Dove eravamo rimasti? Per quanto riguarda la rubrica tecnica da bordocampo, ci eravamo salutati esattamente qui, parlando di US Open, invece, avevamo lasciato il trofeo dell’ultimo Slam 2014 nelle manone del croato Marin Cilic: ed è esattamente con il campione in carica che mi sembra giusto inaugurare le analisi (e l’autentico “stalking” a cui sottopongo senza ritegno giocatori e coach) dal “court level” di questo magnifico torneo.
Marin l’anno scorso sorprese un pò tutti con il suo primo titolo Slam, una cavalcata trionfale e forse irripetibile. Ma sarebbe enormemente riduttivo limitarsi a parlare di “settimana della vita”, “gli stava tutto dentro”, e banalità simili, nel descrivere l’impresa 2014 di Cilic. Certamente il livello di gioco espresso dal croato soprattutto nelle fasi finali degli scorsi US Open è stato eccezionale, e può sicuramente essere che la “magia” tennistica di quei giorni non venga più ritrovata, ma le ragioni tecniche di quella magnifica vittoria sono molto chiare ed evidenti, e per come la vedo io hanno pure un nome e un cognome: quelli di coach Goran Ivanisevic, come avevo evidenziato analizzando le modifiche e i progressi in due colpi fondamentali quali servizio e dritto.
Cilic ha naturalmente una cambiale pesantissima da onorare, e dopo aver valutato la qualità dei choco-frappuccini USA (meglio in Australia per ora, ma diamogli tempo, siamo solo all’inizio), sono andato sul grandstand adiacente al Louis Armstrong stadium, campo splendido, a vedere l’allenamento mattutino del defending champion. Il servizio mi è sembrato piuttosto buono, lancio di palla sempre basso – seppur corretto – ma impatto notevolmente avanzato, il che si può notare osservando nelle immagini in testa al pezzo quanto avanti Marin atterri con il piede sinistro al termine dell’esecuzione. Per quanto riguarda il dritto, preparazione, swing e accompagnamento sono ben portati e rapidi.
La maggior parte del training di oggi, però, coach Goran ha voluto improntarla al perfezionamento della risposta, in particolare quella di rovescio. Cilic, alto e dinoccolato, non appena ritarda di un millisecondo l’impostazione del colpo (e si lascia aggredire dalla palla) si ritrova fuori asse con l’equilibrio, senza riuscire a trasferire abbastanza rapidamente il peso in avanti, problema tipico dei giocatori “lunghi” e non abbastanza compatti nello swing a causa delle leve articolari molto ampie. Con un pò di lavoro ben fatto sugli anticipi e sull’aggressione in avanzamento verso i servizi in arrivo, comunque, Marin è riuscito a trovare il tempo giusto per l’impatto molto presto, salendo sopra il colpo con notevole velocità di esecuzione e conseguente efficacia e profondità della risposta.
Dopo aver ammirato quanto sia ancora in forma il mitico Goran quando ha la racchetta in mano, non posso che ribadire anche la sua eccezionale bravura come allenatore: Marin segue le sue indicazioni alla lettera (conoscendo il croato abbastanza bene, ho potuto ascoltare e capire i suggerimenti sui movimenti da fare in avanzamento), e non vedo dimostrazione migliore dell’efficacia del lavoro svolto dal team Ivanisevic-Cilic di uno US Open vinto nel modo in cui sono riusciti a farlo l’anno scorso. Tutto può essere, naturalmente, e ogni nuovo torneo è una storia a sè: ma l’impresa di “scippare” uno Slam ai “soliti noti” che dominano il tennis di questi anni rimane straordinaria, comunque vada in questa edizione 2015. Che mi appresto a seguire, con entusiasmo, in compagnia di chi avrà piacere di trovare e leggere un punto di vista sulla tecnica meno consueto del solito, come sempre (e rigorosamente) dal vivo, da vicino e da bordocampo, magari con un buon caffè in mano. Buon torneo a tutti!
