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Andrea Petkovic e il tennis, storia d’amore al capolinea?
Una stagione deludente e una conclusione ancora più amara. Andrea Petkovic si racconta in un’intervista intima con Courtney Nguyen dopo la sconfitta di Zhuhai. Oltre gli infortuni c’è la passione per il tennis che scompare, i problemi familiari e la voglia di scoprire la vita oltre lo sport

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Andrea Petkovic era in lacrime. Dopo essersi infortunata al ginocchio la notte precedente nel secondo set contro Elina Svitolina, la sua deludente stagione si conclude con una sconfitta per doppio 6-0 contro Carla Suárez Navarro al Huajin Securities WTA Elite Trophy di Zhuhai. In svantaggio 4-0 nel primo set, Petkovic sapeva di non essere in condizioni per giocare al meglio, specialmente alla luce di quanto bene Suárez Navarro stesse colpendo. Ma è rimasta in campo e ha rimediato quella pesante sconfitta. La sua avversaria è stata affettuosa negli elogi dopo il match.
“È una situazione difficile, perché conosco molto bene Andrea da tempo,” ha dichiarato Suárez Navarro. “È una grande professionista. Aveva un leggero infortunio al ginocchio, credo. Apprezzo davvero come ha lottato e il fatto che sia rimasta in campo. Non si è ritirata. Non ha giocato solo per sé stessa ma anche per il pubblico e per me. Non molte tenniste nel circuito sarebbero rimaste in campo nella situazione che stava attraversando Andrea”.
Una Petkovic visibilmente emozionata ha detto: “Stavo solo cercando di rispettare questo sport al meglio. È stato difficile perché non mi sembrava di rispettarlo per bene visto il modo in cui stavo giocando. Ma ritirarmi e non dare a Carla – lei stava giocando incredibilmente bene – non volevo portarle via questo”.
È stato impossibile non notare quanto fosse provata Petkovic durante la sconfitta. Ha cercato di trattenere le lacrime durante la partita. E mentre la fisioterapista delle WTA le massaggiava il ginocchio in un cambio campo, lei le ripeteva “Non importa, non importa”. E quel piccolo momento è stata una finestra aperta verso il luogo in cui la testa di questa 28enne è stata negli ultimi mesi.
Petkovic si è scusata per essere scoppiata in lacrime durante l’intervista privata post partita. E questo dovrebbe essere sottolineato: mentre le conferenze post match sono obbligatorie per le tenniste, le interviste private sono opzionali. E tuttavia Petkovic ha accettato la richiesta, e ciò che segue è un’intervista onesta ed emotivamente spoglia riguardo a quanto difficile sia stata questa stagione per lei.
“È stato circa due o tre mesi fa, ho in qualche modo perso la passione per il tennis,” racconta fra le lacrime. Petkovic non sfugge mai al contatto visivo quando le vengono sottoposte le domande da parte della stampa. Mercoledì, ha mancato completamente questo contatto visivo, per paura di crollare ulteriormente. Il suo sguardo è rimasto fisso in un punto lontano, mentre le sue dita si arrotolavano in un Kleenex. “Quando mi trovavo a casa, ero davvero felice. Nell’attimo stesso in cui arrivavo nel circuito iniziavo a sentirmi come depressa. Talmente depressa che non avevo la voglia di uscire dal letto”.
“Per la mia famiglia è stato un anno difficile”, ha aggiunto Petkovic. Sua madre si è ammalata quest’anno e lei ha continuato a lottare benché il suo cuore fosse a pezzi. “Volevo solo essere a casa. Ma dato che sono una professionista e sono tedesca, sono sempre scesa in campo, mi sono allenata e ho fatto ciò che dovevo. Non avevo intenzione di giocare solo le partite. Mi allenavo ancora tre ore al giorno. Facevo palestra, facevo esercizi, mi mantenevo in forma, andavo dal fisioterapista ogni giorno. Avevo intenzione di essere professionale, nonostante tutto quello che stava accadendo dentro di me”.
“È stata come una tortura”, aggiunge, con la voce spezzata. “Lo è stata ogni minuto”.
Petkovic è d’accordo nel credere che la malalttia della madre abbia giocato un ruolo in questa stagione così emotiva, ma c’è anche dell’altro. Si sentiva inquieta già nel finire del 2014, ma i suoi risultati avevano mascherato il problema.
“Lo avevo già sentito in Australia e ricordo che dopo Sydney me ne stavo seduta nell’angolo e Angelique Kerber venne da me e mi disse ‘Andrea, è solo il secondo torneo della stagione e hai già un crollo emotivo’”, racconta sorridendo. “Tutto poi è iniziato realmente l’anno scorso a Linz e in Lussemburgo e fui solo molto fortunata a giocare bene a Sofia. Ha nascosto qualcosa di più profondo. È così che i risultati a volte possono essere illusori perché giocai bene e vinsi e tutto questo nascondeva dei problemi più profondi perché non sono mai uscita dal circuito”.
Non furono la mancanza di risultati, le dure sconfitte o i periodi degli infortuni che hanno lasciato Petkovic confusa sulle sue emozioni. I tennisti perdono. Ogni settimana. È una sensazione alla quale si abituano. Scrollarsi di dosso le sconfitte è meno che un istinto, è più un meccanismo di sopravvivenza.
Petkovic si stava scontrando con qualcosa di completamente diverso. Una donna istruita che cita Johann Wolfgang von Goethe e David Foster Wallace fra i suoi scrittori preferiti – piccola nota, è al momento innamorata di Purity di Jonathan Franzen – Andrea inizia a chiedersi se la sua parte migliore sia quella che gioca a tennis o quella che fa qualcosa di completamente diverso.
“Ho iniziato a mettere in dubbio il tennis”, ci racconta, ancora una volta in lacrime. “Ho iniziato a sentire che forse questo per me era l’anno per capire se davvero volevo giocare a tennis, perché ci sono così tante altre cose che mi piace fare. Sento come se in qualche modo questa sia stata la prima volta in cui ho pensato che stavo perdendo del tempo giocando a tennis. Ed è così strano perché è una sensazione che non ho mai provato. Il tennis è sempre stato qualcosa che avevo scelto e che volevo fare e quest’anno non è stato più così”.
“Devo capire davvero se voglio continuare a giocare”.
“A volte sento come se io avessi altri talenti nei quali forse sarei migliore. Tutti mi dicono, ‘Sei stupida. Eri una top10, sei ancora fra le prime 30 del mondo, sei una tra le migliori tenniste del mondo.’ Ma io sono fiera di tutto quello che ho conquistato, non mi fraintendete”.
“Tuttavia a volte penso che forse ci siano cose nelle quali sarei stata migliore. E adesso mi sento come se avessi perso tutto quel tempo con il tennis. È molto stupido? Ma io devo scoprirlo. Non ho nemmeno un metro di paragone, non posso dire di essere una grande pittrice. Oppure una grande scrittrice e se avessi voluto scrivere un libro a 17 anni e adesso a 28 fossi stata una vincitrice del Premio Pulitzer? E non è nemmeno qualcosa che c’è dentro di me, non lo so. Sono solo delle sensazioni. È stupido”.
Petkovic parla anche della monotonia della vita nel circuito che non aiuta. Il mondo del tennis, che qualcuno può pensare così vasto e pieno di curiosità, sembra adesso piccolo. Le chiacchiere sono sempre le stesse. E così i volti. Si sente soffocata, a disagio, fuori posto.
“Ci sono cose a volte che non ami particolarmente nel tuo lavoro, ed è normale”, racconta. “Ma l’equilibrio ormai non è più giusto. Odio molti più aspetti di quanti me ne piacciano. Forse è positivo che i risultati non siano arrivati e che non possano più nascondere nulla. Adesso è davvero arrivato il momento di capire certe cose. Probabilmente è positivo”.
Nonostante le sue sensazioni, l’essere combattuta tra la strada e casa, il senso del suo obiettivo fuggevole ed elusivo, Petkovic va avanti. Ha già attraversato momenti difficili. È una tennista che ha affrontato gli infortuni durante la sua carriera, ancora e ancora, ed ha superato momenti critici in campo. Perché non prendersi una pausa come Kvitova quando la sua fiamma sembrava essersi spenta?
“Quella sarebbe stata la scelta più corretta e la più intelligente”, aggiunge Petkovic. “Ma c’è tutto questo problema del senso di colpa verso il mio paese, un senso di colpa collettivo, non riesco ad andare contro i miei principi, e i miei principi sono quelli di comportarsi in modo professionale fino alla fine. Ed è per questo che ho continuato a giocare. Sapevo che non era la cosa più giusta per me. Ma ho anche sentito che i miei principi fossero più importanti di come mi sentissi. Ne ho passate così tante e credo che questo si possa superare – e lo supererò – ma è lì da così tanto tempo”.
Con la stagione ormai conclusa, Petkovic ha bisogno di ricaricarsi. Di riconnettersi con la sua famiglia, con gli amici e con sé stessa. “Credo che dormirò per i prossimi quattro giorni perché mi sento come se non avessi dormito in questi ultimi due mesi”, ha aggiunto. “Credo che dormirò a lungo. La prossima settimana andrò a New York. Pensavo anche di andare a Portland perché è sulla mia lista delle cose da fare. Spero di riuscire a ricaricarmi dormendo e starò bene a New York. Se starò bene lì credo che le cose possano evolversi velocemente”.
“Se non dovesse andare bene a New York, che Dio mi aiuti”, dice ridendo.
Il supporto da parte dei suoi fans si è sempre fatto sentire durante la sua carriera. I suoi commenti riguardo il futuro sono stati allarmanti. Ma Andrea chiede solo un po’ di pazienza.
“Non dovrebbero preoccuparsi troppo, non me ne andrò per non tornare più. Ho solo bisogno di un po’ di tempo”.
“È davvero carino da parte dei miei fans, l’ho notato anche su Twitter. Mi hanno sempre seguita nei momenti belli e in quelli difficili. È davvero bello e mi aiuta molto”.
“Spero davvero di riuscire a risolvere tutto”.
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Nicola Pietrangeli riceve il “Premio Enzo Bearzot” alla carriera
Consegnato nel corso della cerimonia di venerdì al Maschio Angioino di Napoli, per la prima volta il prestigioso riconoscimento va a un atleta di un altro sport: “Un altro dei miei record” ha commentato Pietrangeli

Una lunga ed emozionante standing ovation ha accolto Nicola Pietrangeli sul palco della Sala dei Baroni presso il Maschio Angioino di Napoli. Nel corso della cerimonia di consegna del “Premio Enzo Bearzot”, che in questo 2023 è andato al tecnico del Napoli Luciano Spalletti, alla leggenda del tennis italiano è stato assegnato il Premio Speciale alla Carriera. Per la prima volta nella sua storia il ‘Premio Bearzot’ valica i confini del suo sport e viene assegnato ad un atleta non legato direttamente al mondo del calcio. “Un premio calcistico per la prima volta ad un atleta di un altro sport: un altro dei miei record!”, ha dichiarato Pietrangeli visibilmente commosso.
Gli innumerevoli trionfi, su tutti due edizioni del Roland Garros e degli Internazionali d’Italia, il fondamentale ruolo avuto nella trionfale edizione 1976 della Coppa Davis, il suo passato da calciatore e la capacità di conquistare il cuore degli appassionali; questi i motivi che hanno spinto la giuria a scegliere Nicola Pietrangeli per il prestigioso riconoscimento.
“Il più grande tennista italiano di sempre arriva alla soglia dei 90 anni anche con la soddisfazione di aver vinto da allenatore – o come si diceva un tempo ‘capitano non giocatore’ – il suo mondiale, portando in Italia nonostante le polemiche e i venti contrari la famosa Coppa Davis del 1976 – si legge nella motivazione. Uomo dai tanti talenti, Pietrangeli ha sempre intrecciato la sua vita con il mondo del calcio, allenandosi per anni e con buoni risultati con la Lazio e con la Roma. Soprattutto, nell’alternare le palle da tennis al pallone ha piazzato nei primi anni Cinquanta un colpo vincente, inventando con un gruppo di amici il calcetto e regalando così meritoriamente un’opportunità di fare squadra e sport a generazioni di appassionati dopolavoristi italiani”.
Istituito nel 2011 per onorare la memoria del commissario tecnico della Nazionale Italiana Campione del Mondo nel 1982 in Spagna, il ‘Premio Nazionale Enzo Bearzot’ -promosso da ACLI e FIGC, quest’anno anche con il patrocinio della FITP- viene conferito ogni anno al miglior tecnico italiano.
L’albo d’oro:
2011 – Cesare Prandelli
2012 – Walter Mazzarri
2013 – Vincenzo Montella
2014 – Carlo Ancelotti
2015 – Massimiliano Allegri
2016 – Claudio Ranieri
2017 – Maurizio Sarri
2018 – Eusebio Di Francesco
2019 – Roberto Mancini
2020 – Paolo Rossi (alla memoria)
2022 – Roberto De Zerbi
2023 – Luciano Spalletti
(comunicato stampa FITP)
Qua potete ascoltare una chiacchierata tra Pietrangeli e il direttore Scanagatta:
Ancora Nicola e Ubaldo in nell’intervista in occasione del torneo di Firenze:
L’arguzia di Nicola:
Congratulazioni a Nicola per il meritatissimo premio da parte del direttore Ubaldo Scanagatta e da tutta la redazione di Ubitennis.
Flash
Per Leylah Fernandez l’equilibrio è tutto nel gioco mentale del tennis
La giocatrice canadese avrà un ruolo di primo piano nel progetto sull’inclusività Come Play nato dalla partnership tra WTA e Morgan Stanley

di Andy Frye, pubblicato da Forbes il 6 marzo 2023
La stella nascente del tennis Leylah Fernandez ama ricordare agli appassionati e agli osservatori del tennis un particolare che è lampante per chiunque si guadagni da vivere in campo. Che il tennis è mentale quanto fisico.
“Io credo che, quando la mente decide, il corpo la segua”, ha detto la giocatrice canadese durante un’intervista la scorsa settimana. “L’aspetto mentale di questo sport è estremamente importante e sono estremamente fortunata. Cerco di godermi l’opportunità il più possibile.
Fernandez si è affacciata per la prima volta alla ribalta mondiale durante la finale persa agli US Open del 2021 e aveva fatto il suo debutto negli Slam all’Australian Open del 2020, che si è svolto tra la fine di gennaio e il primo weekend di febbraio 2020. Una settimana dopo quel primo grande debutto sul palcoscenico mondiale, Fernandez ha conquistato la più grande vittoria della sua carriera alla Billie Jean King Cup, battendo l’allora numero 5 del mondo Belinda Bencic nel turno di qualificazione.
Tuttavia, essendo una delle giocatrici più giovani del circuito, Fernandez afferma che nessun numero di ore in campo sia mai troppo, sia che si tratti di perfezionare il suo swing oppure di lavorare sulla forma generale. “Ho sempre voluto giocare a tennis (professionalmente) e non credo che questo sport abbia un impatto fisico negativo su di me”. Attualmente, la ventenne professionista WTA è classificata tra le prime 50, precisamente al numero 49 della classifica WTA. Ha anche in bacheca due titoli di singolare.
Alla fine della scorsa estate, la giocatrice canadese ha raggiunto il suo best ranking, al numero 13, dopo una serie di buone prestazioni, tra cui i quarti di finale raggiunti al Roland Garros del 2022. Sempre lo scorso anno anno fa ha vinto l’Abierto GNP Seguros 2022 a Monterrey, in Messico.
Fernandez, insieme a Coco Gauff e Qinwen Zheng, è una delle poche professioniste del circuito di età inferiore ai 21 anni. È forse per questo motivo che è stata scelta come portavoce principale nella nuova partnership della WTA con Morgan Stanley.
La scorsa settimana, la WTA e il gigante finanziario globale hanno annunciato una nuova partnership pluriennale per celebrare il 50° anniversario della WTA. L’associazione ha affermato in una dichiarazione che l’obiettivo della partnership consiste nell’evidenziare la crescente inclusività del tennis, nonché l’impegno nel far crescere la partecipazione delle donne al gioco.
“Con una visione condivisa per promuovere l’inclusività e ampliare l’accesso al gioco del tennis, entrambe le organizzazioni sono orgogliose di accelerare il loro impegno per promuovere il progresso delle donne nello sport”, ha affermato la WTA. Morgan Stanley diventa anche il partner di presentazione esclusivo dell’iniziativa Come Play della WTA, che propone programmi di tennis per incoraggiare le ragazze di tutte le età e abilità a condurre una vita sana e produttiva dentro e fuori dal campo.
Il programma Come Play fa leva sulla scelta da parte di Morgan Stanley di fare di Leyla Fernandez il suo Brand Ambassador in qualità di volto della pubblicità “See It To Be It” dell’azienda.
L’iniziativa ha lo scopo di ispirare i giovani a visualizzare il successo offrendo loro un modello con cui identificarsi.
“Sostenere la prossima generazione e dare a tutti una possibilità di successo sono impegni che condividiamo sia con Leylah che con la WTA”, ha affermato Alice Milligan, chief marketing officer di Morgan Stanley. “Questa nuova partnership rappresenta i nostri continui sforzi per aiutare le ragazze nello sport deltennis con gli strumenti vitali di cui hanno bisogno oggi per essere le nostre stelle di domani”. “Siamo veramente lieti di annunciare questa partnership con Morgan Stanley”, ha dichiarato il presidente della WTA, Micky Lawler. “Mentre ci sforziamo di creare un ambiente più diversificato e inclusivo per donne e ragazze, le nostre due organizzazioni non vedono l’ora di fare la differenza attraverso gli eventi della community Come Play durante l’HologicWTA Tour e nella creazione di contenuti che amplifichino questo importante messaggio”.
“Il tennis non è per sempre”, ha detto Fernandez parlando apertamente della sua carriera di atleta. Fernandez, che ha guadagnato poco più di 3,4 milioni di dollari in premi alla carriera dal 2019 ad oggi, ha affermato che, nonostante la sua giovane età, costruire la stabilità finanziaria è fondamentale. “Questa partnership darà ai giocatori fiducia, nell’educarci sulla stabilità finanziaria, e darà ai giocatori la fiducia di trovarsi in un ambiente stabile.
Inoltre, dopo lo sport e le nostre carriere, per aiutare i giocatori nel loro futuro.
In particolare, il programma Come Play invita le attuali giocatrici WTA, stelle in pensione e allenatori a partecipare a corsi di tennis e attività per ragazze al fine di “aiutare a costruire la prossima generazione di leader”, ha affermato la WTA.
L’iniziativa include anche l’alfabetizzazione finanziaria e le risorse di pianificazione per i giocatori, oltre a una serie di contenuti in eventi WTA selezionati e altro ancora.
Fernandez ha aggiunto di essere onorata di essere coinvolta nei continui sforzi della WTA per coinvolgere più ragazze nel gioco e di essere scelta come modello per i giovani interessati a questo sport.
Equilibrio: la chiave per un grande tennis?
La mancina, diventata professionista nel 2019, ha un bilancio impressionante di vittorie e sconfitte a partire da marzo 2023 con 130-82. Fernandez è anche un’appassionata tifosa di calcio e durante la nostra intervista dell’anno scorso ha dichiarato di essere cresciuta giocando a quello che il defunto Pelé una volta chiamava “o jogo bonito”.
Fernandez sottolinea anche che ha una vita al di fuori del tennis che, secondo lei, contribuisce al suo successo in campo. “Cerco di bilanciare un po’ la mia vita.Sì, gioco a tennis, ma sono anche una studentessa universitaria, e questo mi aiutato a separarmi dall’idea di essere solo una giocatrice di tennis”, ha aggiunto “Mi ha aiutato a rimettere a fuoco le priorità e a godermi le piccole parti della vita che non sono il tennis”.
Ma Fernandez riesce ancora a mantenere i rapporti con il suo primo altro amore sportivo, il calcio? “Sì, mi è permesso giocare”, ha detto, con un accenno di risata. “Sono fortunata ad avere allenatori che mi incoraggiano a praticare diversi sport.Diversificare aiuta nel tennis.Ogni volta che torno su un campo, tirare calci a un pallone con mia sorella aggiunge benefici al mio tennis”.
Traduzione di Alessandro Valentini
Flash
Coco Gauff, dal tennis alle scarpe personalizzate: “Mi sento una privilegiata”
La 19enne americana ha espresso la sua opinione sulla musica in sottofondo durante le partite: ” Forse un po’ di rumore, lo gradirei”

E’ stata una vittoria autoritaria quella di Coco Gauff contro Rebecca Marino. La statunitense, che a Miami è di casa, affronterà al prossimo turno la russa Anastasija Potapova. Ecco la conferenza stampa post partita.
D: Coco, puoi parlare della partita e dei tuoi pensieri generali sulla tua prestazione?
COCO GAUFF: “Sì, oggi è stata una partita altalenante, onestamente. Molte pause. Ho fatto bene in risposta, considerando che è una grande battitrice. Sono davvero contenta di come ho giocato. Non è un’avversaria facile. Fa un sacco di colpi importanti, non ti dà molto ritmo. In un certo senso devi solo resistere”.
D. Quattro anni fa hai vinto la tua prima partita. Sei sorpresa di quanto hai ottenuto in così poco tempo?
COCO GAUFF: “Sì e no. Mi sento in un certo senso come se mi avvicinassi a ogni partita credendo di poter vincere. Quindi non sono sorpresa. Ma se faccio un passo indietro e guardo alle cose nell’insieme, sì. Sento di aver lavorato molto duramente. Quindi, quando vinco partite, sento decisamente di meritarmelo. Ma anche chi mi conosce sa che voglio sempre di più. In un certo senso, non sono soddisfatta”.
D. Come è nato ‘Homecoming’? Hai memorizzato le tue battute? Parlaci dell’intero processo.
COCO GAUFF: Quel processo non è stato come immaginavo. Siamo stati lì dalle 5 del mattino fino alle 8 di sera. Non mi ero resa conto di quante volte dovessi ripetere ogni scena più e più volte. Soprattutto nella prima scena dello spettacolo, che tecnicamente è l’ultima scena che abbiamo girato, ero davvero stanca. Fanno davvero un ottimo lavoro. Era tipo, Oh, mio Dio, è Coco Gauff. Sono solo seduta lì, l’abbiamo fatto tipo 20 volte, ti ho già incontrato tipo 30 ore fa (risate). Quindi sì. Ma penso che abbiano contattato e il mio agente abbia aiutato a organizzarlo. C’è il tennis incorporato nello spettacolo. È stato piuttosto interessante. Mi hanno descritto in modo non tennistico. Penso che la sceneggiatura fosse completamente adattata a come sono fuori dal campo, quindi è per questo che ero disposta a farlo. Era quasi meglio. So che la prima volta che avremmo dovuto filmare, avrei dovuto giocare a tennis. Ma mi sono qualificata per le finali WTA, quindi abbiamo dovuto cancellarlo e poi fare questo episodio. È stato davvero bello. Il cast erano persone davvero simpatiche. Geffri, Camille, tutte persone con cui lo rifarei solo per incontrarle di nuovo. Non so se lo rifarei per la parte della recitazione. Guardarmi in TV è stato probabilmente il dolore più straziante che abbia mai dovuto provare. Lo odiavo (risate). Mia madre ha un mio video”
Q. Per quanto riguarda Jimmy Butler, ami gli sport qui nel sud della Florida. Cosa ti viene in mente quando giochi sul campo dello stadio davanti a lui?
COCO GAUFF: Non lo so. Sento solo che entrare in campo è proprio una pazzia perché ho guardato le partite qui per tutta la vita. Beh, quando ho visto Jimmy Butler, voglio dire, è stato davvero bello perché adoro guardare gli Heat, sono la mia squadra. Ha quella mentalità, quella ferocia in lui, qualcosa che ammiro davvero molto. Spero che lui lo veda in me. Sì, ho anche incontrato un paio di giocatori della NFL che giocavano per i Bulls. Sono contenta che siano rimasti a guardare la mia partita. Non lo so, oggi onestamente penso che sia stata davvero una bella giornata, non per la vittoria, ma mi sento come se avessi il privilegio di quelle persone che mi guardano. Per loro volerlo fare, specialmente per uno sport come il tennis che generalmente la maggior parte di loro non capisce, è davvero fantastico.
D. Quanto è importante per te sentire la palla che colpisce le corde di un avversario per il modo in cui vuoi giocare il tuo colpo? Lo chiedo perché Frances Tiafoe ha sostenuto che dovrebbe esserci più libertà di movimento per gli spettatori.
COCO GAUFF: Ho visto quello che ha detto.
D. Come ti senti a riguardo?
COCO GAUFF: Dirò che in realtà ho fatto una esibizione con Ash Barty. Avevamo della musica in sottofondo per una parte dell’incontro. Sicuramente influenza il modo in cui segui la palla e il suo suono, di sicuro. Non so se saremmo in grado di farcela con la musica costante. Ma ho sempre detto che il tennis non ha bisogno di essere completamente silenzioso. Inoltre, crescendo, ho giocato al Pompey Park. Loro hanno sempre partite di baseball, allenamenti di basket, nuoto. Era così rumoroso laggiù. Mio padre mi ha sempre detto, fin da quando avevo otto o nove anni: non voglio mai sentirti lamentarti del rumore durante una partita. Non sono la giocatrice particolare che si lamenterà del rumore. Non so se potremmo usare musica a tutto volume. Ma è molto interessante quello che ha detto Frances. Sicuramente penso che sarebbe più divertente per i tifosi, specialmente allo stadio, ma non so come i giocatori potrebbero fare.
D. Che dire delle persone che si alzano e si muovono, l’aspetto del rumore da un lato, ma il movimento?
COCO GAUFF: Penso che il movimento sia sicuramente fattibile per me. Per me personalmente, non mi dà fastidio. Non mi importa se c’è qualcuno in giro o altro. A volte, se dico qualcosa, forse è solo per rallentare il ritmo della partita, ma non perché la persona sia effettivamente in piedi. Sarò onesta, a volte hai solo bisogno di un reset. Penso che il movimento sia sicuramente più tollerabile del rumore.
D. C’è qualcosa della tua ultima partita contro la Potapova che ricordi e che terrai in mente per la prossima partita?
COCO GAUFF: L’ultima volta che penso di averla affrontata è stata a Montreal. Sono abbastanza sicura che si sia ritirata in quella partita. Non la conto davvero perché non era completamente al 100%. Non ricordo quale fosse il punteggio. Non credo di poter davvero prendere qualcosa da quello nella partita di sabato.
D. Volevo chiederti della tua scarpa firmata, le CG1. Cosa ti ha spinto a dedicarti specificamente alle calzature?
COCO GAUFF: “Penso che soprattutto nel tennis non molte persone lo abbiano fatto. Ci sono pochissimi tennisti con la propria sigla. New Balance, onestamente, me l’ha portato. Ovviamente sono d’accordo se qualcuno vuole darmi la mia scarpa. È stato davvero bello. Non volevo che sembrasse una scarpa da tennis. Volevo avere, tipo, un po’ di atmosfera da campo da basket. Onestamente, le adoro. Non lo dico perché è la mia scarpa, perché ero una grande detrattrice quando è uscito il primo prototipo. Hanno funzionato molto bene con me. Il team di gioco di New Balance è incredibile. Sono stati in grado di apportare tali modifiche. Cercano sempre costantemente di evolversi”
D. Sei l’unica tennista in attività con la sua scarpa. Come ti fa sentire?
COCO GAUFF: Molto privilegiata. Voglio dire, sento che molti atleti in questo tour se lo meritano sicuramente, quindi mi sento molto privilegiata che New Balance mi stia dando questa opportunità, e lo apprezzo molto. Non so se forse un altro marchio l’avrebbe fatto, soprattutto per il mio impatto. Tutto ciò che indosso in campo, praticamente tutto ciò che ottengo da loro, probabilmente l’ho visto con un anno di anticipo e ho praticamente individuato ogni dettaglio che non mi piaceva. Sono molto felice che siano così accoglienti in quello che voglio. Molti marchi non sono sempre così con tutti i loro atleti. Sono grata di poterlo fare. Le persone che acquistano il prodotto possono in qualche modo capire quando un giocatore mette tutto se stesso in qualcosa. Penso che sia ciò che rende speciale il rapporto che ho con New Balance.