Non si sa se Boris Becker abbia saputo o meno delle voci sui presunti screzi all’interno del team di Novak Djokovic, di cui è il capo-coach. Sta di fatto che in una breve intervista rilasciata in questi giorni, le sue parole sembrano proprio una risposta a quelle del capitano serbo di Coppa Davis Bogdan Obradovic, che aveva criticato il comportamento tenuto dal “rosso di Leimen” durante la finale degli Open di Francia di domenica scorsa.
Becker ha spiegato come il suo comportamento da coach deve essere completamente diverso da quello che aveva in campo, lui che era famoso per essere un giocatore senza paura. “Era il mio stile di gioco, ero aggressivo, cercavo sempre il vincente, non aspettavo l’errore dell’avversario. E questo si vedeva sul campo”.
Ora il suo ruolo gli impone un comportamento diverso: deve sedere all’angolo di Novak Djokovic e stare in silenzio. “Sono felice di lavorare con un giocatore della classe di Novak. A volte vorrei dirgli qualcosa per aiutarlo, ma non posso perché possono punirti se solo vedono che cerchi di fare un gesto”.
Ma Becker ha scoperto che c’è comunque un modo per aiutare il suo giocatore, anche se è una cosa che non si nota. “Io sono stato un giocatore e ho affrontato le situazioni che ora affronta Novak. So quando un punto importante, che si tratti di una palla break nel secondo gioco o di qualcos’altro. È per questo che cerchiamo di avere un contatto visivo e quindi speriamo sempre che i posti riservati ai coach siano vicini al campo” ha rivelato Becker con un sorriso.
E da qui discende anche il motivo per cui “Bum Bum” ritiene essenziale rimanere calmo e silenzioso in tribuna. “È necessario avere un buon linguaggio del corpo e rimanere tranquilli. Se il giocatore non ti cerca con lo sguardo, vuol dire sta bene, che la tua assistenza non gli è necessaria, ma quando inizia a guardarti devi trasmettergli fiducia, dargli la sicurezza che sta giocando bene”.
Il discorso non poteva non concludersi con un accenno sulla sconfitta nella finale al Roland Garros, che ha vietato per l’ennesima volta (l’undicesima, ma la regola di Vico ha sorriso a Wawrinka, ndr) al tennista serbo la conquista dell’unico torneo Slam che manca al suo palmares.
“La seconda settimana a Parigi è stata molto dura per lui. Ha giocato contro Nadal nei quarti di finale, poi contro Murray il venerdì e il sabato. Sulla terra battuta questo incide: Djokovic è un fantastico atleta, ma ha bisogno di riposo anche lui. Ciò senza nulla togliere, naturalmente, alla vittoria di Wawrinka. Lui è un grande giocatore, anche se non lo si evidenzia molto perché tutte le attenzioni sono rivolte ai “Fab Four”” ha detto l’ex campione di Wimbledon, che sta per tornare a Londra per aiutare il n.1 del mondo a difendere il titolo e a raggiungerlo così a quota 3 successi sull’erba dei Championships.