Serena Williams una grinta davvero pazzesca, ma brava la Safarova che l'ha fatta soffrire

Editoriali del Direttore

Serena Williams una grinta davvero pazzesca, ma brava la Safarova che l’ha fatta soffrire

Non è stata una finale a senso unico. Anzi, sul 2-0 per Lucie Safarova, regina dei tiebreak, Serena Williams sembrava in crisi e non era più favoritissima

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C’era il rischio che la finale femminile fosse a senso unico. Serena Williams aveva battuto Lucie Safarova 8 olte su 8 e aveva perso soltanto 3 set. Nei due soli match giocati sulla terra battuta (quella verde di Charleston) aveva ceduto appena sei games.

Quando intorno ai 50 minuti di gara Serena conduceva 6-3, 4-1 e 40-15, mi sono messo a spulciare gli archivi per cercare le vittorie più nette di Serena nei precedenti 19 Slam vinti. Giusto per prepararmi e scrivere più rapido.

Invece, dando ragione a coloro che definiscono il tennis “lo sport del diavolo” il match si è improvvisamente rovesciato, la Safarova ha cominciato a dettare gli scambi, Serena è andata in affanno quasi incomprensibilmente, ha ceduto il game che poteva portarla sul 5-1 con due doppi falli e il secondo con una seconda moscissima, “similErrani” a 119 km l’ora, davvero non da lei.

E’ andata a cambiare campo con la bocca spalancata, quasi improvvisamente non respirasse. Due games più tardi stessa scena: doppio fallo sull’ultimo punto e quando è arrivata alla sedia-panchina per il cambio campo ci si è lasciata andare sopra di schianto, facendola vibrare tutta. Dal mancato 5-1 si era passata al 5-4 per la mancina ceca. Serena avrebbe servito per il match sul 6-5, ma inutilmente. E la Safarova che nel torneo aveva vinto tutti i tiebreak giocandoli con coraggio misto a pura incoscienza ha vinto anche questo con Serena, dominandolo, 7 punti a 2.

Beh, Serena sembrava trascinarsi a fatica, le sue gambe sembravano ancora più grandi e pesanti del solito, l’espressione del viso non prometteva nulla di buono. Però, avevo notato, non era poi così stravolta se aveva mantenuto il solito rituale di passare non davanti alla propria sedia ma oltre al paletto dall’altra parte della rete sia sul 2-4 nel tiebreak, sia sullo 0-1 nel terzo set, dopo aver subito un nuovo break, forse quello più preoccupante.

Quella decisione, anche se magari dettata da una superstiziosa routine, voleva però dire che Serena non aveva bisogno né di bere, né di asciugarsi, né tantomeno di sedersi. Buon segno, mi ero detto. Vuol dire che non sta male, anche se certo la sua condizione non pareva brillantissima.

Dopo 1 h e 35 mnuti di finale Serena era sotto 2-0 al terzo set. Mmmmh, chi era la favorita a quel punto? Forse la ragazza ceca che non aveva tremato contro Pavlyuchenkova _ 7-6(6) 7-6(9) _ Lisicki _ 6-3, 7-6(2) _ Sharapova _7-6(3) 6-3 _ Muguruza _7-6(3) 6-3 _ Ivanovic 7-5,75, vincendo sei tiebreak su sei, avrebbe tremato in finale? O forse Serena avrebbe tirato fuori quegli artigli che aveva già sfoderato in tutte le rimonte compiute in questo torneo quando aveva perso il primo set _ e non era mai successo prima che chi ha vinto lo Slam avesse perso 5 set: in otto, lei compresa, ne avevano persi 4 ma mai cinque – con la Friedsam, la Azarenka, la Stephens, la Bacsinszky?

Beh forse c’è stato un po’ di tutte e due le cose. La Safarova ha continuato a mettere alle corde in diversi cambi Serena, però quando guadagnava terreno e spingeva Serena ben oltre la riga di fondo pretendeva di spaccarla sempre da fondo, senza mai venire a prendersi un punto a rete – eppure è in finale al doppio femminile – e senza mai giocare una palla corta che non sarebbe stato necessario neppure che fosse cortissima, in alcune circostanze.

Fatto sta che la partita è girata nuovamente e Serena è tornata quella del primi games, mentre Lucie non è più riuscita ad arginarla.

Serena è a metà del Grande Slam, se riuscirà a completarlo… beh se lo meriterebbe. Una che vince 20 Slam dovrebbe poterli vincere anche quattro nello stesso anno.

Beh, almeno c’è stata suspence, incertezza, e si sono visti anche ottimi scambi. La finale è durata due ore e non un’oretta scarsa come stava per accadere, la gente si è divertita, ha tifato in massima parte per chi non era favorita e alla fine, prima del doppio giocato dai fratelli Bryan e da Dodig-Melo, era già soddisfatta per aver acquistato un biglietto che gli aveva offerto anche un set e mezzo di Djokovic-Murray in una giornata di sole e con una temperatura ideale per giocare a tennis, 22 gradi, 10 gradi meno di venerdì.

Come scrivevo ieri la finale maschile fra Djokovic e Wawrinka è forse la più bella che ci potevamo aspettare. Djokovic deve essere considerato favorito come chiunque che abbia battuto il proprio avversario 17 volte su 20, però il fatto che negli ultimi sei match ben quattro volte i due siano dovuti arrivare al quinto set per decidere l’esito della partita (e 3 li ha vinti il serbo), fa ritenere che anche quella di questa domencia possa essere una grande partita. Wawrinka ha dimostrato di avere il gioco per dare fastidio e anche battere Djokovic. Io spero che quel fastidio glielo dia per consentirci di assistere ad una bella battaglia. E poi vinca il migliore.

Se Djokovic vincesse sarebbe a metà Grande Slam come Serena Williams. Come non era più successo dall’88 e dal ’92, quando a metà “percorso” erano arrivati Graf e Wilander e Seles e Courier.

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