Wimbledon femminile: Serena, Maria e Aga. Più la novità Muguruza

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Wimbledon femminile: Serena, Maria e Aga. Più la novità Muguruza

Semifinali: a due vincitrici di Wimbledon come Serena Williams e Maria Sharapova, e a una finalista come Agnieszka Radwanska si aggiunge la novità Garbiñe Muguruza

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Serena Williams prosegue il cammino verso la finale (e la corsa al Grande Slam) e in semifinale trova una vecchia conoscenza come Sharapova. Nell’altra parte di tabellone, Radwanska risorge dalle ceneri di una stagione disastrosa e, dopo avere superato Madison Keys, testerà la resistenza di un’altra giovane rampante come Muguruza, la vera novità di Wimbledon 2015. Garbiñe sta giocando un torneo di altissimo livello e di grande solidità mentale, ed è riuscita a prevalere su una giocatrice intelligente ma con qualche deficit di potenza come Bacsinszky,
Il tennis statunitense (tre giocatrici ai quarti) viene ridimensionato, dato che in semifinale si presenta unicamente con la solita, eterna, grandissima, Serena; ma si fermano le due promesse Vandeweghe e Keys.
Infine Azarenka: per la terza volta in poche settimane si ritrova contro Serena (Madrid, Roland Garros e Wimbledon) e deve cedere; e ancora una volta a soffrire è il suo ranking.

Dei quattro match, che si sono disgraziatamente giocati in contemporanea, quello che ho potuto seguire meno è stato proprio quello tra Vika e Serena. Era inevitabile nel momento in cui ho scelto di privilegiare Radwanska contro Keys. Non amo fare pronostici e neanche questo lo era; ho semplicemente scelto la partita sul Campo 1 perché pensavo sarebbe stato un match più aperto rispetto a quello sul Centre Court.
Probabilmente sembrerà contraddittorio, perchè riconosco che i precedenti facevano pensare che Azarenka sarebbe stato lo scoglio peggiore per Williams, ma mi pareva impossibile che Serena sull’erba non potesse sfruttare l’arma del servizio per fare la differenza. E direi che il game conclusivo con due ace e due servizi vincenti lo ha dimostrato. Azarenka in conferenza stampa ha sottolineato un numero che non richiede tante spiegazioni: 24 ace, in una partita decisa da un break solo di differenza.
Gli ultimi Slam di Serena hanno spesso mostrato che rischia di più nei match in cui scende in campo poco concentrata (come contro Heather Watson); invece credo che per Azarenka abbia troppo rispetto perchè questo possa accadere.

Serena quindi ritrova Sharapova per la quarta volta a Wimbledon, anche se uno dei tre precedenti non era per lo Slam ma per le Olimpiadi di Londra 2012: quella fu una partita senza storia (6-0, 6-1) con Serena mostruosa non solo al servizio ma anche in risposta. Le due volte ai Champioships veri e propri, invece, registrano un successo per parte: di Serena nel 2010 (e avrebbe poi vinto il torneo) e di Maria nella finale del 2004. Però da quell’anno Sharapova non è riuscita più a battere Serena nelle undici stagioni successive.

Oggi contro Vandeweghe Maria non mi è sembrata al meglio delle sue possibilità. Ha condotto un primo set abbastanza tranquillo, ma poi al momento di chiudere il match (avanti 6-2, 5-3) ha finito per perdere il set al tiebreak.
In quel frangente Sharapova mi ha sorpreso in negativo: Vandeweghe veniva da diverse partite vinte da sfavorita, e di sicuro in quella situazione non aveva nulla da perdere; difficilmente avrebbe ceduto senza provarle tutte. Invece Maria per lunghi tratti si è limitata a palleggiare, probabilmente in attesa dell’errore dell’avversaria. Solo che le traiettorie di Sharapova non erano incisive: né angolate né profonde. E se posso capire che Maria volesse privilegiare palle centrali per allungare lo scambio e obbligare Vandeweghe a giocare tanti colpi (sulla carta Sharapova è più solida nel palleggio da fondo), con questo tipo di impostazione almeno la profondità sarebbe stata indispensabile. Invece ha giocato piuttosto corto e in molte occasioni ha permesso a Vandeweghe di mettere i piedi dentro il campo e chiudere, soprattutto con il dritto incrociato, con cui ha raccolto davvero tanti punti.

Siccome mi pare difficile che Sharapova abbia vissuto di un improvviso attacco di braccino, il mio timore è che sia stato un sintomo di condizione non ottimale. Se così fosse, e considerati i precedenti con Serena (2-17) non c’è da essere molto ottimisti. Ma Sharapova ha un grande carattere, e occorre aggrapparsi a quello se la forma non è quella ideale.

Nella parte bassa del tabellone la prima semifinalista è stata Muguruza. La cosa notevole dei suoi due ultimi match è che ha sconfitto due giocatrici molto complicate come Wozniacki e Bacsinszky senza cedere set. Una più fisica e difensiva (Caroline) una più tattica e creativa (Timea); ma alla fine ha regolato entrambe senza fare preferenze.
Forse a Timea manca qualcosa in termini di consistenza e pesantezza di palla con il dritto per competere ai massimi livelli, specie su superfici come l’erba, che esaltano la potenza dei colpi non solo di inizio gioco ma anche di inizio scambio.
Muguruza secondo me ha ancora tanti margini di miglioramento sul piano tecnico (colpi in contenimento da fondo e soprattutto di volo), ma il carattere sembra già oggi superiore alla media. Non voglio abbandonare la mia regola che consiste dall’astenersi nel formulare giudizi a lungo termine subito dopo vittorie importanti, ma certo Garbiñe in questo Wimbledon sta confermando tutto il buono che in molti pensano di lei.

Non so infine in quanti ad inizio torneo avrebbero pronosticato Radwanska come quarta semifinalista. Io no di certo. Sembrava una giocatrice in piena crisi: fisica (magrissima, forse perfino troppo), mentale (le tante partite perse da giocatrici che nelle stagioni scorse avrebbe regolato senza problemi) e anche tecnica (le critiche del padre verso il suo storico coach Wiktorowski, la separazione da Navratilova). E invece è ancora in corsa tra le quattro migliori. Partita a fari spenti, ha anche approfittato del fatto che ha trovato all’inizio un tabellone non impossibile (Hradecka, Tomljanovic, Dellacqua) ma poi ha comunque sconfitto due giocatrici in fiducia come Jankovic e Keys.

Nel match contro Keys ha saputo tenere duro quando la sua avversaria sembrava avere trovato il ritmo e il tempo per ottenere più vincenti che gratuiti e nel set decisivo con grande esperienza ha capitalizzato il passo falso di Madison, sotto forma di due quindici regalati con ingenuità. E siccome la classe non è acqua è stato proprio in quel momento che ha giocato lo scambio migliore dell’incontro, ottenendo poi il break.

Radwanska contro Muguruza non è uno scontro inedito. Malgrado la giovane età della spagnola, si sono incontrate già quattro volte. Il bilancio è in parità: 2-2. Aga ha vinto i primi due match (Miami 2012 e Australian Open 2014) Garbiñe quelli giocati quest’anno (Sydney e Dubai). Se dovessi valutare sul piano del puro livello di gioco espresso, privilegerei la più giovane; ma in una semifinale Slam entrano in campo tanti fattori, e anche l’esperienza potrebbe diventare decisiva.

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