Il futuro del tennis è senza i giudici di linea?

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Il futuro del tennis è senza i giudici di linea?

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Le PowerShares Series sono un circuito che attraversa dodici città degli Stati Uniti e in cui giocano, tra gli altri, Sampras, Agassi, Roddick e McEnroe. E ha una particolarità che potrebbe essere adottata in futuro: non ci sono i giudici di linea

Wimbledon, primi anni ‘80. Ilie Nastase sta giocando un match delicato nel torneo che non è mai riuscito a vincere. Il romeno serve una prima apparentemente buona ma un beep interrompe il silenzio segnalando che la palla è fuori. Il beep proviene da Cyclops, la grande novità tecnologica introdotta proprio a Wimbledon nel 1979. Nastase, incredulo perché è convinto che la palla fosse buona, si getta a terra e urla all’imperturbabile scatoletta di metallo: “Sei stata costruita in Russia?!”.

Cyclops fu il primo sistema tecnologico che si sostituiva parzialmente agli arbitri e ai giudici di linea. In un gioco nel quale le velocità di punta dei servizi raggiungevano cifre non molto distanti da quelle di oggi, l’aiuto della tecnologia servì a smorzare qualche polemica proveniente dai tennisti più inclini alle proteste. John McEnroe, naturalmente, trovò modo di litigare anche con Cyclops e al Masters 1989 disse all’arbitro: “Non voglio sembrare paranoico ma quella macchinetta sa chi sono”. Il sistema di Cyclops era basato su dei raggi laser infrarossi e veniva utilizzato esclusivamente per le linee di servizio. È stato utilizzato fino a pochi anni fa, quando è stato sostituito da Hawk-Eye. Wimbledon fu il primo torneo ad adottarlo e negli anni seguenti vi si adeguarono anche gli altri tornei di grande prestigio. Cyclops si è affermato piuttosto velocemente nel circuito. Tuttavia, alcuni tennisti non presero mai in simpatia Cyclops, anche se l’espressione può sembrare strana per un dispositivo elettronico. Becker, per esempio, preferiva i giudici di linea in carne ed ossa perché “non posso urlare verso Cyclops”. L’occhio del ciclope ebbe una vita piuttosto lunga nel circuito professionistico perché solo nel 2007, l’anno in cui Hawk-Eye entrò a far parte stabilmente della vita dei tennisti, sparì definitivamente dai campi di tennis.

Hawk-Eye – o Occhio di Falco per i meno esterofili – è invece un sistema di telecamere ad alta velocità che traccia la traiettoria della palla lungo tutto il corso del punto. Non si tratta di un sistema affidabile al cento per cento, naturalmente, ma è stata forse l’innovazione che più ha rivoluzionato il tennis moderno dopo l’introduzione del tie-break. Nonostante alcuni avversari autorevoli come Roger Federer, Hawk-Eye è oggi utilizzato in tutti i tornei più importanti, eccezion fatta per quelli su terra, dove viene ancora considerato più affidabile il segno lasciato dalla palla. Indian Wells è l’unico torneo che dispone di questa tecnologia su tutti i campi ma ormai l’utilizzo dell’occhio elettronico è diventato pratica comune dappertutto. Tuttavia, Occhio di Falco non è una sistema esente da problemi. Dato che il numero di chiamate è limitato – i giocatori possono sbagliare fino a tre chiamate per set, più un “additional challenge” se si va al tie-break – si possono creare situazioni spiacevoli come quella capitata a Thanasi Kokkinakis al terzo turno di Indian Wells contro Juán Monaco. Kokkinakis, che aveva finito i challenge, stava rispondendo sul 5-4 del terzo set a suo favore. Sul match point Monaco colpisce una palla che finisce fuori di almeno un centimetro ma l’arbitro di sedia, Mohamed Lahyani, non chiama fuori la palla e alla fine il punto lo vince Monaco. Che il match l’abbia vinto Kokkinakis non cambia molto la sostanza della faccenda: l’australiano – che pure era stato ingenuo a terminare i challenge – ha subìto un’evidente ingiustizia che gli stava per costare il match. Questa ingiustizia è dovuta al fatto che il sistema è ancora spurio perché sia Hawk-Eye sia i giudici intervengono e possono modificare l’andamento dell’incontro. Inoltre la discrezionalità dell’arbitro in situazioni particolari – far rigiocare il punto o meno, far vincere un punto o meno – può costituire uno svantaggio per un giocatore o per il suo avversario.

Secondo alcuni, come Stan Wawrinka, l’avvento di Hawk-Eye ha fatto fare un grosso passo in avanti allo sport ma il rovescio della medaglia è che ora gli arbitri si prendono molti meno rischi. Non sarà il caso di Lahyani, che utilizza spesso l’overrule e non ha timore di assumersi le proprie responsabilità, ma l’impressione è che molti giudici di sedia tendano a ripararsi sotto l’ombrello di Occhio di Falco e aspettare che siano i giocatori a chiamare in causa il giudice elettronico: “Ha aiutato molto i giocatori ad accertarsi che una palla fosse dentro o fuori ma non aiuta gli arbitri. Non prendono controllo del match, lasciandolo ai giocatori e ad Hawk-Eye”, sostiene Wawrinka. Il problema è che i giudici di sedia tendono a prendersi meno responsabilità quando il match si fa caldo. Nel 2007, quando Occhio di Falco esordì a Melbourne, si registrarono molti meno overrule dell’arbitro di sedia. Per contro, quasi il 50% dei challenge chiamati dai giocatori finirono per dar torto alla prima chiamata.
L’anno scorso, a Cincinnati, un episodio occorso durante il terzo turno tra Roger Federer e Gaël Monfils fece infuriare lo svizzero. Sul 3-3 0-30 del secondo set, un lob di Monfils molto vicino alla riga viene chiamato fuori. Monfils chiede spiegazioni a Carlos Bernardes, il giudice di sedia, il quale fa segno al francese che la palla è uscita. Monfils si fida e perde il punto, ma poco dopo il replay dimostrerà che il giudice di linea – e Bernardes – si erano sbagliati di grosso. Nel terzo set, Federer colpisce un dritto molto vicino alla riga, la palla viene chiamata fuori e stavolta Bernardes non fa nessun segnale a Federer, evitando accuratamente di dare indicazioni alla svizzero: “L’arbitro deve essere sicuro al cento per cento che la palla era fuori. Se non ne è sicuro deve dirti, piuttosto, che era molto vicina e che dovresti chiamare il Falco. Ero così arrabbiato perché sapevo che aveva sbagliato con Gaël. Quando ho colpito quel dritto lungolinea, continuava a guardare dall’altra parte per non dirmi che non era sicuro che fosse finita fuori”. La domanda che sorge è: che cosa accadrebbe se ci fosse solo il giudice elettronico in campo?

Nelle PowerShares Series, un circuito di vecchie glorie che attraversa dodici città degli Stati Uniti e in cui giocano Andre Agassi, Pete Sampras, Andy Roddick, John McEnroe, Jim Courier, Michael Chang, James Blake e Mark Philippoussis si sta sperimentando se questa eventualità possa diventare un giorno realtà. C’è infatti il giudice di sedia ma non ci sono i giudici di linea: sono i giocatori stessi a chiamare la palla. L’ultima volta che John McEnroe ha giocato un match dovendo chiamare la palla, era ancora un junior. Ma, al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, il giovane McEnroe era corretto, pure troppo: “Mi sarei vergognato a morte se qualcuno mi avesse accusato di barare. Giocavo spesso palle che erano uscite di parecchio perché non volevo che il mio avversario mi chiamasse imbroglione”. Nelle PowerShares Series, tuttavia, nessuno potrà chiamare McEnroe un imbroglione perché i tennisti possono chiamare Occhio di Falco – le cui telecamere sono nascoste dietro a dei cartonati a forma di geco – un numero illimitato di volte. Secondo McEnroe, far chiamare la palla ai giocatori aggiungerebbe più pathos al match e più rivalità tra i due avversari nel caso di chiamate dubbie: “Credo darebbe un senso di testa a testa molto più intenso”. Andre Agassi ha detto che l’idea è interessante ma strana: “Vi posso assicurare che quando ci sono i giudici di linea, hai la sensazione di vedere sempre la palla. Quando però non ci sono, quella stessa palla non è più così ovvia com’era prima”.

Ma se probabilmente non si può immaginare, come ha fatto McEnroe, un tennis in cui ai giocatori viene chiesto di chiamare la palla, si può certamente immaginare un tennis in cui Hawk-Eye rimpiazza totalmente i giudici, anche perché questa non è la prima volta in cui se ne discute. L’ipotesi non è campata per aria tant’è che un ufficiale dell’USTA, la Federtennis statunitense, giovedì scorso è andato a Chicago per verificare l’esperimento delle PowerShares Series. Se Mark Philippousis si è detto convinto che si tratti solo “di una questione di tempo” prima che Occhio di Falco rimpiazzi del tutto i giudici di linea, Andy Roddick è un po’ più cauto.Per me questo esperimento non è stata una grande novità perché Occhio di Falco c’era già quando giocavo. La differenza sta nel fatto che ho dovuto chiamare io la palla, ma questo già lo facevo in allenamento”. Il giudice elettronico unico, secondo Roddick, non è però una buona idea: “Se ci fossero challenge illimitati, i giocatori li chiamerebbero tanto per fare. Kokkinakis a Indian Wells non aveva più challenge perché aveva sbagliato a chiamare gli altri. Se l’è cercata, diciamo”.

Sempre più tecnologia in campo non significa necessariamente un tennis più giusto, anche perché il sistema con cui viene utilizzato Hawk-Eye, pur essendo un sistema molto vicino alla perfezione, riesce comunque a suscitare polemiche. Ed è certo che un sistema che si affidi al cento per cento a Occhio di Falco non sarà esente da situazioni difficili da gestire nelle quali sarà necessario l’intervento di un giudice in carne ed ossa. Pur essendo uno sport piuttosto semplice da arbitrare, è ben difficile immaginare un tennis che si liberi totalmente del fattore umano. Da Ciclope ad Occhio di Falco, è evidente che la tecnologia ha fatto fare grossi passi in avanti a questo sport. Il tennis è probabilmente lo sport che più degli altri è stato ben felice di adeguarsi alle nuove tecnologie per migliorarsi. Hawk-Eye, in pochi anni, è diventato uno strumento imprescindibile. Non è ancora disponibile in tutti i campi – creando una disparità tra chi gioca più spesso sui campi coperti da Occhio di Falco e chi non ci gioca quasi mai – ma è indubbio che abbia dato un contributo fondamentale allo sviluppo e alla popolarità del tennis, facendolo diventare un modello per gli sport meno inclini alle innovazioni. Ora come ora, i tempi di risposta di Occhio di Falco sono troppo lenti per poter rimpiazzare i giudici di linea. Ma qualora questi tempi si velocizzassero, la questione verrà riproposta e dovremo decidere: vorremo un giudice al limite della perfezione che non farà più arrabbiare (quasi) nessuno o preferiremo mantenere la discrezionalità di un giudice in carne ed ossa?

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