Andrey Rublev, il predestinato

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Andrey Rublev, il predestinato

Il giovane russo, dopo la vittoria di domenica scorsa in Coppa Davis, torna a far parlare di sé e del proprio talento: riuscirà ad imporsi come top player?

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L’ultimo rubber di Davis, domenica scorsa, in quel di Vladivostok, ha consegnato nuovamente alla ribalta – e non è la prima volta in questo 2015 – una delle stelle più luminose del panorama tennistico internazionale: il non ancora 18enne Andrey Rublev, che ha sconfitto, con relativa facilità, il No.32 del mondo, lo spagnolo Pablo Andujar, completando così una storica rimonta che vedeva la sua Russia sotto, contro la Spagna di Conchita Martìnez, 0-2 dopo la prima giornata. Il classe ’97 è stato abile a reagire dopo il pesante ko rimediato due giorni prima da Tommy Robredo, mettendo in mostra una qualità di gioco mista ad una personalità (in alcuni casi anche un po’ eccessiva) riscontrata raramente in giocatori di questa età.

Andrey Rublev, moscovita, figlio di una maestra di tennis, Marina, e di un pugile poi diventato un importante ristoratore nella capitale russa, Andrey Sr. – proprietario di 14 locali con cucine di differente etnia (la preferita di Andrey è quella italiana) – è sulla bocca di tutti gli esperti da almeno 2-3 anni come uno dei più grandi talenti del tennis che verrà, ed è probabilmente la punta di diamante di un potenziale trio che, a detta di molti, farà le fortune della Russia in Davis e non solo – insieme al coetaneo Roman Safiullin e Karen Khachanov, quest’ultimo di un anno più grande.

Già vincitore del Roland Garros junior nel 2014 e di 5 Futures, si piazza al terzo posto come tennista più giovane della storia a conquistare un torneo di questa categoria (a Bradenton, negli USA, a 16 anni e 28 giorni), alle spalle di Gasquet e Ancic. Sul finire della passata stagione decide di interrompere definitivamente l’attività junior, dedicandosi a tempo pieno ai tornei del circuito professionistico, chiudendo da No.1 ITF. In questa stagione, battendo Nieminen all’ATP 250 di Ginevra, conquista la quinta vittoria in differenti tornei del circuito maggiore – il primo a riuscirci da teenager dopo Nadal nel 2004. Ad oggi, la vittoria più importate per Rublev è stata quella ottenuta contro Fernando Verdasco, No.37 del mondo in quel momento, al primo turno dell’ATP 500 di Barcellona, dove fece notare al grande pubblico, probabilmente per la prima volta, la propria incredibile qualità di gioco. Qualità, già. Parola ricorrente quando si parla del tennis di Andrey, da sempre riconosciuto come di una qualità sopraffina: eleganza, fluidità, timing, grande velocità di braccio. Talento vero, insomma. E queste sono solo alcune delle lusinghiere descrizioni riservate al più giovane tennista, attualmente, nella top 200 del ranking ATP (190° questo lunedì).

Analizzandolo tecnicamente, Andrey risulta ineccepibile, come da prassi quando si parla di giocatori provenienti e cresciuti nell’ex URSS (Safin e Kafelnikov docet): stance semichiuse, movimenti brevi e perfettamente eseguiti da entrambi i lati, praticamente illeggibili, mai esasperati, appoggi eccellenti e una velocità di piedi davvero notevole. É in grado di accelerare, inoltre, da ambo le parti con la medesima efficacia, sia in cross che in lungolinea, risultando difficile comprendere quale sia il suo colpo più sicuro. Il servizio, soprattutto la prima, è già ad un buon livello. La cosa che sorprende maggiormente è lo sforzo nullo che sembra richiedere al proprio fisico per questo continuo gioco di spinta, che, peraltro, risulta in evidente fase di costruzione (188 cm per 65 kg), quindi con amplissimi margini di miglioramento anche (e soprattutto) da questo punto di vista.

Personalità, altra peculiarità ben presente in Andrey. Rublev è estremamente sicuro di sé e non fa nulla per nasconderlo, risultando spesso irritante e arrogante sia in campo – gli screzi con Verdasco al Godò e con Renzo Olivo nel Challenger di Mosca sono indicativi, in tal senso – che fuori – ultima la sua dichiarazione su Robredo che lo aveva appena sconfitto nel primo incontro di venerdì, in cui affermava che entro un anno avrebbe sicuramente battuto Tommy senza faticare troppo. É evidente come il ragazzo debba maturare anche a livello comportamentale, molti sono i casi di giovani tennisti “irrequieti” che nel corso degli anni si sono poi placati, ed è un punto su cui dovrà lavorare se vorrà davvero ambire al top, visto l’indubbio spreco di energie fisiche e soprattutto mentali, che comportano atteggiamenti di questo tipo. I tifosi del russo, che sicuramente aumenteranno esponenzialmente nel giro di breve tempo, dovranno sperare che Rublev si dimostri abile a gestire la parte extra campo, affidandosi a coach lungimiranti e funzionali alla crescita fisica e tecnica del giovane talento (dal 2014 lo segue il bielorusso Sergey Tarasevich).

Se riuscirà a mettere su massa muscolare, limitare certi atteggiamenti sul rettangolo di gioco (come detto sopra) e lavorare su aspetti tecnico/tattici ora carenti, se non del tutto insufficienti – si può prendere ad esempio l’attuale incapacità di giocare palle “lavorate” in fase difensiva, tentando praticamente sempre di uscire dallo scambio con una fucilata alla “va o la spacca”, probabile retaggio della scarsa fiducia riposta sulla propria resistenza – allora potremmo davvero “rischiare” di vedere un potenziale futuro vincitore Slam russo, un decennio abbondante, ormai, dopo l’ultimo di Marat.

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