ATP Cincinnati interviste, Federer: “Migliorare il gioco da fondo è stata la scelta vincente per la mia carriera”

Interviste

ATP Cincinnati interviste, Federer: “Migliorare il gioco da fondo è stata la scelta vincente per la mia carriera”

ATP Cincinnati, secondo turno: R. Federer b. R. Bautista Agut 6-4 6-4. L’intervista del dopo partita a Roger Federer

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Ci hai dato l’impressione di voler fare un po’ di esperimenti stasera. Ce ne puoi parlare?
E’ il primo match della mia stagione sul duro e ho in mente alcune cose che spero possano funzionare bene. Per prima cosa devi essere in forma, perché puoi fare dei cambi di direzione che su altre superfici non puoi fare. Qui a Cincy la superficie è piuttosto veloce quindi perché non stare un po’ più avanti? Devi solo trovare il momento giusto e prendere in contropiede l’avversario. Penso di essere cresciuto come giocatore d’attacco. Un tempo tutti quelli con un buon servizio e un rovescio a una mano facevano serve and volley a Wimbledon e in altri tornei, anche contro i giocatori da fondo. Ho pensato che fosse la mia unica scelta, perché da fondo non riuscivo a sostenere lo scambio e allora ho lavorato molto sul mio gioco da fondocampo. È stata la scelta vincente, perché le superfici si sono rallentate molto negli ultimi anni. Dovevo adattarmi. Ho pensato di usare a mio vantaggio la mia capacità di coordinazione e di anticipo.

Oggi sono uscite le wild card per gli US Open, ovviamente a te non serve. Secondo te come dovrebbero essere assegnate?
Credo che siano un’ottima cosa. Le puoi dare ai giovani che le meritano. Nessuno si lamenta. Ma ogni settimana c’è qualcuno che ha qualcosa da dire o da lamentarsi. Ognuno dice la sua. Non saprei come assegnarle, non sono il direttore di un torneo e sono felice di non esserlo, può essere una posizione complicata a volte.

Cosa preferisci, il passaggio dalla terra all’erba o dall’erba al cemento?
E’ sempre una cosa interessante, perché all’inizio non sai cosa aspettarti. Dopo nelle settimane successive diventa più complicato perché capisci cosa devi fare su questa superficie ora. Penso che sul duro il gioco sia abbastanza lineare, tutti possono giocarci perché puoi giocare sia offensivamente che difensivamente. Puoi usare il kick sul servizio e tutti sanno farlo. Non devi adattarti molto sul duro. Il mio passaggio preferito è dalla terra all’erba, perché è il più difficile e il più divertente.

Hai parlato in altre conferenze stampa del grande allenamento che hai fatto non giocando in Canada. Cosa hai provato giocando stasera, iniziando la difesa del titolo?
Mi sono sentito molto bene. Per quasi tutta la giornata sono stato tranquillo con la mia famiglia, poi ho guardato l’orologio e ho detto “cavolo, gioco fra 3-4 ore”. Ma posso reagire velocemente, mi bastano 10 minuti per essere pronto per una partita. Altri devono concentrarsi per due ore. Sono contento di aver vinto, ora ho un giorno libero in cui pensare alle cose da migliorare, c’è sempre qualcosa su cui lavorare.

Hai guardato Montreal? Che impressioni hai avuto?
Non ho visto niente. Non guardo mai il tennis quando non sono impegnato nei tornei. Quando gioco guardo tutto, quindi potete chiedermi di questa settimana. Ho giusto visto gli highlights della finale.

Hai giocato 33 volte contro Rafa ma l’ultima agli Australian Open del 2014.
Ci siamo andati vicini quest’anno a Indian Wells, quando lui ha avuto un match point contro Raonic. A volte succede spesso, altre non succede per un po’. Rafa non ha giocato molto l’anno scorso e io nel 2013 non ho giocato bene, non andavo molto avanti nei tornei. Ma sicuramente sarebbe bello giocare di nuovo contro, senza dubbio.

L’anno scorso ti ho paragonato a LeBron James quando colpivi sopra la rete. All’Open hai incontrato Michael Jordan, com’è andata?
E’ stato fantastico, ero molto emozionato. L’ho sempre seguito da piccolo, era il mio atleta preferito fuori dal tennis. Lui era molto rilassato e mi sono sentito molto a mio agio a parlare con lui. Mi ha ispirato molto. Un momento che non dimenticherò come atleta e come persona.

Mardy Fish ha vinto una bella partita qui. È del 1981 come te, sta chiudendo la carriera. Che ricordi hai di lui e quale pensi sia la sua eredità?
Ci conosciamo da molto anche se non me lo ricordo da junior, così come Andy (Roddick). Siamo sempre andati d’accordo. Una volta mi ha battuto a Indian Wells, mi ricordo quel match, ne stavo parlando ieri. Mi spazzò letteralmente via in semifinale. Ha avuto una bella carriera, specialmente da quando ha perso peso. Aveva molto talento, un giocatore fenomenale, uno dei migliori servizi del circuito. Poi gli è successo quel problema delle crisi d’ansia poco prima di giocare con me agli US Open. Lo incontrai pochi giorni dopo e mi spiegò cosa era successo, ma non aveva ancora idea di quanto fosse grave. È bello rivederlo qui a giocare e vincere e spero possa chiudere nel modo in cui spera di farlo. Ora sembra avere un approccio positivo, quando lo vedi in giro è felice. È quello che vuoi vedere. È stato un grande giocatore per il tennis americano, con l’onere di dover convivere con nomi come Sampras, Agassi, Connors, McEnroe. È una cosa che sarà sempre difficile per tutti.

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