Wimbledon sempre più ricco: 40 milioni (Crivelli). Bastoni dei selfie e suole arancioni, il paradiso dei divieti è sempre Wimbledon (Clerici)

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Wimbledon sempre più ricco: 40 milioni (Crivelli). Bastoni dei selfie e suole arancioni, il paradiso dei divieti è sempre Wimbledon (Clerici)

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Wimbledon sempre più ricco: 40 milioni (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Sempre più in alto, come recitava quella famosa pubblicità. Anzi, sempre più ricco, come si confà al glamour imperiale di Wimbledon. Numeri, solo numeri, tanti numeri, ma che impressione: come annunciato dal direttore del torneo Philip Brook, il montepremi 2015 salirà del 7% rispetto all’anno scorso, approdando a un totale di 40 milioni di euro, il più alto di sempre (gli Us Open l’anno scorso avevano un montepremi di 37 milioni di euro, gli Australian Open 2015 sono arrivati a 29 milioni e il Roland Garros a 27). In soli cinque anni, dal 2011, i giocatori si sono ritrovati a disposizione quasi il doppio dei soldi complessivi: «Non pensiamo di strapagarli. Senza i migliori del mondo — ha detto Brook — non avremmo il torneo migliore del mondo. Sappiamo che i tennisti sono fondamentali per noi e il livello del montepremi riconosce questa realtà». I vincitori di quest’anno percepiranno 2.600.000 euro, mentre un’eliminazione al primo turno farà guadagnare 40.000 euro. L’incremento del montepremi non sarà l’unica novità di questa edizione, a parte il divieto di usare i bastoni per i selfie. Innanzitutto, verranno utilizzati tutti i 19 campi in erba, dopo la ristrutturazione del 14 e del 15. Inoltre, saranno sei (da quattro) i campi coperti da Hawkeye, l’occhio elettronico, dopo l’installazione anche sui campi 12 e 18 (…)

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Bastoni dei selfie e suole arancioni, il paradiso dei divieti è sempre Wimbledon (Gianni Clerici, La Repubblica)

Giunge da Londra la notizia che a Wimbledon verranno quest’anno proibiti i selfie-stick, i lunghi bastoni in cima ai quali si inalbera lo smartphone per immortalarsi, almeno momentaneamente. Chissà perché li avranno proibiti? Per evitare delle risse che, nei sacri recinti, mai si sono verificate? Simile notizia mi fa pensare alla Morale dell’antico ( 1870 ) All England Lawn Tennis and Croquet Club, nel quale si tenne il primo Championship ( 1877 ), che ora, secondo noi catecumeni, farebbe parte del cosiddetto Grand Slam, in fondo invenzione americana, cioè di un paese tuttora ritenuto piuttosto provinciale da un vero English. Tutto ciò mi fa ricordare i vari divieti di Wimbledon, che sono divieti soltanto per chi, come voi e me, sia dopotutto un provinciale, sempre per i veri English. A Wimbledon, negli Anni Sessanta, chiesi di essere ammesso come Member (socio), già che mi ci invitava spesso a giocare il mio ex collega tennista John Barrett, cronista dell’Economist. Mi chiesero le referenze, e le illustrai. Avevo una bella casa con giardino in Holland Park, ero stato ammesso due volte agli Championship, ero in grado di mostrare una fedina penale immacolata.

Dopo che mi fu comunicata, privatamente, una riserva, aggiunsi di essere di sangue blu, il Marchese Clerici, come mi aveva nomi nato Gianni Brera, uso a distribuire titoli ai suoi seguaci. Ma nemmeno quel titolo nobiliare valse a farmi accettare, e continuai quindi a servirmi degli inviti di John Barrett, oggi uno dei due scribi europei ammessi nella Hall of Fame da quei provinciali degli Americani. Per essere accolti nello All England and Croquet Club bisogna essere o parenti della Regina, o quantomeno del Duca di Kent, il Chairman onorario, o aver vinto il singolare, o aver trascorso una decina d’anni nel ruolo di Honorary Steward, uno di quei bei signori in blazer blu e cravatta verde-viola, che assumono, gratuitamente, il ruolo di controllori durante gli Championships.

Le regole, come si vede, sono severe, e tra queste sottolineerò l’acquisto dei biglietti con sorteggio entro il febbraio precedente le gare, gli abiti dei tennisti, sempre candidi e privi di ogni accenno pubblicitario, così come i campi, delimitati da teloni di purissimo verde. Qualcosa di ciò non doveva esser noto nemmeno a un provinciale quale Federer, che l’anno passatosi vide costretto a cambiare le scarpe, bianche sì, ma dotate di una suola color arancione. Arancione, avete capito l’infrazione? (…)

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