà pure il migliore inizio di stagione di sempre, ma sarebbe da chiedere a Berdych se non baratterebbe tutti i risultati del 2015 per questo trofeo a Montecarlo.

Gulbis e Wawrinka come a blackjack: se la testa non c’è si balla
6-0 6-1 da Haider-Maurer. 6-1 6-2 da Grigor Dimitrov. Ernests Gulbis e Stan Wawrinka hanno una cosa in comune: a Montecarlo la testa non ha funzionato. Gulbis continua ad avere il peggiore inizio di stagione da anni: una sola vittoria, contro Gimeno-Traver ad Indian Wells, e ben otto sconfitte. Classificato ora in diciottesima posizione del ranking mondiale, è il top20 che ha vinto di meno in stagione, ma probabilmente detiene il record anche tra i top50. Nemmeno la terra rossa lo sta salvando, lui che al Roland Garros è il semifinalista della scorsa edizione, e dovrà difenderne i punti. “In allenamento gioco perfettamente. Non vedo un grande problema. Mi manca solo un po’ di fiducia in campo.” – il lettone minimizza, ma se contro il numero 52 del mondo racimola un solo game e ha fatto 41 non-forzati (di cui 3/4 con il dritto) la spiegazione è che la testa non c’è. Come è successo a Stan Wawrinka, che ha perso da Grigor Dimitrov senza mai entrare in partita; ma Wawrinka, semplicemente, pensava ad altro. Proprio in questi giorni è stata ufficializzata la separazione con la moglie Ilham Vuilloud, sbandierata sui social network come fosse la fine di una partnership commerciale. Wawrinka era uscito dal campo in lacrime, come hanno raccontato i media svizzeri, e poi è stato visto la sera dopo l’uscita dal torneo a consolarsi nella famosa discoteca Jimmy’z di Montecarlo. C’era da meravigliarsi che avesse superato il primo turno con Monaco.

Quando Federer e Dimitrov giocano sul rosso esce il nero
La notizia è che Federer che perde sulla terra rossa in due set da Monfils non è poi così tanto una notizia. Potrebbe diventarla, se si pensa che Federer difendeva i punti di una finale e ritornava alle competizioni dopo aver saltato Miami per recuperare energie. Ma poi, dopotutto, avrebbe sorpreso di più una vittoria semplice e netta dell’elvetico, visto che questa è la superficie che più si oppone al suo gioco e al suo fisico. Staremo a vedere come proseguirà il resto della stagione sul rosso, che per Federer proseguirà ad Istanbul, passando per Madrid – con l’incognita Roma -fino al Roland Garros. Anche Dimitrov ha qualche problema sulla terra, ma non per i risultati. I quarti ottenuti questa settimana sono un ottimo piazzamento, visto anche il tabellone di partenza. Ma i molti che sostengono che Dimitrov, dietro la mano di Rasheed, giochi troppo attendista sulla terra non sfruttando tutto il suo talento, non hanno poi così torto. Il bulgaro potrebbe provare ad avanzare la sua posizione in campo e a cercare di più la via della rete, anche solo per dare qualche soddisfazione a chi vorrebbe vederlo giocare così. La netta sconfitta contro Monfils dovrebbe avergli insegnato qualcosa. Anche il bulgaro avrà il tempo di meditarci su, visto che anche lui sarà ad Istanbul la prossima settimana.

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