Roland Garros interviste, Wawrinka: "Quando gioco il mio miglior tennis, posso battere qualsiasi giocatore"

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Roland Garros interviste, Wawrinka: “Quando gioco il mio miglior tennis, posso battere qualsiasi giocatore”

Roland Garros, semifinali: S. Wawrinka b. J- W. Tsonga 6-3, 6-7, 7-6, 6-4. Intervista del dopo partita a Stan Wawrinka

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Hai l’occasione di eguagliare Roger Federer nel numero di Roland Garros vinti.
Benissimo, come prima domanda parli di Roger…

In questo match ci sono stati 32 break point, tu ne hai salvati 17. Come lo spieghi?  È sorprendente perché avete entrambi servito bene ma allo stesso tempo hai concesso diverse occasioni sul tuo servizio.
Certamente è strano vedere in un match tante palle break ma non penso che il giocatore che ha ottenuto la palla break abbia poi avuto molte possibilità di convertirla. Penso che abbiamo sempre cercato di servire bene e di essere molto aggressivi nei primi colpi degli scambi. È stata una partita difficile. Sul 5-5 del secondo set, per esempio, ho avuto molte palle break, ma lui proponeva sempre un ottimo servizio e un grande diritto, quindi non ho potuto fare molto. Per lui era la stessa cosa con me. Sicuramente è stata una cosa strana. Il match sarebbe potuto cambiare se avessimo fatto più break. Un match davvero strano dal punto di vista dei break.

Nelle ultime due partite sei riuscito a tenere il servizio. Hai subito un solo break. Quanto ti senti solido? E quanto ti senti fiducioso in vista della finale?
Mi sento benissimo con il mio gioco in generale, non solo con il servizio. Oggi ho giocato di più dalla linea di fondo. Mi sento forte. Sto giocando bene e oggi è stata una vera battaglia. Jo è sempre un giocatore difficile da incontrare, particolarmente quando gioca in casa, qui a Parigi. Il match poteva girare a suo favore quando ha avuto tante occasioni di andare in vantaggio nel terzo set. Sono davvero orgoglioso e felice di come ho tenuto mentalmente. Anche quando ero nervoso nel terzo e quarto set, sono riuscito a controllarmi e a concentrarmi sul piano di gioco. Sono contento e mi godo questo momento prima di pensare alla finale.

L’anno scorso avevi perso al primo turno. Quando hai iniziato a credere che sarebbe stato possibile raggiungere la finale e giocare così bene qui?
Oggi. (Ride). L’anno scorso ho giocato un grande tennis prima di venire qui. Avevo completa fiducia nel mio gioco ma nel primo match non sono entrato in partita. Ho fatto così tanti errori. Non sono riuscito a trovare il modo per vincere. Quest’anno è un po’ differente. Ho giocato bene, mi sento sicuro. Ho avuto delle settimane abbastanza lunghe tra Madrid, Roma e Ginevra e sono arrivato qui più tardi. È stato un bene perché non ho pensato troppo a Parigi, al Roland Garros, ai cinque set. Sono arrivato il venerdì e ho giocato la domenica. Quando gioco il mio miglior tennis, so che posso battere qualsiasi giocatore. Non ho dato il meglio di me in ogni torneo. Così ho cercato solo di concentrarmi su ogni partita. Sto giocando davvero bene dall’inizio del torneo. Sono rimasto concentrato sul mio modo di giocare riuscendo a gestire la pressione e a finalizzare la volontà di andare avanti nel torneo. Sono ancora sorpreso e realmente felice del modo in cui ho affrontato gli ultimi match.

Stan, qui hai vinto il titolo Junior 12 anni fa. Ricordi come ti sei sentito prima e dopo la finale?
Sì, ricordo tutto. Ricordo il mio primo match sul campo n. 7, ero leggermente favorito e dopo aver perso il primo set mi dissi: non puoi uscire al primo turno. Fu una finale strana, tre set e un grande momento per me. L’unico torneo junior che giocai quell’anno.

Hai affermato di gestire le cose diversamente quest’anno. Come si riesce ad entrare mentalmente in un torneo quando sai che non stai giocando il tuo tennis migliore? Che cosa avete fatto, Magnus e tu, per migliorare la tua condizione mentale?
Ci siamo allenati. Per me la cosa più importante è riuscire a raggiungere il meglio durante gli allenamenti perché questo mi dà la fiducia necessaria per entrare nel match. Poi affronti la giornata, l’avversario di turno e tutto il resto. Oggi ho cominciato il match davvero bene. Mi sono sentito subito pronto, ho giocato un tennis aggressivo, poi però ho cominciato a diventare nervoso, a perdere la concentrazione e il match è cambiato completamente. Quindi ho dovuto lottare con me stesso. Non per giocare il mio tennis migliore ma per combattere, per trovare il modo di vincere. Questa è stata la cosa positiva.

Novak è avanti di due set. Immaginiamo che vinca e vada in finale. Hai detto che quando lo hai affrontato a Melbourne è stato un match strano. Che cosa hai imparato in quella occasione e come ti senti ad affrontarlo in finale qui a Parigi?
È stupefacente quello che sta facendo quest’anno, ha vinto tutti i maggiori tornei e come lui stesso ha detto, sta giocando il suo tennis migliore. Ma non ha mai vinto il Roland Garros. Se giocherò con lui in finale, di sicuro saremo entrambi nervosi. Forse giocherà benissimo e mi rifilerà tre set diretti ma abbiamo fatto qualche grande battaglia sulle superfici dure. Mi sembra che ci siamo incontrati sulla terra battuta a Roma, nel 2011, e anche quell’anno stava vincendo tutto. Può essere qualcosa di realmente interessante. So che non è sempre felice giocare contro di me quando posso fare il mio gioco. Quando riesco ad essere aggressivo lui non si sente esattamente a suo agio. Dovrò restare concentrato su di me e provare a dare il meglio.

Nelle ultime sei partite con Djokovic, quattro volte siete andati al quinto set. Se dovessi scegliere la superficie dove giocare contro Djokovic, sceglieresti la terra rossa?
Prima di batterlo sul duro, sì, avrei scelto la terra rossa. (Ride.) Ora penso che sia un giocatore stupefacente su tutte le superfici.  Quest’anno ha mostrato quanto il suo gioco sia migliorato. Si muove bene, combina la velocità con tutto il resto, non penso che ci sia una superficie dove preferisci affrontarlo. Io? Sono felice di essere in finale e di giocare con lui se riesce a conquistarla. Può essere soltanto speciale per lui e per me. Lui non ha mai vinto qui ed è qualcosa che desidera profondamente. Per me, sarebbe la prima finale al RG, è speciale, ci sono tutti gli ingredienti per giocare una grande partita.

Eri in vantaggio di un set e di un break e hai detto che poi forse hai subito po’ di pressione. Era la pressione o il gran caldo? Hai chiesto il medico, forse erano entrambe le cose?
Beh, in primo luogo era perché stavo diventando nervoso e avevo perso completamente la mia capacità di concentrazione.  A questo livello devi essere al 100% mentre stavo mentalmente “evaporando” a causa del mio nervosismo. Gli ho dato il gioco con due doppi falli. Sono rientrato in partita ma lui era più aggressivo, giocava meglio e io mi sentivo più pesante. Non mi sentivo nella mia forma migliore. Prima ero nervoso poi ho sofferto il caldo. Quello è stato il momento più difficile per me ma ho combattuto duro con le armi che avevo. So cosa significa un match di 5 set, puoi avere diverse vite. Ci sono momenti in cui vai un po’ sotto, quando devi aspettare e mettere la pressione su l’altro. Non sai né come reagirà l’avversario né quando riuscirai a rientrare in partita, e quello è stato uno di questi momentì. Nel terzo set lui non è riuscito ad aumentare il suo livello, io invece mi sono un po’ disteso, sono rientrato nel match e ho ritrovato il mio gioco.

È stato un incontro serrato. Diresti che la differenza si è giocata sul fatto che tu hai già vinto uno Slam e lui no?  Ho l’impressione che tu abbia molte certezze quando giochi. Sai dove trovare la chiave. Cioè la chiave è che se puoi giocare il tuo gioco poi vinci. Non è il cambiamento più grande per te in questo torneo?
Posso parlare per me.  Non so per Jo, come si è sentito, se era nervoso oppure no. Per quanto mi riguarda, il fatto di aver vinto uno Slam mi da una calma maggiore. Anche se sono nervoso, riesco a controllarmi. So cosa devo fare per darmi le chance di vincere una partita. Quando mi ha breakkato nel secondo set, ho perso la concentrazione, questo è vero. Ma anche in altri momenti della partita ero nervoso, come alla fine del terzo e del quarto set ma sono riuscito a mettere in pratica il mio piano di gioco e a gestire la situazione.

Cosa pensi dell’atteggiamento del pubblico? Ti hanno fischiato quando ti sei rivolto a loro. Molte persone sono rimaste colpite, anche dei giocatori e lo stesso Jo ha detto che non è certo un bell’atteggiamento gridarti contro. Come hai vissuto questo? Cosa ne pensi?
Beh, la gente ha fischiato quando ho giocato contro Simon sul Lenglen e molto di più rispetto ad oggi. È per quanto accaduto l’anno scorso durante la Coppa Davis, forse ho detto delle cose che sono andate troppo lontano. Ma non volevo offendere nessuno. Non erano dirette contro qualcuno. Era un modo di scherzare, dire delle cose parecchi mesi prima della finale. Ma il pubblico se lo ricorda, cioè ricordano solo quello che detto ma non cosa era accaduto prima con i giocatori francesi. Non ci sono stati problemi con Jo, con lui è tutto ok. Ci siamo allenati insieme tante volte. Sono il primo ad essere felice di vederlo giocare di nuovo bene, che abbia raggiunto la semifinale e mi dispiace che oggi abbia perso anche se ovviamente sono contento per me. Voglio dire che fra noi giocatori la Coppa Davis è il passato. Loro hanno di nuovo l’occasione di vincerla quest’anno e spero che ci riescano perché molta gente lo merita.

(Fuori microfono).
Sì, forse in passato ci sono stati uno o due giocatori a cui piaceva avere il pubblico contro. Ma in generale nessuno è felice di questa cosa. Non ci piace. Non penso di essere un tipo cattivo, non sono una persona che cerca questo tipo di reazione dalla folla. Io sono qui per giocare le mie partite. Quando ho sconfitto Simon ho ringraziato il pubblico. Nessun problema.

Se la finale sarà con Djokovic pensi che gli scambi saranno differenti?  La terra rossa potrà avere un impatto sul gioco?
Solo in parte, lui è così solido. La differenza con una superficie dura è che lì puoi colpire con violenza, in particolare i primi due o tre colpi. Allora quando entro in modalità “ON”, lo sorprendo e non sa bene come giocare.
Le condizioni sono più veloci. Sulla terra rossa invece tendi a scivolare, è difficile avere un buon movimento di piedi e devi stare molto attento nei primi colpi per non permettere all’altro giocatore di prendere il controllo.

Raggiungere la finala al Roland Garros, è il sogno da ragazzo?
Il mio sogno era giocare al Roland Garros, non per vincerlo, non per raggiungere la finale. Per me, i giocatori che lo facevano erano dei mutanti. Il fatto che ora ho raggiunto la finale qui è qualcosa di eccezionale dopo la vittoria dell’ Australian Open un anno fa. È fantastico. Cercherò di godermi questo momento il più possibile perché il tennis è uno sport dalle emozioni estreme in un senso e nell’altro. Emozioni molto belle o molto brutte. Quando le cose vanno bene non pensi ai momenti di sconforto. Devi cercare di costruire tanti momenti come questo e goderli completamente.

Quali sono i problemi fisici che hai avuto nel secondo set? È qualcosa di serio oppure no? Ti tenevi le coscie. Nessun problema?
No, non ho avuto problemi fisici durante la partita.  Forse ho sofferto il caldo ed ero molto nervoso. Non puoi spostarti velocemente e ti senti più stanco ma fisicamente, no, nessun problema.

Ho l’impressione che quest’anno nessuno possa battere Novak. È una macchina.  Cosa farai?
È una macchina, è vero. Da tempo, nessuno lo batte nei tornei principali e neanche io l’ho fatto. Prima di scendere in campo penso: cosa farò per sconfiggerlo? Ho visto le sue partite, vince facilmente. Ha controllato tutto in Australia. Era lo stesso un anno fa, in Australia aveva vinto tre partite di fila e io pensavo a cosa fare per batterlo. Ma la cosa da fare è giocare il mio tennis migliore, il mio gioco può mettere in difficoltà i giocatori più bravi e quando sono in forma, posso cogliere le occasioni per sconfiggerli. È accaduto nelle partite al meglio dei cinque set contro Djokovic. A volte loro vivono le stesse cose vivo io sul campo quando entrambi combattiamo al meglio. Non si sa mai veramente. Hai l’impressione di non essere realmente in partita perché riescono a spezzare il ritmo e hanno risposte per tutti i colpi. So che anche io posso fare questo, girare il match e colpirlo duro.

Quando hai vinto l’Australian Open hai detto: è incredibile, cosa mi sta succedendo? Non ti eri reso conto esattamente. Oggi pensi che questo sia il posto dove meriti di stare, la finale?
Beh, ancora non ho realizzato, sta accadendo adesso. La finale sarà un’esperienza così emozionante. E questa volta tocca a me. Dallo scorso anno qualcosa è cambiato, è ciò che ho detto a Magnus. Ho guardato il tabellone e ho pensato che sarebbe stato fantastico raggiungere i quarti o la semifinale. Mi sono detto: forse posso arrivare in fondo al torneo. È vero, è speciale. So che se sono qui è perché gioco bene, perché lo merito, che questo è il mio ruolo, è dove dovevo essere. Ma non dimentico che è un risultato enorme per me e “non è normale” perché io non sono nei Big 4. Loro hanno tutti giocato 25 finali e ne hanno vinte tante…

 

Traduzione di Maria Cristina Graziosi

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