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Andrea Petkovic era in lacrime. Dopo essersi infortunata al ginocchio la notte precedente nel secondo set contro Elina Svitolina, la sua deludente stagione si conclude con una sconfitta per doppio 6-0 contro Carla Suárez Navarro al Huajin Securities WTA Elite Trophy di Zhuhai. In svantaggio 4-0 nel primo set, Petkovic sapeva di non essere in condizioni per giocare al meglio, specialmente alla luce di quanto bene Suárez Navarro stesse colpendo. Ma è rimasta in campo e ha rimediato quella pesante sconfitta. La sua avversaria è stata affettuosa negli elogi dopo il match.
“È una situazione difficile, perché conosco molto bene Andrea da tempo,” ha dichiarato Suárez Navarro. “È una grande professionista. Aveva un leggero infortunio al ginocchio, credo. Apprezzo davvero come ha lottato e il fatto che sia rimasta in campo. Non si è ritirata. Non ha giocato solo per sé stessa ma anche per il pubblico e per me. Non molte tenniste nel circuito sarebbero rimaste in campo nella situazione che stava attraversando Andrea”.
Una Petkovic visibilmente emozionata ha detto: “Stavo solo cercando di rispettare questo sport al meglio. È stato difficile perché non mi sembrava di rispettarlo per bene visto il modo in cui stavo giocando. Ma ritirarmi e non dare a Carla – lei stava giocando incredibilmente bene – non volevo portarle via questo”.
È stato impossibile non notare quanto fosse provata Petkovic durante la sconfitta. Ha cercato di trattenere le lacrime durante la partita. E mentre la fisioterapista delle WTA le massaggiava il ginocchio in un cambio campo, lei le ripeteva “Non importa, non importa”. E quel piccolo momento è stata una finestra aperta verso il luogo in cui la testa di questa 28enne è stata negli ultimi mesi.
Petkovic si è scusata per essere scoppiata in lacrime durante l’intervista privata post partita. E questo dovrebbe essere sottolineato: mentre le conferenze post match sono obbligatorie per le tenniste, le interviste private sono opzionali. E tuttavia Petkovic ha accettato la richiesta, e ciò che segue è un’intervista onesta ed emotivamente spoglia riguardo a quanto difficile sia stata questa stagione per lei.
“È stato circa due o tre mesi fa, ho in qualche modo perso la passione per il tennis,” racconta fra le lacrime. Petkovic non sfugge mai al contatto visivo quando le vengono sottoposte le domande da parte della stampa. Mercoledì, ha mancato completamente questo contatto visivo, per paura di crollare ulteriormente. Il suo sguardo è rimasto fisso in un punto lontano, mentre le sue dita si arrotolavano in un Kleenex. “Quando mi trovavo a casa, ero davvero felice. Nell’attimo stesso in cui arrivavo nel circuito iniziavo a sentirmi come depressa. Talmente depressa che non avevo la voglia di uscire dal letto”.
“Per la mia famiglia è stato un anno difficile”, ha aggiunto Petkovic. Sua madre si è ammalata quest’anno e lei ha continuato a lottare benché il suo cuore fosse a pezzi. “Volevo solo essere a casa. Ma dato che sono una professionista e sono tedesca, sono sempre scesa in campo, mi sono allenata e ho fatto ciò che dovevo. Non avevo intenzione di giocare solo le partite. Mi allenavo ancora tre ore al giorno. Facevo palestra, facevo esercizi, mi mantenevo in forma, andavo dal fisioterapista ogni giorno. Avevo intenzione di essere professionale, nonostante tutto quello che stava accadendo dentro di me”.
“È stata come una tortura”, aggiunge, con la voce spezzata. “Lo è stata ogni minuto”.
Petkovic è d’accordo nel credere che la malalttia della madre abbia giocato un ruolo in questa stagione così emotiva, ma c’è anche dell’altro. Si sentiva inquieta già nel finire del 2014, ma i suoi risultati avevano mascherato il problema.
“Lo avevo già sentito in Australia e ricordo che dopo Sydney me ne stavo seduta nell’angolo e Angelique Kerber venne da me e mi disse ‘Andrea, è solo il secondo torneo della stagione e hai già un crollo emotivo’”, racconta sorridendo. “Tutto poi è iniziato realmente l’anno scorso a Linz e in Lussemburgo e fui solo molto fortunata a giocare bene a Sofia. Ha nascosto qualcosa di più profondo. È così che i risultati a volte possono essere illusori perché giocai bene e vinsi e tutto questo nascondeva dei problemi più profondi perché non sono mai uscita dal circuito”.
Non furono la mancanza di risultati, le dure sconfitte o i periodi degli infortuni che hanno lasciato Petkovic confusa sulle sue emozioni. I tennisti perdono. Ogni settimana. È una sensazione alla quale si abituano. Scrollarsi di dosso le sconfitte è meno che un istinto, è più un meccanismo di sopravvivenza.
Petkovic si stava scontrando con qualcosa di completamente diverso. Una donna istruita che cita Johann Wolfgang von Goethe e David Foster Wallace fra i suoi scrittori preferiti – piccola nota, è al momento innamorata di Purity di Jonathan Franzen – Andrea inizia a chiedersi se la sua parte migliore sia quella che gioca a tennis o quella che fa qualcosa di completamente diverso.
“Ho iniziato a mettere in dubbio il tennis”, ci racconta, ancora una volta in lacrime. “Ho iniziato a sentire che forse questo per me era l’anno per capire se davvero volevo giocare a tennis, perché ci sono così tante altre cose che mi piace fare. Sento come se in qualche modo questa sia stata la prima volta in cui ho pensato che stavo perdendo del tempo giocando a tennis. Ed è così strano perché è una sensazione che non ho mai provato. Il tennis è sempre stato qualcosa che avevo scelto e che volevo fare e quest’anno non è stato più così”.
“Devo capire davvero se voglio continuare a giocare”.
“A volte sento come se io avessi altri talenti nei quali forse sarei migliore. Tutti mi dicono, ‘Sei stupida. Eri una top10, sei ancora fra le prime 30 del mondo, sei una tra le migliori tenniste del mondo.’ Ma io sono fiera di tutto quello che ho conquistato, non mi fraintendete”.
“Tuttavia a volte penso che forse ci siano cose nelle quali sarei stata migliore. E adesso mi sento come se avessi perso tutto quel tempo con il tennis. È molto stupido? Ma io devo scoprirlo. Non ho nemmeno un metro di paragone, non posso dire di essere una grande pittrice. Oppure una grande scrittrice e se avessi voluto scrivere un libro a 17 anni e adesso a 28 fossi stata una vincitrice del Premio Pulitzer? E non è nemmeno qualcosa che c’è dentro di me, non lo so. Sono solo delle sensazioni. È stupido”.
Petkovic parla anche della monotonia della vita nel circuito che non aiuta. Il mondo del tennis, che qualcuno può pensare così vasto e pieno di curiosità, sembra adesso piccolo. Le chiacchiere sono sempre le stesse. E così i volti. Si sente soffocata, a disagio, fuori posto.
“Ci sono cose a volte che non ami particolarmente nel tuo lavoro, ed è normale”, racconta. “Ma l’equilibrio ormai non è più giusto. Odio molti più aspetti di quanti me ne piacciano. Forse è positivo che i risultati non siano arrivati e che non possano più nascondere nulla. Adesso è davvero arrivato il momento di capire certe cose. Probabilmente è positivo”.
Nonostante le sue sensazioni, l’essere combattuta tra la strada e casa, il senso del suo obiettivo fuggevole ed elusivo, Petkovic va avanti. Ha già attraversato momenti difficili. È una tennista che ha affrontato gli infortuni durante la sua carriera, ancora e ancora, ed ha superato momenti critici in campo. Perché non prendersi una pausa come Kvitova quando la sua fiamma sembrava essersi spenta?
“Quella sarebbe stata la scelta più corretta e la più intelligente”, aggiunge Petkovic. “Ma c’è tutto questo problema del senso di colpa verso il mio paese, un senso di colpa collettivo, non riesco ad andare contro i miei principi, e i miei principi sono quelli di comportarsi in modo professionale fino alla fine. Ed è per questo che ho continuato a giocare. Sapevo che non era la cosa più giusta per me. Ma ho anche sentito che i miei principi fossero più importanti di come mi sentissi. Ne ho passate così tante e credo che questo si possa superare – e lo supererò – ma è lì da così tanto tempo”.
Con la stagione ormai conclusa, Petkovic ha bisogno di ricaricarsi. Di riconnettersi con la sua famiglia, con gli amici e con sé stessa. “Credo che dormirò per i prossimi quattro giorni perché mi sento come se non avessi dormito in questi ultimi due mesi”, ha aggiunto. “Credo che dormirò a lungo. La prossima settimana andrò a New York. Pensavo anche di andare a Portland perché è sulla mia lista delle cose da fare. Spero di riuscire a ricaricarmi dormendo e starò bene a New York. Se starò bene lì credo che le cose possano evolversi velocemente”.
“Se non dovesse andare bene a New York, che Dio mi aiuti”, dice ridendo.
Il supporto da parte dei suoi fans si è sempre fatto sentire durante la sua carriera. I suoi commenti riguardo il futuro sono stati allarmanti. Ma Andrea chiede solo un po’ di pazienza.
“Non dovrebbero preoccuparsi troppo, non me ne andrò per non tornare più. Ho solo bisogno di un po’ di tempo”.
“È davvero carino da parte dei miei fans, l’ho notato anche su Twitter. Mi hanno sempre seguita nei momenti belli e in quelli difficili. È davvero bello e mi aiuta molto”.
“Spero davvero di riuscire a risolvere tutto”.