Quando sono i giocatori che chiamano il... "time" agli arbitri. Fransson: "Ma non li ordinano sul menù a la carte"

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Quando sono i giocatori che chiamano il… “time” agli arbitri. Fransson: “Ma non li ordinano sul menù a la carte”

L’importante firma di Christopher Clarey ha griffato un articolo sul New York Times, che racconta altri retroscena sulla vicenda che ha coinvolto Rafael Nadal e l’arbitro Carlos Bernardes

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Sulla scia di quanto sollevato dal direttore Scanagatta con le sue domande a Rafael Nadal, anche i giornalisti d’oltreoceano hanno detto la loro sulla vicenda che ha visto lo spagnolo richiedere espressamente di non avere più Carlos Bernardes come giudice di sedia nei suoi match. Christopher Clarey del New York times ha svelato ulteriori aneddoti che colorano il rapporto tra giocatori e arbitri, rivolgendosi a direttori di torneo e addetti ai lavori.

Qui l’articolo originale, e qui sotto potete trovare la traduzione.

PARIGI – Il periodo di riflessione è proseguito giovedì agli Open di Francia.
Poco dopo che il nove volte campione del Roland Garros, Rafael Nadal, ha giocato e vinto il suo match di secondo turno contro Nicolas Almagro, il giudice di sedia brasiliano, Carlos Bernardes, ha arbitrato la partita femminile di secondo turno tra Sloane Stephens e Heather Watson.

La riconciliazione tra Nadal, la star del tennis, e Bernardes, uno dei principali arbitri del circuito, potrebbe aver avuto luogo qui a Parigi, ma ormai non è così certa, ora che i problemi che li dividono sono diventati di dominio pubblico.

Prima dell’Open di Francia, il Daily Telegraph ha riferito che Bernardes non aveva arbitrato nessuna delle partite di Nadal dal loro ultimo scontro sul campo al Rio Open di febbraio.

Nadal, che si è dimostrato particolarmente franco, dopo la sua vittoria al primo turno ha poi ammesso di aver chiesto che Bernardes non fosse assegnato alle sue partite.
La reazione è andata dalla costernazione a una sorta di scrollata di spalle alla “io non c’entro niente”.

Due dei principali avversari di Nadal, Novak Djokovic e Andy Murray, hanno dichiarato di non aver mai avanzato una simile richiesta. “Non credo sia giusto”, ha spiegato Djokovic. “Gli arbitri fanno il loro lavoro al meglio”.

Jim Courier, capitano di Davis per gli Stati Uniti ed ex numero 1 del mondo, ha detto che non aveva mai sentito parlare di un giocatore che “chiede di non essere arbitrato da qualcuno” e si è dichiarato “molto sorpreso che il giocatore sia stato accontentato”.
Courier ha aggiunto: “Non è un buon precedente. Detto questo, se avessi saputo che avevo la possibilità di richiedere che un arbitro non fosse assegnato alle mie partite ne avrei approfittato abbastanza spesso”.

Ma Cédric Pioline, l’ex stella francese che ha giocato nell’epoca di Courier negli anni 1990 e all’inizio del 2000, ha affermato di non essere sorpreso.

Pioline ha affermato di aver richiesto che non gli fosse assegnato un determinato giudice di sedia durante la sua carriera. “Quello che mi sorprende nel caso di Nadal è che si sia saputo”, confessa Pioline.

Le regole non vietano richieste come quella di Nadal e, nonostante la sorpresa di Courier, simili richieste non sono senza precedenti. Né devono per forza essere accolte.

“Non si tratta di una questione di giudici di sedia à la carte, sicuramente”, ha dichiarato Stefan Fransson, giudice arbitro dell’Open di Francia. “A volte si pensa che se il giocatore dice di non volere un arbitro, la richiesta venga accordata automaticamente. Non è vero, perché se un giocatore dice di non volere un arbitro indaghiamo sul motivo. Potremmo essere d’accordo o meno.”

In questo caso insolitamente di alto profilo, del quale Fransson e altri funzionari del tennis maschile si sono dimostrati riluttanti a discutere nei dettagli, all’interno del circuito ATP, che opera indipendentemente dai quattro tornei del Grande Slam, tutti erano d’accordo che fosse meglio per Nadal e Bernardes prendersi una pausa dopo Rio.
Ma era anche evidente che mettere Bernardes ad arbitrare una partita Nadal al Roland Garros non farebbe altro che rendere la situazione ancora più difficile.

“Non voglio davvero entrare nei dettagli, ma non sarebbe un bene per nessuno”, ha detto Fransson. “Non sarebbe un bene per Bernardes. Non sarebbe un bene per il torneo. È semplicemente una questione troppo sulla bocca di tutti in questo momento. Non vedo alcun vantaggio nel farlo ora. Sono sicuro che Carlos tornerà ad arbitrare Rafa e credo che accadrà molto presto”.

Poiché è impegnato nel torneo, a Bernardes non è stato concesso di commentare, ma Nadal ha detto che per quanto lo riguarda la situazione è temporanea.

Il problema è se fuoriclasse come Nadal abbiano più peso di giocatori di livello inferiore.

Anche se è difficile crederlo, Fransson lo nega. “Cerchiamo di trattare tutti allo stesso modo” afferma.

Gestire i rapporti tra giocatori professionisti e arbitri di sedia è di norma un processo delicato. Secondo i supervisor attuali e gli ex arbitri, è molto più comune che gli arbitri chiedano di non essere assegnati a un giocatore specifico.

In entrambi i casi, la decisione spetta ai supervisor del tour o, nei tornei del Grande Slam, al giudice arbitro del torneo.

Poiché l’ATP Tour si svolge per la gran parte dell’anno, i giudici di sedia hanno un rapporto costante con i giocatori. Quando arrivano a un torneo del Grande Slam, spiega Fransson, di solito gli arbitri chiedono che gli sia fornito un elenco di giocatori che potrebbe essere problematico arbitrare, e un elenco delle problematiche recenti.

Con circa 30 arbitri disponibili, secondo Fransson non è un problema di solito organizzare le designazioni in modo da evitare accoppiamenti indesiderati.

Fransson sostiene di non aver mai ricevuto una richiesta specifica di un giocatore per un determinato arbitro, ma che invece gli capita piuttosto di frequente di aver a che fare con lamentele da parte non soltanto dei giocatori, ma anche dei loro allenatori ed agenti.

Gayle David Bradshaw, arbitro con una trentennale carriera alle spalle ed oggi vice presidente esecutivo dei regolamenti per l’ATP, si riferisce ad un arbitro di sedia semplicemente come una “sedia”. Quando un giocatore ed un arbitro si prendono una pausa, Bradshaw la chiama una “vacanza”.

Secondo Bradshaw, i motivi che possono suggerire l’opportunità di una “breve vacanza” tra un arbitro ed un giocatore variano dall’essere stati accoppiati molto spesso nel recente passato ad aver avuto divergenze e litigi durante un match.

“Ci sono stati solamente un paio di casi nei quali si è dovuti ricorrere ad una ‘vacanza’ quasi permanente a seguito di incidenti particolarmente gravi”, ha spiegato Bradshaw. “Ma il più delle volte si decide che i due soggetti coinvolti hanno bisogno di alcune settimane in cui i loro percorsi non si incrocino, oppure in casi più gravi si valuta di volta in volta”.

Ci sono anche episodi più curiosi.

“Ci fu un arbitro diversi anni fa – racconta Bradshaw – che venne da me e mi disse: ‘Senti, questo giocatore ha perso tutti e sette gli incontri che gli ho arbitrato. Possiamo stare lontani l’uno dall’altro per un po’?” “Non credo che il giocatore sapesse di questa richiesta, e non credo ci fosse un particolare problema tra di loro. Ma la situazione evidentemente disturbava l’arbitro in questione”.

Bradshaw ha continuato dicendo che quando un supervisor del tour decide che è giunta l’ora di pore fine ad una “vacanza” tra un arbitro ed un giocatore, non è inusuale organizzare un incontro tra i due.

“In questo modo l’arbitro ha l’occasione di ascoltare la versione dei fatti del giocatore e viceversa. A quel punto di solito la questione si è quantomeno raffreddata ed è più semplice chiudere la vicenda”.

Ma non succede sempre così. A Wimbledon nel 1995, l’americano Jeff Tarango se ne andò dal campo nel bel mezzo del suo match all’All England Club per protestare contro l’arbitraggio del francese Bruno Rebeuh. L’allora moglie di Tarango, Benedicte, schiaffeggiò Rebeuh.

“Quando accadono cose del genere, forse è meglio che la vacanza sia permanente” ha concluso Bradshaw.

 

Traduzione di Milena Ferrante

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