Avranno ragione Murray e Serena oppure vincerà a sorpresa Giambattista Vico con la sua “regola del numero 11”?

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Avranno ragione Murray e Serena oppure vincerà a sorpresa Giambattista Vico con la sua “regola del numero 11”?

Mentre ci si interroga su chi vincerà il Roland Garros, nessuno ha fatto i conti con l’ultimo italiano ancora in gara, Giambattista Vico, catapultato a Parigi per far valere la regola dell’undicesima volta a Porte d’Auteuil

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Come ha ricordato il direttore Ubaldo Scanagatta ieri, citandolo nel suo editoriale, Gian Battista Vico irrompe prepotentemente al Roland Garros. Il giurista e filosofo napoletano, alfiere di corsi e ricorsi storici teorizzati ne la “Scienza Nuova” (opera scritta in tre diversi momenti storici nella prima metà del Settecento) che costituiscono “la storia delle nazioni il cui architetto è la divina provvidenza”, ha viaggiato nei secoli e si è palesato nei pressi del Philippe Chatrier, senza dare troppo nell’occhio perché insofferente alle interviste (specie quelle degli inviati di Ubitennis…) esattamente giovedì sera, quando Lucie Safarova ha sconfitto in semifinale Ana Ivanovic, approdando alla sua prima finale Slam .

Da quel momento, infatti, tra le due finaliste del singolare femminile e i quattro semifinalisti di quello maschile, ben 3 avevano la possibilità di alzare per la prima volta il trofeo del Major parigino tutti all’undicesima partecipazione, dopo che lo stesso si verificò anche con Andre Agassi nel 1999 e con Roger Federer dieci anni più tardi. Solo Tsonga (settima volta al Roland Garros), Murray (all’ottava partecipazione) e Serena Williams (per la quattordicesima volta a Parigi) facevano eccezione, costituendo una minaccia alla conferma di corsi e ricorsi tanto agognata dal Vico.

Così Giambattista, deciso come non mai a vedere realizzato il prodigio, ha pensato bene ieri di avvicinare Jo-Wilfried Tsonga per riempirlo di complimenti e rassicurazioni sul suo gioco spettacolare e sulla probabile vittoria. Il sempre gentile Jo non poteva immaginare chi aveva davanti, né degli scopi iettatori del perfido filosofo napoletano, così ha sentitamente rivolto un sorridente “Mercy” a quel bizzarro appassionato, ignaro di cosa sarebbe ineluttabilmente successo nella semifinale con Wawrinka.

Tolto di mezzo il francese, Vico si era intrufolato in sala stampa, raccontando al direttore Scanagatta della tremenda congiunzione numerico-astrale. Mentre Ubaldo, anch’esso naturalmente incapace di riconoscere il nostro, preso com’era a strigliare i colleghi di Ubitennis, aveva avidamente preso nota della statistica, Vico stava godendo nell’osservare uno spento Murray venire dominato da Nole Djokovic. A quel punto il suo potere iettatorio aveva comprensibilmente abbassato la guardia, ma l’asso di Dunblane aveva avvertito qualcosa nell’aria che strideva con la storia e con il mito. “Wait a minute!” aveva pensato un Murray passivo in campo ma con un sesto senso che gli suggeriva, proprio non si sa come, la presenza del filosofo. “Questo tizio italico si mette a viaggiare nel tempo, immune allo scorrere dei secoli, neanche fosse il grande Connor MacLeod (alias Highlander, il protagonista della fortunata pellicola del 1986 interpretata da Christopher Lambert e Sean Connery). Ehy, qua lo scozzese sono io! Pensasse il Vico a stare al suo posto, adesso lo sistemo a dovere”. Il resto della giornata di ieri ha confermato le intenzioni di un redivivo Andy, capace di portare la seconda semifinale a oggi pomeriggio.

Arrivati a questo punto, l’ineffabile Giambattista se la deve vedere in campo femminile contro Serena (cui ha già portato in dote la febbre che ieri le ha impedito di allenarsi!) e in campo maschile contro il vero Highlander. Lucie Safarova, Stan Wawrinka e Novak Djokovic hanno un prezioso alleato proiettato a Parigi direttamente dal diciottesimo secolo, magari senza nemmeno saperlo, deciso come non mai a sollevare anch’egli il suo pezzo di Coppa dei Moschettieri. Chi vincerà alla fine la battaglia di numeri, storia, filosofia e grande tennis?

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