L’Italia è pronta, Siberia “bollente” (Crivelli). Stop Seppi, Italia al via con Bolelli (De Ponti). Vinci sempre: “Prime 10 e poi l’Olimpiade” (Molinaro)

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L’Italia è pronta, Siberia “bollente” (Crivelli). Stop Seppi, Italia al via con Bolelli (De Ponti). Vinci sempre: “Prime 10 e poi l’Olimpiade” (Molinaro)

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L’Italia è pronta, Siberia “bollente” (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport).

Si cammina letteralmente sul ghiaccio, perché la Russia per giocare la Davis ha scelto ancora una volta un palcoscenico di periferia, e se la Spagna l’avevano mandata addirittura a Vladivostok, per l’Italia si sono fermati a Irkutsk, dove gioca la locale squadra di hockey. Dunque, campo in sintetico poggiato sulla pista, con il rischio che si giocasse su una superficie velocissima non certo gradita agli azzurri: invece il primo impatto non è stato negativo. E così Andreas Seppi si mostra fiducioso: «Non è un campo velocissimo, perché è nuovo e in alcuni punti molto rugoso e anche le palline mi sembrano un po’ sgonfie». L’altoatesino, attuale n. 1 italiano, è tuttavia costretto a rinunciare alla prima giornata per una borsite al piede sinistro e così contro Gabashvili, il numero uno russo (58 Atp) scenderà in campo Bolelli nel match inaugurale della prima giornata: «Peccato, io stavo bene, sono stato a casa qualche giorno dopo la stagione americana in cui avevo finalmente giocato buone partite. Affrontiamo una squadra in crescita, Rublev è un talento che esploderà, agli Us Open ha messo in difficoltà Anderson. Ma noi vogliamo riscattare la brutta figura in Kazakistan». La delusione di Astana, con la sconfitta maturata nell’ultima giornata da 2-1 sopra, ha fatto fatica a essere metabolizzata e ora la trasferta in Siberia ripresenta molte delle condizioni in cui maturò quello stop inatteso: si gioca in trasferta, su una superficie veloce e da favoriti e quindi con tutto il peso del pronostico contro una squadra che, Gabashvili a parte, non ha giocatori tra i primi 100 del mondo. Simone Bolelli non nasconde le difficoltà pur nutrendo molta fiducia nel gruppo: «E’ una sfida ostica, contro una squadra solida che gioca bene su questa superficie, come ha già dimostrato contro la Spagna. Io sono concentrato solo sul debutto: Gabashvili è un avversario imprevedibile, perché tira sempre a tutta. Penso però che noi siamo più forti, non possiamo ottenere altro risultato che la vittoria, dobbiamo rimanere nel Gruppo Mondiale perché quello è l’habitat naturale per una nazione come la nostra». Il capitano Barazzutti, però, mette in allerta sui pericoli della trasferta ai confini con la Mongolia: «Se la classifica dice che siamo favoriti, non posso tuttavia nascondere che sarà una sfida complicata contro avversari motivati ed emergenti, che si esaltano in casa come sempre accade quando giochi per la tua nazione. Rublev è sicuramente un tennista molto interessante, ma tutta la Russia è un gruppo compatto: tutti si mettono al servizio della squadra e, da quanto ho visto contro la Spagna, hanno anche un doppio competitivo». Conclusa l’analisi degli avversari, il c.t. spende qualche parola anche per i suoi: «L’insidia è rappresentata dall’adattamento a superficie, palle e alle sei ore di differenza con l’Italia. Le solite cose che devi superare quando in Davis giochi in trasferta. I ragazzi sono abituati ai cambi di fuso orario e di superficie e sono arrivati al match nelle migliori condizioni possibili, tra l’altro Fognini e Seppi hanno giocato un eccellente Us Open. Non rischio Andreas per dargli 24-48 ore in più, ma nell’ultima giornata, fosse necessario, giocherebbe in qualsiasi condizione». Insomma, su quel ghiaccio non vogliamo proprio scivolarci.

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Stop Seppi, Italia al via con Bolelli (Diego De Ponti, Tuttosport).

La nostra campagna di Russia tennistica parte con Simone Bolelli. Oggi comincia, alle ore 9 italiane, la sfida di Coppa Davis tra Russia e Italia valida come spareggio per la permanenza nel World Group 2016 in programma sul veloce indoor della Bajkal Arena di Irkutsk. In teoria avrebbe divuto iniziare Andreas Seppi, ma una borsite al piede sinistro ha consigliato un turno di riposo. Prima sfida dunque Gabashvili-Bolelli, poi Rublev contro Fognini. Domani il doppio Donskoy/Kravchuk contro Lorenzi/Seppi. Domenica gli ultimi due singolari: Gabashvili-Fognini e Rublev-Bolelli. E’ la sesta volta – la prima dopo 19 anni – che le due nazionali si affrontano ed il bilancio dei precedenti vede gli azzurri avanti per 4-1. A marzo, nel primo turno del World Group 2015, l’Italia è stata battuta per 3-2 dal Kazakhstan ad Astana. La Russia invece a luglio, nel secondo turno del Gruppo I Zona Europa/Africa, ha sconfitto per 3-2 la Spagna in formazione rimaneggiata e manca dal Gruppo Mondiale dal 2012. Così Corrado Barazzutti, capitano azzurro di Coppa Davis, vede il confronto con i russi: «La sfida sarà complicata, i match sono tutti equilibrati e saranno molto duri. L’insidia è l’adattamento alla superficie, alle palle e alle sei ore di differenza con l’Italia. Gabashvili è un buon giocatore, mentre Rublev è uno dei giovani più interessanti del circuito». Bolelli è molto carico: «Nei giorni scorsi avevo detto a Corrado di essere pronto a giocare anche i singolari in caso di necessità. Sono in buona condizione e pronto a dare il meglio. Gabashvili lo conosco bene, su questa superficie gioca molto bene, ma il campo piace anche a me. Dovrò essere molto aggressivo. E’ una sfida difficile ma penso che l’Italia sia più forte, dobbiamo vincere a tutti i costi per restare nel gruppo mondiale. Nel 2014 raggiungemmo le semifinali, quest’anno è andata male in Kazakistan, ma vogliamo assolutamente restare nel gruppo mondiale per riprovarci la prossima stagione». Fabio Fognini affronterà Andrey Rublev: «E’ uno dei giovani più forti del mondo – ha aggiunto – dovrò fare molta attenzione. In Davis il ranking conta poco, contano la lotta e la determinazione. Siamo a fine stagione, quindi è ovvio che ci sia un po’ di stanchezza, ma in sfide come questa la superi con i nervi. Mi piace giocare la Davis, mi esalto».

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Vinci sempre: “Prime 10 e poi l’Olimpiade” (Pierangelo Molinaro, La Gazzetta dello Sport).

Pochi giorni dopo quell’incredibile finale a New York una Roberta Vinci ancora emozionata ha fatto visita alla Gazzetta dello Sport, cui ha concesso una lunga intervista, raccontando tutte le emozioni di quelle incredibili due settimane e parlando anche dei progetti futuri.

L’EMOZIONE E L’AFFETTO DELLA GENTE. «Ancora non me ne rendo conto del tutto, l’affetto che ho ricevuto tornata in Italia è stato pazzesco. A New York ho ricevuto tanti messaggi, ma qui ho incontrato la gente. A Roma, a Palermo, ragazze, signore, bambine mi hanno fermata per strada. “Mi hai fatto piangere”, mi ha detto qualcuno. Finora non ho avuto tempo per me, e la mia famiglia, li vedrò oggi. Mamma mi ha chiamato dopo la vittoria con la Mladenovic e l’ho quasi rimproverata: “Mamma, non mi chiami mai e io sono superstiziosa”, così non mi ha chiamata prima della semifinale con Serena. Ci siamo sentite dopo, una festa».

L’IMPRESA CON SERENA. «Prima di New York mi sarei accontentata di superare due turni, ma il mio allenatore, mi ha rimproverato: “Tu devi puntare più in alto”. A Toronto Serena mi aveva battuto, ma non avevo giocato male. Quella frase di Francesco mi ha fatto pensare. Dovevo giocare come a Toronto e sono stata brava a non mollare dopo il 2-6 del primo set. Mentalmente mi sono detta “Rimani rilassata, gioca il tuo tennis”. Poi mi sono accorta che lei era nervosa, al cambio di campo ha spaccato una racchetta, si incitava troppo. Quei suoi 2 doppi falli sul 3-3 me ne hanno dato conferma, ma è comprensibile: la posta in palio per lei era troppo importante. Al cambio di campo sul 5-4 ho messo la testa nell’asciugamano e continuavo a ripetermi: “butta la palla in campo e corri”. Ma sul 30-0 del game decisivo mi tremavano le gambe».

LA FINALE. «Tutte queste emozioni hanno avuto peso in finale, soprattutto mentalmente. Dopo la partita con Serena sono entrata in sala stampa e per la prima volta mi sono trovata davanti 50 giornalisti, il mio cellulare ha ricevuto 500 messaggi, la chiamata di Renzi… Sabato sera sono rientrata in albergo alle nove, ma la testa non si fermava. Sono entrata in campo stanca, ci siamo giocate praticamente la partita nel primo set». DOPO LA FINALE. «Ci siamo abbracciate sulla rete, le ho detto “brava, goditi questo momento”. E lei “grazie, questa è la mia ultima partita qui a New York, adesso lo devo dire a tutti”. Poi senza pensarci ci siamo sedute a fianco come tante altre volte. Le ho detto in pugliese stretto: “hai vinto uno Slam, però prima della premiazione levati il byte”. Flavia ha sorriso e se l’è messo in tasca. Non ho alzato la coppa ma dentro di me mi sento vincitrice. Ho dato il massimo, in quella finale ho messo tutto. Se avessi vinto non so se mi sarei ritirata. Ora continuo, ma con una consapevolezza diversa. Sono nelle prime 20, posso giocare tutti i tornei. Questa vita è pesante ma non mi ha ancora stancato. E vorrei togliermi altre soddisfazioni».

OLIMPIADI E DOPPIO. «Certo che ci penso. Ne vanno 4 per paese più due doppi, ma penso anche al singolo. Per il doppio vedremo. Aggiunge fatica, perdi i riposi del singolo, è sempre una partita da giocare e vincere. Percentuali di tornare insieme a Sara? Non lo so, c’è tempo per parlarne, intanto mi ha messaggiato subito i complimenti.

OBIETTIVI. «Entrare nelle migliori 10 al mondo. Sono partita per l’America che ero oltre il 50, ora sono nelle 20. Il mio tennis è diverso da tutte le altre, a volte funziona a volte no, ma se mantengo questo livello posso arrivare dove ormai non speravo più. Solo Francesco ci credeva».

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