Gasquet contro Gasquet, il timido enfant prodige è diventato grande?

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Gasquet contro Gasquet, il timido enfant prodige è diventato grande?

Con la vittoria su Stan Wawrinka, l’enfant prodige Richard Gasquet sembra essere diventato grande. Nonostante sia sfavorito, in semifinale con Novak Djokovic affronta la vera prova del nove

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DA LONDRA – Il 18 giugno, giorno dei suoi 29 anni, abbiamo evocato il talento di Richard Gasquet non senza un rammarico per le aspettative disattese dal tennista di Béziers. Da anni ormai il mondo del tennis, transalpino e non, aspetta il grande exploit di questo giocatore dal talento raro e cristallino che è stato, sì, precoce nel mettersi in luce tra i più grandi, ma che poi non ha saputo “esplodere” in imprese che il suo braccio avrebbe senz’altro potuto compiere. Perché? Limiti fisici? Fragilità caratteriale? Forse entrambe le cose.

Ieri, con la vittoria di 11-9 al 5° set contro il campione del Roland Garros Stan Wawrinka, Richie ha raggiunto la semifinalenel torneo più importante del mondo” come ha tenuto a dire in conferenza stampa. E ha ragione. Una semifinale conquistata dopo 8 anni, da quel 2007 in cui il francesino aveva sorpreso tutti approdando ai quarti di finale senza perdere un set per poi sconfiggere Andy Roddick al 5°, dopo aver perduto i primi due parziali. Il suo sogno viene spezzato in semifinale, in cui incappa nell’allora n. 1 del mondo Roger Federer. Con quel risultato Richard entra per la prima volta in carriera nall top 10, piazzandosi al n. 7 del ranking. Da allora ne ha fatta di strada il francese. Una strada lunga e spesso tortuosa, caratterizzata da troppi saliscendi.

Ma oggi, alla soglia dei trent’anni, il ragazzino timido di Béziers sembra davvero aver compiuto quello step fondamentale per emergere nel tennis sempre più competitivo ed estremo degli ultimi anni. “Il tennis di oggi è diverso da quando ho cominciato ad emergere. Oggi, contro Stan sapevo che dovevo continuare a lottare. L’ho fatto. Ho lottato fino all’ultimo” ha ammesso, a ragione, lo stesso Richard ieri in conferenza stampa. Oggi, forse, il talento cristallino non basta più. E neanche possedere uno dei due rovesci ad una mano più belli del mondo. Ieri, quello che ha fatto la differenza con il giovane Richard, è stata la sete di vincere e una grinta mai vista finora. Non che prima non fosse competitivo in campo, ma forse gli mancava sempre qualcosa per prevalere negli appuntamenti che contano davvero. Spesso alcune defaillance fisiche nella tenuta e nella potenza ne hanno limitato i successi ma, soprattutto, Richard non è mai stato un “cuor di leone”, troppo spesso “rassegnato” o timoroso nel prendere i rischi laddove era fondamentale aggiungere maggiore spinta al proprio gioco. Nel quarto di finale contro Wawrinka, per la prima volta abbiamo assistito ad una reazione diversa del francese, con un gran cuore, certo, ma soprattutto con una voglia di prevalere, una determinazione ed una “cattiveria” mai vista prima.

L’erba gli è congeniale, non è una novità. Ma, nonostante rimanga ancora troppo dietro la linea di fondo, ci sono i primi passi in avanti. Ieri Richard ha verticalizzato maggiormente il gioco, è entrato di più con i piedi dentro il campo e ha saputo mettere a profitto al meglio il suo magistrale rovescio ad una mano facendolo esplodere in lungolinea, colpo contro cui Wawrinka – anch’egli dotato di un rovescio micidiale – non ha saputo sempre arginare al meglio. Il match di ieri ha ricordato un po’ la strenua resistenza e l’aggressività messe in campo contro David Ferrer allo US Open nel 2013 e il raggiungimento della semifinale con Nadal.

Il transalpino, nelle tre semifinali raggiunte, incappa due volte nel n. 1 del mondo. A Wimbledon, nel 2007, dall’altra parte della rete c’era Roger Federer e domani ci sarà Novak Djokovic.

Ma forse, quest’anno, dall’altra parte della rete ci sarà anche un nuovo Gasquet.Non so dire com’ero nel 2007″ confessa il francese dopo la vittoria con Stan, “Me lo chiedono sempre quando vinco. Poi accade che perdo e tutto torna come prima. Comunque penso che oggi vincerei con il Gasquet di allora. Sono migliorato. E continuo a lottare. Con Djokovic dovrò essere molto aggressivo, dovrò servire bene. Avrò bisogno di fare un’ottima partita“. Sì, aggressivo. Molto aggressivo. Con il serbo Richard ha vinto solo una volta in 12 confronti diretti, proprio in quel magico 2007. Parte sfavorito e, anche Wawrinka ieri in conferenza stampa, ha manifestato perplessità su un eventuale exploit di Richie. Ma è giunto il momento di fare quell’ulteriore passo in più, nella testa e in campo, di lasciare alle spalle i vecchi fantasmi e, soprattutto, la linea di fondo. Proprio come i veri campioni. E forse Richard deve ricordarsi che, come Wawrinka e Cilic, anche l’ex timido enfant prodige può entrare in paradiso.

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