ATP Parigi-Bercy: Djokovic troppo forte, è record con il 6° Masters 1000 dell'anno

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ATP Parigi-Bercy: Djokovic troppo forte, è record con il 6° Masters 1000 dell’anno

Novak Djokovic infrange un altro record: batte Andy Murray in due set 6-2 6-4 e vince il suo sesto titolo Masters 1000 della stagione (il quarto titolo a Bercy), stabilendo così un nuovo primato. Ad averne detenuti 5 in un anno erano stati lui nel 2011 e Rafael Nadal nel 2013

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N. Djokovic b. A. Murray 6-2 6-4 

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DA PARIGI – Record del 6° Masters 1000 in una stagione, 26° finora in carriera; 58° titolo e primo tennista ad aggiudicarsi per 4 volte il torneo indoor di Parigi (3 titoli per Becker e Safin).  Insomma, RoboNole Djokovic è sempre più inarrestabile e spazza via 6-2 6-4 in 1 ora e 32 minuti un Andy Murray quasi non pervenuto.

L’ “Arbre da Fanti”, il trofeo “italiano” del BNP Paribas Masters, è lì che li aspetta, posto in mezzo al campo e rischiarato dai riflettori dell’Accor Hotels Arena. Così come i quasi 16.000 spettatori accorsi ad assistere alla finale, galvanizzati dall’atmosfera psichedelica e tonitruante del centrale di Bercy. Novak Djokovic e Andy Murray sono i grandi protagonisti dell’ultimo show di questa settimana parigina. Per loro si tratta dell’atto n. 30, l’ottavo dall’inizio dell’anno. Il n. 1 del mondo è il primo tennista dell’era Open a raggiungere la 14a finale consecutiva in una stagione, la quarta a Bercy; il n. 2 è per la prima volta in finale nel Masters 1000 francese e punta al 5° titolo dell’anno. Insomma, la rivalità tennistica più celebre degli ultimi anni dopo quella tra Federer e Nadal è in scena nella Ville des Lumières.

Incontenibile Novak Djokovic nel primo set. Il n. 1 del mondo va ad agguantarsi immediatamente il break a zero ad inizio set per portarsi sul 2-1 e servizio. Andy tenta di resitergli ma RoboNole, che oggi sembra più che mai un supereroe uscito da un videogame, macina punti su punti, lanciandosi inesorabilmente sul 5-2. Incrociati, recuperi, scivolate (ebbene sì, ormai da tempo il serbo ha imparato a scivolare anche sul veloce), volé, passanti. Ce n’è per tutti i gusti e il povero Murray è costretto a disputare il primo parziale tutto in salita.

Ma ci mette anche del suo poiché si rivela presto estremamente falloso, “regalando” all’avversario palle che, in condizioni normali, trasformerebbe in vincenti. Insomma, il primo set si rivela una formalità per Novak che se lo aggiudica per 6-2 in 42 minuti. “Ma se il n. 2 del mondo gioca così e il n. 3 ha 34 anni, chi lo ferma questo ragazzo serbo?” esclama Davide seduto anche a me… Beh, come dargli torto!

Il pubblico, alquanto silenzioso, sembra stordito al pari di Andy; invano i tifosi della We are Tennis Academy tentano di rianimare l’atmosfera e l’entusiasmo in sala.

Eh beh voilà !” urla uno spettatore quando lo scozzese salva la palla break nel primo gioco del secondo set. Niente da fare. Rigido sulle gambe, privo di energie, Murray continua a sbagliare, ancora e ancora; non riesce neppure a trovare gli angoli giusti, permettendo a Nole di condurre agevolemente le danze. Arriva puntuale un altro breakpoint per il serbo. E siamo 2-1 Djokovic. Tanta stanchezza per Murray? Un dolore fisico? Attenzione perché ad un tratto Nole si trova sotto … 0-40! Incredibile ma vero, arriva il break a zero tutto scozzese ed Andy raggiunge l’avversario sul 2-2.

Arriva anche il primo braccio di ferro che Murray vince da fondo così come si vede finalmente il primo pugno di Andy che sembra rientrare in partita. Passa in vantaggio 3-2 ma la reazione del serbo è fulminea: arrabbiatissimo per lo smacco subito con la perdita della battuta, non solo pareggia i conti sul 3-3 ma rifila immediatamente un altro break all’avversario salendo 4-3 e servizio.

Il dramma del britannico continua con uno smash da calcio di rigore scaraventato a rete. Non c’è che dire, oggi è un Andy Murray quasi non pervenuto. Nel frattempo, uno spettatore imperterrito nell’incitare il campione serbo, viene allontanato dalla sicurezza.

E finisce qui. Come a Shanghai, Novak Djokovic chiude un match la cui storia si era scritta fin dai primi punti, dimostrando per l’ennesima volta un tennis per ora pressoché invincibile e perfetto; ma, soprattutto, tanta, tanta fame di vittoria, forse ancora più irrefrenabile del suo tennis travolgente.

Ma come fa Novak ad essere così forte?Per varie ragioni” ha detto il serbo ai giornalisti, “Credo di aver raggiunto la miglior condizione mentale e fisica della carriera. Ho giocato molti match in passato, a volte ho avuto più dubbi che successi e ho imparato molto da questi momenti. Poi mi sono sposato e sono diventato padre. Penso di aver trovato un buon equilibrio, una serenità nella vita privata che si riflette in quella professionale. Ma desidero migliorarmi ancora. Nessuno è perfetto. Ma se cerchiamo la perfezione possiamo raggiungere l’eccellenza”.

E sembra che per Djokovic non ci siano più segreti nel gioco di Andy Murray: “Penso di aver giocato benissimo a Shanghai e,  qui, di aver raggiunto un’intensità eccellente restando sulla linea di fondo per dominare gli scambi. Ritengo sia stata la performance migliore della settimana ed è arrivata al momento giusto“.

Quanto a Murray, c’è stata una speranza per lui sul 3-2 0-30? “In effetti poi sul 15-30 ho sbagliato il punto sul secondo servizio. Avevo forse una chance di poter prendere il contollo dello score, credo di aver giocato troppo al centro del campo e ciò gli ha  permesso troppo spesso di dominare gli scambi. Il suo livello quest’anno è stato incredibile. Dall’inizio dell’anno scorso, i miei risultati contro di lui e Federer non sono stati sufficientemente buoni. Devo fare meglio“.

E fisicamente come si sente Andy?  “Ho avuto una buona tenuta questa settimana e sono contento del recupero fisico dopo il match contro Richard. Ho avuto alcune difficoltà con la schiena ma si sono risolte”. Il programma di Murray continua ad essere intenso la prossima settimana poiché “comincerò ad allenarmi sulla terra rossa fino a giovedì, poi andrò a Londra venerdi“. Prossime destinazioni Londra e Gand, in Belgio, per tentare di continuare a scrivere la storia del tennis britannico.

 

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