Dopo il batti e ribatti a distanza con Roger Federer, Boris Becker colpisce ancora. Hanno creato un po’ di imbarazzo fra gli addetti ai lavori, le parole rilasciate alla BBC dal tre volte vincitore di Wimbledon, oggi allenatore di Novak Djokovic, che ha ammesso di comunicare con il suo pupillo durante i suoi match – contrariamente a quanto previsto dal regolamento. “In campo diamo sempre dei consigli a Novak, sia quando va bene che quando va male. Sta a lui poi decidere se coglierli o meno”, queste le parole del tedesco. Il numero 1 del mondo, incalzato sulla questione, ha difeso il suo allenatore, spiegando che secondo lui tutto ciò non significa assolutamente barare: “Non credo che stiamo barando. Non penso che così si possa chiamare. Spesso accade che ci guardiamo e lui mi rassicura con uno sguardo o con un gesto. Non è necessario che mi dica dove servire o se giocare sul dritto o sul rovescio dell’avversario. Ovviamente ci sono momenti in cui c’è una vera e propria comunicazione ma nel tennis esiste. Se fatto in maniera tollerabile, trovo non ci sia nulla di male”.

La stampa britannica non si è fatta scappare l’occasione per creare un caso, ribadendo che: “Comunicazioni di ogni tipo, udibili o visibili, tra un giocatore e il proprio coach possono essere imputate di coaching. La penalità può iniziare con un warning fino al perdere il punto, poi un game, fino a perdere la partita“. Sulla questione è intervenuto anche il direttore del torneo di Wimbledon, Andrew Jarrett, che ha dichiarato: “Se il coaching è illegale agiremo di conseguenza. Prima dovrà farlo l’arbitro, se vedono qualcosa che non li convince, dovranno segnalarlo subito”.