ATP Finals: comandano le risposte di Djokovic, Murray e Nadal (audio di Ubaldo e Flink)

Editoriali del Direttore

ATP Finals: comandano le risposte di Djokovic, Murray e Nadal (audio di Ubaldo e Flink)

Da Greg Rusedski, ex n.4 ATP, i giudizi sui doppisti, Murray (senza dritto!), Bolelli (ha avuto paura), Fognini (troppo nervoso), Bryan twins (lentissimi), e su questi campi (come i Bryan). Le idee chiare di Andy Murray. Ascolta l’audio di Ubaldo Scanagatta e Steve Flink

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LONDRA WORLD ATP FINALS – Ricordate il mancino Greg Rusedski, n.4 del mondo, finalista ad uno US Open – Jonas Bjorkman ancora non si dà pace per la maratona che perse in semifinale da front-runner – e campione ad un Paris-Bercy?

Oltre che a collaborare con la LTA, la federazione inglese, Greg Rusedsky commenta queste World Finals ATP sia per il singolare sia per il doppio per Sky (mentre Tim Henman lavora per la BBC). Rusedski, nato in Canada e di origini polacche ma con madre inglese, scelse il passaporto britannico e fu costretto a restituire i soldi investiti da Tennis Canada che aveva finanziato la sua attività giovanile. Parlava, e parla ancora seppur meno, con un accento fortemente nordamericano, e alle sue prime apparizioni da tennista britannico in Davis e nei tornei accadeva che venisse chiamato “The Canadian” quando perdeva e “The New Brit “ quando vinceva. Un po’ come è capitato nei primi tempi a Andy Murray, scozzese nelle sconfitte, britannico nelle vittorie. Ma dopo che ha vinto sia l’oro olimpico nel 2012 sia Wimbledon nel 2013, cancellando Fred Perry dalla memoria collettiva dei più giovani, adesso ci ricordano con molta minor frequenza le origini scozzesi di Andy. Fategli vincere anche la Coppa Davis e come minimo Queen Elizabeth sarà costretta a farlo baronetto.

Lo avvicino e ridendo gli dico: “Ehi Greg, mi sa che su questi campi così lenti non saresti diventato n.4 del mondo!”.

E lui, che aveva un servizio straordinario, uno dei più efficaci di sempre al mondo: “Mi sa che hai ragione. Però secondo me questi campi vanno velocizzati…”.

Approfondirò l’argomento dopo con Andy Murray, ma a lui chiedo se ricorda qualche altro doppista mancino che, come Jamie Murray (e Bob Bryan), gioca rispondendo da destra.

“Beh… i Bryan ieri sera contro Mergea e Bopanna li ho visti davvero male, erano lentissimi, con loro potevo giocare anche io. Fognini e Bolelli possono batterli se non si fanno prendere dalla paura (Bolelli) e dal nervosismo (Fognini). Detto questo a me toccò, quando giocai con suo fratello Andy, giocare a destra. Però in genere secondo me i mancini dovrebbero giocare sempre a sinistra… per Jamie lo capisco perché il suo dritto è così debole!”

– Hai commentato anche il match di Fognini e Bolelli contro Peers e Jaimie, come li hai visti?

“Well, Bolelli ‘chocked’, ha avuto paura, non ha messo la “prima” quando serviva nel super tiebreak, ha fatto quel doppio fallo sul 5 pari del tiebreak… e Fognini avrebbe potuto rispondere meglio su certe seconde palle di servizio, sia di Jamie, sia di Peers. Hanno perso un match che avrebbero potuto benissimo vincere”.

– E del super tiebreak cosa pensi, non sarebbe più giusto almeno qui a queste finali che si giocasse il terzo set? Invece di una roulette russa condizionata da uno o due punti eventualmente anche fortunati?

Greg ride, ma ormai è calato nei panni dell’uomo di tv: “I producer non vogliono incontri troppo lunghi. 80-90 minuti per un doppio possono bastare… Loro sono preoccupati di avere incontri troppo lunghi… anche se talvolta il doppio può essere molto spettacolare”.

Mi sta per lasciare con un commento su Murray, quello vero, Andy: “L’ho visto proprio bene contro Ferrer. Quando voleva fare il break accelerava, spingeva di più, veniva a rete e lo faceva, sempre sul 5-4 in entrambi i set, e nel secondo set non appena era rimasto indietro di un break. Per essere uno che fino a giovedì scorso si era allenato sul campo coperto in terra battuta del Queen’s davvero niente male. Mi pare in ottima forma, non gli fa male neppure la schiena…”

David Ferrer aveva detto prima: “È molto più difficile passare dalla terra battuta al “veloce” indoor che non viceversa…”

Se poi questo indoor non è nemmeno veloce… si potrebbe quasi pensare che gli inglesi lo abbiano preparato per Andy… ma Greg Rusedski ammonisce: “Ora il campo è nuovo, vedrai che nei giorni prossimi man mano che ci giocano sopra diventerà più veloce. Non come quelli che piacevano a me ma quasi… e potrebbe piacere molto anche a Roger Federer!”

Andy Murray arriva in sala conferenze ben dopo la conclusione del match. Qui nel Regno Unito si continua a dare molta più importanza alla Coppa Davis (che manca dal 1936) che alle finali ATP, forse perché considerano Novak Djokovic strafavorito e non si illudono che Murray possa ripetere il risultato del Canadian Open.

Così un sacco di domande a Andy riguardano (leggete i transcripts) più la sua strana preparazione, il cambio di superficie, la composizione della squadra (il verdetto che riguarda l’accettazione di Bedene nel team), il terrorismo (dopo che si è scoperto che molti terroristi sono arrivati per l’appunto dal Belgio sede della finale di Davis e che ci sono stati ben 23 arresti nell’area di Bruxelles) e le misure di sicurezza.

“Non voglio vivere la mia vita con la paura ogni volta che scendo in campo” è stata la risposta più incisiva di Andy.

A lui prima Doug Robson, ex USA Today, e poi il sottoscritto abbiamo chiesto qualcosa  riguardo il cambio epocale legato alla lentezza dei campi contemporanei, incluso questo della 02 Arena.

-I giocatori che rispondono meglio sono in cima alle classifiche mondiali, Novak, tu (e Doug Robson che pone questa domanda avrebbe potuto aggiungere Wawrinka e Rafa… più che Roger Federer che sfugge a tutte le categorie), lo dicono le statistiche. Tu sei d’accordo con questa correlazione? Credi che le cose potranno cambiare?

Murray: “Non so come stessero le cose 10/20 anni fa. Ma certo la risposta è diventata una parte importante del gioco. Prima i campi erano molto veloci, era un altro gioco. C’erano molti meno break di oggi. Dipende dalla superficie: Roger non è così in alto nelle statistiche, ma è alto invece in quelle del servizio anche se non serve a 135 miglia orarie. Insomma non si può dire che non puoi vincere se non hai statistiche super nella risposta”.

Lì ho allora fatto la mia domanda: – Ma questo campo è davvero molto lento. Hai fatto una quindicina di palle corte. Nel tennis indoor di una volta non era assolutamente possibile. Pensi che le superfici siano tali, lente, perché lo vogliono i giocatori, gli organizzatori, qualche potere politico. C’è una spiegazione secondo te?

“Io penso che il campo di Parigi Bercy era più lento. Eppoi siamo ugualmente riusciti a giocare diversi punti a rete, sia io sia David. Sono venuto a rete una dozzina di volte o quattordici volte in 20 games (in realtà le stats ufficiali dicono 20 volte con 11 punti fatti su 20), che per me è parecchio. La palla rimbalza bassa, e così puoi venire avanti. Se colpisci un colpo piatto e forte, un colpo aggressivo, deve opporti di slice perché la palla resta bassa. Ma rende più facile seguirla a rete. Io penso che ci dovrebbe essere maggior varietà nella velocità dei campi. M penso anche che sia importante che se Parigi fosse stato veloce anche Basilea, Valencia, cioè i tornei che lo avvicinano, avrebbero dovuto essere altrettanto veloci. E si dovrebbe giocare con le stesse palle la stagione indoor perchè ciò aiuterebbe i giocatori. I fans vedrebbero un tennis migliore più spesso. Se giochi una settimana con una palla, la settimana dopo con un’altra, il campo è velocissimo una settimana e lentissimo quella dopo, diventa impossibile assistere al miglior tennis, che è quello che tutti vorrebbero”.

Risposte sensate di un uomo sensato. Eppure sono anni che sento dire cose del genere e molto poco è stato possibile fare. Anche le marche di palle lottano contro il monopolio di una sola. E gli organizzatori dei tornei decidono di far giocare il loro torneo con la marca più conveniente, quella che tira fuori più soldi. Idem il discorso delle superfici. Ne ho viste alternarsi a decine negli anni, Supreme, Decoturf, Rebound-Ace, Play-It, e ora non chiedetemi di citarle tutte: uniformità non ci sarà mai. La legge antitrust non lo consentirebbe, né per le palle né per le superfici. E all’ATP tutto sommato conviene che la competizione fra le aziende resti in piedi il più lungo possibile. Il giorno che ce ne fosse una sempre dominante il “sindacato” dei giocatori non avrebbe più il coltello dalla parte del manico.

La nostra FIT che favorisce abbastanza sfacciatamente i rapporti con alcune aziende piuttosto che con altre, per una serie di motivi che non sto qui a spiegare, questo non lo ha ancora capito. Mentalità provinciale.

Nel frattempo sto aspettando che arrivi Rafa Nadal, che seguirà l’intervista di Stan Wawrinka. Mi aspetto che Rafael si lamenti e dica: “Ragazzi questa superficie è troppo lenta, più della terra battuta!”.
Ovviamente sto scherzando, quel virgolettato è inventato di sana pianta. Ma davvero ci sono stati scambi prolungati stasera nei quali Rafa riprendeva tutte le bordate tirate da un Wawrinka campione di nonchalance – sembrava che allo svizzero non gliene fregasse nulla, eppure questo duello di stasera era una sorta di spareggio per il secondo posto se…Murray non si distrae – e alla fine Rafa trovava le stesse soluzioni trovate per tanti anni al Roland Garros. E si capiva prima come il punto sarebbe andato a finire. Quando contava quasi sempre per Nadal.

In queste prime due giornate, tutti match sono finiti in due set e con una media bassissima di games. Il 64 64 di oggi fra Murray e Ferrer è stato l’incontro più combattuto (anche in termini di games) eppure Murray se solo avesse spinto un po’ prima del 5-4 avrebbe potuto vincere molto più facilmente. Davvero queste finals avrebbero bisogno forse di più di una settimana vuota prima del loro evento. Perchè altrimenti qui arrivano giocatori sfiniti, stressati prima dell’inizio. Lo scorso anno il torneo fu un disastro nei round robin e meno male che c’è stata quella semifinale tutta svizzera Wawrinka-Federer (e Mirka che la rese ancora più memorabile con i suoi “Cry baby cry!”) che portò poi alla rinuncia di Federer. Quest’anno il torneo regge tutto sulle spalle dei Fab Four, come gli ultimi dieci anni del tennis.

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