Fed Cup: i misteri russi, le imprese di Sharapova e Strycova e altro ancora

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Fed Cup: i misteri russi, le imprese di Sharapova e Strycova e altro ancora

Le vittorie di Maria Sharapova, la tripla sconfitta di Anastasia Pavlyuchenkova, il carattere di Barbora Strycova, i rimpianti russi. A Praga la finale di Fed Cup ha offerto un week-end memorabile e riacceso le discussioni sulla formula della competizione

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La Fed Cup è una strana manifestazione: a volte propone incontri scontati e senza pathos, disertati dalle migliori giocatrici; a volte invece è capace di offrire week-end di alto livello e intensità, come quello appena concluso a Praga per la finale 2015.
I temi sono stati tanti, anche perché una finale di Fed Cup inizia ben prima dei due giorni di partite vere e proprie, visto che decisioni determinanti si possono prendere già al momento delle convocazioni.

1. Le convocazioni dei capitani e i misteri russi
Petr Pala, capitano ceco, aveva due indirizzi possibili. Il primo: puntare su due singolariste più un doppio affiatato come Hlavackova-Hradecka. Il secondo: privilegiare le alternative in singolare, chiamando contemporaneamente Kvitova, Safarova e Pliskova, più una doppista abile ad integrarsi come Strycova.
Il capitano ha optato per quest’ultima soluzione, rinviando quindi al momento delle partite la scelta delle singolariste.

Da parte russa, Anastasia Myskina pareva invece aver preso il primo indirizzo: due posti per il singolare e due posti per il doppio (Vesnina e Makarova). L’idea sembrava essere quella di capitalizzare al massimo la presenza di Sharapova, contando sull’alta probabilità di ottenere due vittorie, e poi puntare su una coppia forte e affiatata (4 finali Slam, 2 vinte) per conquistare il punto decisivo in doppio, più accessibile rispetto agli altri singolari.
Ricordo che per ragioni diverse né Makarova né Vesnina potevano essere considerate credibili singolariste: Vesnina per il rendimento insufficiente nell’ultima stagione, Makarova per mancanza di partite alle spalle a causa di un infortunio (è ferma dagli US Open).
Sicura numero uno Sharapova, rimaneva da decidere la numero due: Pavlyuchenkova o Kuznetsova? Per approfondire le decisioni del capitano ho fatto qualche ricerca sui media russi e, se non ho capito male, sarebbe stata la stessa Kuznetsova a spiegare ai giornalisti (durante il torneo di Mosca) come si sono svolte le cose: Myskina ha telefonato alle diverse giocatrici chiedendo la loro disponibilità alla convocazione, ma Svetlana ha risposto negativamente, anticipando però che sarebbe andata a Praga per sostenere la squadra, come in effetti è accaduto.
Perché Kuznetsova ha rifiutato? Per non allungare la stagione agonistica di due settimane? Per problemi di convivenza con Sharapova? E allora perché invece che andare in vacanza si è presentata a fare da supporto alle compagne?
E poi: con il rifiuto di Kuznetsova una decisione era presa, ma rimaneva il forte dubbio sullo stato di forma di Makarova. Quali erano le sue reali condizioni? Andava comunque convocata o sarebbe stato meglio affidarsi a un’altra doppista? Tante domande senza risposte certe.

 

2. I forfait a sorpresa di Safarova e Makarova
Chiuse le convocazioni, il passo successivo era decidere chi schierare in campo.
In realtà la formazione ceca è stata decisa da Lucie Safarova; o meglio, da un dolore al polso che l’ha relegata in panchina. Con il senno di poi si può dire che il problema di Safarova non solo non ha compromesso il risultato, ma ha addirittura favorito il processo di integrazione e rafforzamento della squadra, che grazie all’apporto di Pliskova ha allargato la rosa delle giocatrici importanti, in grado di essere protagoniste nei turni decisivi.

Indubbiamente la Repubblica Ceca si è dimostrata più squadra, con una ricchezza di alternative superiore. Però se la formazione di casa ha vinto, forse è anche perché qualcosa non ha funzionato nella Russia. Arrivati al dunque, infatti, Makarova non è scesa in campo.
Nella conferenza stampa post match Myskina ha dichiarato che era previsto che Makarova giocasse, ma un problema negli ultimi allenamenti l’avrebbe obbligata a modificare i piani. Di fronte al forfait di Makarova e con una Pavlyuchenkova reduce da due sconfitte in singolare poteva il capitano fare qualcosa di differente? A quel punto alla Russia era rimasta una sola alternativa: un doppio Vesnina/Sharapova.

Sembrerebbe una ipotesi azzardatissima, anche perchè Maria non gioca il doppio da anni: l’ultima stagione affrontata per intero risale addirittura al 2004. Ma questa non era una partita normale: la situazione era straordinaria e in certe occasioni carattere e carisma (e talento) possono fare la differenza. E poi Sharapova nei primi anni di WTA in doppio non si era disimpegnata male, vincendo anche qualche torneo. Secondo me la scelta sarebbe stata meno folle di quanto a prima vista potrebbe sembrare.
Chissà se negli spogliatoi l’ipotesi di Sharapova doppista è stata presa in considerazione. Chissà se Myskina la riteneva possibile o no. Chissà se Maria ha dato o no la sua disponibilità. Altri interrogativi senza risposta sul week-end russo.

3. Seconda giornata: Sharapova e Strycova protagoniste
Dopo un sabato senza troppi sussulti, il confronto si è fatto molto interessante domenica. Alla fine si può dire che le vincitrici siano state due: Sharapova e Strycova, le uniche imbattute.

Sharapova ancora una volta ha dimostrato cosa significa essere una grande agonista, e quanto conti la forza mentale nel tennis. Dopo l’esordio senza particolari problemi contro una Pliskova bloccata dalla tensione, il meglio lo ha riservato per il confronto tra le numero uno.
Kvitova ha iniziato in modo molto efficace nello scambio, ma Sharapova ha avuto il merito di saper tenere duro nei momenti difficili, riuscendo ad allungare la partita il più possibile, e arrivando così nelle fasi decisive del secondo set contro un’avversaria che cominciava ad essere affaticata e meno incisiva.

Il ribaltamento del match non mi ha sorpreso molto, perché il primo set era stato piuttosto anomalo: Kvitova infatti lo aveva vinto nonostante un rendimento della prima di servizio del tutto insufficiente (appena il 35%). Se lo era aggiudicato, cioè, ottenendo molti punti nello scambio e perfino in difesa, e potendo permettersi di spingere molto la seconda di servizio grazie al vantaggio nel punteggio.
Ma con il protrarsi del gioco, era quasi inevitabile che il poco aiuto avuto dalla prima di servizio cominciasse a lasciare il segno sulla brillantezza di Petra, facendo affiorare la fatica e aumentare gli errori gratuiti. E infatti nel secondo set la partita si è prima fatta più equilibrata, poi Kvitova ha finito per perderla quando, cominciando a soffrire di più nel palleggio, ha esagerato con i rischi sulla seconda; i due doppi falli sul 4-4 secondo set hanno sancito il rovesciamento decisivo.

Ma questa è una sommaria chiave di lettura tecnica che da sola non potrebbe certo bastare per descrivere il confronto. Il match è stato infatti un continuo braccio di ferro mentale, in cui Sharapova ha semplicemente rifiutato l’idea stessa della sconfitta, anche nei momenti peggiori, mettendo in campo tutta la propria personalità per recuperare una situazione che si stava facendo difficilissima. Ricordo che Maria aveva di fronte un’avversaria che l’aveva battuta pochi giorni prima, che nella prima ora aveva esibito un gran tennis, che stava giocando su una delle sue superfici preferite, e che aveva il sostegno del pubblico di casa.
Qualsiasi giocatrice avrebbe finito per cedere. Qualsiasi giocatrice, appunto: ma Sharapova non è una giocatrice qualsiasi.

Dopo il successo di Sharapova, con la Russia in vantaggio Pliskova ha confermato una tendenza di questa stagione: rende di più quando deve affrontare il rischio di perdere piuttosto che la possibilità di vincere. Anche così si spiegano le controprestazioni da favorita negli Slam e le finali perse. Sotto di 1-2, la sua vittoria non avrebbe chiuso il confronto, e Karolina ha nuovamente dimostrato che se si tratta di risalire la china è una giocatrice su cui contare, con un potenziale superiore a quello di Pavlyuchenkova.

Sul due pari sono diventate determinanti le doppiste; Vesnina è calata alla distanza, mentre ha finito per spiccare Barbora Strycova.
Posso dirlo? Me lo aspettavo. Vincente da giovanissima (due Slam e primato nel ranking junior 2002), chi l’ha seguita sa quanto il suo carattere sia straordinariamente deciso e combattivo; la ricordo in tante occasioni riuscire a tenere vive partite in cui sul piano fisico-tecnico sarebbe stata soccombente, e tutto questo proprio grazie alla personalità estremamente forte.
Difficile dimenticarla ad esempio a Wimbledon 2012 contro Serena Williams, in un match in cui malgrado l’evidente gap invece che arrendersi aveva quasi cercato di “metterla in rissa”: con esultanze plateali, attacchi a rete sfrontati, e soluzioni estemporanee che puntavano a sorprendere Serena, portandola fuori dagli schemi di un match normale.
A volte capita di assistere a situazioni del genere, ma è ben difficile accada contro la numero uno del mondo. Non ricordo nessun’altra giocatrice di seconda fascia cercare di sovrastare Serena sul piano dell’agonismo e della sfrontatezza: Barbora ci aveva provato.
E anche l’altro giorno, nell’intervista post match ha apertamente affermato di non essere scesa in campo particolarmente emozionata, ma di essere sempre stata convinta di poter dare il suo apporto alla squadra.

4. Le delusioni di Pavlyuchenkova e Vesnina
Le singolariste ceche hanno perso un match a testa, ma si consolano con la vittoria del trofeo. Chi invece esce peggio da questa finale sono le compagne di Sharapova: Pavlyuchenkova e Vesnina hanno incassato solo sconfitte. Vesnina ha nuovamente vissuto l’esperienza di scendere in campo per una finale di Fed Cup contro le ceche sul 2-2, e ha di nuovo perso, come nel 2011. Allora giocava insieme a Maria Kirilenko, e venne sconfitta da Peschke e Hradecka.

Ma il peggio è capitato a Pavlyuchenkova, che ha subito un pesantissimo 3-0. È brutto chiudere la stagione in questo modo, dovendo aspettare il nuovo anno per provare a riscattarsi. Mi auguro che Anastasia non subisca troppo la botta, magari alleggerendo l’amarezza con i ricordi dell’eccezionale fine stagione nei tornei WTA indoor (vittoria a Linz, finale a Mosca) e con la consapevolezza che se la Russia è arrivata sino a Praga lo deve alla sua fondamentale prestazione in semifinale contro la Germania. Anche in quel caso aveva disputato tre partite, di cui però due vinte: una in singolare (contro Lisicki, dopo aver salvato un match point) e una nel doppio decisivo (sempre con Vesnina contro Lisicki e Petkovic).

5. E se fossimo stati noi i capitani?
Entrambi i capitani si sono trovati di fronte a problemi ed emergenze che hanno scombussolato i piani iniziali. Da parte ceca il problema al polso di Safarova ha probabilmente costretto Pala alla convocazione di una singolarista in più, scegliendo quindi una quarta giocatrice che potesse fare da doppista.
A quel punto il capitano ha optato per Barbora Strycova, ritenendola la più duttile sul piano tecnico e la più solida psicologicamente tra le soluzioni a sua disposizione. Ed è stato premiato. Avrebbe potuto chiamare qualcun’altra?

In questa tabella ecco dieci possibili nomi per quanto riguarda il doppio.
Nella prima versione le giocatrici sono ordinate per il rendimento nel 2015 (colonna in giallo), nella seconda le stesse giocatrici sono ordinate per il rendimento in carriera (sempre colonna in giallo):

Doppiste Rep Ceca

E la Russia? Una volta incassato il rifiuto di Kuznetsova, forse Myskina avrebbe potuto pensare a una quarta giocatrice che sostituisse l’acciaccata Makarova per fare coppia con Vesnina al posto di Pavlyuchenkova.
Anche in questo caso presento dieci possibili nomi, ordinati secondo i risultati nel 2015 e in carriera.

Doppiste Russia
Visto il palmarès di Kuznetsova in doppio (7 finali Slam, di cui 2 vinte, l’ultima nel 2012) forse si sarebbe potuto chiederle un piccolo sforzo, una disponibilità a giocare solo l’eventuale doppio decisivo, senza la fatica di due singolari sulle spalle. Tanto a Praga aveva deciso di andare comunque…

6. Quale futuro per la Fed Cup?
Il week-end di Fed Cup ha riacceso le discussioni sulla formula: è comprensibile, perché troppo forte è il contrasto tra certi turni avvilenti (disputati da tenniste di rincalzo, che non restituiscono assolutamente il valore di una nazione) con la finale appena vissuta, in cui la presenza di grandi giocatrici ha reso memorabile il confronto.

Si potrebbe risolvere il problema? Le ipotesi sono tante, ma per quanto mi riguarda sono piuttosto pessimista.
Assegnare punti validi per il ranking, come già avviene per i maschi con la Coppa Davis; tornare alla manifestazione concentrata in un’unica sede, come accaduto in passato; studiare differenti date o cadenze biennali per renderle più compatibili con i programmi delle più forti: sono alcune delle ipotesi percorribili, ma che in anni recenti si sono dimostrate impraticabili per la mancanza di collaborazione tra l’ITF (che gestisce la Fed Cup) e la WTA. Ricordo che la WTA per alcune stagioni ha addirittura organizzato il “masterino” nelle stesse date della finale di Fed Cup: una decisione che sfiorava il boicottaggio, visto che rendeva più complicata la risposta alla convocazione per alcune giocatrici.

Sono convinto che se non muteranno i rapporti tra ITF e WTA non si potranno vedere sostanziali novità. Ma è anche vero che questo è stato un periodo di cambi al vertice delle organizzazioni (Haggerty al posto di Ricci Bitti all’ITF, Simon al posto di Allaster alla WTA), per cui rimane la speranza che i nuovi manager affrontino la questione con spirito più costruttivo.
In caso contrario non ci resterà che accontentarci dei turni fortunati: quelli in cui, magari sotto la spinta degli obblighi per partecipare alle Olimpiadi, le grandi giocatrici decideranno di accettare le convocazioni e di misurarsi una con l’altra.

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WTA Strasburgo, il tabellone: le prime due teste di serie sono Linette e Mertens, nessuna italiana presente nonostante l’ottima tradizione

A seguire, terza e quarta forza del seeding francese rispettivamente, la cinese Shuai Zhang e la croato-statunitense Bernarda Pera. Impossibilitata a difendere il titolo conquistato nel 2022 Angelique Kerber, impegnata con il primo bebè

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Magda Linette - Australian Open 2023 (foto Twitter @rolandgarros)

E’ in procinto, a partire dalla prossima settimana, di prendere piede quella che si prospetta una sette giorni ricca di bellezza tennistica sulla terra rossa del capoluogo della regione francese dell’Alsazia: il WTA 250 di Strasburgo.

Il torneo, che si svolge nello storico impianto del Tennis Club de Strasbourg, è giunto a quella che sarà la sua 37esima edizione dato che la fondazione e la conseguente introduzione nel Tour professionistico risale al lontano 1987.

Un albo d’oro di primissimo livello con fior fior di campionesse Slam

L’evento ha sempre goduto di un parterre de Roi – per dirla alla transalpina – grazie alla propria posizione strategica nel calendario anticipatrice del Roland Garros, l’appuntamento conclusivo di questa parte di stagione, ma soprattutto perché offre condizioni praticamente quasi del tutto assimilabili con quelle che poi si ritrovano allo Slam di Bois De Boulogne in termini di superficie e palle utilizzate.

 

Non a caso, infatti, l’albo d’oro può mettere in mostra nomi illustri del calibro di Jana Novotna, Lindsay Davenport, Steffi Graff, Jannifer Capriati o ancora Maria Sharapova. Ossia tutte campionesse Major che hanno scritto, di questo sport, pagine di storia eterna per poi giungere a tempi più recenti ed appurare come nulla sia cambiato: le ultime vincitrici della manifestazione sono manco a dirlo una campionessa del Roland Garros (2021) e, la detentrice del trofeo, una il cui palmares è sprovvisto proprio del “solo” Open di Francia per potersi fregiare del riconoscimento del Career Grand Slam.

Stiamo parlando di due mancine, la ceca Barbora Krejcikova e la tedesca Angelique Kerber. La 35enne di Brema, però, quest’anno non sarà ai nastri di partenza per difendere il titolo poiché affaccendata con la maternità, dato che meno di tre mesi fa è nata la figlia Liana e quindi la priorità assoluta al momento non può che essere direzionata verso la famiglia, con il tennis che inevitabilmente è scalato in secondo piano.

A guidare il tabellone dell’Internationaux de Strasbourg saranno la polacca Magda Linette, ad inizio anno spintasi clamorosamente sino alle semifinali dell’Australian Open ma ora alla ricerca di nuovi risultati che le ridiano fiducia dopo un periodo di forma abbastanza opaco, e la belga Elise Mertens.

La 31enne di Poznan ricoprendo il ruolo di prima testa di serie del tabellone, presiederà la parte alta del seeding e avvierà la sua campagna opponendosi alla rumena Cristina Bucsa; mentre a far compagnia alla 27enne di Lovanio – nella serata romana in campo per la finale di doppio (lei che è ex n. 1 di specialità) degli Internazionali BNL d’Italia in coppia con l’australiana Hunter per giocarsi il titolo al cospetto del forte duo a stelle e strisce Gauff/Pegula: n. 3 e n. 4 della classifica di doppio, prima accoppiata per quanto concerne la Race grazie anche alle due finali 1000 dell’anno con successo a Miami e KO a Madrid -. Nella metà bassa fra le altre sarà ai nastri di partenza pure Elina Svitolina, ancora in cerca della forma migliore dopo il ritorno nel Tour in seguito alla gravidanza prima e alle ripercussioni psicologiche del conflitto scoppiato in Ucraina poi.

Qualora Elise ed Elina vincessero i rispettivi match d’esordio, per Mertens l’avversaria è l’americana Katie Volynets, si incrocierebbero al 2°T.

Terza e quarta forza del main-draw, che vorranno certamente recitare un ruolo da protagoniste, saranno rispettivamente la cinese Shuai Zhang e la croata – naturalizzata statunitense – Bernarda Pera. Da segnalare anche, tra le giocatrici in odore di percorso importante, la recente semifinalista al WTA 1000 di Miami Sorana Cirstea e la svizzera Jil Teichmann, quest’ultima con l’obiettivo di dare linfa alla sua stagione dopo alcuni mesi di mero compitino: sono state sorteggiate in due lati diversi del tabellone, con la 25enne nativa di Barcellona pronta ad insidiare la favorita numero uno Linette partendo dal secondo spicchio; al contrario la rumena è stata dislocata nel terzo, il primo della parte sottostante.

Tante francesi, nessuna azzurra nonostante l’ottima tradizione

Infine evidenziamo, come sempre, la nutrita truppa francese al via: ben 6 giocatrici presenti nel tabellone principale di un torneo che in passato è stato testimone di tre conquiste casalinghe, Aravane Rezai – di origini iraniane – nel 2009, Alizé Cornet nel 2013 e l’attuale n. 1 di Francia Caroline Garcia nel 2016. L’unica di queste a ballare anche nel 2023 sarà la 33enne di Nizza, che debutterà con la bulgara Viktorija Tomova.

Mentre non ci sarà alcuna italiana a giocarsi le sua chances, nonostante l’ottima tradizione tricolore che può infatti vantare ben 5 allori: la prima in assoluto ad alzare il trofeo nella sede del Parlamento Europeo fu Sandra Cecchini nel 1988 alla seconda edizione dell’evento – e che fu finalista anche nella prima -, poi fu la volta della tripletta di Silvia Farina tra il 2001 e il 2003 e dulcis in fundo Flavia Pennetta nel 2012.

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Camila Giorgi riparte da Linz, per Trevisan doppia avventura a Doha e Abu Dhabi: il febbraio delle tenniste italiane

Dopo un Australian Open non proprio esaltante, ecco le partecipazioni azzurre ai tornei WTA di febbraio.

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Mettersi alle spalle l’Australian Open, tuffarsi in un febbraio che deve servire a trovare conferme per Camila Giorgi e Jasmine Paolini, ad accumulare ancor più punti in vista di Indian Wells e Miami per Martina Trevisan e Lucia Bronzetti. Sullo sfondo c’è anche la voglia di Sara Errani di tornare tra le prime 100 nel ranking WTA.

Le belle notizie dal tennis femminile, in questo avvio di 2023, sono arrivate proprio da Giorgi e Paolini. Il cammino della n. 69 del ranking all’Australian Open si è interrotto al terzo turno per merito di Belinda Bencic, testa di serie n. 12. Un’eliminazione in due set, dopo le vittorie su Pavlyuchenkova e Schmiedlova, ma che hanno dato indicazioni importanti su un percorso positivo da intraprendere in questo 2023. Sconfitta nettamente da Ljudmila Samsonova al primo turno a Melbourne, Jasmine Paolini è in corsa per una semifinale al WTA di Lione. Avversaria odierna, Caroline Garcia, beniamina di casa.

Il gennaio di Lucia Bronzetti è stato esaltante nella United Cup, competizione che ha galvanizzato la n. 62 del ranking, uscita, però, al primo all’Australian Open Siegemund in tre set.

 

Il match più esaltante fin qui disputato dalla n. 1 del tennis femminile, Martina Trevisan lo ha disputato alla United Cup. La vittoria in tre set su Maria Sakkari è stato un gran sussulto in questo nuovo anno. Male all’Australian Open, uscita al primo turno contro Anna Schmiedlova.

Sarà ancora il cemento il grande protagonista nei tornei femminili di tennis del mese di febbraio.

Dal 6 al 12 si giocherà contemporaneamente ad Abu Dhabi e a Linz.

Nel tabellone principale di Abu Dhabi l’Italia sarà rappresentata da Martina Trevisan. Ons Jabeur ha, invece, annunciato il forfait: sarebbe stata la testa di serie n. 1 del ranking.

In Austria, invece, al WTA di Linz ci saranno Lucia Bronzetti e Camila Giorgi. La partecipazione di Sara Errani, invece, passerà dalle qualificazioni.

Dal 13 al 19 febbraio si giocherà a Doha. Già in tabellone Martina Trevisan, dovrà affrontare le qualificazioni Jasmine Paolini.

Il febbraio delle principali tenniste italiane.

6/12 febbraio: Trevisan ad Abu Dhabi, Bronzetti e Giorgi a Linz, Errani alle qualificazioni

13/19 febbraio: Trevisan e Paolini a Doha

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United Cup: delusione Australia, ottimo avvio per Grecia, USA e Svizzera. Wawrinka sorprende Bublik

Kvitova regala l’unico punto alla Repubblica ceca. Tsitsipas e Sakkari brillano anche in doppio. Disfatta argentina contro la Francia

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Stan Wawrinka - United Cup 2022 (Twitter @UnitedCupTennis)

In attesa dell’esordio di Nadal e Zverev in programma domani, ecco i risultati definitivi dopo le prime due giornate di gioco alla United Cup. Non c’è solo il successo dell’Italia sul Brasile, di cui vi abbiamo parlato qui.

Grecia – Bulgaria 4-1

Kuzmanov – Pervolarakis 6-1, 6-1

 

Sakkari – Tomova 6-3, 6-2

Sakkari/Stefanos Tsitsipas – Topalova/Andreev 6-4, 6-4

La Grecia si aggiudica la sfida con la Bulgaria nel primo turno di United Cup per 4-1. La Bulgaria rispetta il pronostico nella sfida tra Dimitar Kuzmanov, n. 196 del ranking, e Michail Pervolakis, n. 504. Il doppio 6-1 dà coraggio ai bulgari che riaprono il computo complessivo della sfida. Ma poi ci pensano i rispettivi n. 1 ellenici del maschile e femminile a dare la sterzata decisiva alla sfida. Vince Maria Sakkari agevolmente in due set su Viktorya Tomova, 6-3, 6-2. Poi in coppia con Strefanos Tsitsipas, la greca dà spettacolo e con un doppio 6-4 si pensa al turno successivo. Debole nelle seconde linee, con Sakkari e Tsitsipas la Grecia può dir la sua nella competizione.

USA – Repubblica Ceca 4-1

Kvitova – Pegula 7-6, 6-4

Tiafoe – Machac 6-3, 2-4 ret Machac

Pegula/Taylor Pegula – Bouzkova – Lehecka 2-6, 6-3, 10-7

Ottimo il debutto nella competizione per gli statunitensi. La sconfitta in due set di Pegula contro Kvitova alla fine risulterà ininfluente. Decisivo il tie-break del primo set, in cui Petra annulla ben tre set point alla sua avversaria. Machac è costretto sul più bello al ritiro nella sfida con Tiafoe. Sotto di un set, ma avanti di un break, il ceco è costretto al forfait per una distorsione alla caviglia destra. Il doppio se l’aggiudica la coppia composta da Jessica e Taylor Pegula.

Francia – Argentina 4-0

Garcia – Podoska 6-2, 6-0

Mannarino – Coria 6-1, 6-0

La vittoria della Francia sa di rivincita mondiale nei confronti dell’Argentina. Dal campo di calcio a quello di tennis, dal Qatar all’Australia, stavolta sono i transalpini a gioire e anche abbastanza nettamente lasciando soli tre game ai singolari odierni. Rullo compressore Caroline Garcia, n. 4, supera Nadia Podoska, n. 195, per 6-2, 6-0. Adrian Mannarino, n. 46, la imita battendo Federico Coria, n. 75, 6-1, 6-0, il tutto in 2he10’ complessivi.

Australia Gran Bretagna 1-3

Dart – Inglis 6-4, 6-4

Kubler – Evans 6-3, 7-6(3)

Momento decisamente sfortunato per l’Australia, data da molti per favorita nella competizione. Il forfait di Kyrgios e successivamente quello di Tomljanovic, per un problema al ginocchio sinistro, hanno cambiato l’inerzia del confronto con la Gran Bretagna. In svantaggio 0-2, è toccato a Maddison Inglis, n. 180 del mondo, affrontare Harriet Dart, n. 98 del ranking Wta. Doppio 6-4 e semaforo verde per i britannici. Inutile ma comunque rocambolesca la sconfitta di Evans contro Kubler. Sotto di un set, nel secondo parziale il britannico si è fatto rimontare da 5-0, perdendo in malo modo al tie-break.

Svizzera – Kazakhistan 4-0

Teichmann – Kulambayeva 6-3, 6-2

Wawrinka vs Bublik 6-3, 7-6(3)

Tutto facile per la Svizzera. Stan Wawrinka (n. 148) soffre nel secondo set contro il talentuoso Alexander Bublik, n. 37. Ricambio generazionale? Non ditelo al buon vecchio Stan che porta a casa il punto decisivo per il passaggio del turno dei rossocrociati. Bene anche Jil Teichmann, n. 35, nel singolare femminile contro Zhibek Kulambayeva, n. 441, che viene sconfitta 6-3, 6-2.

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