Serena, un altro miracolo. Federer cede a Kyrgios (Martucci). Guardate quest’uomo, Kyrgios: diventerà il numero 1 (Valesio)

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Serena, un altro miracolo. Federer cede a Kyrgios (Martucci). Guardate quest’uomo, Kyrgios: diventerà il numero 1 (Valesio)

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Serena, un altro miracolo. Federer cede a Kyrgios (Vincenzo Martucci, Gazzetta dello Sport)

Sul 6-7 6-3 6-5 40-0, Victoria Azarenka aveva vinto. Quasi, vinto. E quasi, nel tennis, è una parola tremenda. Una di quelle parole sulle quali Serena Williams ha costruito una leggenda, rovesciando partite già perse, riprendendosi finali già in tasca alle avversarie, riemergendo in tornei già abbandonati. Victoria, Vika, una ragazzona di 1.83 per 70 chili che negli ultimi due anni s’è bloccata per problemi fisici e ha perso sicurezza. Contro la Tyson del tennis, con la quale ha già rimediato 14 sberle in 17 confronti, è già bravissima a reagire dopo il primo set di quest’incredibile alba di una carriera nuova sulla terra di Madrid, perché si fa rimontare da 5-1 e perde il parziale al tie-break, ma poi strappa il secondo set per 6-3. E nella frazione decisiva ribatte colpo su colpo alla numero 1 contro la quale ha fatto spesso a braccio di ferro, ma ha finito per perderci anche dolorosamente, come nelle finali degli Us Open 2012 e 2013. E’ bravissima, la bielorussa «made in Usa», nel rimontare da 0-3 a 4-4. E’ straordinaria, la clone di Maria Sharapova, nel salvare, con coraggio, il match point sul 4-5. E’ fantastica, l’ex fidanzata di Redfoo, ad approfittare degli orrori di fondo della numero 1 del mondo e ad arrivare sul 40-0, col servizio che — finalmente — funziona come ai tempi belli. Peccato per l’ex numero 1 del 2012, la regina di due Australian open, a numero 31 del mondo che davanti abbia proprio Serena. Peccato che accusi come due uppercut al mento due rispostone della campionessa di 19 Slam. Peccato che le venga paura, un sentimento che i tennisti conoscono bene, e, dopo due ore e mezza da favola, commetta uno, due, tre doppi falli di fila. E, quindi, trascinata per i capelli al tie-break, lo perda per 7-1, completamente in balla della favorita. Ma decisissima a vedere il bicchiere mezzo pieno: «In generale è stato un gran match, la parte negativa è il risultato, ma ho giocato a un livello piuttosto alto, sono stata lì a ogni punto, anche se alla fine non m’è andata bene».

DIGNITA’ Serena l’applaude: «E’ bello vedere una ex numero uno come lei giocare così bene. Tifo sempre per lei. E’ di sicuro sulla via del ritorno». La regina del tennis è imbattuta da 26 match, la sua seconda striscia di sempre, dopo i 34 del 2013, stoppata a Wimbledon da Sabine Lisicki. A Sydney 2009 contro Caroline Wozniacki si salvò in modo analogo, annullando tre match point sul 6-5 al terzo set per la danese. «Sinceramente pensavo di aver già perso perché avevo sbagliato troppi colpi facili — avrò fatto 80 gratuiti —, era un po’ frustrante. Pensavo proprio che non fosse giornata. Mi sono detta: “O.k., sono sotto 0-40, ho il 2% di possibilità di vittoria”. Avevo mancato un match point io, quindi ho pensato di pareggiare almeno quello. E poi ho continuato, letteralmente, un punto alla volta. Perché quando non hai più nulla da perdere, cerchi di uscire con dignità».

VERSO ROMA Deve per forza vedere il bicchiere mezzo pieno Fabio Fognini, che cede a Dimitrov, ma nel terzo set rimonta due volte. Come Roberta Vinci, che si fa riprendere da 41 nel primo set e da 5-2 nel secondo, e poi crolla nel terzo contro Safarova. Vale anche per Roger Federer che domenica ha firmato la terra rossa di Istanbul, ma su quella di Madrid inciampa subito nel killer dei grandi, il picchiatore Nick Kyrgios — castigatore di Nadal al Wimbledon 2014 — e si arrende dopo tre tie-break e tre ore e 37 minuti di una bella lotta contro l’aitante australiano. Che gli è lontano 13 anni all’anagrafe (33-20) e 33 posti in classifica (2-35), e l’ha sempre avuto come idolo (…)

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Guardate quest’uomo: Kyrgios. Diventerà il numero 1 (Piero Valesio, Tuttosport)

Questo ragazzone dinoccolato e non propriamente elegante che ieri sera ha battuto Federer a Madrid dopo cinque matchpoint non sfruttati diventerà numero 1 al mondo. Difficile dire e come e quando: ha 20 anni. L’anno scorso a Wimbledon ha stupito il mondo issandosi fino ai quarti e innescando la più stucchevole delle discussione: lui appena appena post adolescente se la gioca con i grandi, Quinzi invece di dibatte fra mille dubbi, cento coach e tanta incertezza. Ma il punto è un altro. E’ che il Kyrgios visto ieri è cresciuto ancora. Se non lo si dimostra sulla terra dove è possibile se no? Dove è necessario soffrire, disinnescare la propria tendenza ad accanirsi con violenza su qualunque palla, usare la testa, tanta testa. E Nick-mano-caldissima ieri si è esibito esattamente in questo esercizio. Non già contro un carneade qualunque ma contro Potenza applicata e grande carattere, intelligenza tattica e una mano niente male: così l’australiano è migliorato ancora Roger Federer. Per il quale la stagione sulla terra non è certo al centro dei suoi pensieri, quest’anno: ma che è pur sempre un Federer fresco di vittoria ad Istanbul.

Kyrgios ha messo da parte la sua naturale esuberanza, la sua indole che lo porta a sconfinare qualche volta con l’arroganza e ha giocato il match perfetto. Ad un livello, per dire, ché a parità di fisicità Milos Raonic non ha ancora raggiunto. perlomeno non sempre. E che uno meno dinoccolato di lui e più armonioso ma dal gioco simile assai, Marin Cilic, ha esibito per sole due settimane in carriera, l’anno scorso a New York: quando per l’appunto, vinse lo Us Open. Kyrgios ha dei limiti: mentali e fisici Soprattutto fisici visti gli infortuni ripetuti con cui ha dovuto fare i conti dopo gli exploit ai Championships dell’anno scorso. Ma è impensabile che uno così non arrivi un giorno (magari nemmeno troppo lontano) a dominare.

Il match per certi versi indimenticabile di ieri sera potrebbe (condizionale d’obbligo) spingere Roger verso Roma, il che sarebbe per tutti noi una splendida notizia Ma sarà poi così? Federer quest’anno si è posto come obiettivi Wimbledon e il Masters: due tornei distanti fra loro che richiedono una preparazione mirata e una condizione fisica che regga fino a novembre. D’altro canto però, qualora decidesse di non giocare al Foro, Roger si presenterebbe a Parigi con una manciata di match giocati sulla terra e dopo un’inattività di tre settimane. Sarebbe una scelta strategica per lui conveniente? (…)

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