Chiamatela Murray Cup

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Chiamatela Murray Cup

Il Belgio torna in finale dopo 110 anni ma è stato Andy Murray il protagonista non solo di queste semifinali di Davis ma dell’intera edizione 2015. Lo scozzese sogna di emulare Ljubicic, magari non fino in fondo

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All’ombra del buon successo che ha permesso all’Italia di rimanere nel World Group della Coppa Davis, Gran Bretagna e Belgio hanno raggiunto una finale forse un po’ inaspettata. La Gran Bretagna non arrivava all’ultimo atto dal 1978, quando venne investita dal terribile ciclone McEnroe, capace di cedere appena 10 game nei suoi due incontri di singolare contro Buster Mottram e John Lloyd, futuro Mr. Evert. Ancora più lontano il precedente dei belgi, capaci di arrivare in finale nel 1904 contro le “British Isles”, che poi erano sempre la Gran Bretagna ma con l’aggiunta (teorica, mica c’erano davvero a parte un paio di fugaci apparizioni di Joshua Pym) degli irlandesi. Quella volta finì maluccio sull’erba di Wimbledon – non quello di Church Road, l’altro – con i belgi che riuscirono a conquistare il solo set della loro finale soltanto quando i buoi e l’insalatiera erano scappati da un pezzo, sullo 0-4.  Del resto contro i Doherty erano in parecchi a finire in quel modo. 111 anni dopo – come vola il tempo quando ci si diverte – Goffin e Darcis sono riusciti a infilare un buco di tabellone clamoroso, approfittando prima di una Svizzera senza i dioscuri, poi di un Canada senza non solo Raonic ma neanche Pospisil, per poi completare l’opera contro un’Argentina di uno sconcertante Leo Mayer, troppo stanco per l’impresa (mah) del doppio per provare a scendere in campo contro Darcis.

Così Goffin e appunto Steve Darcis, sono in finale di Davis, il che dovrebbe dare l’idea del valore di questa competizione. Perché se David è un ragazzetto di belle speranze che magari ha strappato o almeno ripiegato in un cassetto il poster di Federer, Darcis è praticamente un ex, anche se quest’anno è riuscito a risalire fino al 59° posto.

Ma la storia, edificante o meno, del piccolo paesino che diventa una montagna da scalare per chiunque, dovrebbe interrompersi contro la Gran Bretagna, senza gli irlandesi stavolta ma purtroppo con un paio di scozzesi, uno dei quali si accinge a completare un’impresa praticamente senza precedenti, vincere la Coppa Davis da solo. Tant’è che quest’anno sarebbe forse più sensato chiamarla “Murray Cup” visto che il buon Andy ha vinto sin qui tutti gli 8 incontri disputati. In sei incontri di singolare, Murray junior ha perso due soli set, il terzo contro David Young, dopo aver vinto 6-1 6-1 i primi due e vincendo 6-2 il quarto; e il primo contro Gilles Simon, che lo trascinò al tiebreak anche nel secondo prima di crollare. I due incontri di doppio sono stati invece delle vere e proprie battaglie, soprattutto la semifinale vinta solo 6-4 al quinto. Mentre Federer e Wawrinka salvavano la Svizzera, Nadal cercava se stesso nella terra di Amleto (e dove sennò?), Djokovic faceva vacanza, Murray passeggiava su Kokkinakis e Tomic, non proprio due passati di lì per caso.

Si fa un gran parlare dell’impresa di Borg nel 1975, ma l’orso svedese perse un paio di doppi e Andersson, il bistrattato “secondo uomo”, fu decisivo in almeno tre occasioni, soprattutto in Spagna, quando vinse il match decisivo contro Higueras. Murray fin qui non ha perso mai e ha avuto un aiuto non si sa quanto grande da Ward, che contro gli USA ha sconfitto Isner durante la prima giornata, permettendo ad Andy di riposare almeno una volta. Da allora o Murray o fuori.

A dire il vero c’è una specie di precedente. Nel 2005 Ivan Ljubicic vinse i primi 9 incontri disputati dalla Croazia, prima della finale di Bratislava contro gli slovacchi. A parte la vittoria di Ancic contro la Romania, solo lui aveva vinto le partite giocate dai croati in quella edizione. Ljubo esordì contro Kucera il 2 dicembre e non gli diede scampo superandolo in tre set. Nel match successivo, come sempre, Ancic non riuscì a vincere contro Hrbaty e le due squadre chiusero la prima giornata sull’1-1. Nel doppio Ivan fu ancora decisivo, e insieme ad Ancic non diede nessuna possibilità alla coppia slovacca. Uno stravolto Hrbaty sembrava dovesse essere facile preda per chiudere in gloria un meraviglioso percorso netto, ma il 4 dicembre successe quello che nessuno si sarebbe mai aspettato: Ljubicic andò avanti di un set, ma lo slovacco riuscì a rimontare e passare addirittura avanti. Un esterefatto Ivan fece suo il quarto set prima di cedere incredibilmente al quinto. La storia ha un lieto fine, con il brutto anatroccolo croato che alla fine consegna l’insalatiera al compagno. Chissà se Murray sogna un epilogo di questo genere, ma farebbe bene a non correre il rischio, perché Evans, o Ward o chissà chi, non sono lontani parenti di Ancic.

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