Le altre risposte esclusive di Djokovic: "Possibili i 14 Slam di Nadal o i 17 di Federer? Adesso è il momento di chiedermelo..."

Interviste

Le altre risposte esclusive di Djokovic: “Possibili i 14 Slam di Nadal o i 17 di Federer? Adesso è il momento di chiedermelo…”

Novak Djokovic arriva con una mezzoretta di ritardo all’appuntamento con la stampa inglese. È chiaramente di ottimo umore ed accompagnato come sempre da Dodo Artaldi. Sono l’unico giornalista italiano presente ed anticipo, per scusarmi, che la mia domanda sarà lunghetta. Tanti esclamano, ridendo: “Oh nooo!”. “Ho vinto un solo US Open, ma è forse lo Slam in cui ho giocato meglio. Quando penso che smetterò di giocare e perchè?…”

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Quanto hai dovuto allenarti per il ballo di ieri sera con Serena Williams?
Nessun allenamento… ho parlato con Philip Brook (il chairman di Wimbledon) e Serena dicendo che secondo me quella tradizione del ballo dei vincitori andava mantenuta. Boris mi aveva raccontato di aver ballato con Martina Navratilova (1985 o 1986 o tutti e due gli anni? nota di Ubaldo) e ho detto che mi sarebbe piaciuto ballare con Serena…

E com’è che avete scelto Saturday’s Night Fever?
Beh, io avevo pensato ad un valzer, qualcosa di sofisticato, visto l’ambiente, il posto elegante… ma Serena voleva… muoversi di più e Saturday’s Night Fever le piaceva…

Com’è che sei migliorato così sull’erba?
Negli anni ho dovuto impegnarmi per capire come è che avrei potuto giocare meglio su questa superficie particolare, unica, dove si gioca poco e dove non riuscivo ad avere grandi risultati. È una superficie dove serve più varietà, occorre giocare più slice, andare avanti, insomma non è la mia ‘comfort-zone’ più abituale. Richiede un lavoro specifico, più aggressivo, più tempo per costruire il punto… ma negli ultimi cinque sono migliorato continuamente e ho sfidato me stesso per vedere dove potevo arrivare. Ora dopo i campi in hard court (cemento) è la superficie dove ho colto i migliori risultati (3 Wimbledon come Boris Becker, nota di Ubaldo).

Sei diventato così forte e quasi imbattibile (tre sole sconfitte quest’anno, nota di Ubaldo) che ci si domanda se puoi migliorare ancora e in quali settori…
C’è sempre spazio per migliorare, tutti i campioni sono perfezionisti e chiedono molto a se stessi (“self critics”), e sono disposti a lavorare anche più duro degli altri. Le motivazioni a questi livelli non mancano mai. Specificamente penso di poter lavorare in tutti i colpi, magari venire un po’ più a rete a cogliere gli effetti del gioco di fondocampo… Il mio servizio è molto migliorato in questi ultimi due anni, significativamente grazie anche al lavoro fatto con Boris… Il servizio mi ha tirato spesso fuori dai pasticci, in particolare anche ieri con Roger (due set point annullati nel primo set con due “bombe” di battuta… nota di Ubaldo). Ma c’è sempre qualcosa su cui si può lavorare di più, e insieme al mio team sappiamo di doverlo fare.

È evidente che ti piace ancora giocare a tennis, perché? E quanto è difficile ritrovarsi magari insoddisfatti? Cosa ti stimola la voglia, la fame di vincere ancora?
La passione e l’amore per lo sport sono decisivi. Come la gioia che senti quando giochi. È il motivo che mi fece prendere la racchetta quand’ero bambino. E poi mi piace lottare, giocare in gara, competere… è stata una grande parte della mia vita. E ho avuto incredibili soddisfazioni… Certo che vincere Wimbledon, diventare n.1 del mondo potrebbe appagarti, ma è facile trovare motivazioni grazie a chi è vicino a me, al mio team, alla mia famiglia… ho delle responsabilità nei loro confronti, la sento e mi stimola… e a 28 anni penso di avere ancora molti anni di fronte a me per poter continuare a dare il meglio di quello che posso.

La lunga complessa domanda di Ubaldo Scanagatta: “Novak, io so che i campioni di solito non amano essere paragonati ad altri campioni, tutti sono “unici”, ma non pensi che la storia tua e quella di Ivan Lendl presenta molte somiglianze? Lui venne alla ribalta subito dopo due leggende come Borg e McEnroe, un po’ come te dopo Federer e Nadal, anche Ivan aveva quasi sempre il pubblico contro se giocava contro loro, o contro altri avversari che non erano favoriti, anche lui era un workaholic, con una incredibile determinazione, anche lui ingaggiò un dietologo così come te hai cominciato a seguire la dieta senza glutine, lui aveva l’ossessione di vincere Wimbledon e tu quella di vincere il Roland Garros…”.

Novak mi interrompe ridendo e facendo ridere i presenti: “Stai forse suggerendo qualcosa?”.

Poi replica: “Ora che fai questo confronto mi ci fai pensare, non so cosa Boris ne pensi… (ah ah) ma in genere tutti i grandi giocatori hanno vissuto esperienze che possono essere similari. Boris non so cosa direbbe, per esempio io trovo che ci sono cose incredibimente simili a quelle che Boris ha vissuto. Lui si è sposato a 26 anni e io a 27, abbiamo aperto più o meno alla stessa età un nuovo capitolo della nostra vita, abbiamo dovuto imparare ad organizzare la nostra attività tennistica in rapporto alla nuova realtà. Ma certo Lendl è stato un campione incredibile, uno che doveva lottare…”.

E qui lo interrompo io: “Eccome, veniva da un Paese dell’Est Europeo, ex comunista…”

Novak: “Certo, sono Paesi con una particolare mentalità, è più dura… doveva provare se stesso, dimostrare più di Borg o McEnroe in quei tempi, è giusto dargliene credito”.

Hai parlato spesso di come hai deciso di iniziare a lavorare con Becker, e vincere due Wimbledon in due anni è segno di risultati tangibili. Ma hai detto che non è sempre stato facile, perché?
All’inizio è servito del tempo per conoscerci e comprenderci come persone. Nutro un enorme rispetto per lui, è uno dei giocatori che mentalmente ha dominato il tennis più di tutti, ed è senz’altro in questo aspetto che mi ha aiutato a migliorare. Affrontare un set poin o comunque un punto importante, capire il momento. I primi tempi abbiamo avuto degli scambi di opinione perché ancora non avevamo creato questa sintonia dentro e fuori dal campo.

Quindi vi siete capiti a Wimbledon lo scorso anno?
Credo tutto si sia sistemato a Roma 2014, lì ho capito che si era arrivati sulla stessa lunghezza d’onda.

Sei il miglior giocatore su campi rapidi degli ultimi tempi, eppure hai vinto un solo US Open. Come lo spieghi e come ti approcci a New York quest’anno?
Ci arrivo con due titoli Slam e una finale. Sono fiducioso, anche l’anno scorso ho giocato bene, ma non sono l’unico che arriverà lì per vincere. Ho sempre avuto buone sensazioni, avrei potuto vincere alcune finali che invece ho perso ma i miei risultati sono sempre stati piuttosto costanti a New York, forse è lo Slam dove ho fatto meglio. Dalla finale del 2007 ho sempre fatto almeno semifinale; certo ho vinto solo nel 2011, ma giocare sull’Arthur Ashe e tutti i risultati che ho raggiunto finora quest’anno mi aiuteranno a far bene.

Parlaci di come ti sei ripreso mentalmente dopo la sconfitta al Roland Garros.
Non vorrei sembrare arrogante, arrivare in finale in uno Slam non è certo un fallimento, ma a volte certi risultati passano in secondo piano, perché il titolo diventa l’unica cosa che conta, il resto quasi è inaccettabile. Non è stato facile digerire un’altra sconfitta in finale, ma ho perso contro un giocatore che ha giocato meglio e ho cercato di girare pagina subito, senza sapere quanto la delusione mi avrebbe accompagnato. Wimbledon era dietro l’angolo, e considerando come mi sentivo appena quattro settimane fa sono davvero contento di essere qui con voi oggi.

Quando credi smetterai di giocare? Quando non ti divertirai più, quando crederai di non avere più chance di giocartela?
Cerco di preservare il mio fisico al massimo, ma credo si tratterà di motivazioni. Finché avrò voglia di spingermi oltre ogni limite, continuerò. Ho tanta passione e amore per il mio sport, credo molto nella preparazione e in uno stile di vita professionale; ho una squadra eccezionale di esperti e tutti contribuiscono al mio successo. Al momento credo di essere all’apice della mia carriera, non ho idea di quanto andrò avanti. Nemmeno Roger lo sa, e ha trentatrè anni; un paio di anni fa tutti dicevano si sarebbe ritirato, e oggi continua a lottare per i titoli Slam. Spero di rimanere in forma come lui e continuare.

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