ATP Finals interviste, A. Murray: "Non gioco per arrivare secondo"

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ATP Finals interviste, A. Murray: “Non gioco per arrivare secondo”

ATP World Tour Finals, R. Nadal b. A. Murray 6-4 6-1. L’intervista post partita e l’audio di Andy Murray in originale

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Un commento sul modo in cui oggi Rafa ha coperto il campo.
Sì, dalla fine del primo set ha iniziato a giocare molto bene, a dettare la maggior parte dei punti colpendo la palla più forte di quanto non abbia fatto all’inizio della partita ed io ho cercato il drop sulle palle più corte. Ovviamente quando lui è dentro il campo diventa molto forte, può spostarsi sul suo dritto riuscendo ad utilizzare tutti gli angoli sul campo e ti costringe a fare un sacco di movimento.
A un certo punto sembrava avessi un problema al ginocchio.
Solo alla fine della partita. Ho spinto molto forte per rialzare una palla ma solo questo, tutto bene dopo.

Credo sia la prima volta che si vede un giocatore tagliarsi i capelli prima di un cambio di campo. Ti andavano negli occhi?

Sì, un po’ sì.

Hai sempre delle forbici con te?
No.

Hai notato un’evoluzione nel gioco di Rafa da quando lo hai battuto sulla terra rossa? Lui dice che sta lavorando duro.
Beh, adesso gioca meglio rispetto all’inizio dell’anno. Penso che Rafa si alleni sempre molto duramente e ha vinto molte più partite nella seconda metà dell’anno. Sì, sta giocando nettamente meglio rispetto a qualche mese fa. Certo, io ho giocato male, ho servito con una percentuale estremamente bassa, forse la più bassa di quest’anno, credo il 35% nel secondo set e non puoi permettertelo contro Rafa.

Pensi che possa vincere il torneo e un Grande Slam il prossimo anno? È ancora uno dei favoriti in questi tornei?
Credo di sì, quest’anno ha avuto bisogno di recuperare la forma, cosa che succede a tanti giocatori nel corso della loro carriera. Molte volte i media hanno espresso dubbi su di lui, noi giocatori invece sapevamo che una volta risolti i problemi di infortuni sarebbe tornato a competere al top, quindi non sono per niente sorpreso.

Il fatto di tagliarti i capelli è forse il segno che sei preoccupato per la prossima settimana o per la dinamica di questo torneo?
Non capisco perché queste piccole cose vi interessino tanto. Avevo dei capelli nell’occhio e ho voluto semplicemente sbarazzarmene. Mi ha preso due secondi, non ha niente a che fare con la prossima settimana o con il risultato di questa partita. Ho iniziato la partita molto bene, con un ottimo primo gioco e anche se ho subito il break nel secondo, è stato comunque un buon gioco. Ho colpito bene la palla, ho tenuto sul 4 pari e poi ho perso alla fine.

In diverse partite di questo torneo, abbiamo assistito a dei primi set piuttosto serrati mentre i secondi lo sono stati molto meno. Credi che sia dovuto al formato o hai un’altra spiegazione?
Il primo set è sempre importante. Penso che qui si tratti solo di una casualità. Ho giocato tante partite in passato contro giocatori diversi, alcuni stanchi, altri più freschi e mi ricordo di match molto serrati. Credo veramente che negli ultimi due anni si tratti solo di coincidenze, magari non troppo fortunate.
Per la verità il formato qualche problema lo crea. In una situazione come quella di oggi in cui tu hai già vinto la prima partita, perdi il primo set, non lasci un po’ andare perché sai che puoi ancora qualificarti?
No, no, per niente. Penso che proprio per il tipo di formato , quasi ogni partita sia importante. Forse nell’ultimo turno, se ti basta un set per qualificarti, allora è un po’ diverso. Ma ogni volta che ho giocato le partite in cui avevo bisogno di un set per passare, ho incontrato Tsonga e mi ha battuto in due set, ho giocato con Roger a Shanghai dove ero già qualificato e l’incontro è durato quasi tre ore. Non ho mai approcciato le partite in questo modo e nessuno vuole mai perdere nelle competizioni, soprattutto per titoli importanti. Infatti sono molto dispiaciuto per come è andata oggi.

Ricordo ancora una situazione in cui, per esempio, Ivan Lendl sperava di perdere contro Connors in modo che il giorno dopo potesse affrontare Gene Mayer invece di Bjorn Borg. Sono stati fatti calcoli in passato, quando per alcuni giocatori era meglio arrivare secondi. Nel tuo caso, è meglio forse classificarti secondo per evitare Djokovic in semifinale. Il mio non è un sospetto.
È molto probabile che Roger arrivi primo nel suo gruppo.

Djokovic sarà il numero due, sicuro. Se tu arrivi secondo, non lo avrai in semifinale. È solo un formato molto sbagliato, che può creare situazioni delicate.
Io non credo che sia una domanda. Questa è la tua opinione. Tu vuoi sottolineare che il formato è sbagliato. Penso che Roger giochi alla grande in questo torneo. Ha vinto, cosa, sei volte, ha giocato alcune partite incredibili qui e ieri ha mostrato un gran tennis. Quindi non penso a chi sia meglio affrontare, Roger o Novak, tanto più che le cose possono cambiare da un giorno all’altro. Con Rafa oggi ho perso facilmente ma tra un paio di giorni potrebbe essere una storia diversa. Sono sicuro che Novak sente allo stesso modo il suo incontro con Roger. Per me è importante che tutti i giocatori vedano che sto giocando le partite per vincerle, nella mia mente non c’è nient’altro e non è giusto dirmi che il formato è sbagliato.

Prima parlavamo di Rafa e del suo difficile inizio di stagione. Oggi pomeriggio l’abbiamo rivisto tornare a mettere pressione sul tuo servizio. Quanto ancora è lontano dal suo tennis migliore?
Non lo so. Ovviamente dovete chiedere a lui, potrà rispondervi meglio di me. Voglio dire, ho giocato grandi partite contro Rafa, anche quando era al top ed era più facile giudicare. Penso che oggi abbia colpito molto bene la palla da fondo campo. Come ho detto, dalla metà fino alla fine del secondo set ha giocato molto bene, anche se è vero che io non ho fatto altrettanto. Ho servito male alla fine del primo set e per tutto il secondo. Comunque ha vinto molte partite negli ultimi mesi e ha superato situazioni difficili, segno che sta tornando dove vuole essere e sono certo che dal prossimo anno giocherà di nuovo a un livello molto, molto alto.

Traduzione di Maria Cristina Graziosi

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