US Open uomini: Djokovic supera un ottimo Feliciano Lopez e lancia la sfida a Cilic

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US Open uomini: Djokovic supera un ottimo Feliciano Lopez e lancia la sfida a Cilic

Il defending champion Marin Cilic si fa rimontare due set da un indomito Jo Wilfried Tsonga, ma è implacabile nel set decisivo e raggiunge la semifinale. Ad attenderlo Novak Djokovic, alla nona semifinale consecutiva a New York, che ha la meglio in 4 set di un Feliciano Lopez a tratti formidabile col suo gioco di volo e il suo servizio

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[1] N. Djokovic b. [18] F. Lopez 6-1 3-6 6-3 7-6 (2)    (da New York, Ruggero Canevazzi)

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La proverbiale solidità e continuità di Novak Djokovic oggi da sole non sarebbero bastate contro un Feliciano Lopez che ha una volta di più confermato di essere un grande giocatore. Il n.1 del mondo ha vinto anche grazie al coraggio con cui è sceso a rete a prendersi il punto con una certa frequenza, di fronte a un avversario che ha provato in tutti i modi a spezzare il ritmo del serbo, con un servizio affidabile e potente, un serve&volley tanto spettacolare quanto efficace, qualche soluzione in chip&charge di rara bellezza. Ma alla fine, l’abilità, il cinismo e la classe del campione di Belgrado hanno avuto la meglio. Dopo un primo set dominato dal serbo, il mancino di Toledo è riuscito a esprimere il suo gioco al massimo livello, imponendo il break a Djokovic nel secondo game del secondo parziale e conservandolo fino alla fine. Nel terzo set il n.1 del mondo ha tirato fuori il cinismo del campione vero, approfittando dei due doppi falli commessi da Lopez nel secondo gioco e punendolo al quarto break-point. Nella quarta partita tutti ci aspettavamo il calo dello spagnolo, che invece ha proseguito il suo tennis d’attacco, costringendo anche Nole a tirare fuori le sue abilità sotto rete. I servizi hanno sorretto benissimo entrambi fino al tie-break, ma certi punti a rete sia di Novak che di Feliciano sono stati davvero da cineteca. Il tie-break del quarto set ha però ribadito nel momento più importante la superiorità del tennista di Belgrado, che ha approfittato di due serve&volley falliti da Lopez e ha chiuso al secondo match point per 7 punti a 2.

Il match comincia alle 22:30 locali precise e il pubblico da tutto esaurito della sfida tra Venus e Serena Williams si è ridotto davvero di poco. Se durante il match precedente la sera di Flushing Meadows è stata umida, senza un filo d’aria, ora la temperatura e l’umidità si sono leggermente abbassate, rendendo il clima gradevole, mentre l’atmosfera sugli spalti dell’Arthur Ashe è sempre elettrica, entusiasta e rumorosa.

Si parte e Lopez trova subito una palla break, che però Djokovic annulla prontamente. In quel momento esatto, dopo 4 minuti dall’inizio del match, il set finisce. Già, perché Djokovic è semplicemente perfetto, gioca come se fosse una finale: si riprende immediatamente la battuta con una delle armi di Lopez, il rovescio in back, che i due si scambiano per tre o quattro colpi attendendo l’errore dell’avversario. Il primo a cedere è Feliciano, il cui colpo termina a metà del net. Nole sembra superiore persino a rete, oltre a non sbagliare nulla ha tutto un altro passo. “Djoko on fire, no se juega”, esclama sconsolato un collega spagnolo (per la verità molto rumoroso per tutto il match…), fotografando perfettamente il dominio del n.1 ATP, che dopo 19 minuti dall’inizio è avanti già 5-0, per poi chiudere 6-1 dopo appena 25 minuti.

Nel secondo set si vede il vero Feliciano Lopez, quello per intenderci che ha mandato completamente fuori ritmo il nostro Fabio Fognini agli ottavi. L’unico modo per mettere in difficoltà Novak Djokovic è rischiare il più possibile, anche forzando le seconde di servizio (si conteranno alla fine del match 6 doppi falli, a fronte però di 14 ace) e ricorrendo molto spesso al serve&volley e a ogni schema che impedisca all’avversario di entrare nello scambio, terreno nel quale non c’è partita. La tattica paga: dopo aver annullato nel primo game una pericolosa palla break con un servizio vincente, lo spagnolo si procura lui un break-point nel gioco successivo, scendendo a rete e costringendo Nole a un lob difensivo che finisce lungo. Il set prosegue seguendo i servizi, ma ciò non toglie che si assista sovente a scambi bellissimi, in cui i due finiscono entrambi per giocarsi il punto a rete, accompagnati dagli applausi del pubblico. Sul 5-3, Feliciano serve per il set: salva prima una palla break col serve&volley, poi fallisce un primo set-point in seguito a un lob di Djokovic perfetto, ma chiude alla seconda palla del set con una ace. 1 set pari dopo 1 ora e 6 minuti di gioco tanto rapido quanto spettacolare.

Nel terzo parziale la differenza la fa il grande cinismo della tds n.1, che non gioca certo meglio del rivale, tds n.18, ma approfitta dell’unico game di appannamento di quest’ultimo. Ancora nel secondo gioco, infatti, arriva il break (come nel primo e nel secondo set): Feliciano risale da 0-40 grazie al servizio, la cui prima viaggia mediamente sopra i 200 km/h, ma poi commette due doppi falli che gli sono letali. Il rischio, del resto, comporta anche un’alta probabilità di sbagliare, il problema è che Lopez non può permettersi l’errore sulla palla break di Djokovic, così perde la battuta e anche il set, nonostante sul 4-2 e servizio serbo trovi due break-point grazie a una serie di back di rovescio dal fondo che rintuzzano benissimo gli attacchi dell’avversario, fino a costringerlo all’errore. Qui però il vincitore di nove Slam gioca un servizio vincente, un passante di dritto altrettanto vincente, una bellissima stop-volley e un ace, condannando Lopez a cedere il set due giochi più tardi. La chiave del set sta nei 7 punti concessi da Djokovic all’avversario in 5 turni di servizio: cinismo e classe.

Sono a questo punto passati 1 ora e 45 minuti di partita, l’ora tarda ha fatto sì che già dalla metà del terzo set una rilevante parte del pubblico abbia cominciato a lasciare l’Arthur Ashe Stadium, ora vuoto per circa due terzi dei posti a sedere. Chi rimane però viene ampiamente ripagato dalla qualità di tennis offerta in campo, dove nel quarto set Lopez non ci pensa nemmeno a cedere un solo millimetro (proseguendo con i serve &volley che chiudono rapidamente i suoi turni di servizio), anzi è lui che nel sesto gioco ha l’occasione di salire 4-2 e servizio, giocando sul 40-30 un chip&charge perfetto e poi chiudendo un punto che entrambi giocano in modo meraviglioso con un dritto a rete che accarezza la palla, superando Djokovic (anche lui nei pressi del net) e spegnendosi all’incrocio delle righe. Il pubblico è in visibilio ma Nole non si scompone, annulla la palla break e con due ace chiude il gioco. Il gioco a rete di Lopez è splendido: sul 5 pari ottiene in questo modo tre punti spettacolari di cui due chiusi con lo smash.

Dopo 2 ore e 34 minuti si arriva così al tie-break, con le fazioni del tifo più acceso a giocare il match nel match in tribuna. Qui però, sul 2-1 Djokovic, Feliciano pur mostrando di non difettare in coraggio e personalità gioca due serve&volley che falliscono, il primo spegnendosi in rete e il secondo subendo il passante del n.1 del mondo. Sul 4-1, con due servizi a disposizione, gli spettatori avvertono che la contesa sta per chiudersi e allora prevale il coro “Nole, Nole”, ad accompagnare la vittoria del serbo che, salito 6-1, chiude per 7 punti a 2 il tie-break di un match da ricordare a lungo.

Al termine di due ore e 39 minuti di grande qualità, in cui tennis perfetto dal fondo ed estrosità del gioco di volo hanno deliziato gli spettatori, Feliciano Lopez esce a testa alta dal campo, mentre Novak Djokovic alza le braccia al cielo, pronto a sfidare Marin Cilic in semifinale.

 

[9] M. Cilic b. [19] J. W. Tsonga 6-4 6-4 3-6 6-7(3) 6-4 (Marco Lauria)

Non si sono mai incontrati in uno Slam, mai nemmeno in un match che valesse qualcosa più di un ottavo di finale. Due volte nel Febbraio del 2007 incrociarono le racchette, ad una settimana di distanza. Marin era passato al professionismo da un paio d’anni, mentre Jo di lì a poco avrebbe cavalcato gli Australian Open del 2008 sino alla finale, persa in quattro set da Novak Djokovic. Quel 2007 fu senza dubbio l’anno della svolta per entrambi. Si affrontarono nuovamente al Queen’s, uno wild card, l’altro qualificato, e questa volta il croato riuscì a spuntarla, nel torneo che gli consentì di entrare a piè pari nel tennis che conta, con tanto di super smacco ai danni di Tim Henman, nel suo giardino.

Otto anni dopo Marin Cilic fa il suo ingresso nel centrale dell’impianto del National Tennis Center da campione in carica e in un match dall’andamento anomalo supera uno Tsonga che sino al nono game del primo set non aveva ancora perso il servizio nell’intera rassegna americana, offrendo ai suoi avversari la miseria di due sole palle break.

Il match fatica e non poco a decollare. Nel primo set il servizio non è dominante. Cinque ace per parte, percentuali di prime in campo e punti ottenuti con la prima di servizio che si assestano sul 65-70%. La prima palla break la offre Tsonga, ma Cilic restituisce il favore steccando malamente col dritto e rimandando l’appuntamento col break. Il croato al game successivo palesa generosità e di palle break ne concede addirittura quattro, salvo riuscire a riportare il match in equilibrio con la preziosa complicità del transalpino. La svolta arriva nel nono game, quando Tsonga stecca il game al servizio e permette a Cilic di servire per il set. Il croato non se lo fa ripetere due volte e chiude senza difficoltà il primo parziale.

E’ ancora un break a decidere il secondo set, ma questa volta arriva al quinto gioco, su uno sciagurato doppio fallo di Tsonga. Si scambia poco e ancora meno sul servizio del croato. Il francese non riesce a rovesciare l’inerzia dello scambio quando è in risposta, costretto spesso a colpire lontano dalla linea di fondo da un Cilic costantemente in pressione. Dal break il punteggio segue i servizi, col croato che corregge sensibilmente le percentuali in battuta attestando attorno al 90% il rendimento sia della prima che della seconda.

Gli sbadigli del pubblico sullo sfondo aumentano in maniera inversamente proporzionale alle possibilità che il match cresca di intensità. Sul 2-1 si palesa l’opportunità di un break a favore del francese, ma manco a dirlo Cilic annulla con la prima di servizio e risolve il game. La qualità del tennis se è possibile scende ancora un gradino più in basso, ma il croato offre nuovamente a Tsonga la chance di rifarsi sotto e il transalpino ne trae vantaggio tirando un dritto a tutto braccio imprendibile. Sul 5-3 Tsonga va a servire per il terzo set e accorcia le distanze.

Il set rinverdisce Tsonga che ancora una volta dopo un paio di turni di servizio di assestamento preme sul servizio di Cilic giocando un tennis finalmente aggressivo, com’è nelle sue corde, ma questa volta il croato è vigile e salva una delicata palla break. Cilic pesca il jolly chiamando un falco che lo aiuta a salire 4-3, ma l’ottimo game in risposta che segue gli procura solo due quindici. Sul 5-4 il transalpino va a servire per rimanere in partita, spedisce in corridoio il più facile degli smash e Cilic si ritrova inaspettatamente con due match point. Tsonga è lucidissimo e li annulla entrambi con grande personalità portando casa il game. Il terzo match point arriva sul successivo turno di servizio del francese, e questa volta è il croato a sprecare in maniera piuttosto goffa con un tentativo di drop shot che a stento raggiunge la rete.

Sul sei pari si approda al tie-break. Cilic non riesce a procurarsi alcuna chance e prima del cambio campo Tsonga è già scappato via. Si va al quinto

Tra i due chi sembra stare meglio a livello fisico ora è il transalpino, che in apertura vanifica la tredicesima palla break a favore del croato, abbassando ulteriormente la sua percentuale di conversione. Il primo tentativo di fuga ad andare in porto però è di Marin Cilic, che sul due pari gioca un altro game di pregevole fattura in risposta e strappa il servizio a zero. La qualità del tennis che i due mettono in mostra è ora altissima, né il fisico, né la testa sembrano risentire delle quasi quattro ore di gioco. Tsonga esce indenne da un paio di situazioni intricate, ma il croato inanella turni di servizio che rasentano la perfezione e forte del break va a servire per il match. Il ventisettesimo ace, poi il ventottesimo, il quarto match point, e un doppio fallo. La sequenza ad alta tensione emotiva non è finita qui, c’è ancora spazio per una palla break sprecata da Tsonga, poi, al quinto match point, Marin Cilic può finalmente alzare le braccia al cielo.

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