Fognini non si ripete, stavolta trionfa Nadal. In finale c'è Djokovic (Feole). Starace assolto “Fine di un incubo” (Lobasso).

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Fognini non si ripete, stavolta trionfa Nadal. In finale c’è Djokovic (Feole). Starace assolto “Fine di un incubo” (Lobasso).

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Fognini non si ripete, stavolta trionfa Nadal. In finale c’è Djokovic (Luca Feole, La Gazzetta dello Sport)

Sono bastati due set per porre fine alla favola cinese di Fognini, a caccia della prima finale Master 500 non su terra battuta. E, dopo le belle prestazioni dei turni precedenti, rimane un po’ di amaro in bocca, quella sensazione che a Fognini manchi davvero poco per poter decollare definitivamente. Agli US Open la stessa storia. Alti e bassi, grandi match giocati e poi l’eliminazione. Lì, più che per i meriti di Feliciano Lopez, l’azzurro pagò caro i 40 errori della sua racchetta. «Tutte le volte che ho battuto Nadal — disse prima del match che gli negò l’accesso ai quarti dello Slam — ho poi perso la partita successiva. E successo a Rio e a Barcellona». Flushing Meadows, aggiungendosi alla lista, ha contribuito ad alimentare la maledizione. Percorsi troppo spesso interrotti dopo bei risultati, senza soluzione di continuità. Per il n. 28 Atp, sul cemento di Pechino, poteva essere diverso. Le premesse c’erano: dopo aver superato con un bel tennis Goffin (11 posizioni più su nel ranking), la vittoria contro Cuevas faceva ben sperare. Nei primi 5 game della semifinale, con 4 servizi persi, ci sono le basi di un match alla pari («Ho giocato bene: sono deluso ma so di essere alla sua altezza», ha dichiarato Fabio nel post-gara). Una bilancia che pende da un lato all’altro, fino al gioco del 7-5, quando Fognini sciupa: due dritti, lunghi, cancellano le speranze del tiebreak. Il primo set parla spagnolo, e la ferita scotta. Fabio inizia il secondo set nervoso (warning per palla scagliata a un giudice), ma la partita resta in equilibrio, fino al break di Rafa del 4-2. Il punto finale del 6-3 proietta il n. 8 del ranking in finale dove, per la 45^ volta, sfiderà Djokovic. «Quest’anno so che Novak si trova a un livello superiore al mio — ha dichiarato il maiorchino —. In finale proverò a giocare spensierato, divertendomi». Il serbo intanto, quasi di fretta, ha liquidato Ferrer in soli 74 minuti. ed è in serie aperta di 25 set consecutivi vinti. E, ancora una volta, il favorito. Ma questa, anche se già nota, è un’altra storia.

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Starace assolto “Fine di un incubo” (Marco Lobasso, Il Mattino)

Fuori dal tunnel. Polito Starace ha vinto la sua battaglia: la Corte d’Appello della Federtennis lo ha assolto dalla condanna di radiazione, pronunciata lo scorso 6 agosto dal Tribunale federale Fit. Assolto con formula piena: la Corte d’Appello ha stabilito che il tennista di Cervinara non ha commesso alcun illecito sportivo e non ha partecipato ad alcuna combine per truccare risultati dei suoi match di tennis nel circuito internazionale. Da oggi Starace torna a essere un tennista professionista a tutti gli effetti; e già oggi potrebbe essere in campo con il Tennis Due Ponti di Roma per la prima giornata della serie A1. «Ma non so se gioco, forse in doppio; non sono preparato», spiega l’azzurro di Coppa Davis. «È una gioia immensa. La sentenza di radiazione mi aveva tolto la dignità di atleta e di uomo. Un’ingiustizia tremenda che ha pesato su di me come un macigno. Da quel giorno di agosto non ho più preso la racchetta in mano e non mi sono più allenato. Ho avuto nausea del tennis e del mio mondo. Il mio unico obiettivo era dimostrare la mia estraneità ai fatti raccontati nelle intercettazioni. Non ho mai venduto partite. Ho dato tutto per il tennis, non poteva finire così. Non ho mai avuto paura della verità. Sono stato tirato in ballo senza motivo, ma sono felice che sia stata accertata l’unica verità: che io non ho rapporti col mondo delle scommesse sportive». Battagliero ma amareggiato, Starace non dimentica. «Il mio telefonino è pieno di messaggi di congratulazioni, ma non è stato sempre così in questo periodo. In questi mesi ho capito la differenza tra amici veri e opportunisti. Ora posso dirlo: non mi ritiro dal tennis, non sono riusciti a farmi smettere. Nel 2016 cercherò di tornare più forte di prima, voglio togliermi altre soddisfazioni, ho 34 anni ma non sono finito. Ho voglia di rivincite anche se non devo dimostrare più nulla. Il torneo di Napoli? Ad aprile scorso pensavo che non l’avrei giocato più. Ora invece potrei cambiare idea». Dopo la sentenza di assoluzione i genitori di Potito sono partiti per Roma, «non solo per abbracciarlo e per stargli vicino – spiega Starace senior – ma per portargli le sue racchette. Finalmente torna a giocare e siamo felicissimi. Ora c’è la serie A, magari Poto gioca il doppio, non si sa mai. Sono felice come padre, il resto non mi interessa». Da oggi in poi ci sarà di nuovo il tennis nella vita di Potito. «Spero che i media diano alla sentenza di assoluzione lo stesso risalto che hanno dato alla radiazione e a tutto lo scandalo scommesse – afferma Corrado Tschabuschnig, manager dell’azzurro – Poto non è stato trattato bene e non lo meritava. Al tennis italiano ha dato tutto. Spero che adesso gli ridiano quella dignità che gli spetta di diritto».

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