Wimbledon interviste, Murray: "So quanto sia difficile vincere qui. Meglio pensare ad un match alla volta”

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Wimbledon interviste, Murray: “So quanto sia difficile vincere qui. Meglio pensare ad un match alla volta”

Wimbledon. L’intervista pre-torneo ad Andy Murray

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La prima volta che hai giocato qui è stata 10 anni fa. Pensi mai a quella versione giovane di te che giocava contro Stepanek, Nalbandian?
Sì, giusto due giorni fa ne parlavo ai miei amici. Allora era molto diverso, non c’era pressione, non c’erano aspettative. Non ne avevo neanche io su me stesso. Ero solo felice di avere l’opportunità di giocare qui.
Sì, tutta l’attenzione, le cose che sono successe quella settimane, andarono da zero a mille. Dopo il mio match di secondo turno, avevo una partita di misto. Non riuscii ad uscire dal campo. Quando tornavo a casa vedevo i fotografi seguirmi. Era tutto molto più frenetico quando non ero in campo. Ma c’era, per l’appunto, anche meno pressione.

Ora come convivi con la pressione? Pensi mai che dato che hai vinto qui, non c’è alcun motivo per cui tu non ti possa ripetere?
Sì, mi piace giocare sotto pressione. Mi piacciono questi eventi, mi preparo molto duramente per giocarli al massimo.

Ho notato che in un paio di interviste hai affermato di volerti godere ciò che ti è rimasto della tua carriera, ora che non c’è più tanto tempo. Sembra che più ci si avvicini alla fine della carriera, e più si ami lo sport che si pratica. Succede spesso anche ai calciatori.
Sì, credo che negli anni inizi a riflettere di più sul tuo passato. Sicuramente. Ho pensato, per esempio, a quando mi sono dovuto operare alla schiena, a quello che stavo passando. Soprattutto all’anno scorso, i primi nove mesi in cui non mi divertivo. Alla fine dell’anno scorso ho realizzato che non so per quanto possa giocare ad alti livelli, e quindi devo fare tutto il possibile nel tempo che ho, devo dedicarmi anima e corpo allo sport. Ovviamente devo anche riuscire a divertirmi. Molti degli ex-tennisti con cui ho parlato mi hanno detto di riuscire a godermi tutto, fino all’ultimo momento, perché saranno gli anni migliori della mia vita. Non migliorano le cose una volta finito di giocare, quindi meglio divertirsi ora.

Quando parli di questo tuo cambio di mentalità, molti pensano all’influenza femminile che c’è stata nella tua vita, particolarmente nel corso dell’ultimo anno. Come descriveresti i cambiamenti che sia la Mauresmo che il matrimonio ti hanno portato?
Beh, il matrimonio non c’entra molto. Io e Kim stavamo insieme da 10 anni, quindi non è cambiato molto. Lei è sempre stata di grande supporto per me, specialmente quando ho attraversato momenti tosti. C’è sempre stata.
Con Amélie in questi ultimi 12 mesi ho affrontato periodi brutti, in cui molti non credevano in me. Lei ha continuato a farlo. Alla fine dello scorso anno ho subito una perdita molto pesante, e lei mi è stata vicina e mi ha supportato.  Sono felice che sia stato in grado di ripagare la sua fiducia in me, giocando un buon tennis quest’anno. È una persona molto diversa dagli altri coach che ho avuto in passato. Mi è piaciuto molto lavorare con lei.

Come ha influito sulla tua fiducia?
Molte cose entrano in gioco quando si parla di autostima. Lei ha sicuramente avuto un influenza, così come altri membri del mio team. Vincere poi, aiuta sempre. In ogni sport vincere ti dà fiducia.

Che ne pensi delle chance di Serena di fare il grande Slam?
È una giocatrice fenomenale, un’atleta unica fra tutti gli sport. Ciò che ha già fatto ha dell’incredibile, ed io la rispetto enormemente per quello che ha fatto per lo sport. Riguardo a ciò che sta provando a raggiungere quest’anno, credo che la cosa più semplice ed anche pericolosa, sia guardare troppo in là. Molte persone già lo stanno facendo. Ad esempio, mi state chiedendo domande sulle sue chance di fare il grande Slam quando non ha ancora giocato il primo turno qui. L’erba è una superficie molto difficile su cui trionfare, specialmente sui 3 set. Se giochi male per mezz’ora puoi essere fuori. Per cui, a mio parere la cosa principale per lei sarà concentrarsi su ogni partita e giocare. Se lo farà, e non penserà troppo in là, credo che sia la giocatrice più forte al mondo e che possa vincere.

Fare qualcosa che non sei mai riuscito a fare è sempre un successo. Tu non eri mai arrivato in finale sulla terra, ed all’improvviso hai vinto due titoli in sette giorni. Quanta autostima ti ha dato?
È stato molto importante. Quest’anno ho cambiato molto la mia programmazione su terra. Ho cambiato anche qualcosa nel modo in cui comunicavo con il mio team.
In realtà a Monaco non mi è sembrato di giocare così bene, e comunque ho vinto il torneo. Questo mi ha dato tanta fiducia per Madrid, ed alla fine è finita per essere la stagione migliore della mia carriera sulla terra, per ora. Quindi sì, vincere a Monaco, anche se era un torneo minore, mi ha dato fiducia, specialmente su quella superficie.

Non so quanto legga i giornali o i blog, ma c’è tanta gente che sta scommettendo sulla tua vittoria qui. Ne sei consapevole e come fai a non farti influenzare?
La cosa più importante è concentrarti sul tuo primo match. Come dicevo prima per quanto riguarda Serena, è semplice fare il passo più lungo della gamba, e pensare: ah ok, sto giocando un grande tennis, andrà tutto bene. La realtà è che non conta cosa tu abbia fatto prima durante l’anno o come tu sia arrivato al torneo, e credo che Stan l’abbia dimostrato vincendo il Roland Garros.
Devi essere sicuro di essere pronto ogni giorno ad affrontare qualsiasi avversario ti si pari davanti. So quanto sia difficile vincere tornei del genere, mi concentrerò sulla mia prima partita, e farò del mio meglio per vincerla.

Quando hai assunto Jonas quest’anno (Bjorkman), quanto ha influito la sua esperienza su questa superficie?
Nella mia carriera solo una volta ho assunto qualcuno in base alla sua esperienza su una determinata superficie, ed è stato con Alex Corretja per lavorare sulla terra rossa.
Però sì, quando ho chiesto a Jonas già lo conoscevo bene. Sentivo che mi potesse dare una mano su molte delle cose del mio gioco su cui volevo lavorare, grazie alla sua esperienza ed al suo modo di giocare aggressivo, sin dalla risposta. Era molto bravo a venire avanti dalla risposta. Questo è un po’ il motivo per cui ho iniziato a lavorare con lui, e non perché giocava bene sull’erba.

 

Traduzione di Lorenzo Dicandia

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