Addio a Doris Hart, 3 volte vincitrice a Wimbledon nello stesso giorno e regina dei gesti bianchi

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Addio a Doris Hart, 3 volte vincitrice a Wimbledon nello stesso giorno e regina dei gesti bianchi

Ci ha lasciati Doris Hart, grande paladina del tennis dei gesti bianchi e maestra dei drop-shot, prima tennista della storia a vincere tutti gli Slam in tutte le specialità (Super Slam) e celebre anche per aver vinto i tre titoli di Wimbledon ’51 nello stesso giorno

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È scomparsa venerdì, a 89 anni, Doris Hart, grande campionessa americana degli anni Quaranta e Cinquanta.

In attività tra il 1946 e il 1955, la Hart era nota per il suo gioco fatto di grande eleganza, maestria nelle palle corte e nei magnifici colpi di rimbalzo. Due titoli a Parigi (1950 e ’52), due agli US Championships (gli antesignani degli USOpen, nel biennio 1954-55), uno a Wimbledon (1951) e uno in Australia (nel ’49) in singolare, ben 29 titoli slam nel doppio (14 nel femminile e 15 nel misto) e il n.1 del mondo nel 1951 le hanno valso l’ingresso a pieno diritto nell’International Tennis Hall of Fame di Newport nel 1969. La prima vittoria agli US Championships nel ’54 su Louise Brough le consente di diventare la prima tennista della storia a vincere il “Super Slam”, ovvero la vittoria nei quattro tornei dello Slam in tutte le specialità (che allora aveva un significato infinitamente più importante di oggi), impresa poi riuscita solo ad altre due donne, Margaret Court e Martina Navratilova.

Nella sua grande carriera, fece grande scalpore la vittoria, o meglio le vittorie che conquistò a Wimbledon in tutti i 3 tornei cui prese parte (singolo, doppio e doppio misto) perché arrivate tutte lo stesso giorno, a causa dei ritardi nel programma dovuti all’immancabile pioggia che ogni anno bacia i prati di Church Road, Sabato 7 Luglio 1951, quando sconfisse Shirley Fry in singolare, vinse il doppio con la stessa Fry e il doppio misto insieme a Frank Sedgman.

La sua è stata una vita di successi partita da grandi sofferenze in tenera età, che hanno contribuito a forgiarne il carattere e la tempra da campionessa, oltre che il particolare tipo di gioco. Durante l’infanzia, infatti, una grave forma d’infezione al ginocchio quasi le costò l’amputazione della gamba destra. Come racconta la sua rivale di sempre Shirley Fry: “Ha fatto cose straordinarie anche perché non poteva correre come tutti, per questo sviluppò un gioco fatto di tocchi morbidi e cambi di ritmo”. In particolare era in grado di inventarsi drop shot al bacio, non di rado giocati anche da dietro la linea di fondo, che finivano sempre un pelo al di là della rete.

Da una giocatrice così, degnissima protagonista del tennis dei gesti bianchi ormai d’antan, non sorprendono (anzi quasi ce le si aspettavano) le critiche che la Hart ha rivolto negli ultimi tempi sia a certi competi sfoggiati dai giocatori (celebre l’episodio del 2004, quando guardando gli USOpen dalla sua casa di Saint Louis, non risparmiò una critica per il completino multicolor di Serena Williams) sia più in generale al gioco moderno, giudicato troppo fisico e privo di fantasia: “Tutti cercano di colpire ogni palla troppo forte, non è una gioia per gli occhi” .

È proprio in quel “colpire ogni palla troppo forte”, frase opinabile finchè si vuole, che si scorge il rimpianto per un tennis che non c’è più, dove la maggiore potenza spesso soccombeva di fronte all’intelligenza tattica, alla grazia, alla bellezza di un dritto in chop per spezzare il ritmo dello scambio e di un gioco di volo che oggi è praticato ormai solo da pochi romantici o incoscienti (scegliete voi), che a rete ci vanno muniti di elmetto, pur sapendo che 4 volte su cinque verranno comunque trafitti dal solito passante assolutamente perfetto, ma così monocorde…

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