Nick Bollettieri risponde ai lettori: "Nadal non vincerà a lungo. Djokovic senza punti deboli"

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Nick Bollettieri risponde ai lettori: “Nadal non vincerà a lungo. Djokovic senza punti deboli”

Il tour italiano dell’allenatore americano, dal 2014 entrato nella Hall of Fame del tennis, dopo Milano e Roma ha fatto tappa domenica a Vicenza

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Osservando attentamente Nick Bollettieri ci si rende conto di come, questo filosofo 84enne italoamericano, sprizzi ancora un’energia e una voglia di vivere fuori dal comune. Che fosse un personaggio carismatico, un coach eccezionale, insomma una leggenda del tennis era risaputo a tutti gli addetti ai lavori ma il suo spessore umano lo abbiamo conosciuto domenica 10 maggio presso il Circolo Tennis Vicenza dove ha presentato il suo ultimo libro biografico “Change Game (cambiare gioco)”. Reduce dal simposio al Foro italico di Roma e da varie tappe italiane, si è presentato puntualissimo alle 20.00, camicia nera, jeans e scarpe da ginnastica; subito ha messo tutti a suo agio usando un linguaggio pacato e dimostrando una semplicità direttamente proporzionale ai successi ottenuti e in linea con i veri numero uno, lui che nel 2014 è entrato a pieno diritto nella Hall of Fame di Newport.

Nella sua bulimica ricerca della parola ha intrattenuto i presenti sfoderando vari aneddoti della sua carriera. Una dozzina di giocatori/giocatrici sono riusciti a diventare numeri uno passando dalla sua Accademia in Florida creata nel 1981 e lui li ha ricordati un po’ tutti (Agassi, Becker, Courier, le sorelle Williams, Sharapova, Seles e l’ultimo prodotto Kei Nishikori); significative le parole spese per Marcelo Rios, in vetta alle classifiche solo per due settimane, un giocatore pieno di talento ma che non sapeva sacrificarsi. Ed è proprio qui che sta il nocciolo della questione secondo Nick: questo psicologo prestato allo sport ci ha fatto capire che per un giocatore di tennis la tecnica e la preparazione fisica sono importantissimi, ma ancora di più lo è la mentalità che si costruisce da dentro e crea stimoli continui e un’ambizione da vincente. Bisogna agire sui ragazzini iniettandogli quella dose di fiducia e autostima che li porterà ad essere sicuri delle loro scelte e sempre desiderosi di successo. Per essere grandi nella vita inoltre bisogna fare errori, questo è uno dei concetti base che ha voluto trasmetterci; dagli errori uno impara a correggersi e a perfezionarsi sempre più conoscendo in questo percorso anche il sacrificio e l’umiltà. Fra un aneddoto e l’altro c’è stato spazio anche per qualche risata, in particolare quando ha citato le otto mogli che ha avuto e che, toccandosi il portafoglio, a detta sua non è in grado di mantenere, o quando ha citato John McEnroe che, pur accusandolo di non capire nulla di tennis (è la frase che apre il suo libro), lo considera un pioniere di questo mondo.

Si è soffermato poi sulla sua Accademia in Florida, una superficie di quasi 800.000 mq dove circa 55.000 atleti passano nel corso di un anno; 55 campi da tennis, 22 da calcio, e una decina di sport praticati all’interno fanno di questo piccolo paese un giardino di talenti. Ha parlato anche di Nadal e del momento delicato della sua carriera; a suo parere non è più imbattibile sulla terra perché non si muove più come una volta; il Rolland Nadal (come lo chiama lui) di quest’anno sarà il banco di prova definitivo. La seconda parte è stata dedicata agli autografi: con pazienza certosina Nick (guai a chiamarlo Bollettieri) si è messo, come un vero amanuense, a scrivere una perla di saggezza per ognuno di noi, personalizzandoci la dedica. Questo è stato l’unico episodio che mi ha collegato il maestro ai suoi anni; questa calma e dedizione nella scrittura a mano è tipica delle persone di una certa età, un po’ allergici alla tecnologia informatica (computer, cellulare) ma fedeli ancora alla manualità tradizionale.

Grazie Nick per la tua lezione di vita e per il tuo esempio, terrò sempre gelosamente la dedica che mi hai regalato in questa magica serata primaverile: “Life is simple but you must tell yourself, you must work to win the Big Prize (La vita è semplice ma devi dire a te stesso che devi lavorare per vincere il  Premio più grande)”.

Di seguito l’intervista a Nick Bollettieri:

Ubaldo vorrebbe parlare di Sara Errani, ricordi che venne nella tua Accademia quando era molto piccola. La domanda è: a quei tempi, aveva già le caratteristiche per essere una campionessa?
Se devo dirti la verità, era difficile per me vederlo perché era davvero piccola. Ciò che rende speciale Sara Errani è che è costantemente in crescita, pensa bene e si muove bene. E pensare bene e muoversi bene, ti dà l’opportunità di diventare una tennista eccellente. Il tennis è uno sport di movimento, se non riesci a muoverti, non riesci a raggiungere la palla, e di conseguenza non puoi colpirla. Inoltre è molto forte mentalmente. Fare quello che ha fatto lei è notevole, anche perché non è una gigante, e il gioco di oggi è caratterizzato da grandi giocatori, specialmente fra gli uomini,. Ma oggi se guardi anche a Sharapova, Azarenka o Serena e Venus, sono tutte grandi e forti, ma Sara Errani si muove meglio. Quindi lei è l’esempio che non si deve necessariamente essere una gigante per vincere.

In quante lingue è stato tradotto il tuo libro?
In questo momento negli Stati Uniti e in Italia, adesso stiamo negoziando con il Giappone, il Belgio ed anche per la Repubblica Ceca e per il Sud America. Attualmente ne stiamo parlando.

Questa è una domanda difficile: cosa ne pensi del libro del padre di Andre Agassi?
Non l’ho letto! Agassi restò con me per più di 3 o 4 mesi, è stato con me per ben 9 anni. Quando Andre venne da me, non ha mai pagato l’Accademia, mi diede una nuova Corvette. Ma devo fare i complimenti al padre di Agassi, per come ha fatto iniziare a giocare il figlio, lui venne da me e mi chiese di prendere suo figlio, perché aveva bisogno di me. La cosa più bella è quando ha preso il microfono e ha detto davanti a tutto il mondo, “ Nick si è preso cura di me, e se non fosse per lui non sarei qui”. Quindi non credo ci sia altro da aggiungere. È diventato n. 1 del mondo, campione di Davis, vincitore di Slam e ha vinto una medaglia alle Olimpiadi, non male no?

Crede che Nadal, con il suo particolare tipo di gioco, possa vincere così a lungo come Federer?
No, assolutamente. Nadal ha bisogno di lavorare, e di saltare, e ha sempre bisogno di maggiore energia, sempre. Federer gioca come un danzatore. E questa è la differenza. Sono entrambi dei campioni, ma uno ha bisogno di lavorare, ed è una cosa importante da sapere. Tutti hanno delle caratteristiche differenti, giocano in maniera diversa, si allenano in maniera diversa. Per quanto riguarda Nadal, è davvero difficile fare quello che fa lui, ogni singolo giorno.

Con chi avresti avuto il piacere di lavorare fra Nadal e Djokovic?
Credo che avrei voluto lavorare con entrambi. Secondo me, nella storia del tennis, Djokovic è l’unico tennista a non avere punti deboli. I suoi movimenti, il suo servizio, il dritto, il rovescio, il dropshot. Per me lui è un tennista perfetto. Sicuramente ha vinto meno titoli Slam di Federer o di Sampras, ma se andiamo a vedere tutto nel dettaglio, colpo dopo colpo, deve essere davvero uno dei migliori di sempre.

Molte persone chiedono della seconda di servizio. Spesso la seconda di servizio è più importante della prima. Chi credi abbia la migliore seconda al momento?
Prima di tutto sono d’accordo. Io giudico un tennista dalla seconda di servizio, e anche dalla risposta. Quando si arriva alla seconda, attualmente Raonic è incredibile. Quando ti trovi a dover affrontare, ad esempio, Isner, qualcuno che fa 20, 24 aces, è assolutamente un grande vantaggio. Quindi quando giochi contro un tennista del genere, solitamente si arriva al tie-break e nel tie-break può succedere qualunque cosa,ed è molto difficile. Inoltre oggi Isner ha anche un buon tennis. Dovrebbe stare più vicino alla linea di fondo, fare più serve&volley e andare a rete. Ecco perché Federer oggi gioca un tennis perfetto oggi: prima di tutto ha cambiato racchetta, secondo sta vicino alla linea di fondo, terzo va a rete. E il suo servizio è eccellente. Perché Edberg è un allenatore perfetto per lui? Perché neanche Edberg ha vinto dalla linea di fondo, e ha aiutato Federer ad andare sempre più a rete.

In questo momento, chi ha più opportunità di diventare un campione nei prossimi anni, fra i più giovani?
È davvero difficile fare una previsione oggi. Perché dobbiamo guardare a chi ancora sta giocando. Djokovic gioca ancora e lo farà per i prossimi anni. Murray sta giocando in questo momento un gran tennis, si sta allenando duramente a Miami, è fisicamente più forte da quando Mauresmo è diventate suo coach. E sono davvero felice per Amélie, perché è stata una campionessa eccellente.
Oggi è difficile parlare dei più giovani, perché dovrebbero stare bene fisicamente, e oggi essere un campione a 17, 18 anni è impossibile. Oggi è difficile, il gioco è troppo fisico per vincere uno Slam, è dura, e poi devi affrontare Djokovic, Nadal. È per questo che oggi i genitori dovrebbero pensare a mandare i loro figli al college per un paio d’anni. La WTA e ATP non investono nei più giovani, danno possibilità solo ai grandi campioni e a pochissimi giovani. A meno che non si abbiano i soldi, è davvero difficile. Ma se vai al college per un paio d’anni, puoi giocare degli eventi, e non costano nulla.

 

 

Alessandro Binotto, Chiara Bracco

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